Douglas Costa e la compagna Mariana Giordano morti per la puntura di una zecca

Sono morti così, a quattro ore di distanza l’uno dall’altro, Douglas Costa, pilota automobilistico di 42 anni e la sua fidanzata Mariana Giordano, di soli 36 anni. A colpirli entrambi è stata una rara malattia infettiva conosciuta come febbre maculosa delle Montagne Rocciose. I due l’avrebbero contratta dopo aver fatto un viaggio nella zona di Campinas, in Brasile, lo scorso 27 maggio, quando Costa stava partecipando all’AMG Cup Brasil, evento targato Mercedes Benz.

Douglas Costa e la compagna Mariana Giordano sono deceduti per le conseguenze del morso di una zecca stellare.
Douglas Costa e Mariana Giordano (foto Facebook)

Costa e la fidanzata morti per un’infezione da zecca

La coppia avrebbe cominciato ad accusare i primi sintomi verso il 3 giugno, manifestando febbre, malessere ed eruzioni cutanee rosse. Nonostante il ricovero in ospedale, per loro non c’è stato nulla da fare. I medici, a causa della sintomatologia manifestata, non sono riusciti a capire immediatamente che si trattava di febbre maculosa della Montagne Rocciose. Questa malattia è diffusa soprattutto in America Latina, meglio conosciuta come morbillo nero o tifo da zecca. Il contagio avviene dopo il morso di una zecca stellare, portatrice del batterio del genere Rickettsia, rimasta in contatto con il corpo ospite per almeno sei ore.

 

Perché l’Italia è piena di zanzare e la crisi climatica le renderà sempre più numerose e pericolose


In Italia vivono oltre 70 specie di zanzare, diverse delle quali in grado di trasmettere malattie infettive gravi e potenzialmente fatali. In Europa siamo già al primo posto per le patologie trasmesse. Il cambiamento climatico sta facendo aumentare sensibilmente le popolazioni di questi insetti e rischia di favorire l'arrivo di specie molto problematiche, come la zanzara della febbre gialla.
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Sottomarino disperso, l’esperto: “Individuarlo quasi impossibile, come cercare un ago in un pagliaio”


Si fanno sempre più frenetiche le attività di ricerca del Titan, il sommergibile dell’azienda OceanGate disperso dalla mattina di domenica 18 giugno con 5 persone a bordo. Alberto Marinò, professore presso la facoltà di Ingegneria Navale dell’Università di Trieste, a Fanpage.it spiega: “È soprattutto la spaventosa profondità del fondale a rendere quasi impossibile la ricerca”.
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