Un crowdfunding per i lavoratori di Prato puniti col decreto Sicurezza

Manifestavano contro condizioni di lavoro insostenibili e sono stati multati per "blocco stradale". La campagna di InOltre ora vuole aiutarli a fronteggiare le spese.

A 21 dipendenti di Prato che avevano protestato contro un datore di lavoro che li teneva senza stipendio da sette mesi è stata inflitta una multa di 4 mila euro a testa. In applicazione del decreto Sicurezza di Matteo Salvini. Per aiutarli ad affrontare le spese, una raccolta di fondi è stata lanciata da InOltre Alternativa Progressista: gruppo di giovani del Pd che si definiscono “oltre tutte le correnti” e che con questa iniziativa vogliono attrarre l’attenzione sulla necessità di abolire il decreto. «Prima o poi sarebbe successo, l’abbiamo sempre saputo», dice il presidente di InOltre Giordano Bozzanca. «Anche stavolta il decreto Sicurezza non ci ha stupiti e ci ha dimostrato uno dei suoi tanti e cupi volti».

LAVORO IN NERO E TURNI DA 12 ORE

La vicenda risale allo scorso 16 ottobre e si riferisce alla Tintoria Superlativa, che ha sede in via Inghirami a Prato. Ventuno lavoratori pakistani della società avevano manifestato davanti alla sede, lamentando non solo il terribile ritardo nei pagamenti ma anche altre condizioni che il sindacato SI Cobas ha così riassunto: «Lavoro nero, turni di 12 ore per sette giorni la settimana, paghe di 1.000 euro, niente ferie, malattie o permessi». «Condizioni confermate dal controllo dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro che per la terza volta in quattro anni procedeva alla sospensione dell’attività e all’apertura di un fascicolo presso la Procura della Repubblica per sfruttamento». Nel 2016 erano stati infatti trovati 21 lavoratori in nero. Nel 2018, 15 senza contratto regolare, di cui 10 irregolari costretti a vivere in condizioni igieniche di lavoro precarie. Il 10 luglio 2019 erano stati scoperti altri 15 lavoratori in nero.

L’IDENTIFICAZIONE DI 21 MANIFESTANTI E LA MULTA

La protesta era contro il mancato rispetto di un accordo «che avrebbe dovuto aprire un percorso di regolarizzazione in un contesto di gravissima illegalità imprenditoriale e sfruttamento della manodopera». Durante la manifestazione in strada un’auto travolse però alcuni operai in sciopero, e la sindacalista Sarah Caudiero rimase lievemente ferita a un piede. Ventuno presenti furono così identificati, e adesso sono stati multati per un “blocco stradale” che secondo il sindacato non c’era assolutamente. Per SI Cobas, «l’applicazione del Decreto Salvini contro le legittime proteste dei lavoratori è un campanello di allarme sullo stato di salute delle libertà democratiche sul nostro territorio. Ancora più grave che questo accada andando a sanzionare lavoratori in sciopero che non recepiscono retribuzioni da sette mesi e sono impegnati nella denuncia di situazioni gravissime di sfruttamento ed illegalità imprenditoriale che purtroppo contraddistinguono ancora il distretto pratese».

IL REATO DI BLOCCO STRADALE REINTRODOTTO COL DECRETO

Insomma, «si tratta della prima applicazione a livello nazionale dei nuovi strumenti di limitazione delle libertà democratiche introdotti dal decreto». In effetti il testo ha reintrodotto il reato di “blocco stradale”, che era stato depenalizzato nel 1999. Sono previste pene fino a sei anni di reclusione e l’estensione delle misure previste dal cosiddetto “Daspo urbano” per chiunque «ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione» non solo di infrastrutture di trasporto ma anche di «aree destinate allo svolgimento di fiere, mercati e pubblici spettacoli, di zone di interesse turistico o di presidi sanitari». La Questura di Prato ha appunto interpretato come “blocco stradale” la manifestazione davanti ai cancelli dell’azienda. Secondo SI Cobas persone «fedeli all’azienda» avrebbero aggredito per tre volte i manifestanti con cric, spranghe di ferro e da ultimo con l’investimento della sindacalista. Infine i cancelli sono stati sgomberati dalla Polizia in assetto anti sommossa.

Alcuni fanno i crowdfunding per autopromuoversi, noi per cause sociali coerenti con i valori

Giordano Bozzanca, presidente di InOltre

La cosa ha provocato polemiche all’interno del Pd, con Matteo Orfini che via Facebook ha chiesto di abolire i Decreti Sicurezza e la sottosegretaria allo Sviluppo economico Alessia Morani che ha parlato di «vergogna». Ricordando di non aver mai cambiato idea sulla questione i giovani di InOltre annunciano un doppio impegno: «Da un lato continuando a chiedere l’abolizione dei Ds, mettendone in luce tutti i punti deboli e le norme ingiuste, come quella che ha colpito i lavoratori; dall’altra proponendo a tutta la comunità — pratese, toscana ed italiana — un crowfunding col quale raccogliere dei fondi da far pervenire direttamente ai 21 lavoratori, manifestando loro la nostra solidarietà ed il nostro aiuto nella loro lotta». «Alcuni fanno i crowdfunding per autopromuoversi», dice Bozzanca. «Noi per cause sociali coerenti con i valori».

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