Silvestrin chiarisce i motivi dell’attacco a Fedez: «LOVE MI fa danni ingenti»

Dopo l’attacco su Twitter a Fedez e al suo concerto di beneficenza LOVE MI, il regista e veejey Enrico Silvestrin ha voluto spiegare il perché dei suoi toni chiarendo cosa rappresenta per lui l’evento di Piazza Duomo.

Silvestrin chiarisce i motivi dell’attacco a Fedez

Dopo aver accusato il rapper di essere «il divulgatore della mer*a di questo paese» ed essersi scagliato contro la messa in onda in prima serata del suo concerto, Silvestrin ha così chiarito la sua posizione: «Per chiarire. LOVE MI fa danni ingenti tanto quanti ne fa una Virgin o una RadioFreccia. Quando l’alternativa al degrado odierno è la nostalgia da karaoke che non aggiunge nulla, allora l’ecosistema puzza pure di morto. Serve altro. Serve aprire la finestra. Il problema è non conoscere il pregresso. Pensare che in un tweet ci sia l’intera ed esaustiva riflessione. Quattro anni di battaglie contro questo sistema di cui non siete a conoscenza. Facile dire boomer. Non è confronto tra ieri e oggi. Per me è tra oggi ed oggi».

«A criticare siamo capaci tutti»

Il conduttore radiofonico ha poi risposto agli utenti che l’hanno criticato per le sue esternazioni: «Siamo una provincetta. Si attacca la persona per screditare l’opinione. Ci si infastidisce al solo pensiero di poter intaccare lo status quo. Si attacca più la soluzione che non il problema. Spiace dirlo, ma questo siamo. A criticare siamo capaci tutti. A fare, a costruire, a decostruire, a proporre, purtroppo solo pochissimi. Ecco perché non andiamo da nessuna parte. E la cosa risibile è che critichiate le alternative tanto quanto il mainstream. Criticate perché vi da l’idea di esistere». Ha infine concluso il suo sfogo sottolineando, ancora una volta, il suo pensiero: «Questo paese è chiuso in se stesso ma, prima di chiuderlo, era già povero culturalmente. Ora si replica una matrice scadente con copie ancora più scadenti. Non sappiamo nulla di cosa sia la musica nel resto del mondo. Si stanno facendo danni immensi. Ai giovani serve il presente».