Fabri Fibra e la rivoluzione del rap nostrano

Proprio negli stessi giorni in cui la casa editrice Castello pubblica Tutti vogliono un fenomeno, la biografia Fabri Fibra scritta dal critico musicale Michele Monina, Universal lancia sul mercato per la prima volta in vinile, a distanza di 17 anni dall’uscita, l’album Tradimento, con cui il rapper di Senigallia nel 2006 debuttava con una major. Dando inizio a una rivoluzione.

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La copertina di Tradimento (dal profilo Fb di Fabri Fibra).

Oggi tutto è rap ma alla fine degli Anni 90 il genere era dato per morto

Oggi il rap è dappertutto, basta accendere la radio, guardare i programmi televisivi e le vetrine dei negozi di streetwear nelle strade delle principali città italiane. Rime a profusione, basi irresistibili, taglie over, capelli colorati, tatuaggi e soprattutto un mare di sneaker. E oggi, anche in Italia, è entrato a far parte del sistema, del mainstream, oltre a essere un’industria capace di generare montagne di utili. Sembra strano ma tutto questo si deve in gran parte proprio a quel ragazzo marchigiano, oggi 46enne, che all’anagrafe risponde al nome di Fabrizio Tarducci. Nel 2006, da solo, con Tradimento, Fabri Fibra riaccese le luci su un movimento ormai dato da tutti per morto e sepolto. La scena, nata intorno alla metà degli Anni 90, era ormai implosa. I gruppi che ne avevano fatto la fortuna non esistevano più: i Sangue misto, sciolti; gli Articolo 31, sciolti; i Sottotono, sciolti. Tanto per citarne alcuni. Restava qualche sparuto manipolo di coraggiosi, che imperterrito continuava a fare rime ritrovandosi in una nicchia fatta di jam e di dischi autoprodotti, totalmente ostracizzata dalle radio e dalle etichette discografiche. Anche il giornale, o meglio la fanzine, AELLE, che di quel mondo era sia il megafono sia il punto di riferimento, era stata costretta a chiudere i battenti.

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Fabri Fibra in concerto (dal profilo Fb).

In fuga dalla provincia

Poi arrivò Fabri Fibra e tutto cambiò. Lo spiega bene Paola Zukar, oggi tra le più importanti manager discografiche italiane, che di AELLE era stata una delle fondatrici, nel suo libro Rap. Una storia italiana, edito da Baldini+Castoldi: «Il disco di Fibra, Mr. Simpatia, è stato la svolta del rap italiano, come una puntata pilota di una serie di successo con il riscontro di critica e pubblico scelto, che poi ha convinto l’industria a produrre la serie intera. È arrivato con la roba giusta nel momento giusto, con determinazione incrollabile, dalla più profonda provincia centro-italiana». Fibra negli ambienti si era già fatto notare a cavallo degli Anni 2000, con alterne fortune: presente in un cult dell’epoca come Novecinquanta, l’album prodotto da Fritz Da Cat, che raccoglieva il meglio tra gli emergenti della scena hip-hop, con gli Uomini di Mare, la sua prima band intrisa di suoni west coast, sempre nello stesso anno aveva pubblicato Sindrome di fine millennio. Lavoro al quale seguì nel 2002 Turbe giovanili, il suo primo album solista, prodotto da un altro mostro sacro dell’ambiente, Neffa. «Era il disco di un ragazzo di provincia, che raccontava la vita di provincia e cercava di uscire dalla provincia. Avevo stampato 1000 copie, scegliendo anche delle lavorazioni costose per l’artwork e mettendoci un sacco di soldi di tasca mia; e le avevo spedite in giro un po’ a tutti quelli che pensavo sarebbero stati interessati a quell’album, nella speranza che succedesse qualcosa. Non successe», raccontò Fibra in un’intervista a Rolling Stone. Con Mr. Simpatia e soprattutto con Tradimento che segnò l’esplosione totale del personaggio invece qualcosa successe, eccome.

Così Fibra ha aperto la strada a Club Dogo e Marracash

Fabri Fibra diventò contemporaneamente il nemico pubblico numero uno e il rapper più odiato in Italia. Pezzi come Rap in guerra, Su le mani, Ogni donna e il contestassimo Cuore di latta, che raccontava la storia di Erika e Omar e dell’omicidio di Novi Ligure, contengono messaggi che ancora oggi affascinano quanto sconvolgono. Le radio iniziarono a trasmettere a nastro il singolo Applausi per Fibra e il disco schizzò in testa alle classifiche. La scena hip-hop si era ufficialmente azzerata e rigenerata dando vita a fenomeni come i Club Dogo prima e Marracash. Quanto a quel ragazzo di Senigallia, ancora oggi è sulla cresta dell’onda e affronta a testa alta la sfida di rimanere uno dei top player del game in un mercato iper giovanilista. Tutto questo senza Tradimento non sarebbe stato possibile.