Nicolas Vaporidis: età, film, Isola dei Famosi e fidanzata dell’attore

Nicolas Vaporidis, nato a Roma il 22 dicembre 1981, è un attore conosciuto soprattutto per il film Notte prima degli esami del 2007 di Fausto Brizzi. Da tempo ha lasciato il cinema ed è proprietario di un ristorante.

Nicolas Vaporidis, i film

L’attore, nato da padre greco e madre romana, dopo la maturità si è trasferito a Londra per seguire i corsi di recitazione al Lee Strasberg Theatre Institute. L’anno seguente è tornato in Italia e ha iniziato a frequentare Teatro Azione (una scuola di recitazione), cominciando a recitare a teatro. Nel 2002 ha debuttato al cinema nel film Il ronzio delle mosche di Dario D’Ambrosi e l’anno seguente ha ottenuto un ruolo da protagonista nel film 13dici a tavola di Enrico Oldoini.

Nel 2006 è la volta del fortunato Notte prima degli esami, seguito l’anno dopo da Notte prima degli esami – Oggi. Tra gli altri film del periodo ci sono Last Minute Marocco, Cemento armato e Come tu mi vuoi, con la regia di Volfango De Biasi.

Questa notte è ancora nostra, diretto da Paolo Genovese e Luca Miniero è il film che lo ha visto protagonista nel 2008. Nel 2009 invece, è tornato sul grande schermo con il film Iago, per la regia di Volfango De Biasi. Sempre nel 2009 ha interpretato e prodotto il film di Riccardo Grandi Tutto l’amore del mondo. L’anno seguente è tornato a lavorare con Fausto Brizzi nel film Maschi contro femmine mentre nel 2012 ha girato Ci vediamo a casa di Maurizio Ponzi. Nel 2017 ha ottenuto un ruolo nel film Tutti i soldi del mondo diretto da Ridley Scott.

Nicolas Vaporidis, tra cinema, televisione e vita privata
Nicolas Vaporidis (Getty Images).

La carriera in televisione e la vittoria all’Isola dei Famosi 2022

Dopo aver ottenuto un ruolo nel film 13dici a tavola per la regia di Enrico Oldoini, con lo stesso regista ha girato la miniserie tv A casa di Anna, in onda su Rai 1 nel 2004. Nel 2005 è nel cast della serie tv Orgoglio capitolo terzo, trasmessa da Rai 1 nel 2006 e diretta da Giorgio Serafini e Vincenzo Verdecchi. Nel 2006, anno in cui è diventato famoso, è apparso nell’episodio Testimone silenzioso della serie tv di Canale 5 R.I.S. 2 – Delitti imperfetti, per la regia di Alexis Sweet. La sua ultima apparizione in tv è del 2022, quando Vaporidis ha vinto la sedicesima edizione de L’isola dei famosi condotta da Ilary Blasi su Canale 5.

Nicolas Vaporidis, la vita privata
Nicolas Vaporidis e Giorgia Surina al Taormina Filmfest nel 2013 (Getty Images).

Nicolas Vaporidis, la vita privata

Per quanto riguarda la sua vita privata, dal 2006 al 2007 è stato insieme alla collega di Notte prima degli esami Cristiana Capotondi. Subito dopo essersi lasciato con lei, sul set del film Questa notte è ancora nostra (2008) si è innamorato di Ilaria Spada (oggi felicemente sposata con l’attore Kim Rossi Stuart) e con lei ha vissuto una profonda storia d’amore, anche se durata pochi mesi.

Il grande amore è arrivato però con Giorgia Surina. I due si sono sposati con una cerimonia a Mykonos nel 2012 e purtroppo hanno divorziato nel 2014. Attualmente l’attore vive a Londra ed è proprietario di un ristorante, Taverna Trastevere London, specializzato in cucina romana. L’anno scorso a Verissimo ha confessato di essere fidanzato, ma non ha rivelato l’identità della fortunata.

Sottomarino scomparso, captati rumori e colpi dai sonar

Importanti aggiornamenti sulle ricerche del Titan, il sottomarino disperso nel Nord Atlantico durante una visita al relitto del Titanic. La Guardia costiera canadese, al lavoro assieme a quella americana, ha rilevato tramite i sonar alcuni rumori di colpi nell’area di ricerca. «Un velivolo P-8 ha sentito dei suoni ripetuti ogni 30 minuti», si legge in una mail del dipartimento per la Sicurezza interna degli Usa. «Quattro ore dopo con un altro sonar si sentivano ancora dei rumori». A confermare la notizia anche un promemoria interno del governo degli Stati Uniti, che però non ha specificato la durata dei colpi e soprattutto quale sarebbe la fonte dato che ulteriori operazioni hanno dato poi esito negativo. Il tempo stringe: ai cinque occupanti del sommergibile della OceanGate Expeditions non rimarrebbero più di 40 ore di ossigeno.

L’eventuale recupero del sottomarino si svolgerà in tre fasi

Diversi esperti tuttavia concordano che i colpi ripetuti possano provenire dal sottomarino. Ne è convinto David Gallo, esperto oceanografo nonché amico di Paul-Henri Nargeolet, uno dei cinque dispersi. «Il tempo però è denaro e ora bisogna concentrare le forze per portare la strumentazione in quella zona», ha commentato. Sul posto potrebbero presto intervenire anche gli esperti di Magellan, che con la loro strumentazione avevano fornito la prima mappatura digitale del Titanic. Grazie al loro personale e ai veicoli teleguidati, potrebbero raggiungere più facilmente il relitto.

Proseguono le ricerche del Titan, il sottomarino scomparso mentre si avvicinava al relitto del Titanic sul fondo dell’Oceano Atlantico. A bordo cinque persone che, come hanno confermato gli esperti, avrebbero al massimo 96 ore di ossigeno. Confermata la presenza di Hamish Harding, 58enne imprenditore britannico a capo della Action Aviation, società legata all’aviazione negli Emirati Arabi. Egli stesso, poche ore prima di iniziare il viaggio, aveva condiviso il suo entusiasmo sui social. Assieme a lui Paul-Henri Nargeolet, 76enne fra i più esperti del Titanic che nel 1987 guidò il Nautilus, sommergibile che certificò la presenza della nave sul fondale oceanico. Probabile, anche se non vi sono conferme, che a bordo del Titan ci sia anche Stockton Rush, ingegnere aerospaziale nonché ceo e fondatore della Ocean Gate Expedition che ha organizzato la visita. Cos’è il sottomarino Titan e cosa potrebbe essere andato storto Sottomarino di ricerca e rilevamento, il Titan è uno dei più avanzati mezzi in grado di operare immersioni ad elevate profondità. Lungo appena 6,7 metri, grazie allo scafo in titanio e fibra di carbonio secondo Ocean Gate può raggiungere il transatlantico con un comodo margine di sicurezza. Per muoversi, come riporta il Guardian, utilizza quattro propulsori elettrici che alimentano anche telecamere, luci e scanner. Quanto alle comunicazioni, non potendo fare affidamento su torri radio e cellulari, si appoggia alla tecnologia satellitare di StarLink di Elon Musk. La riserva di ossigeno al suo interno è di 96 ore, ma la missione è partita alle ore 6 del mattino di domenica 18 giugno. Pertanto, con un rapido calcolo, dovrebbe esaurirsi completamente nella mattinata di giovedì 22 giugno. Il limite è però indicativo, in quanto potrebbe assottigliarsi a seconda della frequenza respiratoria degli occupanti. https://twitter.com/OceanGateExped/status/1670876600152526848 Al momento è difficile stabilire cosa sia andato storto, tanto che gli esperti hanno presentato più ipotesi. Si pensa infatti a un guasto elettrico oppure a un problema con il sistema di comunicazione. Non si esclude però che il sottomarino sia rimasto incastrato nel relitto del Titanic oppure nei detriti che lo circondano sul fondale oceanico. «È molto pericoloso, perché ci sono pezzi dappertutto», ha spiegato al Guardian Frank Owen, direttore del progetto di fuga e salvataggio del sommergibile. In tal caso, lo stesso Titan potrebbe utilizzare alcuni pesi di caduta in grado di riportarlo in superficie, dove attirare l’attenzione grazie a segnali luminosi e altre apparecchiature. Secondo le prime ricostruzioni di velocità e rotta, al momento della sua sparizione il sottomarino non era lontano dal Titanic. Veicoli telecomandati e perlustrazioni aeree, le opzioni per il recupero Al momento, aerei statunitensi e canadesi stanno perlustrando l’area in superficie, nell’eventualità che il sottomarino sia riuscito ad emergere. «La caccia è complessa», ha sottolineato John Mauger, primo comandante distrettuale della Guardia costiera americana. Ocean Gate è invece al lavoro per portare sul luogo un veicolo telecomandato in grado di raggiungere i 6 mila metri di profondità, ben oltre dunque quella stimata del Titan. Agganciandolo infatti allo scafo di una nave, è possibile mappare la zona con sonar e telecamere. Potrebbe però volerci molto tempo per distinguere i detriti e le rocce dal sottomarino. Inoltre, qualora fosse intatto ma incastrato nel relitto, sarebbe quasi impossibile raggiungerlo con i mezzi di soccorso. «C’è ancora tempo e a bordo hanno gli strumenti adatti», ha concluso l’ad di Ocean Gate, Mark Butler. «Preghiamo che tornino tutti sani e salvi».
Il sottomarino Titan usato per la visita (Facebook).

Per gli eventuali tempi di recupero, si parla di un processo lungo e articolato in più fasi. La Cnn ha infatti intervistato Rick Murcar, proprietario della Aquatic Adventures of Florida, che ha descritto tre momenti chiave delle operazioni. «Dopo il ritrovamento, bisognerà confermare lo stato di salute degli occupanti e delineare i margini del recupero stesso», ha sottolineato. «Speriamo di arrivare poi alla fase tre, quando si cercherà di riportare il sottomarino in superficie». Intanto emergono le preoccupazioni circa la sicurezza del Titan espresse anni fa da un ex direttore della OceanGate, poi licenziato. Nel 2018, il pilota e sommozzatore David Lochridge sollevò dubbi per un «progetto sperimentale e non testato». In particolare Lochridge aveva contestato il rifiuto di realizzare un portellone con oblò in grado di reggere la pressione di 4 mila metri. Quello del Titan è certificato per appena 1300.

Il 21 giugno è la Festa della Musica, ma ne abbiamo davvero bisogno?

Dal 1985 il 21 giugno si festeggia in Europa la Festa della Musica. Ne avevamo davvero bisogno? In genere si tende a dire che queste giornate siano utili per accendere l’attenzione dell’opinione pubblica intorno a un tema altrimenti tenuto sottotraccia, quasi invisibile. Per questo, per dire, esiste una Giornata contro la violenza sulle donne e non una contro la violenza sugli uomini. O una giornata contro l’omotransfobia e persino un mese dedicato al Pride. La musica è argomento sicuramente sensibile, se vi si guarda pensando ai lavoratori della filiera, quelli che durante i periodi di fermo a causa della pandemia sono rimasti letteralmente a bocca asciutta, senza lavoro e senza sostegno economico, ma non è a loro che è dedicata la giornata del 21 giugno, quanto proprio alla musica. E mai come oggi la musica è ovunque, pervasiva, onnipresente. Pensateci un attimo, quando avete passato una intera giornata senza che una canzone o un motivetto vi sia arrivato anche involontariamente alle orecchie? Certo, parlo di una condizione di vita quotidiana tipo, non certo di chi magari opera come guardiano del faro di un’isola deserta. Ecco, la musica, quella cui è dedicata la giornata del 21 giugno, è ovunque. Sempre.

Se Lars Von Trier girasse oggi il sequel de Le onde del destino lo infarcirebbe di musica

Facciamo un salto indietro nel tempo. È il 1996, è appena uscito quello che viene considerato, a ragione, il film che ha regalato al controverso regista danese Lars Von Trier la fama che di lì in poi lo ha sempre accompagnato: Le onde del destino. Ai tempi si parlò molto di questa pellicola, la cui protagonista era una ancora sconosciuta Emily Watson, e se ne parlò anche per l’adesione del regista al manifesto del movimento Dogma 95 sui valori di un cinema dedito alla recitazione, lontano da effetti speciali e tecnologie elaborate. Una sorta di purismo non troppo diverso da quello portato in letteratura, qualche anno dopo, dai New Puritans, capitanati da Nicholas Blincoe. Chiunque, ai tempi, fosse incappato nel trailer del film sarebbe rimasto affascinato dal susseguirsi suggestivo delle scene ambientate nei mari del Nord, accompagnate da una colonna sonora a suon di rock, dai Mott The Hopple ai Roxy Music, passando per i Procol Harum e i T-Rex. Chi, invece, fosse poi andato a vedere il film, due ore e mezzo circa di storia iperdrammatica, avrebbe notato come di quella colonna sonora vi fosse poca traccia. E come fosse tutta concentrata nelle cornici tra un capitolo e l’altro, praticamente assente durante lo svolgimento della trama. Del resto, un film che ambisca a una onestà di fondo, cioè a una adesione totale e totalizzante con il reale, ai tempi, non poteva che muoversi così. Dubito che in un borgo scozzese ci fosse costantemente musica nell’aria. Ecco, se oggi Lars Von Trier, per ragioni che onestamente ci sfuggono, dovesse provare a fare un remake del suo stesso film, ambientandolo negli stessi luoghi e volesse ancora essere fedele al Dogma 95, come non sempre ha fatto in tutti questi anni, credo che potrebbe regalarci una colonna sonora costante, onnipresente, invasiva e capillare. Perché nel mentre, qui volevo arrivare, certo avendola presa decisamente alla lunga, oggi la musica non ci molla mai un attimo, è presente in ogni istante del nostro vivere, in ogni spazio e in modi molteplici.

Il 21 giugno è la Festa della Musica, ma ne abbiamo davvero bisogno?
Emily Watson in una scena di Le onde del destino.

Dalla filodiffusione alle cuffiette, siamo sottoposti a un bombardamento musicale

Se un tempo, neanche troppi anni fa – Le onde del destino è, ripeto, del 1996 – per ascoltare musica toccava impegnarsi, a meno che non ci fosse una qualche radio in filodiffusione, non così comune come adesso, oggi dai negozi ai ristoranti ai bar, siamo bombardati ogni secondo da canzoni, siano esse fornite da chi ci circonda, al supermercato come in metropolitana, o ascoltate tramite i device e le immancabili cuffiette che ci accompagnano mentre camminiamo, facciamo jogging, studiamo, lavoriamo, cuciniamo e chi più ne ha più ne metta. Questo oltre alla musica che ascoltiamo in auto, a casa, in ufficio. Musica che diventa sottofondo, con buona pace di chi a suo tempo ha pensato a quali motivetti usare come colonna sonora nei nostri viaggi in ascensore (parlo degli ascensori dei grattacieli, quelli destinati a ospitarci per più di qualche secondo) o, Brian Eno santo subito, negli aeroporti. Musica da ascoltare distrattamente e in quanto tale scritta proprio con una cifra destinata a essere coerente al tipo di ascolto preposto.

Viva il Giorno senza musica proposto da Drummond

Musica, musica ovunque. Musica sempre. Musica molto spesso prescindibile, irrilevante, destinata a non lasciare traccia nel tempo. Figuriamoci per noi che la ascoltiamo mentre facciamo altro. Musica che proprio oggi, 21 giugno, primo giorno d’estate, celebra la sua festa, con tutta una serie di iniziative che, toh, vedranno artisti e addetti ai lavori propiziarci altra musica, in nome della musica stessa. A tal proposito potrebbe essere cosa buona e giusta riprendere una vecchia proposta fatta da quel genio situazionista di Bill Drummond, già a capo del gruppo The KLF, oltre che parte dei Big In Japan, scrittore e artista. Anni fa, infatti, Drummond – che già si era fatto notare nel 1994 per aver dato alle fiamme in una performance punk senza precedenti qualcosa come un milione di sterline in banconote, tanto aveva guadagnato con la sua band e divenuta un video artistico dal titolo Watch the K Foundation Burn a Million Quid, quando si dice essere eversivi – buttò lì di istituire il 21 novembre il Giorno senza musica, un digiuno auricolare atto a specificare come esista musica deprecabile, destinata a fungere da colonna sonora di sottofondo per qualsiasi luogo e qualsiasi momento, e musica invece preposta a accompagnarci in momenti specifici, quella che appunto col tempo rischia di scomparire sepolta dal rumore di fondo. Iniziativa, questa, andata avanti per cinque anni, dal 2005 al 2009. L’idea, lanciata da Drummond attaccando alla maniera di artisti quali Banksy, manifesti all’ingresso del Mercey Tunnel di Liverpool, era quella di un piano quinquennale atto a salvaguardare la musica, certo, ma anche l’umanità, ma mai come oggi suona necessario, se non addirittura salvifico.

Il 21 giugno è la Festa della Musica, ma ne abbiamo davvero bisogno?
Bill Drummond (da YouTube).

Nomine: lo stallo del governo su Istat, Covip e non solo

Niente di nuovo sul fronte nomine. Il governo Meloni non è ancora riuscito a trovare una quadra definitiva sulle presidenze Istat e Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione). Il presidente dell’Istituto nazionale di statistica infatti è ancora pro tempore. Francesco Maria Chelli indicato come reggente dell’Istituto dopo la scadenza, lo scorso 22 marzo, del mandato di Gian Carlo Blangiardo, il 9 maggio è stato nominato con un decreto della Presidenza del Consiglio come “facente funzione”. Insomma, è presidente ma senza prospettive, visto che l’esecutivo ha altre intenzioni. Il problema è che in parlamento non si riescono a trovare i numeri per riportare Blangiardo su quella poltrona. E la stessa situazione rischia di riproporsi alla Covip dove al momento siede una presidente supplente.

Nomine, lo stallo del governo su Istat, Covip e non solo
Francesco Maria Chelli (Imagoeconomica).

Lo stallo sull’Istat: il centrodestra non ha i numeri per riconfemare Blangiardo

Il caso dell’Istat è emblematico, perché va avanti da ormai tre mesi senza che si intraveda uno sbocco. La presidenza è ostaggio di una forzatura politica, una sorte di ossessione, mentre al comando si è accomodato Chelli che rischia di diventare un “facente funzioni” a tempo indeterminato. Palazzo Chigi è intenzionato a riconfermare Blangiardo, fortemente voluto dal vicepremier Matteo Salvini, che lo aveva già indicato già ai tempi del governo gialloverde, il primo di Giuseppe Conte. In questo modo il leader leghista sa di poter contare su un profilo amico in una casella importante, l’Istituto che fotografa il Paese. E che, soprattutto, è allineato alla destra sulla battaglia per l’incremento demografico. Per rieleggerlo serve però il passaggio nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, chiamate a esprimere il proprio parere con una votazione vincolante. E al governo hanno fatto i conti senza l’oste: per avallare la nomina è necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi, significa 20 voti su 30 nella commissione a Montecitorio e 14 su 21 a Palazzo Madama. Nonostante i numeri schiaccianti in entrambi i rami del Parlamento, il centrodestra non può farcela da solo. Da qui è iniziato il lungo braccio di ferro con le opposizioni che, almeno una volta, si sono trovate compatte nel respingere la proposta. Nemmeno la mano del Terzo polo sarebbe sufficiente e per questo è stata intavolata una trattativa con Movimento 5 stelle e Partito democratico, provando sotto traccia a inserire una contropartita con le presidenze delle altre commissioni. Un tentativo naufragato e che ha provocato lo stallo per settimane. Le opposizioni hanno dato la disponibilità a votare un tecnico voluto dalla destra, a patto che non sia Blangiardo, anche perché non è sopita l’irritazione per il modus operandi della maggioranza che inizialmente ha pensato di tirare dritto. Fatto sta che all’ordine del giorno delle commissioni è sparito il parere sulla presidenza dell’Istat. Secondo fonti interpellate da Lettera43, l’unica soluzione sarebbe la rinuncia del presidente uscente. Inevitabilmente Chelli è stato investito della presidenza, nelle vesti del facente funzione, in attesa di trovare una soluzione.

Nomine, lo stallo del governo su Istat, Covip e non solo
Gian Carlo Blangiardo (Imagoeconomica).

Il lungo braccio di ferro su Inps e Inail e i tentennamenti sulla presidenza Covip

Il caso-Istat segue la lunga querelle su Inps e Inail: con un decreto, il governo aveva azzerato la vecchia governance, ma poi ha impiegato un mese e mezzo per indicare i commissari. La scelta, quasi per sfinimento, è caduta su Micaela Gelera per l’ente di previdenza e Fabrizio D’Ascenzo per l’istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni. Lo stesso film si sta per ripetere sulla presidenza Covip: Mario Padula ha concluso a marzo il mandato di presidenza. Da allora è subentrata, sempre come facente funzione, l’ex vice sindaca di Milano (giunta Pisapia), Francesca Balzani, che nel frattempo ha illustrato in parlamento la relazione sullo stato della previdenza complementare. Aveva tutti i titoli per farlo, certo, ma anche in questo caso, senza l’assegnazione ufficiale dell’incarico da parte del governo, manca una prospettiva a lungo termine. Si prospettano tempi non proprio brevi: occorre trovare l’accordo politico per individuare il profilo adatto da sottoporre poi al vaglio delle commissioni parlamentari competenti.

Nomine, lo stallo del governo su Istat, Covip e non solo
Francesca Balzani, presidente supplente Covip (Imagoeconomica).

Il commissario per l’alluvione in Emilia-Romagna? Può attendere

Sul fronte delle nomine in stand-by c’è inoltre quella a più elevato impatto mediatico: l’indicazione del commissario per l’alluvione in Emilia-Romagna. Il niet sul nome del presidente della Regione Stefano Bonaccini da parte di Meloni e Salvini è irremovibile. Così, in linea con la propria strategia, si va avanti a tentoni. Anzi a facente funzioni.

Michela Murgia e il testamento: «E’ stato divertente per le cose affettive»

Michela Murgia, che ha curato la direzione artistica del prossimo numero di Vanity Fair, in una lunga intervista concessa al settimanale, ha scelto di raccontarsi ancora una volta, toccando le diverse esperienze che sta vivendo da quando ha scoperto di avere un tumore, ma non solo. Il numero uscirà nel mese del Pride e sarà dedicato alle famiglie queer. La scrittrice, che solo poche settimane fa ha reso noto di avere un tumore ai reni al quarto stadio, attualmente sottoposta a immunoterapia a base di biofarmaci, ha raccontato il rapporto assente col padre, la scelta di fare testamento, la sua malattia e, naturalmente, gli aspetti della sua famiglia queer.

La scrittrice, durante un'intervista per Vanity Fair, ha raccontato di aver redatto testamento insieme a Cathy La Torre.
Michela Murgia per Vanity Fair (foto Facebook).

Michela Murgia e il testamento redatto da Cathy La Torre

L’autrice e opinionista, ha annunciato di volersi prendere una pausa dagli appuntamenti pubblici, per potersi dedicare alla famiglia. Nelle librerie con il suo ultimo libro Tre ciotole, pubblicato da Mondadori, ha raccontato di aver chiuso la questione testamento, redatto assieme all’avvocata Cathy La Torre e a Claudia, così da poter valutare insieme le decisioni relative ai figli: «Dopo che hai risolto la questione immobili, che nel nostro caso era facile perché non siamo dei palazzinari, è stato divertente per le cose affettive. Tutto il mio armadio va in capo a Tagliaferri che lo distribuirà a seconda delle sue scelte. Patrizia avrà il patrimonio di gioielli e bigiotteria. Non ho mai amato l’oro e nemmeno l’argento, ma tutte le cianfrusaglie che ho accumulato nella vita peseranno circa trenta chili. La cosa buffa è stata la richiesta di Alessandro. Un elenco in cui mi ha detto: voglio i tuoi computer, le password dei tuoi account, il titolo di cavalierato francese e la pennetta usb con tutte le giocate nella community. Chiara Valerio invece non ne vuole sapere niente, lei è nella fase rifiuto».

Il rapporto con suo padre e quello con i figli

La scrittrice ha parlato del rapporto con i suoi quattro figli e della scelta di una co-genitorialità mutevolte: «Abbiamo mantenuto delle relazioni più o meno vicine in anni diversi ma nei momenti di transizione importanti erano tutti presenti in modo parentale». La Murgia ha anche parlato dell’assenza di suo padre, che non ha perdonato in quanto non lo ha mai visto pentirsi: «Non ha mai ammesso di avermi fatto male. Ha sempre detto che avevo capito male io. Che ero io a provocarlo». Famiglia, relazioni familiari e poi lei, la malattia: «Quando è arrivata la diagnosi del tumore» dopo il primo ricovero d’urgenza in ospedale «era una buona notizia, perché avevo ancora tempo, perché non sarei morta in terapia intensiva. […] Sto facendo le cose che volevo, sto amando le persone che ho voluto, ho scritto i libri che ho voluto. Quanti possono dire: Tutto quello che volevo fare, l’ho fatto?».

 

Maturità 2023, le tracce della prima prova: Moravia, Quasimodo e Piero Angela

Come ogni anno, alle 8:30 è stata inviata la chiave del ministero dell’Istruzione che ha sbloccato le tracce della prima prova della maturità 2023. Tra gli autori presenti c’è Salvatore Quasimodo con la poesia Alla nuova luna contenuta nella raccolta La terra impareggiabile. Ma anche Alberto Moravia, con un passaggio de Gli indifferenti, e Federico Chabod con un estratto da L’idea di nazione. Tra le tracce proposte ci sono anche il brano Elogio dell’attesa nell’era di WhatsApp tratto da un testo di di Marco Belpoliti, un estratto del libro-testamento di Piero Angela e una lettera all’ex ministro Patrizio Bianchi sugli esami.

Le tracce della prima prova della maturità 2023

Queste le indicazioni che gli studenti hanno trovato, una volta aperto il plico, per ogni tipologia:

  • Analisi del testo (tipologia A): Alla nuova luna di Salvatore Quasimodo e Alberto Moravia con un brano tratto da Gli indifferenti
  • Testo argomentativo (tipologia B): L’idea di Nazione di Federico Chabod, Dieci cose che ho imparato di Piero Angela, Intervista con la storia di Oriana Fallaci
  • Tema di attualità (tipologia C): Lettera aperta al Ministro Bianchi sull’esame di maturità ed Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp di Marco Belpoliti

Superata la fase dell’emergenza sanitaria, quest’anno l’esame è tornato definitivamente alla normalità con due prove scritte a carattere nazionale (decise dal ministero) e un colloquio orale, commissari interni ed esterni e svolgimento delle prove Invalsi come requisito di ammissione. Domani la seconda prova scritta, sempre in contemporanea in tutti gli istituti, elaborata dal ministero e diversa a seconda dell’indirizzo e delle materie: al liceo Classico verterà su latino, allo Scientifico su matematica, al liceo Linguistico sulla prima lingua e cultura straniera.

La poesia di Quasimodo

Questi i versi di Salvatore Quasimodo scelti dal ministero per l’analisi del testo:

«In principio Dio creò il cielo
e la terra, poi nel suo giorno
esatto mise i luminari in cielo
e al settimo giorno si riposò
Dopo miliardi di anni l’uomo,
fatto a sua immagine e somiglianza,
senza mai riposare, con la sua
intelligenza laica,
senza timore, nel cielo sereno
d’una notte d’ottobre,
mise altri luminari uguali
a quelli che giravano
dalla creazione del mondo. Amen».

La lettera al ministro Bianchi

La lettera fu scritta durante il periodo della pandemia e invitava l’allora titolare dell’Istruzione a reintrodurre le prove scritte alla maturità. Ecco un estratto: «Lei sarebbe orientato a riproporre un esame di maturità senza gli scritti come lo scorso anno, quando molti degli stessi studenti, interpellati dai giornali, l’hanno giudicato più o meno una burletta. Nonostante i problemi causati dalla pandemia, per far svolgere gli scritti in sicurezza a fine anno molte aule sono libere per ospitare piccoli gruppi di candidati. E che l’esame debba essere una verifica seria e impegnativa è nell’interesse di tutti. In quello dei ragazzi – per cui deve costituire anche una porta di ingresso nell’età adulta – perché li spinge a esercitarsi e a studiare, anche affrontando quel tanto di ansia che conferma l’importanza di questo passaggio. Solo così potranno uscirne con soddisfazione. È nell’interesse della collettività, alla quale è doveroso garantire che alla promozione corrisponda una reale preparazione. Infine la scuola, che delle promozioni si assume la responsabilità, riacquisterebbe un po’ di quella credibilità che ha perso proprio scegliendo la via dell’indulgenza a compenso della sua frequente inadeguatezza nel formare culturalmente e umanamente le nuove generazioni. Non si tratta quindi solo della reintroduzione delle prove scritte, per molte ragioni indispensabile (insieme alla garanzia che non si copi e non si faccia copiare, come accade massicciamente ogni anno), ma di trasmettere agli studenti il messaggio di serietà e di autorevolezza che in fondo si aspettano da parte degli adulti».

 

 

 

 

 

Caso Padova, Roccella dice che per coppie Lgbt fare figli è innaturale: “Non si è genitori per contratto”


La legge italiana segue "un impianto fondato sulla filiazione naturale" e questo va mantenuto, perché altrimenti si passa a una "filiazione per contratto". Lo ha detto la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, commentando il caso della Procura di Padova che ha impugnato gli atti di nascita di 33 figli di coppie omogenitoriali.
Continua a leggere
1 4 5 6