Il caso Paragone spacca un M5s in agonia

Il senatore espulso è pronto a dare battaglia pure in Tribunale. E Di Battista lo appoggia. Potrebbe essere l'ultimo atto disgregatore di una formazione politica in crisi di identità e nei consensi, che ha perso per strada 17 parlamentari.

Il senatore Gianluigi Paragone, espulso dal «nulla» che secondo lui è diventato il Movimento 5 stelle, è pronto a dare battaglia anche in Tribunale. E il Movimento stesso, ormai in agonia per la crisi di identità e nei consensi, stavolta rischia davvero l’implosione. Prima le dimissioni natalizie del ministro Lorenzo Fioramonti, passato al gruppo Misto; poi le polemiche sui mancati rimborsi; infine la “cacciata” di Paragone, “reo” di aver votato contro la manovra e di predicare un ritorno alle origini che piace molto ad Alessandro Di Battista.

PARAGONE L’ARCIGRILLINO

Nel mirino ci sono i vertici, a partire da Luigi Di Maio, e i meccanismi che finora hanno garantito la sua leadership. «Farò ricorso e se mi gira mi rivolgerò anche alla giustizia ordinaria, per far capire l’arbitrarietà delle regole», ha detto Paragone in un video postato su Facebook a meno di 24 ore dall’espulsione decretata dal Collegio dei Probiviri. I pentastellati, per l’ennesima volta, si sono spaccati. E Dibba non solo ha difeso il presunto colpevole, ma lo ha addirittura incoronato «infinitamente più grillino di tanti altri». Accanto al senatore espulso si è schierata anche l’ex ministra Barbara Lezzi, che ha lodato l’autonomia di pensiero del collega dissidente e ha attacca il M5s che «espelle gli anticorpi». Poco dopo il suo post è stato condiviso dal senatore Mario Giarrusso, che ha già attaccato frontalmente Di Maio sul tema dei rimborsi, sostenendo di non averli pagati perché ha dovuto provvedere alle «spese legali legate alla sua attività politica», invitando il capo politico a dare lui le dimissioni.

IL M5S HA PERSO PER STRADA 17 PARLAMENTARI

Non mancano nemmeno quanti hanno scelto di posizionarsi contro Paragone, non perdonando all’ex conduttore televisivo soprattutto il giudizio tranchant sul «nulla» in cui si sarebbe degradato il sogno di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. Di Maio stesso gli ha risposto su Facebook, pur se indirettamente: «In appena 20 mesi abbiamo già approvato 40 provvedimenti. Niente male per un Movimento per la prima volta al governo, no?». Di fatto, però, con l’ultima ‘cacciata’ sono 17 i parlamentari che il M5s ha perso per strada dall’inizio della legislatura, ossia dal 23 marzo 2018. Tra loro, 11 gli espulsi mentre tre senatori sono passati direttamente alla Lega (Francesco Urraro, Stefano Lucidi e Ugo Grassi), oltre al recentissimo addio di Fioramonti che è andato al Misto.

L’INDIGESTA ALLEANZA CON IL PD

Su Paragone, nessuna sorpresa. l’ex direttore della Padania non ha mai digerito l’alleanza con il Pd e mai l’ha nascosto. A parole, con toni sempre più accesi, e nei fatti con il voto. Da sempre contrario allo scudo penale ad ArcelorMittal per l’Ilva, a dicembre aveva votato ‘no’ anche alla risoluzione di maggioranza sul fondo salva-Stati. Fino al colpo di grazia del no alla manovra. Lui si difende appellandosi alla forza rivoluzionaria del Movimento che rischia di sparire: «Possiamo litigare con qualche collega, ma il grosso, fuori nel Paese, crede che ci sia ancora bisogno di una forza che dica che ci sono delle ingiustizie. Questa era la forza dei Cinque Stelle».

IL RITORNO ALLE ORIGINI E CHI POTREBBE INCARNARLO

Un approccio che ha subito trovato la sponda di Di Battista e di quanti nel M5s guardano a lui per una nuova leadership: «Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con Paragone. Vi esorto a leggere quel che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto». Paragone ringrazia e rafforza l’asse: «Ale rappresenta quell’idea di azione e di intransigenza che mi hanno portato a conoscere il Movimento: stop allo strapotere finanziario, stop con l’Europa di Bruxelles. Io quel programma lo difendo perché con quel programma sono stato eletto».

GLI ULTIMI DIFENSORI DI DI MAIO

Il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, ribatte: «Se ci definisci il nulla, perché rimanevi nel nulla prima di essere espulso?». Mentre Paola Taverna usa il sarcasmo: «Ehi Gianluigi, a quando il nuovo libro con tutte le rivelazioni?». Toni duri anche dal vice presidente del Parlamento europeo, Fabio Castaldo: «Criticare le scelte operate a livello nazionale è un conto, ma dare del nulla a chi ha lottato, a chi si è sacrificato per un sogno, è per me inaccettabile. Se questo è quello che intendeva, dovrebbe scusarsi». Luigi Gallo, altro M5s tra i più fedeli e presidente della commissione Cultura della Camera, rilancia: «Sarebbe bello interrogarsi su quello che ha fatto Paragone in due anni da parlamentare. Il nulla cosmico».

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