L’elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp, il testo dell’articolo di Belpoliti uscito alla Maturità 2023

Tra le tracce proposte per il saggio breve argomentativo alla prima prova degli esami di Maturità 2023 in corso in queste ore in tutta Italia c’è stato spazio anche per una riflessione su Whatsapp. La nota applicazione di messaggistica istantanea di proprietà di Meta è infatti al centro di un interessante articolo firmato dal giornalista e scrittore Marco Belpoliti.

Il testo dell’articolo di Marco Belpoliti su Whatsapp scelto per la prima prova della Maturità 2023

Il pezzo originale che gli studenti hanno dovuto commentare è stato pubblicato da Repubblica nel 2018. Nella sua riflessione, lo scrittore Belpoliti mette subito le cose in chiaro, sottolineando che il piacere dell’attesa non fa più parte della nostra vita quotidiana. L’autore esordisce così: «Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in “tempo reale”, come si è cominciato a dire da qualche anno. La parola chiave è: ‘Simultaneo’. Scrivo una email e attendo la risposta immediata. Se non arriva m’infastidisco: perché non risponde? Lo scambio epistolare in passato era il luogo del tempo differito. Le buste andavano e arrivavano a ritmi lenti. Per non dire poi dei sistemi di messaggi istantanei cui ricorriamo: WhatsApp. Botta e risposta. Eppure tutto intorno a noi sembra segnato dall’attesa: la gestazione, l’adolescenza, l’età adulta. C’è un tempo per ogni cosa, e non è mai un tempo immediato. Il libro in cui il fisico Carlo Rovelli spiega cos’è il tempo (L’ordine del tempo, Adelphi) inizia così: ‘Mi fermo e non faccio nulla. Non succede nulla. Non penso nulla. Ascolto lo scorrere del tempo. Questo è il tempo. Famigliare e intimo’. Alla fine Rovelli ci dice che per la fisica quello che non esiste è proprio il presente, la dimensione della realtà cui siamo tutti legati».

L’importanza dell’attesa per Belpoliti

Essere in grado di aspettare è un elemento fondamentale della nostra vita. Come dichiara Belpoliti nel suo pezzo: «Attendere significa rivolgere l’animo verso qualcosa. I suoi significati implicano ascolto, attenzione, applicazione, mantenere la parola data. La giornalista tedesca Andrea Köhler in L’arte dell’attesa, uscito da poco, ci ricorda come nel più grande vocabolario tedesco, il Dizionario Grimm, la locuzione “attendere qualcosa” compare solo nel XIV secolo, e per almeno quattro secoli non contiene complementi che manifestano il tormento d’attendere. Sarà il Romanticismo, e Goethe in particolare, a definire l’attesa “con desiderio”, “con impazienza” e persino “con dolore”. L’attesa d’amore comincia allora, ma è già un’altra storia, come ha spiegato Roland Barthes in Frammenti di un discorso amoroso: ‘Sono innamorato? – Sì, perché sto aspettando’».

L'elogio dell'attesa nell'era di WhatsApp, il testo dell'articolo di Belpoliti uscito alla Maturità 2023
Marco Belpoliti (Getty)

A questo punto lo scrittore inizia a sciorinare qualche citazione colta dal suo ricco bagaglio culturale, per rendere il suo discorso ancor più convincente e, al contempo, affascinante. Belpoliti aggiunge: «L’innamorato sa attendere, ne conosce la passione e il tormento, come argomenta lo scrittore francese, perché il tempo dell’attesa è un tempo soggettivo, che confina con la noia e con il tedio. Lo scrittore austriaco Alfred Polgar l’ha detto in modo icastico: ‘Quando, alle dieci e mezzo, guardai l’orologio, erano solo le nove e mezzo’. Attendere significa non solo fremere, ma anche annoiarsi e Walter Benjamin ha sottolineato come questa attesa sia piena di promesse, ovvero creativa, dal momento che la noia è “l’uccello incantato che cova l’uovo dell’esperienza’».

Una riflessione sulla società capitalista

Il discorso sull’immediatezza delle risposte su Whatsapp vira a questo punto, con un interessante parallelismo, sul collegamento che il nostro livello di impazienza ha con la società dove oggi viviamo. Belpoliti conclude così: «Chi ha oggi tempo di attendere e di sopportare la noia? Tutto e subito. È evidente che la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre i tempi d’attesa, o almeno a farci credere che sia sempre possibile farlo. Certo a partire dall’inizio del XIX secolo tutto è andato sempre più in fretta. L’efficienza compulsiva è diventato uno dei tratti della psicologia degli individui. Chi vuole aspettare o, peggio ancora, perdere tempo? Hartmut Rosa, un sociologo tedesco, ha spiegato come funziona questo processo contemporaneo in Accelerazione e alienazione (Einaudi). Rosa ritiene che il motore di tutto questo non sia tanto la tecnologia, che pure vi contribuisce, ma la competizione sociale: risparmiare tempo è uno dei modi più sicuri per partecipare alla grande competizione in corso nelle società occidentali. Sarebbe la circolazione sempre più rapida del denaro, creata dal capitalismo finanziario, a determinare l’accelerazione».