Il grande (e rischioso) fuck you dei Sussex alla Corona

I ribelli Harry e Meghan danno il benservito alla Regina e corrono incontro alla loro libertà. Al secondogenito di Carlo auguriamo ogni bene. Anche se al suo posto non avremmo mai scambiato la solidità di una Royal family con la volubilità di una moglie inquieta.

Potendo sostituire il comunicato ufficiale a firma “Duca e Duchessa del Sussex”, forse avrebbero più semplicemente e italicamente scritto «andate tutti affanculo».

Che è un po’ il senso manifesto della fuga di Harry & Meghan, i cui nomi si intrecciano in un logo da coppia dannata, come quelli di Bonnie & Clyde o, più regalmente, come quelli degli antenati Edward & Wally, anch’essi in fuga, circa 80 anni fa, dalle pesanti regole della corte britannica.

HARRY E MEGHAN IN FUGA COME NE IL LAUREATO

Harry & Meghan gettano alle ortiche i privilegi regali, l’appannaggio, quella vita insulsa fatta di sorrisi di circostanza, visite ai centri di beneficenza, fingendosi interessati ai disegni di bambini disagiati delle periferie, partecipazioni a eventi e cerimonie pompose, in cui offrirsi ai flash dei fotografi per poi finire su giornali che criticheranno il tuo abito, le tue scarpe, il trucco, la smorfia involontaria. Tutta roba che William & Kate si sciroppano senza troppo disagio, ma tant’è: sarai il re d’Inghilterra? E allora beccatela tu questa vita del cavolo. Noi diciamo no e ce ne andiamo, come la coppia de Il laureato che abbandona le famiglie furibonde con un palmo di naso, per salire su un autobus sgarrupato e andare incontro alla libertà e al vero amore.

Archie non crescerà tra maggiordomi e istitutrici e non sarà perseguitato dai fotografi mentre va all’asilo o a pattinare

Naturalmente, non ci saranno autobus scalcinati nella vita di Harry & Meghan, che possono contare sulla rendita milionaria del giovane rampollo della casa reale. Ma fanculo pure alla rendita, i due dichiarano che diventeranno indipendenti, andranno a lavorare. Lei come attrice, si suppone. Lui chissà, forse cooptato nel consiglio di amministrazione di una multinazionale, oppure impegnato a finanziare qualche centro di ricerca per la salvezza del Pianeta. Il loro bambino, Archie, non crescerà tra maggiordomi e istitutrici, non imparerà a camminare dentro saloni affrescati, su tappeti persiani di otto per otto metri, non sarà perseguitato dai fotografi mentre va all’asilo, a scuola, a pattinare.

UNO STORYTELLING INFINITO

La monarchia britannica si conferma un generatore di storytelling senza pari, tanto da fornire in tempo reale nuovo materiale per gli sceneggiatori della serie The Crown, così come le dimissioni di papa Ratzinger hanno generato fiction su fiction. Se poi ci aggiungiamo Bill Gates che ha dichiarato: «Sono troppo ricco, voglio pagare più tasse», allora qui si profila un’abdicazione dell’élite mondiale dal proprio ruolo. Proprio qualche sera fa, alla cerimonia dei Golden Globe, il comedian inglese Ricky Gervais aveva ammonito i divi del cinema: «Voi non sapete nulla della vita reale, quindi non fate discorsi politici, non siete credibili, ritirate il vostro piccolo premio, ringraziate, e andate via». Harry & Meghan, divi anche loro, rinunciano ai loro privilegi per guadagnare una vita reale e dunque forse una credibilità, davanti al mondo, e prima ancora davanti a se stessi. 

Cinicamente, chi ha più esperienza di matrimoni non scambierebbe mai la solidità di una Royal family con la volubilità di una moglie inquieta

Il semplice fatto di nascere come secondo figlio, dopo William, e risultare perciò attualmente solo sesto nella successione al trono, concede a Harry la libertà di fare questa scelta radicale. Non avrà più protezioni, se ne andrà solo nel mondo insieme a Meghan. Gli auguriamo ogni bene, però al suo posto non l’avremmo mai fatto. Ma solo perché, cinicamente, abbiamo più esperienza di matrimoni e non scambieremmo mai la solidità di una Royal family con la volubilità di una moglie inquieta.

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