Antonio Camboni morto a Reggiolo tre giorni dopo l’incidente, lascia due bambini

È morto dopo 3 giorni di agonia Antonio Camboni. L’uomo era stato coinvolto in un incidente in moto a Reggiolo, in provincia di Reggio-Emilia, mentre si stava recando a Novellare per andare dai suoi genitori, Pietro e Francesca.

Antonio Camboni è morto a Reggiolo tre giorni dopo un brutto incidente, lascia due bambini soli con la madre.
Antonio Camboni (Facebook).

La morte di Antonio Camboni: le ferite erano troppo gravi per essere curate

Nel sinistro stradale di Reggiolo sia Camboni che l’automobilista coinvolto erano sembrati in condizioni disperate. Dopo l’incidente, i soccorsi si erano subito mobilitati per trasportare Antonio Camboni e l’automobilista all’ospedale più vicino, così fornire ad entrambi le migliori cure mediche. Gli elicotteri del 118 partiti da Parma e Pavullo avevano trasportato il 35enne e l’automobilista al Centro Grandi Ustioni di Parma. Le condizioni di Camboni erano fin da subito critiche, con ustioni di terzo grado sull’85% del corpo. Difatti, l’uomo è deceduto a causa delle ustioni causate nell’incendio creato dallo scontro tra la sua moto e un’auto. L’altra sera è stata diramata la notizia del decesso e i familiari sono stati avvertiti della morte del 35enne.

Antonio Camboni è morto a Reggiolo tre giorni dopo un brutto incidente, lascia due bambini soli con la madre.
Ambulanza (Pixabay).

Il ricordo di familiari, amici e colleghi della vittima: «Era un ragazzo d’oro»

Gli amici di Antonio Camboni hanno voluto ricordarlo con parole dolci e affettuose: «Era un ragazzo d’oro, solare, con tanta voglia di vivere, un padre esemplare, un bravo marito, lavoratore instancabile…». Dal settembre 2020 Antonio lavorava alla Simol di Luzzara e i colleghi lo apprezzavano come amico e collaboratore: «Era assegnato al reparto montaggio. Un bravo lavoratore, volenteroso, sempre disponibile con tutti». Ieri la moglie della vittima ha fatto visita all’azienda in cui lavorava Antonio: ha voluto vedere la sua postazione, ha ricevuto il cordoglio e l’affetto unanime di tutti i dirigenti e impiegati dell’azienda. Inoltre sono stati tantissimi i messaggi di cordoglio da parte di amici e conoscenti. Il 35enne ha lasciato la moglie Elisabetta, i figli Alessandro e Emma, di 9 e 7 anni, la sorella Marika e il fratello Giuseppe.

Serena Rossi, il matrimonio a sorpresa con Davide Devenuto

Nozze segretissime a Roma per la coppia di attori composta da Serena Rossi e Davide Devenuto: la proposta di matrimonio era stata ripresa in scena in diretta tv nel 2019 ma solo ora è stata resa ufficiale la loro unione.

Serena Rossi si è sposata a sorpresa e senza clamore con il compagno di una vita vale a dire l'attore Davide Devenuto.
Serena Rossi e Davide Devenuto (Getty Images).

Il matrimonio a sorpresa di Serena Rossi: il tutto organizzato senza clamore

Serena Rossi e Davide Devenuto si sono sposati. Correva l’anno 2019 quando l’attore aveva fatto la proposta in diretta tv, il sì è stato blindato e molto riservato, ma il settimanale Diva e Donna è stato capace di scattare qualche foto della coppia all’uscita dalla chiesa. Sono state nozze organizzate senza clamore quelle di Serena Rossi e Davide Devenuto. Si sono detti sì il 17 giugno in una chiesa di Roma. Gli invitati sono stati un piccolo gruppo che ha festeggiato con loro tra risate, abbracci e lanci di riso. La sposa era semplicissima con un abito bianco alla caviglia e senza spalline, mentre lo sposo aveva abbinato al completo blu una t-shirt e un paio di sneakers. All’evento era presente anche il piccolo Diego, figlio della coppia.

Serena Rossi si è sposata a sorpresa e senza clamore con il compagno di una vita vale a dire l'attore Davide Devenuto.
Serena Rossi (Getty Images).

Una lunga attesa prima delle nozze: i due erano in una relazione da 14 anni

Serena Rossi e Davide Devenuto hanno una relazione che va avanti da 14 anni e nel 2016 hanno avuto un figlio, Diego. Dopo una lunga attesa, anche la sposa sembrava aver perso le speranze. Infatti, la Rossi solo poco tempo fa parlava così delle sue nozze con Devenuto: «Non sono in programma e ho pure smesso di chiedermi se e quando ci saranno. Ma non mi lamento: Davide e io stiamo bene così, siamo felici». Il novello sposo aveva confermato questa versione: «Confesso che ci abbiamo davvero pensato, iniziando anche a organizzare qualcosa. Poi per una serie di vicissitudini abbiamo accantonato l’idea e non ne abbiamo più parlato». Ora, dopo tantissimo tempo, hanno trovato il momento giusto per diventare finalmente marito e moglie e ufficializzare la loro unione.

Cadavere nel Po, c’è la conferma: è di Aly Ndao, il 20enne che si era tuffato con gli amici

Purtroppo, è arrivata la triste conferma, il cadavere nel Po rinvenuto nelle scorse ore appartiene al giovane Aly Ndao. Il ragazzo, di soli 20 anni, era scomparso pochi giorni fa, il 17 giugno 2023 e le autorità erano sulle sue tracce.

Il cadavere nel Po è stato identificato, si tratta del giovane Aly Ndao, di soli 20 anni, scomparso pochi giorni prima.
Agente nelle vicinanze del Po (Twitter).

Il cadavere ritrovato nel fiume Po è di Aly Ndao

Questa mattina LaPresse ha riportato che i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno trovato un cadavere nelle acque del fiume Po. Il corpo è stato scoperto presso il corso Moncalieri, a Torino. Il cadavere è stato identificato come Aly Ndao, il 20enne senegalese sparito sabato 17 giugno. Aly Ndao era scomparso nelle acque del Po sabato 17 giugno verso le 17:30. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo 20enne si trovava in riva al fiume insieme ad amici quando il gruppo ha deciso di tuffarsi per rinfrescarsi. Improvvisamente, Aly Ndao sarebbe stato sopraffatto dalla corrente e non è più riuscito a riemergere. Gli amici hanno subito allertato i vigili del fuoco che si sono precipitati sul luogo in cui è scomparso il 20enne. Durante le ricerche sono stati impiegati droni ed elicotteri per trovare indizi e tracce del ragazzo.

Il cadavere nel Po è stato identificato, si tratta del giovane Aly Ndao, di soli 20 anni, scomparso pochi giorni prima.
Polizia e Carabinieri (Imagoeconomica).

La scomparsa del ragazzo segue quella avvenuta nel fiume Secchia

Oltre al caso di Aly Ndao e del cadavere nel Po nelle scorse ore è avvenuta un’altra tragedia tra le acque del fiume Secchia. Difatti, il giorno 18 giugno nel fiume Secchia, nella località Marzaglia di Modena, è stato trovato il cadavere di Yahya Hkimi, un ragazzo di 18 anni sparito il 14 giugno dopo essersi tuffato in acqua di fronte a un amico. Stando al racconto di un testimone, Yahya voleva far finta di essere trascinato via dalla corrente per scherzare con gli amici, per questo aveva chiesto alla persona che era con lui di filmare lo scherzo col cellulare. Il tuffo mortale di Yahya è stato dunque ripreso ed è l’ultima immagine del 18enne prima che venisse trascinato sul fondo del fiume Secchia.

Parigi, esplosione in centro: vasto incendio e crollo di un palazzo

Un vasto incendio sta tenendo sotto scacco il 5/0 arrondissement di Parigi, proprio al centro della capitale francese e a poca distanza dal quartiere latino. Probabilmente è stata una fuga di gas a provocare l’esplosione che ha portato anche al crollo di un palazzo. Sul posto si sono immediatamente recati i soccorsi, vigili del fuoco e ambulanze, oltre alla sindaca Anne Hidalgo, che segue gli sviluppi in diretta. Secondo le prime notizie diffuse dalla tv Bfm, ci sarebbero diverse persone bloccate sotto le macerie e alcuni feriti gravi. La coltre di fumo nero è visibile da tutta la città e il quartiere è stato completamente isolato.

In pieno centro a Parigi le fiamme hanno avvolto un edificio, poi crollato, dopo un esplosione: forse la causa è una fuga di gas
Pompieri, polizia e ambulanze sul posto per domare le fiamme e soccorrere i feriti (Getty).

Una testimone: «C’era forte odore di gas»

I vigili del fuoco di Parigi hanno chiuso la rue Saint-Jacques, strada che parte della Sorbona, e impediscono l’accesso a chiunque in attesa di isolare le fiamme. L’edificio principale è crollato non appena le fiamme hanno avvolto l’intera facciata. Una giovane ha raccontato a Bfm Tv di aver avvertito, negli attimi che hanno preceduto l’incendio, «un forte odore di gas» in tutta la zona. Poi l’esplosione: «Non ho mai sentito niente di più forte». Il palazzo ospitava la sede della Paris American Academyuna scuola d’arte americana. Non è chiaro quante persone ci fossero al suo interno.

Il primo bilancio: 16 feriti, 7 molto gravi

La sindaca Anne Hidalgo ha parlato con i vertici della prefettura di Parigi, che ha poi diramato un primo bilancio dei feriti. Ci sono attualmente 16 persone coinvolte, sette delle quali hanno riportato ferite molto gravi e versano in condizioni critiche. Le autorità affermano che «al momento nessuna causa dell’esplosione è accertata», sebbene per i media quella della fuga di gas sia l’ipotesi più accreditata. A confermare quest’idea ci sono sia i racconti dei testimoni sia la conferma di alcuni lavori alla rete del gas effettuati in strada nei giorni scorsi.

In pieno centro a Parigi le fiamme hanno avvolto un edificio, poi crollato, dopo un esplosione: forse la causa è una fuga di gas
Anne Hidalgo, sindaco di Parigi (Getty).

Molestie e sessismo, We Are Social sotto accusa: «In una chat foto in bikini e voti alle donne»

L’agenzia di comunicazione We Are Social, un vero colosso del settore pubblicitario con oltre mille dipendenti e sedi in ogni parte del mondo, è finita al centro di una pioggia di accuse di sessismo, dopo un’intervista in cui si parla di una chat con decine di uomini che commentano le colleghe. Tutto è nato dalle parole di Massimo Guastini, un decano tra i creativi, che due settimane aveva dichiarato in un’intervista a Monica Rossi, pseudonimo dietro cui ci sarebbe un professionista del settore: «Potrei parlarti di una famosa chat in cui diversi uomini catalogavano e davano i voti chi al culo, chi alle tette, chi alle gambe di queste giovani stagiste che potevano essere le loro figlie». Il 21 giugno, poi, Corriere della Sera pubblica un’intervista a un ex dipendente di We Are Social che conferma.

Lo scandalo colpisce una grande agenzia di comunicazione: in una chat 80 uomini davano voti e si scambiavano foto delle colleghe con commenti sessisti
Due uomini scrivono e osservano i propri smartphone (Getty).

Guastini: «Chat di almeno 80 uomini»

Andando con ordine, Guastini racconta sul profilo Facebook di Monica Rossi di questa chat di un’agenzia «molto famosa, potente e importante» in cui diversi uomini davano i voti alle colleghe: «Comprende almeno 80 uomini. Quasi tutti quelli che lavorano nell’agenzia, dagli stagisti ai capi reparti. Decine e decine di messaggi ogni giorno. Un solo argomento: quanto sono scopabili, fighe, ribaltabili o cesse le colleghe». E Guastini va anche nello specifico, con frasi rivoltanti che sono state pronunciare, spiega, anche da alcuni capi di vari team. E conclude sottolineando: «Il tutto in una chat, vale la pena ricordarlo, lavorativa in cui i membri più attivi sono i capi dei vari team di lavoro. Arrivano a scoprire anche l’esistenza di foglio Excel che non contiene numeri e voti ma i nomi delle proprietarie dei più bei culi femminili in azienda».

L’ex dipendente: «Foto in bikini e nomi dei fidanzati»

Monica Rossi chiama poi in causa un ex dipendente che parla di «ambiente machista», conferma i commenti in tempo reale e parla del funzionamento della chat: «Tutti sapevano in anticipo i movimenti di una collega. Lo sapevamo perché c’era la sentinella di turno che avvisava letteralmente del passaggio indicandone l’outfit condito di commenti sessisti. Venivano usati acronimi per indicare le colleghe e ne ricordo diversi». Dettagli confermati anche sul Corriere della Sera da un altro intervistato: «Ancor prima che una nuova collega arrivasse, giravano i suoi contatti social, le foto in bikini, i nomi degli eventuali fidanzati. E poi commenti al fisico, classifiche. Cose che preferirei non ripetere. Anche io sono stato autore di alcuni messaggi».

Lo scandalo colpisce una grande agenzia di comunicazione: in una chat 80 uomini davano voti e si scambiavano foto delle colleghe con commenti sessisti
L’appello lanciato su Instagram dal profilo Taniume, di una delle donne che denuncia molestie sul posto di lavoro (Instagram).

We Are Social risponde: «Condanniamo forme di discriminazione»

E l’agenzia risponde. In una nota si legge: «In relazione alle notizie apparse a mezzo stampa – relative a fatti risalenti al periodo compreso tra il 2016-2017 – We Are Social condanna, da sempre, qualsiasi forma di discriminazione e atteggiamenti inappropriati. We Are Social è da sempre impegnata nel creare un ambiente di lavoro sano e inclusivo. La società, nel corso degli anni, ha messo in atto numerose iniziative con partner qualificati affinché il benessere e la tutela delle persone siano al primo posto». Anche la Federazione delle relazioni pubbliche italiana prende posizione: «Ferpi ribadisce ancora una volta che è giunta l’ora di voltare pagina una volta per tutte e mettere al bando qualsiasi tipo di comportamento sessista e discriminatorio a partire dal nostro mondo professionale. È giunta l’ora di ispirare e farsi portavoce, come Federazione, di un nuovo paradigma finalmente pensato da donne e uomini, insieme». Sui social, intanto, molte donne stanno denunciando di aver subito molestie.

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