Sentiero degli Dei, ritrovata morta escursionista 22enne

La giovane è precipitata nella mattina di sabato 1 luglio, mentre percorreva il sentiero degli Dei insieme alla stessa persona che ha dato l’allarme. La caduta fatale è avvenuta nel primo tratto del percorso che da Agerola, sui Monti Lattari, prosegue sino alla Costiera, Sorrentina e Amalfitana. Sul posto sono intervenuti gli uomini del Soccorso alpino e speleologico della Campania con i vigili del fuoco del nucleo Speleo alpino fluviale, calatisi con l’ausilio di due elicotteri.

Sentiero degli Dei, ritrovata morta escursionista 22enne
Sentiero panoramico (Getty Images).

Polemiche sulla sicurezza del percorso

Poco più di un mese fa, il 23 maggio, un turista americano precipitò da un muretto sullo stesso sentiero, ma nel tratto di Positano. Nel suo caso, il decesso avvenne dopo due settimane di ricovero all’Ospedale del Mare di Napoli, a causa della gravità delle ferite riportate. Le operazioni di ritrovamento della 22enne finlandese sono state coordinate dal personale della centrale operativa territoriale del 118 di Salerno e Napoli e sono durate circa due ore. Il magistrato di turno è stato informato dell’accaduto.

Salerno, 23enne scomparsa insieme alla sua auto

Una ragazza poco più che ventenne di Capriglia, Brenda Cuomo, è scomparsa senza lasciare traccia. A denunciarne la sparizione venerdì 30 giugno, sono stati gli stessi genitori che si sono recati presso la stazione dei carabinieri di Mercatello. I militari si sono messi subito al lavoro per avviare le ricerche della giovane, della quale non si trova neanche l’auto, una Clio bianca.

Una ragazza di 23 anni, Brenda Cuomo, è scomparsa nel nulla insieme alla sua auto, nella giornata di venerdì 30 giugno.
Brenda Cuomo (foto Facebook)

L’assenza dal lavoro e la chiamata alla madre 

Brenda, che lavora in un negozio della città, ha telefonato alla madre, secondo quanto riportato da Rainews, attorno alle 14.30 di venerdì, avvisandola che sarebbe rimasta a casa e non sarebbe andata al lavoro perché aveva fatto tardi la sera prima. L’allarme è scattato infatti dopo il ritorno della madre che, non trovando la figlia a casa come le aveva detto precedentemente al telefono, ha allertato le forze dell’ordine.

Il telefono lasciato a casa e il portafogli scomparso

Brenda, descritta come una ragazza dalla corporatura minuta, è alta 1,60  e pesa 45 chili. La giovane non ha con sé il cellulare, rimasto a casa, ma solo il portafogli. Secondo quanto riportato dai genitori, la 23enne non avrebbe alcuna relazione con un ragazzo, non soffrirebbe di depressione e non assumerebbe droghe o psicofarmaci. Uno degli amici più cari ha riferito al Corriere: «negli ultimi tempi era strana, come se fosse turbata da qualcosa di cui non aveva il coraggio di parlare».

 

La nemesi di Bandera: un filonazista ucraino celebrato al Gay Pride di Monaco

Durante il Gay Pride di Monaco di Baviera dello scorso 25 giugno, Mélovin, al secolo Kostjantyn Mykolajovyč Bočarov, 26enne cantante ucraino di Odessa, si è esibito cantando un brano che celebrava Stepan Bandera, discusso, per usare un eufemismo, eroe nazionale ucraino, ultranazionalista e collaboratore dei nazisti tra le due Guerre. Mélovin ha quindi condiviso in Rete il video dell’esibizione. Nella clip, con la didascalia “Chi ha detto che Bandera era un omofobo?”, Mélovin canta «Bandera è nostro padre, l’Ucraina è nostra madre, per l’Ucraina combatteremo», mentre la folla, che sventolava bandiere ucraine e LGBTQ+, ballava e cantava con entusiasmo.

L’ironia di celebrare Bandera in Germania proprio a un evento LGBTQ+

Ma proprio la condivisione del video sui social ha scatenato una reazione indignata della comunità LGBTQ+ (e non solo) che, probabilmente, nell’euforia del momento, non aveva ben compreso di chi Mélovin, piuttosto famoso in patria (vincitore di X-Factor Ucraina nel 2015, ha rappresentato il Paese alle edizioni 2017 e 2018 dell’Eurovision Song Contest, ottenendo, nel 2017, un lusinghiero terzo posto) stesse parlando, pardon, cantando. Non si contano quindi le proteste nei confronti del cantante, sia da parte di chi ha sostenuto come non fosse il caso di collegare l’identità nazionale dell’Ucraina a un collaborazionista dei nazisti e conclamato antisemita come Bandera, sia da parte di chi ha sottolineato l’ironia del fatto che Bandera fosse stato stato celebrato in occasione di un evento LGBTQ+ proprio in Germania, considerando come il regime di Hitler si fosse macchiato di terribili persecuzioni nei confronti degli omosessuali, fino al drammatico “omocausto.

Sulle barricate anche i sostenitori del collaborazionista: «Si rivolterebbe nella tomba»

Ma c’è anche chi, evidentemente dalla parte opposta, ha scritto che «Bandera si rivolterebbe nella tomba» vedendosi celebrato a un evento di omosessuali, chiedendo anche se è pensabile «che il figlio di un prete greco-cattolico (era figlio, come molti altri ultranazionalisti, di un sacerdote uniate, facente parte cioè della Chiesa cattolica di rito orientale, ndr), tollererebbe una tale promiscuità e sodomia». A riprova di come, ancora dopo quasi 70 anni dalla morte (fu avvelenato nel 1959 dal Kgb), Bandera rappresenti uno dei temi più divisivi della storia patria ucraina. E non solo. Basti pensare che, per averlo elogiato pubblicamente durante un’intervista a una tv tedesca, nel 2002, l’ambasciatore ucraino in Germania, Andrij Melnyk, fu rimosso dall’incarico dopo che mezzo mondo, non solo le comunità ebraiche, aveva protestato ufficialmente nei confronti di Kyiv.

La nemesi di Badera, filonazista ucraino celebrato al Gay Pride di Monaco
Una marcia di nazionalisti ucraini a Kyiv nel 2016 (Getty Images).

Tra medaglie e damnatio memoriae

Tornato in auge durante la rivolta di Maidan del 2014 grazie soprattutto ai movimenti di estrema destra ucraini Svoboda e Pravy Sector, che ne hanno rilanciato la memoria, Stepan Bandera aveva conosciuto già prima, sostanzialmente con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’indipendenza ucraina (1991), un considerevole “revival”, culminato nel 2010, quando venne insignito, dall’allora presidente Viktor Yushchenko, dell’onorificenza postuma di Eroe dell’Ucraina – Ordine della Stella d’Oro «per aver difeso le idee nazionali e combattuto per uno Stato ucraino indipendente». Anche in questo caso, l’iniziativa venne condannata dal parlamento europeo e suscitò molte proteste a livello internazionale, tanto che, alla fine di un complicato contenzioso, l’onorificenza venne cancellata. Da allora, Bandera ha continuato a essere celebrato, ma, per così dire, un po’ in sordina. E molti osservatori hanno sostenuto, e sostengono, come il governo, e quindi la maggioranza degli ucraini, abbiano ben poco da spartire con l’“eroe criminale”. Anche se, gli stessi osservatori non hanno potuto non sobbalzare vedendo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sfoggiare, durante l’incontro con Papa Francesco, lo scorso maggio, sul suo maglione blu, il simbolo dell’Oun, il movimento dei nazionalisti guidato da Bandera, attivamente coinvolti con i nazisti non solo contro gli occupanti sovietici, ma anche in sanguinose azioni di pulizia etnica e nei terribili pogrom antisemiti che costarono la vita a migliaia di ebrei ucraini.

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