Indiana Jones e l’ultima crociata stasera su Italia 1: trama, cast e curiosità

Stasera 1 luglio 2023 andrà in onda su Italia 1 il film Indiana Jones e l’ultima crociata, alle ore 21.20. Questa pellicola, che appartiene ai generi avventura e azione, ha debuttato nei cinema di tutto il mondo nel 1989. Il regista è Steven Spielberg mentre la sceneggiatura di questo capitolo della saga, il terzo per la precisione, è stata scritta da Jeffrey Boam. Il cast è ricco di stelle di Hollywood e include Harrison Ford, Sean Connery, River Phoenix e Julian Glover.

Indiana Jones e l'ultima crociata andrà in onda questa sera 1 luglio 2023 su Italia 1, ecco quello che c'è da sapere.
I due attori protagonisti del film, Harrison Ford e Sean Connery (Twitter).

Indiana Jones e l’ultima crociata, trama e cast del film in onda stasera 1 luglio 2023 su Italia 1

La trama racconta le avventure dell’esploratore Indiana Jones (Harrison Ford) partendo con un flashback sulla sua adolescenza. La pellicola si apre nello stato dell’Utah nel 1912 quando, durante un’uscita con gli scout, un giovanissimo Indiana (River Phoenix) si intrufola in una spedizione di archeologi alle prime armi e interviene per strappare il tesoro, la croce d’oro di Coronado, a quelli che in realtà si rivelano come trafficanti. L’obiettivo del giovane Indy è quello di consegnare il reperto a un museo, dove ritiene debba essere custodito e studiato. Dopo un lunghissimo inseguimento fra i vagoni di un treno, Indy torna a casa e trova il padre, Henry Jones Senior (Sean Connery), occupato nello studio dei suoi appunti, quindi troppo distratto per difendere il ragazzo che si trova costretto a cedere la croce ai trafficanti supportati dallo sceriffo. Nel 1938 un adulto Indiana Jones torna sulle tracce della croce, ma questa volta riesce a recuperarla e portarla al sicuro. Dopo qualche tempo, l’archeologo viene richiesto dal miliardario Walter Donovan (Julian Glover), che tenta di assoldarlo per la ricerca del Sacro Graal, il calice usato da Gesù durante l’Ultima Cena.

Indy deride e rifiuta la proposta del miliardario fino a quando non scopre che la persona assoldata prima di lui è misteriosamente scomparsa durante l’impresa L’archeologo sparito è in realtà suo padre Henry Jones Senior e questo convince Indiana a intraprendere subito il viaggio verso Venezia, dove fa conoscenza dell’archeologa Elsa Schneider (Alison Doody). Insieme a quest’ultima farà una serie di scoperte che lo condurranno a compiere passi avanti verso il santo calice. In seguito Indy arriverà in Austria, dove nei pressi di Salisburgo riuscirà a trovare il padre, prigioniero dei nazisti, e a liberarlo. Qui il nostro eroe scoprirà il doppio gioco di Elsa e anche il vero ruolo del misterioso milionario Donovan. Dopo essere fuggiti, i due raggiungeranno prima Berlino e poi Alessandretta mettendosi sulle tracce del sacro calice considerata una reliquia dal valore inestimabile.

Indiana Jones e l’ultima crociata, 5 curiosità sul film 

Indiana Jones e l’ultima crociata, Harrison Ford e i ruoli del suo stuntman

Durante le riprese del progetto, Harrison Ford decise di proseguire nelle scene d’azione senza l’aiuto del suo stuntman Vic Armstrong. Per questa ragione, nella maggior parte delle scene del film è sempre Harrison Ford che interpreta il ruolo di Indiana Jones. Addirittura, come riporta il sito Imdb, Armstrong dovette parlare un momento con Ford e chiedergli di fargli girare qualche scena, altrimenti non avrebbe affatto lavorato.

Indiana Jones e l’ultima crociata, la raccomandazione di Ford per River Phoenix

Fu Harrison Ford a suggerire alla produzione di ingaggiare River Phoenix per il ruolo del giovane Indiana Jones. Ford e Phoenix avevano lavorato precedentemente sul set di Mosquito Coast, film del 1986 diretto da Peter Weir. Da parte sua, River Phoenix disse di essersi ispirato alla figura di Harrison Ford e non a quella di Indiana Jones per interpretare il giovane e impavido avventuriero.

Indiana Jones e l'ultima crociata andrà in onda questa sera 1 luglio 2023 su Italia 1, ecco quello che c'è da sapere.
L’attore River Phoenix (Facebook).

Indiana Jones e l’ultima crociata, il dettaglio della cicatrice sul mento

Nel flashback iniziale, il giovane Indiana Jones si procura un taglio sul mento a causa di una frusta. Da grande, poi, è possibile notare la cicatrice sul mento dell’archeologo. In realtà Harrison Ford ha realmente questa ferita come conseguenza di un incidente stradale in California avvenuto quando aveva 20 anni.

Indiana Jones e l’ultima crociata, le ragioni che hanno spinto Spielberg a dirigere il film

Steven Spielberg ha spiegato le due ragioni che l’hanno spinto a dirigere il film: in primo luogo doveva rispettare l’accordo che aveva con George Lucas, produttore della saga, di dirigere tre lungometraggi, e poi voleva riscattarsi dopo aver subito tante critiche per Indiana Jones e il Tempio Maledetto. Il risultato fu davvero ottimo, visto che il film vinse un premio Oscar per i Migliori effetti speciali e venne definito da Spielberg come il suo preferito della saga.

Indiana Jones e l’ultima crociata, l’idea originale di George Lucas per la pellicola

George Lucas, creatore dei personaggi e della storia e produttore della saga, voleva ambientare questo film in una casa stregata. La sua idea originale era quella di far confrontare l’esploratore con un ambiente paranormale. Tuttavia, Steven Spielberg in precedenza aveva realizzato un lavoro simile, vale a dire Poltergeist – Demoniache Presenze, e voleva cimentarsi in qualcosa di nuovo. Allora Lucas propose l’idea della ricerca del Santo Graal e Spielberg l’accettò, dando poi il suo contributo nell’includere la sottotrama del rapporto tra padre e figlio.

Sulle ali della musica stasera su Rai 1: trama, cast, storia vera e curiosità

Stasera 1 luglio 2023 andrà in onda, sul canale televisivo Rai 1 alle ore 21.25, il film intitolato Sulle ali della musica. Si tratta di un’opera cinematografica che appartiene ai generi biografico e drammatico e ha debuttato nel 2019. La produzione è stata diretta dalla regista Maria Peters che per questo progetto ha curato anche la sceneggiatura. Nel cast del film figurano attori di grande rilievo come Christanne de Bruijn, Benjamin Wainwright, Scott Turner Schofield e Annet Malherbe.

Sulle ali della musica è il film che andrà in onda stasera su Rai 1, ecco trama, curiosità e informazioni sull'opera.
Gli attori protagonisti del film (Facebook).

Sulle ali della musica, trama e cast del film in onda stasera 1 luglio 2023 su Rai 1

La trama della pellicola si concentra sulla storia di Antonia Brico (Christanne de Bruijn), una donna che ha il grande sogno di diventare direttrice d’orchestra. Siamo tra gli Anni 20 e gli Anni 30 del Novecento, un periodo in cui per le donne non è facile aspirare a carriere di questo tipo. Antonia è di origini olandesi ma è emigrata negli Stati Uniti, precisamente a New York, insieme alla famiglia da piccola. In quella che viene definita da molti «la terra delle opportunità», cerca di inseguire il suo sogno dopo aver compiuto 24 anni. Per fare ciò si esercita costantemente a un pianoforte che suo padre (Raymond Thiry), un netturbino, ha trovato per strada. La ragazza continua a studiare anche se tutti gli sconsigliano di inseguire il suo sogno – addirittura il suo maestro di pianoforte la intima di non proseguire e sostenere l’esame per il conservatorio.

Dotata di una forza di volontà incrollabile, Antonia non si lascia abbattere dalle critiche ma decide di proseguire i suoi studi in Olanda. Si reca quindi nella sua terra natia e decide di prendere lezioni da un grande insegnante, il celebre direttore d’orchestra Willem Mengelberg (Gijs Scholten van Aschat). Mengelberg non è molto convinto inizialmente, ma non può nulla contro la determinazione della ragazza. Dopo qualche tempo, il direttore d’orchestra consiglia alla sua allieva di trasferirsi a Berlino, perché lì potrà trovare un ambiente più favorevole e inclusivo. In Germania, Antonia fa sbocciare il suo talento all’Accademia Statale di Musica e raggiunge un traguardo inaspettato, diventando la prima donna a dirigere la famosa Orchestra Filarmonica di Berlino. Il successo professionale rende felice Antonia, che dovrà però affrontare un’ulteriore sfida: l’amore della sua vita Frank Thomsen (Benjamin Wainwright) la pone dinanzi a una scelta decisamente complicata. A questo punto, Antonia dovrà svegliere tra mente e cuore per vivere una vita che possa donargli gioie e gratificazione.

Sulle ali della musica, 4 curiosità sul film 

Sulle ali della musica, la storia vera che ha ispirato il film 

Il film è tratto dalla vera storia di Antonia Brico, nata a Rotterdam il 26 giugno 1902 e morta a Denver nel 1989. Il suo grande risultato fu quello di diventare la prima donna al mondo a dirigere con successo una grande orchestra sinfonica, e ciò avvenne alla fine degli Anni 20 del Novecento. Si tratta di un grandissimo precedente per tutte le donne che in questo ambiente sono state da sempre guardate con diffidenza. Nell’anno dell’uscita del film tra l’altro, per la prima volta nella storia dei Paesi Bassi una donna è stata nominata direttore principale di un’orchestra. Si tratta di Karina Canellakis, che è diventata direttore principale dell’Orchestra Filarmonica della Radio Olandese.

Sulle ali della musica è il film che andrà in onda stasera su Rai 1, ecco trama, curiosità e informazioni sull'opera.
La rappresentazione di Antonia Brico nel film (Facebook).

Sulle ali della musica, l’errore anacronistico presente 

Anche se la pellicola è molto accurata dal punto di vista tecnico, è presente un errore anacronistico. Infatti, nel film a un certo punto l’orchestra esegue alcune parti dell’opera Pierino e il lupo. Si tratta di una delle favole sinfoniche più famose dell’autore Profokiev che venne però scritta ed eseguita per la prima volta a Mosca nel 1936, vale a dire un anno dopo rispetto agli eventi narrati nel biopic.

Sulle ali della musica, le location delle riprese 

Le riprese del film sono state effettuate in diversi luoghi del mondo. Quelle esterne tra Amsterdam, l’Aia e il Belgio, mentre quelle interne sono state realizzate in alcuni studios di Sofia, capitale della Bulgaria, e nel Teatro dell’Opera di Anversa in Belgio.

Sulle ali della musica, gli incassi del film 

Sulle ali della musica è un film che ha avuto un buon riscontro al botteghino. Difatti, la produzione olandese e belga, secondo i dati raccolti dal sito Box Office Mojo, ha ottenuto in totale circa 1 milione di dollari, provenienti principalmente dal mercato occidentale e da quello asiatico.

Il codice della strada di Salvini tra penalismo d’accatto e neo proibizionismo

Benvenuti nella distopia dello Stato etico, per dei più proposto da coloro che vorrebbero rivendersi liberali. Gli indizi del resto c’erano tutti. Anni passati a spiegare quale fosse la famiglia naturale e quale quella innaturale e contro Dio, anni passati a usare la frusta del buon senso per magnificare come si dovrebbe essere per piacere alla gente che piace, anni di promesse agli elettori con l’orizzonte di un governo che spinto dalla maggioranza degli italiani potesse stabilire un perbenismo obbligatorio. Alla fine eccoci qui, al disegno di legge sulla sicurezza stradale di Matteo Salvini che non ha perso il suo fiuto per il populismo penale usato per saziare le sempre più spalancate fauci dell’indignazione.

LEGGI ANCHE: Salvini e le contraddizioni sul codice stradale, tra velocità e tolleranza zero

Temi seri che andavano affrontati con studio e ascolto

Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture confeziona norme che coniugano le sue due più grandi passioni: la lotta alla droga (spauracchio di ogni brava mamma italiana che ringrazia il cielo per non avere un figlio come tutti gli altri, tutte le mamme la pensano così) e il dolore scioccante di chi perde un familiare in un incidente stradale per colpa degli altri. Gli argomenti sono gravi e seri e meriterebbero – come tutti i temi affrontati dalla politica – studio e ascolto. Perché perdere tempo per studiare e ascoltare – deve avere pensato il leghista – quando ci si può permettere di scrivere un ddl che contenga già l’editoriale per presentarlo? Dice Matteo Salvini che «il messaggio è molto chiaro: se ti stronchi di canne, ti impasticchi in discoteca o sniffi a tempo perso e ti metti al volante, lucido sì o lucido no io ti ritiro la patente e fino a tre anni non la rivedi più».

E la lotta all’alcol allora? Disturba le lobby amiche

A ben vedere nelle intenzioni ci dovrebbe essere anche la lotta all’alcol, ma quello è nel campo delle cose che vanno dette senza farle per non disturbare le lobby amiche. Così si legge che arriveranno «modifiche alle norme sulla guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, con l’eliminazione della necessità che il soggetto sia colto in “stato di alterazione psico-fisica” derivante da assunzione di sostanze stupefacenti. Per il perfezionamento del reato, sarà, quindi, sufficiente che un soggetto si metta alla guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, pur non essendo in stato di alterazione». Tradotto: sarà reato essere trovati positivi a sostanze stupefacenti, pur se assunte settimane prima (si resta positivi per settimane) e senza causare pericolo. Siamo allo Stato hegeliano che si pone arbitro assoluto del bene e del male.

Il codice della strada di Salvini tra penalismo d'accatto e neo proibizionismo
Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Le più basilari logiche del diritto penale non valgono più

Non è la responsabilità e l’eventuale danno stabilito dalla legge il principio fondante. Un automobilista che rischia di investire un pedone perché gingilla con il suo telefono rischia 13 punti della patente e mille euro di multa, un guidatore che è perfettamente lucido e in grado di guidare e non investire cose o persone viene sacrificato sull’altare del penalismo d’accatto. Il nesso di causalità tra evento/rischio/danno tanto caro al diritto penale non vale più. In fondo si tratta di un neo proibizionismo messo in atto da politici che non hanno il fisico e il coraggio di imporlo davvero. Sono gli stessi modi con cui si disarticola il diritto all’aborto attraverso l’obiezione di coscienza negli ospedali pubblici, solo per citare uno dei tanti esempi possibili.

Ai politici fanno schifo i drogati: sì, ma quelli poveri

Ma non c’è solo la vergogna dell’essere proibizionisti travestiti da liberali. Sulla questione delle droghe Salvini (come molti altri esponenti della maggioranza di questo governo) mantengono da anni un doppio filo che non ha bisogno di troppe analisi per essere riassunto così: «A noi fanno schifo i drogati, ma quelli poveri». Perché se volessimo essere d’accordo con il ministro Salvini, allora ci sorgerebbe naturale una domanda: se chi ha fatto uso di droghe (riscontrabili nel sangue, quindi anche tempo fa) non è degno di guidare un’auto, cosa dovremmo fare a coloro che hanno fatto uso di droghe la sera prima di votare una legge in parlamento? Non è una responsabilità che tocca una collettività enormemente più ampia? E un medico? Un giudice? Un esponente delle forze dell’ordine con un’arma in tasca? Ci vuole il fisico per imporre lo Stato etico. Forza, Salvini, non ci deluda.

I Coldplay a Milano e l’inchiesta sul pusher dei vip: il racconto della settimana

Quando i Coldplay sono apparsi per la prima volta nel 2000 sulla scena musicale mondiale ci si chiedeva: i ragazzi di questo gruppo brit pop diventeranno i nuovi Radiohead? O i nuovi Verve? Oggi, è chiaro che non erano nessuna di queste cose. In oltre 20 anni di carriera hanno venduto più di 80 milioni di album in tutto il mondo e sono stati nominati per un Grammy 25 volte. Per alcuni sono la band pop più importante al mondo. Personalmente non li avevo mai calcolati più di tanto, ritenendoli una brutta copia degli U2, fino alla primavera del 2008 quando pubblicarono Viva la vida or Death and all his friends che avevo iniziato a mettere in discoteca durante le mie serate Cemeteries of London come pezzo di chiusura. Una roba che non so perché mi ricordava certi lavori degli Stones, tipo You Can’t Always Get What You Want per intenderci, e che letteralmente faceva impazzire la gente, che la cantava a squarciagola con le mani alzate al cielo fino all’ultima parola.

Da quei tempi sono trascorsi un po’ di anni e nel frattempo i pezzi dei Coldplay, di tanto in tanto, li ho passati anche in radio. Soprattutto Fix You, Trouble, Viva la vida, Every teardrop is a waterfall e Adventure of a lifetime. Se è vero, come ho letto da qualche parte, che da un lato la band di Chris Martin piace più o meno a tutti è altrettanto vero che in certi ambienti, diciamo alternativi, non esiste sulla faccia della terra gruppo più odiato e detestato. Un po’ come succede a Jovanotti in Italia, per gli stessi identici motivi (Jova beach docet). Definiti dal New Yorker e dal New York Times la band più insopportabile del primo decennio degli Anni 2000, i Coldplay, in questi giorni hanno concluso il loro tour in Italia facendo sold out ovunque, in tutte le sei date programmate, da Napoli a Milano. Stasera si esibiranno San Siro davanti a 60 mila persone. Ed è questo il motivo per cui adesso accanto al mio tavolo alla Fondazione Prada è seduta Gwyneth Paltrow, con indosso un vestito marinaresco a righe bianche e rosse e un paio di sneaker bianche, che pilucca un piatto di spinaci e un’insalata scondita, di fronte a suo figlio Moses, un ragazzone con tanto di pantaloni corti, camicia e cravatta, in uniforme da scolaretto, simile a quelle che indossa Angus Young durante i concerti degli AC/DC.

Se da un lato la band di Chris Martin piace più o meno a tutti è altrettanto vero che in certi ambienti, diciamo alternativi, non esiste sulla faccia della terra gruppo più odiato e detestato. Un po’ come succede a Jovanotti in Italia, per gli stessi identici motivi

«Mi piacerebbe chiederle se ha con sé una di quelle candele che sanno di vagina», sospiro, indicando Gwyneth con lo sguardo, rivolgendomi al mio amico Carlo B. abbronzatissimo, in Lacoste carta da zucchero, appena tornato da Framura, con cui mi sono dato appuntamento per un caffè. «Lei è la mia preferita in assoluto. Ha i suoi annetti ormai ma è a dir poco ancora una donna formidabile», dice Carlo B. «Devo dirti che non sono mai stato un fan dei Coldplay ma a questo giro una data a San Siro me la sarei fatta, per curiosità», scandisco, fissando ancora Gwyneth, che pare uscita da un film di Wes Anderson, e poi aggiungo: «Deve essere uno spettacolo pazzesco». C’è stato certo anche per me un momento in cui ero innamorato pazzo di Gwyneth Paltrow. Quando rimanevo incantato davanti alla tv a vederla nei panni di Margot Tenenbaum. Nascosta sotto uno spesso tratto di eye-liner, fumava una sigaretta dopo l’altra per tutta la durata del film, con in braccio la sua Kelly di Hermès, indossando una lunga pelliccia di visone su mini-abiti a righe Lacoste e mocassini maschili ai piedi. «E ti dirò di più», proseguo, «questa settimana, potendo, sarei andato anche al mega concerto organizzato da Fedez in Piazza Duomo con tutto il gotha dei giovani trapper e sarei andato anche a vedere Travis Scott all’Ippodromo, tutto fatto di sciroppo». «E invece non andrai?». «No», mugolo. «Credo rimarrò a casa per tutto il week end a fare cose molto démodé, tipo stare sul divano, in pigiama, a leggere un romanzo inglese, ascoltando qualche vecchio disco di Miles Davis o di Coltrane». «Niente Tigullio?». «Niente Tigullio bro, niente barca a vela. Credo che passerò il mio venerdì a scrivere un racconto sulla cocaina che i vip vanno a prendere con le auto blu. Hai letto? La notizia rende totalmente banale e scontato quello che accadeva nel 2007, nei privé dell’Hollywood e del The Club, e l’inchiesta del PM Woodcock, che coinvolse un mio ex compagno di scuola».

I Coldplay a Milano e l'inchiesta sul pusher dei vip: il racconto della settimana
Gwyneth Paltrow e il figlio Moses a Milano (da Instagram).

Lo chiamavano Pietrino, “il pusher dei vip”, era l’uomo che all’epoca trasformava in grandi serate le feste nelle discoteche, perché portava sempre con sé un nutrito numero di smorfie mozzafiato, che comprendevano dive e starlette della tv. Nel 2011 finì addirittura in copertina su Novella 2000, fotografato sotto casa sua a Milano. Pietrino venne definito “la gola profonda” dell’inchiesta su vallette e cocaina, venne accusato di spaccio e la notizia in certi ambienti procurò un bel terremoto, perché vennero coinvolti un sacco di nomi noti e soprattutto le più belle ragazze che all’epoca si vedevano in tutte le trasmissioni televisive. Erano gli anni in cui Fabrizio Corona sciorinava a destra e a manca le sue vanterie e contemporaneamente minacciava e ricattava potenti, calciatori, magistrati e veline varie. Ed erano gli anni in cui Paris Hilton finiva sui giornali perché a Los Angeles era stata  arrestata completamente ubriaca al volante della sua Bentley, con l’accusa di guida in stato di ebrezza.

Quando arriva Silvione a prendermi, a bordo della sua Citroen gialla, del pusher ancora non c’è traccia. Poi fortunatamente il tizio arriva, ci porge una bustina, gli diamo i soldi e se la squaglia. Neanche a farlo apposta siamo davanti al Bar Biancaneve quando una pattuglia dei carabinieri ci affianca per un controllo e Silvione getta l’involucro sotto una macchina

È un venerdì di giugno del 2007, tarda mattinata, e sto rollando uno spino d’erba tagliato con dello Xanax seduto con le gambe incrociate nella mia mansarda in via Tiepolo. Sfoglio il Corriere della Sera e leggo dell’inchiesta di Woodcock con indosso un pigiama di seta tutto stropicciato. Mi sono appena masturbato con un porno scadente che ho visto centinaia di volte dove recita una glaciale Paris Hilton che più che un porno è un sex tape che ha iniziato a girare clandestinamente sul web e sto aspettando che arrivi Allegra e partire con lei per il weekend nella casa che ho affittato a Rapallo. Fingo di rovistare nel mio armadio preparando alla bene e meglio una sacca con qualche vestito quando Allegra entra nella mansarda. «Che succede?», le domando. «Hai visto per caso che fine ha fatto il mio blazer blu a tre bottoni?». «Cosa succede in che senso?», domanda lei, tesa. «Sei in un ritardo pazzesco. Abbiamo il treno tra meno di un’ora». «Ma sei sei ancora in pigiama, cosa vuoi da me?», mi dice, mentre sto scegliendo un paio di occhiali da sole. Resto fermo per un attimo, poi guardo l’orologio che non porto e torno verso il letto dove rovisto nel sacchetto Comme des Garçons che utilizzo per portare le camicie in lavanderia. Distrattamente tiro fuori un capellino da baseball Eral 55 che mi ha regalato la settimana scorsa la baby model. «Che cos’è?», chiede Allegra. «Niente di che», dico, ributtandolo nella borsa. «Andre, voglio davvero che le cose tra noi riprendano a funzionare», dice, esitante. «Ma ho bisogno del mio tempo». «Claro, io sono pazzo di te, tu sei pazza di me. Qual è il problema?». Scrollo le spalle. «Ehi Andre, guardami». «Dimmi, bella». «Non parto con te questo week end. Non mi sento ancora pronta». Mi si gela il sangue. Fisso nel vuoto o in quello che immagino essere il vuoto fino a quando non mi viene da dire: «Come regola non dovresti aspettarti troppo dagli altri, amore», e poi la bacio sulla guancia prima di aggiungere. «Esattamente come faccio io».

La sera, in passeggiata a Rapallo, da solo, sto aspettando il pusher per fare un grosso acquisto di cocaina per una festa alla quale sono stato invitato in una grossa villa tra Paraggi e Portofino. Indosso una camicia oxford bianca di Ralph Lauren, un paio di jeans sdruciti e un blazer blu a tre bottoni. Quando arriva Silvione a prendermi, a bordo della sua Citroen gialla, del pusher ancora non c’è traccia. Poi fortunatamente il tizio arriva, ci porge una bustina, gli diamo i soldi e se la squaglia. Neanche a farlo apposta per uno strano scherzo del destino siamo davanti al Bar Biancaneve quando una pattuglia dei carabinieri ci affianca per un controllo e Silvione getta l’involucro sotto una macchina. «A terra i carabinieri recuperano alcune dosi di cocaina, quattro grammi», recitavano i titoli dei giornali locali la mattina dopo. «Nel registro degli indagati per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio appaiono due ragazzi milanesi di buona famiglia A.F.G e S.R. . Perquisiti anche un appartamento nel centro di Rapallo e una suite dell’esclusivo Hotel Splendido di Portofino, dove i due alloggiano per il week end. Si sospetta che i due giovani siano collegati al giro di droga che a Milano ha portato alla chiusura della discoteca Hollywood». Sia io, che Silvione, che Pietrino frequentavamo lo stesso liceo milanese. Nessuno di noi però nella vita ha mai acquistato cocaina utilizzando le auto blu messe a disposizione dalla Regione.

Saviano: “Salvini non risponderà mai delle falsità su Carola Rackete, protetto dagli amici in Senato”


"Oggi le sentenze dimostrano che tutto ciò che Matteo Salvini ha detto su Carola Rackete era falso, pura propaganda; ma lui di tutte queste falsità non risponderà mai, perché i suoi amici al Senato l'hanno protetto": Roberto Saviano commenta così a Fanpage.it la vicenda del leader leghista e della ex comandante della Sea Watch 3.
Continua a leggere
1 24 25 26