TurkStream, il patto del gas tra Erdogan e Putin

Operativa la pipeline che corre dalla Russia all'Europa, passando per la Turchia. Un tassello in più nella cooperazione tra Mosca e Ankara.

Il gasdotto TurkStream è ufficialmente operativo. Alla cerimonia di battesimo, oltre al presidente russo Vladimir Putin e al suo omologo Recep Tayyip Erdogan, hanno preso parte anche il primo ministro bulgaro Boyko Borisov e il presidente serbo Aleksandr Vucic. Tutti i quattro leader hanno girato la valvola che dà il via alle forniture. La nuova linea è la seconda a collegare Russia e Turchia dopo il BlueStream e punta a portare il gas in Europa passando per il Mar Nero e per la parte europea della Turchia, bypassando l’Ucraina. La Turchia riceverà 15,7 miliardi di metri cubi di gas all’anno; altrettanti andranno in Europa.

ERDOGAN: «UN PROGETTO DI PORTATA STORICA»

«L’implementazione della costruzione del gasdotto transmediterraneo è la prova del partenariato strategico tra Russia e Turchia che ha prodotto risultati significativi e tangibili», ha dichiarato Putin alla cerimonia. «La cooperazione tra Russia e Turchia sta andando avanti in quasi tutti i segmenti. Nonostante la complicata situazione globale e i tentativi di alcuni attori internazionali di impedire l’espansione della cooperazione tra i nostri Paesi, i nostri sforzi continuano», ha osservato Putin. TurkStream, ha sottolineato Mosca, è un progetto «strategico» che contribuirà «alla stabilità della regione». Erdogan, da parte sua, ha commentato: «Il TurkStream, per cui abbiamo fatto molti sforzi con i nostri amici russi, è un progetto di importanza storica sia a livello delle nostre relazioni bilaterali che della mappa energetica».

LE CRISI SUL TAVOLO DEI DUE LEADER

Prima dell’inaugurazione del gasdotto, Putin ed Erdogan hanno avuto un faccia a faccia. Sul tavolo le crisi in Siria, Libia e Iraq. Putin è giunto in Turchia proprio dalla Siria, dove si è recato per un incontro a sorpresa con Bashar al Assad e ha fatto tappa per la prima volta dall’inizio della guerra anche a Damasco. Un colloquio preparatorio in vista di quello con Erdogan su Idlib, principale nodo irrisolto del conflitto, dove l’intensificarsi dei raid di Mosca e Damasco contro l’ultima roccaforte ribelle ha provocato nelle ultime settimane una nuova ondata migratoria di circa 250 mila persone verso la frontiera turca. L’altro capitolo chiave riguarderà la Libia, dove Erdogan ha annunciato l’invio “graduale” di truppe a sostegno del governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Sarraj contro l’offensiva delle forze del generale Khalifa Haftar, appoggiate da Putin. Una tregua aprirebbe la strada a una spartizione di fatto del Paese tra le regioni di Tripolitania e Cirenaica.

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