Le mosse felpate di Virginia Raggi e l’asse con Di Battista preoccupano i vertici M5s

L’ultima notizia di rilievo nazionale che la riguarda è stata la condanna di Vittorio Feltri e Pietro Senaldi per il titolo “Patata bollente” di Libero. Virginia Raggi ha incassato, con soddisfazione, la vittoria della sua battaglia legale con un risarcimento di 16 mila euro. «Ma non è una vittoria soltanto mia: è una vittoria di ogni donna che si è sentita offesa e di ogni padre, fratello, figlio o marito che si è indignato», ha commentato l’ex sindaca di Roma. Per una volta, la sua figura, da sempre divisiva, ha ottenuto un consenso pressoché unanime. Qualche mese prima, invece, aveva attirato l’attenzione per l’appoggio al referendum contro l’invio delle armi in Ucraina, sostenendo l’iniziativa della commissione DuPre che nel tempo si è contraddistinta per le tesi complottiste, soprattutto durante le ondate Covid. Poca roba, insomma, spunti limitati qua e là. Raggi sta tenendo un profilo piuttosto basso rispetto al passato. Da “semplice militante” del Movimento 5 stelle si è fatta vedere alla manifestazione del Movimento sulla sanità pubblica con tanto di presenza ai banchetti allestiti e post su Facebook a suggellare la partecipazione.

Le mosse felpate di Virginia Raggi e l'asse con Di Battista preoccupano i vertici M5s
Virginia Raggi a un gazebo M5s (dal suo profilo Instagram).

L’impegno nel progetto Women In Charge On Tour

Nel frattempo ha promosso il progetto Women In Charge On Tour, di cui è presidente del comitato scientifico e che – come recita la definizione ufficiale sul sito – «mira a promuovere l’emancipazione delle donne nel mondo del lavoro e a promuovere la parità di genere in ogni ambito della società». Un modo per spingere le leadership femminili e allo stesso tempo tenendo in piedi le relazioni con vari mondi manageriali e politici. Nella Women In Charge On Tour, come componenti del comitato, siedono tra le altre, Marilù Capparelli, direttore degli affari legali di Google, Silvia Salis, vicepresidente del Coni, con altre dirigenti (rigorosamente donne) oltre ad esponenti del mondo politico, tra cui le pentastellate Fabiana Dadone, ex ministra della Pa e Nunzia Catalfo, ex titolare al Lavoro oltre all’attuale senatrice di Fratelli d’Italia, Lavinia Mennuni.

Dopo la condanna di Appendino, resta solo Raggi ad accarezzare l’idea di una futura leadership

Raggi, insomma, non è particolarmente indaffarata. Da consigliera di opposizione al Campidoglio, si limita all’ordinaria amministrazione. Così può coltivare la propria immagine, senza assilli né scadenze immediate. Accarezzando, comunque, l’idea di una futura leadership, nonostante le smentite di rito circa le sue ambizioni future. Giuseppe Conte ha perso il tocco magico, la cerchia dei fedelissimi inossidabili inizia a restringersi dopo la serie di rovesci elettorali. La deputata ed ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata anche in secondo grado per i fatti di piazza San Carlo del 3 giugno 2017. Secondo la sentenza non ha organizzato adeguatamente un piano di sicurezza. Al netto della vicenda giuridica è un fardello sulle sue spalle.

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Giuseppe Conte e sullo sfondo una foto di Virginia Raggi (Imagoeconomica).

Quella affinità elettiva con Dibba che allarma i vertici M5s

Così resta solo Raggi. Che al momento opportuno potrebbe giocarsi le carte e cercare il blitz per prendersi il Movimento. A favore dell’ex inquilina del Campidoglio gioca il sodalizio con Alessandro Di Battista che l’ha invitata a fare un viaggio usando proprio i soldi della condanna a Feltri e Senaldi. «Vai alle Maldive, in Brasile, in Yucatàn, caipirinha in mano, daikiri, sorriso e un bel grazie a questi pseudo giornalisti!», ha scritto Dibba su Instagram. Mozioni di affetti che non passano inosservate ai piani alti del Movimento. Del resto a inizio giugno, in una delle ultime puntate della stagione di DiMartedì su La7, Raggi e Dibba erano vicini di poltrona e di visione. Tanto che lei, il giorno dopo, ha postato un video sui social mentre in tandem andavano d’amore e d’accordo, taggando la pagina Fb di Dibba. Come se fossero ancora nello stesso partito.

 

Una vicinanza, però, che ha insospettito i piani alti del partito. La vicepresidente vicaria, Paola Taverna, secondo quanto rivelato da Il Foglio, avrebbe infatti messo in guardia Conte circa le possibili influenze dibbattistiane sull’ex sindaca. Ed ecco che, sempre secondo il quotidiano diretto da Cerasa, è arrivato il diktat: gli iscritti ai 5 stelle non devono tesserarsi all’associazione Schierarsi, fondata da Di Battista, pena l’espulsione. Il caso singolare è che se la questione dovesse porsi, a decidere chi epurare sarebbe proprio Raggi, in qualità di componente del comitato di garanzia che osserva la «corretta applicazione delle disposizioni dello statuto». Con lei anche l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, e l’ex questore del Senato, Laura Bottici. Un tema, quello delle eventuali espulsioni, che non appassiona più dopo la scissione di Luigi Di Maio. Da allora le “cacciate di massa” e le fuoriuscite erano state archiviate, ma potrebbero sempre tornare in auge per il timore di una Opa esterna.