Berlusconi, archiviato a Bari il processo Escort

Si è chiuso a causa della la morte di Silvio Berlusconi, proprio quando ormai era giunto alle ultime battute, il processo Escort in corso a Bari, nel quale l’ex premier era imputato per induzione a mentire: secondo l’accusa aveva pagato le bugie dette dall’imprenditore barese Giampaolo Tarantini ai pm che indagavano sulle ragazze portate a pagamento nella residenza private dell’allora presidente del Consiglio tra il 2008 e il 2009. Il fondatore di Forza Italia era stato rinviato a giudizio a novembre del 2018.

Silvio Berlusconi, archiviato a Bari il processo Escort: «Non doversi procedere per morte dell’imputato». Di cosa era accusato.
Silvio Berlusconi, scomparso a 86 anni (Getty Images).

Uno dei legali: «Un onore aver difeso Berlusconi»

Nella breve udienza che si è conclusa con la sentenza di non luogo a procedere da parte della giudice Valentina Tripaldi, la difesa rappresentata dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Federico Cecconi è intervenuta ricostruendo le tappe principali del processo, sostenendo che «il dibattimento ha certificato l’insussistenza dell’ipotesi accusatoria e che l’escussione dei testimoni della difesa avrebbe solo ulteriormente corroborato tale insussistenza», esprimendo rammarico: «Ma oggi, il destino così ha voluto proprio quando eravamo arrivati all’ultimo metro, la conseguenza processuale è legata ad un evento molto triste». Sisto ha quindi concluso chiedendo, oltre alla chiusura del processo, che venisse messo a verbale che per lui «è stato un onore aver difeso Silvio Berlusconi».

Silvio Berlusconi, archiviato a Bari il processo Escort: «Non doversi procedere per morte dell’imputato». Di cosa era accusato.
L’omaggio di Mediaset al suo fondatore (Imagoeconomica).

Il ruolo di Tarantini, condannato in via definitiva

Tarantini è già stato condannato in via definitiva a due anni e 10 mesi per aver portato avanti «una frenetica attività mirata a soddisfare i desiderata dell’ex premier» con donne che «si muovevano nell’esclusiva prospettiva di elargizioni economiche». La Cassazione aveva rigettato i ricorsi della procura generale di Bari e della difesa contro la sentenza con la quale il 26 settembre 2020 la Corte d’Appello aveva condannato l’imprenditore pugliese, concedendogli tra l’altro un notevole sconto rispetto alla condanna ricevuta in primo grado di sette anni e 10 mesi, grazie alla prescrizione di 14 dei 24 episodi contestati e al riconoscimento delle attenuanti generiche.