Femminicidio Sofia Castelli: Atqaoui nascosto nell’armadio fino all’alba

Zakaria Atqaoui, durante l’interrogatorio di garanzia tenutosi martedì primo agosto nel carcere di Monza, in cui ha confermato alla gip Elena Sechi l’omicidio, già confessato ai carabinieri di Sesto San Giovanni e alla pm, della ex fidanzata Sofia Castelli, ha dichiarato: «Quando vado a dormire penso a come ho fatto a essere stato in grado uccidere». Come riportato da Adnkronos, Atqaoui, convinto che la ex avesse una nuova relazione, venerdì 29 luglio si è impossessato di un mazzo di chiavi dell’appartamento in cui la 20enne viveva, attendendo il ritorno della giovane fino all’alba, restando nascosto in un armadio.

L’omicidio e la confessione

Il ragazzo ha atteso che Sofia si addormentasse e, secondo quanto riferito, è andato in cucina a prendere un coltello, rendendosi conto che «non era adatto» per via della punta spezzata e la lama seghettata. A quel punto lo ha riposto nell’armadio ed è tornato in cucina a prenderne un altro. Come riportato dall’agenzia, ha dichiarato: «Mi sono scagliato contro Sofia, ho sferrato il primo colpo al collo e poi altre due volte. Quando ho preso coscienza di ciò che era successo ero zuppo di sangue, fuori dalla stanza. Mi sono tolto i vestiti. Tremavo. Non mi sentivo bene. Sono andato in sala, ho messo dei vestiti, credo che fossero del padre. Ho messo le scarpe di Sofia». Una volta uscito, lasciando la porta di casa aperta, Atqaoui camminando e fumando una o due sigarette, ha «capito di aver commesso un omicidio» ed è andato a confessare tutto alla Polizia locale.

Scambia hashish per cioccolato, bimba si sente male

Una bambina di dieci anni si è sentita male dopo aver mangiato dell’hashish che aveva scambiato per cioccolato. È accaduto a Mondragone, nel Casertano. Il papà della bimba, a cui apparteneva la droga, è stato denunciato dai carabinieri per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e lesioni personali colpose. I militari del reparto territoriale di Mondragone sono intervenuti quando l’uomo ha chiamato l’ambulanza in seguito al malore della figlia, che aveva iniziato a vomitare e ad accusare forti dolori addominali.

Nel Casertano, una bimba di dieci anni si è sentita male dopo aver ingerito dell'hashish scambiandolo per del cioccolato.
Ambulanza (Getty Images).

L’hashish lasciato in un barattolo per cioccolato

I carabinieri hanno accertato, anche per le ammissioni del padre, che questi aveva lasciato incautamente l’hashish in un barattolo normalmente destinato a contenere cioccolato, e la bambina l’aveva trovato sul tavolo della cucina e lo aveva ingerito. La piccola è stata immediatamente medicata dai sanitari del 118 e poi condotta in ospedale, ma è fuori pericolo, mentre il padre è stato denunciato.

Justin Trudeau e la moglie Sophie si separano dopo 18 anni

Il premier canadese Justin Trudeau e sua moglie Sophie Gregoire si lasciano dopo 18 anni di matrimonio. In una breve dichiarazione pubblicata sui suoi social media il primo ministro ha annunciato che dopo «molte conversazioni significative e difficili» i due hanno «preso la decisione di separarsi». La coppia ha tre figli.

«Rimaniamo una famiglia unita da un profondo rispetto reciproco»

Nel suo profilo Instagram, Trudeau ha aggiunto: «Come sempre, rimaniamo una famiglia unita da un profondo amore e rispetto reciproco e per tutto ciò che abbiamo costruito e continueremo a costruire».

Trenitalia: accordo per duemila assunzioni e rinnovo del contratto a Italo

Trenitalia ha chiuso l’accordo che prevede duemila assunzioni, che superano del 50 per cento il turn over nei settori degli equipaggi, della manutenzione rotabili, del commerciale e degli uffici. «È stata mantenuta la promessa» ha commentato il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Matteo Salvini, che ha espresso «grande soddisfazione» per l’intesa raggiunta. Con Italo è stata siglata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto collettivo aziendale, scaduto a dicembre 2021, che avrà durata fino al 31 dicembre 2024.

Minimi: previsto aumento di 110 euro

Dal punto di vista economico sui minimi è previsto un aumento di 110 euro in due step, 80 euro a settembre e 30 euro ad agosto 2024 come quanto stabilito nel rinnovo del contratto nazionale delle attività Ferrovie che si applica al gruppo Fs. «Questo» – spiega Filt Cgil – «rappresenta un altro passo importante per equiparare condizioni contrattuali e salariali tra le due aziende ferroviarie». Il rinnovo del contratto di Italo prevede 800 euro di una tantum per la vacanza contrattuale ad agosto e 200 euro in welfare a settembre. Aumenti anche per le indennità di trasferta staff e la diaria per il personale degli equipaggi.

Massacro alla sinagoga di Pittsburgh: il killer è stato condannato a morte

L’uomo armato che nel 2018 ha massacrato 11 persone nella sinagoga di Pittsburgh, in Pennsylvania, è stato condannato alla pena di morte. Si è trattato del più cruento attacco antisemita nella storia americana. La difesa di Bowers, come riportato dalla Cnn, ha sottolineato «la sua infanzia difficile e i problemi di salute mentale». 

Cnn: «Esecuzione pena di morte nel 2027»

Secondo la Cnn, la pena di morte per Robert Bowers, 50 anni, dovrebbe essere eseguita per l’ottobre 2027. È la prima pena di morte federale imposta sotto l’amministrazione Biden. La decisione di condannare a morte il killer è stata unanime. I pubblici ministeri hanno sostenuto che Bowers ha compiuto gli omicidi a causa del suo «odio verso gli ebrei» e hanno evidenziato le testimonianze dei membri della famiglia delle vittime che parlavano dei loro cari, nonché la «mancanza di rimorso» di Bowers per le sue azioni.

Stromboli, frana finisce in mare: paura per un gommone sotto costa. Il video

Sfiorata la tragedia sull’isola di Stromboli, dove mercoledì due agosto una frana è finita in mare sul costone della vecchia sciara, in località Lazzaro, tra Ginostra e Stromboli. Poco prima che i detriti e le pietre finissero in mare, alcuni turisti a bordo di un gommone posizionato sotto costa sono riusciti a mettersi in salvo.

IL VIDEO DELLA FRANA

«L’area andrebbe segnalata e delimitata»

L’ex delegato comunale e abitante di Ginostra Gianluca Giuffrè ha dichiarato ad Adnkronos: «È stata una frana imponente. Sono caduti massi enormi e per puro caso non è successo nulla di grave. Un gommone è riuscito a scappare appena in tempo. Spesso lì, alla vecchia Sciara, sostano numerose imbarcazioni. Sarebbe il caso di apporre una cartellonistica e delimitare l’area».

Totti-Blasi, i Rolex restano condivisi: il giudice conferma l’affido congiunto

I quattro Rolex al centro di uno scontro infinito tra Francesco Totti e Ilary Blasi «saranno a disposizione di entrambi». Lo ha deciso il dottor Cinque, presidente del collegio della VII sezione del Tribunale civile di Roma, che ha respinto l’appello della conduttrice contro la precedente sentenza del giudice Francesco Frettoni. Quest’ultimo aveva già stabilito il primo giugno del 2023 che i preziosi orologi devono essere condivisi e affidati a una terza figura, un custode. La conduttrice tv ha tentato di ribaltare la sentenza, ma senza fortuna. Sulla proprietà dei quattro Daytona si dovrà esprimere un altro magistrato all’interno di un’altra causa.

I Rolex di Francesco Totti e Ilary Blasi restano condivisi
Ilary Blasi (Imagoeconomica).

I Rolex saranno portati in un luogo sicuro e accessibile

Adesso i Rolex saranno portati, per ordine del tribunale, in un luogo definito «sicuro e accessibile». Si tratta di una cassetta di sicurezza cointestata, che permetterà a entrambi di utilizzarli in egual modo. Avendo perso l’appello, Ilary Blasi dovrà pagare le spese legali. I quattro orologi valgono circa 80 mila euro ciascuno ed è stato Totti a reclamarli dopo la separazione. La vicenda legata agli orologi si protrae da mesi. Nell’ottobre del 2022 il programma Striscia la Notizia ha consegnato il tapiro d’oro all’ex capitano della Roma proprio per questa situazione.

I Rolex di Francesco Totti e Ilary Blasi restano condivisi
Francesco Totti (Imagoeconomica).

La scomparsa dei Rolex

A luglio, però, la vicenda si è tramutata in un vero mistero. Il Corriere della Sera ha spiegato che Ilary Blasi aveva denunciato la sparizione dei Rolex. Ma all’appello non mancavano soltanto gli orologi. Si parla di borse e gioielli. Tra gli orologi scomparsi ci sarebbe anche un Daytona Rainbow del valore di circa un milione di euro. A fine giugno la conduttrice tv ha restituito invece all’ex marito le chiavi del centro sportivo La Longarina.

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Rdc, Calderone alla Camera: «C’è chi soffia sul dissenso sociale»

La ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha risposto a un’interrogazione sulla fine del reddito di cittadinanza e l’avvio delle nuove misure. Durante il question time alla Camera ha dichiarato: «Questo governo, attraverso l’incentivo al lavoro e il sostegno necessario ai nostri concittadini più fragili, impiega ogni ora del suo tempo per contrastare e ridurre quel disagio sociale su cui qualcuno, al contrario, soffia cercando di costruire il dissenso».

La ministra: «112 mila su 159 mila sono abili al lavoro»

Calderone ha snocciolato i dati, spiegando che dei 159 mila soggetti a cui è stato tolto il reddito di cittadinanza «112 mila sono attivabili sul patto del lavoro e il 35 per cento di questi ultimi risulta iscritto a una delle politiche attive previste. E quindi godrà dal 1 settembre prossimo del beneficio dei 350 euro al mese previsti dal Supporto per la formazione e lavoro». E ha aggiunto: «Questo è un obiettivo che il governo non intende mancare ma trascurato da chi, oggi, agitando gli animi evoca disordini».

Calderone: «Al presidio di Napoli circa 30 persone»

A chi ha chiesto se non ci sia il rischio di una «bomba sociale» ha poi risposto: «Si sono registrate 39 iniziative nel 2023 di cui tre dal 28 di luglio che nel complesso non hanno fatto rilevare particolari turbative. Anche il presidio di Napoli del 31 luglio nei pressi della sede Inps ha visto la partecipazione di circa 30 persone. Il ministero dell’Interno seguirà con attenzione l’evolversi della situazione». E c’è anche chi la accusa di essere sparita dopo gli sms inviati alle famiglie. Calderone replica: «Non ho mai pensato di sottrarmi al confronto con il Parlamento sui temi di cui mi occupo. Dedico sempre il massimo impegno allo scopo di fornire puntuali risposte ai quesiti che mi vengono posti anche quando gli stessi sono mossi da ragioni di parte e propagandistici».

Sul reddito di cittadinanza interviene la ministra Calderone: «C'è chi soffia sul disagio sociale»
Il messaggio con cui è stata comunicata la sospensione del reddito di cittadinanza (ANSA).

Le critiche di Conte e della Cgil

Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, è stato tra i primi a rispondere alla ministra: «Ripensateci, convocate un Cdm, fermate questo scempio. Mandate un nuovo sms e chiedete scusa». E ha proseguito attaccando il governo: «Avete insultato, chiamando “divanisti”, dicendo che non volevano lavorare. Dopo nove mesi, possiamo dire che chi non vuole lavorare è questo governo. Divanisti siete voi». Daniela Barbanesi, segretaria confederale della Cgil, ha parlato di «deludente assenza di concrete risposte da parte della ministra Calderone. Ribadiamo con forza la nostra richiesta di prorogare almeno fino al termine del 2023 il Reddito di Cittadinanza, unico strumento universale di contrasto alla povertà, affinché nessuno venga lasciato solo».

Gianni Alemanno: «Al fianco degli esodati del rdc»

E intanto a destra c’è chi sfida apertamente il governo. L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, portavoce del comitato Fermare la Guerra e leader del Forum per l’Indipendenza Italiana (che dal convegno di Orvieto ha sfidato Meloni) si è recato al presidio di Napoli. «Dobbiamo stare a fianco di questi veri e propri esodati del rdc che prima della scadenza dei 18 mesi previsti dal contratto firmato con lo Stato, si sono visti privare di ogni sussidio, oltretutto proprio nel mese di agosto. Ci sono le basi per un ricorso alla magistratura per ottenere il completamento dei benefici di legge fino alla fine del tempo previsto».

Sul reddito di cittadinanza interviene la ministra Calderone: «C'è chi soffia sul disagio sociale»
Uno striscione durante una protesta contro la sospensione del reddito di cittadinanza (ANSA).

E ha lanciato l’appello: «Bisogna lavorare per una legge che sostituisca il rdc non con misure confuse e problematiche come quelle oggi previste dal governo, ma con lavori socialmente utili che evitino alla gente assistita di vegetare o di fare del lavoro nero». Alemanno e Marcello Taglialatela, presidente di Campo Sud, sono i promotori di un’iniziativa che punta a dare assistenza legale gratuita a chi ha ricevuto via sms la comunicazione sullo stop al reddito di cittadinanza.

Ater di Latina: Enrico Della Pietà è il nuovo commissario

Enrico Della Pietà è il nuovo commissario dell’Ater di Latina, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica. Il decreto è stato firmato dal presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che questa mattina ha nominato i commissari straordinari delle aziende territoriali per l’edilizia residenziale pubblica, oltre che della provincia pontina, anche di quelle di Viterbo e Rieti, con tre distinti decreti.

Con decreto a firma del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, Enrico della Pietà è stato nominato commissario dell'Ater di Latina.
Ater di Latina (Web).

«Lasciamo un’azienda sana con i conti in equilibrio»

Della Pietà, già componente del consiglio di amministrazione dell’Arsial, l’agenzia regionale per lo Sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio, è stato consigliere comunale e provinciale a Latina. A precederlo in Ater Marco Fiorivante che ha lasciato l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica pontina nel giugno scorso quando aveva dichiarato: «Lasciamo una azienda sana con i conti in equilibrio, con investimenti in nuovi interventi, manutenzione ed efficientamento energetico del patrimonio preesistente per 50 milioni di euro».

 

Niger, i rischi per il Sahel e le mire della Russia

A una settimana dal golpe che il 27 luglio ha rovesciato il presidente Mohamed Bazoum, e mentre è in corso l’evacuazione da parte di Francia e Italia dei propri connazionali, il 2 agosto il Niger ha riaperto i confini terrestri e aerei con cinque Paesi limitrofi – Algeria, Burkina Faso, Libia, Mali e Ciad. Tra cinque giorni scadrà l‘ultimatum per ripristinare l’ordine costituzionale richiesto dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) che non ha escluso l’uso della forza in caso la scadenza non venisse rispettata. Giovedì una delegazione dell’Ecowas, guidata dall’ex presidente nigeriano Abdulsalami Abubakar, si recherà domani a Niamey per un tentativo di mediazione. Intanto a livello internazionale crescono le pressioni sui golpisti: l’Ue, la Francia e la Germania hanno sospeso i loro aiuti al Paese, economicamente dipendente da alleati stranieri.

Niger, sahel e le mire della russia
Il generale Abdourahamane Tchiani (Getty Images).

Flussi migratori e lotta al terrorismo: perché il Sahel è un’area strategica

Dopo la deposizione di Bazoum, democraticamente eletto nel 2021, ha preso il potere il generale Abdourahamane Tchiani, capo della guardia presidenziale che proprio Bazoum stava cercando di smantellare. Da giorni si svolgono nel Paese manifestazioni di sostegno a Tchiani, con tanto di bandiere russe e slogan a sostegno di Mosca. La situazione è grave, soprattutto per le potenze europee che contavano sul Niger per stabilizzare il Sahel, regione subsahariana fondamentale per il controllo dei flussi migratori e per il contrasto al terrorismo. E dove si trovano ampi giacimenti minerari. Per dare un’idea il Niger, uno dei Paesi più poveri al mondo con un Pil pro-capite che nel 2020 non arrivava a 600 dollari, fornisce circa il 7 per cento delle riserve mondiali di uranio.

Diori Hamani International Airport in Niamey
Lotta al terrorismo in Mali (Getty Images).

La mire della Russia che attraverso la Wagner si è sostituita alle forze armate occidentali

Negli ultimi tre anni nel Sahel si sono verificati tre colpi di Stato – due in Mali e uno in Burkina Faso – che si sono conclusi con l’espulsione delle forze armate occidentali, impegnate nell’area in operazioni di addestramento alle forze locali e di supporto nel contrasto ai gruppi jihadisti. Al loro posto è subentrata la Russia attraverso il gruppo Wagner. Un copione che potrebbe ripetersi anche in Niger, Paese dilaniato dai colpi di Stato sin dall’anno della sua indipendenza dalla Francia nel 1960 e dove il penultimo golpe risale al 31 marzo 2021, due giorni prima del giuramento di Bazoum. Non a caso, in un audio la cui autenticità però non è stata verificata, il fondatore della Wagner Yevgeny  Prigozhin ha dato il suo «pieno sostegno» alla «sollevazione anti-colonialista» nel Paese. Anche se né agli Usa né all’Ue risulta che ci sia stata una regia russa dietro al colpo di Stato. Anzi, Mosca ha rivolto un appello per i negoziati, perché, si legge in una nota, «la minaccia dell’uso della forza contro il Niger non contribuirà alla risoluzione del conflitto». «Riteniamo estremamente importante non consentire un ulteriore degrado della situazione nel Paese. Chiediamo di garantire un dialogo nazionale per ripristinare la pace civile, la legge e l’ordine», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Vero è che nella fascia subsahariana la presenza della Wagner è radicata. I mercenari alimentano la visione di Mosca come alleato fedele dell’Africa anche in nome della sua “storica” opposizione al colonialismo, che risale ai tempi dell’Unione Sovietica. L’Urss si era infatti garantita un’ampia sfera di influenza nel Continente, dalla Libia al Mali, sostenendo  i processi di decolonizzazione. Da lì Mosca e la Wagner sono ripartite, in parte riscrivendo la storia, in parte sfruttando vecchi legami stretti soprattutto tra i militari, molti dei quali addestrati in Urss. Wagner offre anche servizi di sicurezza ai leader africani, addestramento e sostegno alle truppe. In cambio impone la Russia come fornitore di armi, mezzi ed equipaggiamenti per gli eserciti locali. Secondo l’Ispi, nel 2022 la Russia avrebbe fornito il 40 per cento delle commesse militari in Africa, là dove Stati Uniti, Cina e Francia rappresentavano rispettivamente il 16, il 9,8 e il 7,6 per cento del totale. Oppure pretende per la Federazione i diritti esclusivi per lo sfruttamento delle risorse, come nel caso del Sudan dove la Russia dal 2014 – anno d’inizio della guerra nel Donbass – ha messo le mani sull’oro del Darfur. Un interesse, quello di Mosca, che alimenta problematiche preesistenti, in una spirale di instabilità che danneggia soprattutto la popolazione locale, stretta nella morsa della povertà e della violenza, spesso costretta all’emigrazione.

Niger, sahel e le mire della russia
Una manifestazione pro Wagner in Mali (Getty Images).

Come il Sahel è diventata la nuova provincia dello Stato islamico

La sequela di colpi di Stato nel Sahel e l’instabilità politica dell’area sono causate da una cronica crisi democratica. Non va dimenticato poi che anche il Senegal, un altro Stato considerato fondamentale per la stabilizzazione dell’area e che fino a poco tempo fa era citato come esempio virtuoso, è attraversato da forti tensioni. Le istituzioni vacillano per la corruzione diffusa, ma anche per la crisi economica cui si è aggiunta la carenza di grano e mais. Non è un caso che il colpo di Stato in Niger si sia consumato negli stessi giorni in cui Putin teneva a San Pietroburgo il summit con i capi di Stato africani promettendo di fornire al Continente tonnellate di grano. Il presidente russo sa bene, infatti, che può sfruttare la leva delle forniture alimentari per soffiare sull’instabilità del Sahel, aumentando i prezzi dei beni alimentari o provocando delle carestie che andrebbero ad accrescere i flussi migratori e, quindi, la pressione sugli Stati nordafricani ed europei. C’è poi la questione sicurezza. La regione è una prateria sia per i trafficanti di esseri umani sia per i gruppi jihadisti che le missioni occidentali e le forze armate locali non hanno saputo arginare. Nel 2022 il Sahel è stato proclamato  «provincia dello Stato islamico in Africa». Nello stesso anno sempre Daesh ha condotto metà dei suoi attacchi nel continente africano, considerato ormai la nuova frontiera del jihadismo globale. Nell’ultimo anno le violenze dei gruppi fondamentalisti hanno raggiunto un nuovo record, con un incremento del 22 per cento rispetto all’anno precedente, mentre il numero delle vittime è salito del 48 per cento secondo il think tank Africa Center che ricorda come il 40 per cento delle attività dei miliziani si svolgano nel Sahel. Nell’ultimo rapporto di Reporter Senza Frontiere (RSF) l’area è definita una «no-news zone», una zona priva di copertura informativa.

Niger, i rischi per il Sahel e le mire della Russia
L’evacuazione dei cittadini occidentali (Getty Images).

La presa di Mosca sull’Africa potrebbe indebolirsi

Il summit di San Pietroburgo ha fornito due indicazioni. Molti Stati che si servono della Wagner erano preoccupati dalle possibili ricadute del tentato colpo di Stato di Prigozhin. La presenza di quest’ultimo al summit dovrebbe averli tranquillizzati. Ma il fatto che solamente 17  leader africani, contro i 43 dell’edizione del 2019, abbiano preso parte all’incontro potrebbe essere un segnale di indebolimento della Russia in Africa. Del resto, se la maggioranza degli Stati africani alle Nazioni Unite si è astenuta dalle votazioni sull’Ucraina, di fatto aiutando la Russia, solamente due Stati – Mali ed Eritrea – hanno sempre votato come Mosca. Segno che i Paesi africani perseguono i loro interessi e che potrebbero decidere di voltare le spalle al Cremlino se ciò dovesse risultare più conveniente.

La Romania alla Russia: «Inaccettabili gli attacchi vicino al nostro confine»

«I continui attacchi della Russia contro le infrastrutture civili dell’Ucraina sul Danubio, in prossimità della Romania, sono inaccettabili. Sono crimini di guerra e compromettono ulteriormente la capacità d Kyiv di trasferire i suoi prodotti alimentari a chi ne ha bisogno nel mondo». Lo ha scritto su Twitter il presidente romeno, Klaus Iohannis, dopo l’attacco con droni kamikaze a Izmail, porto fluviale cruciale per il trasporto dei cereali ucraini.

Dopo l’attacco dei droni russi, il terminal fluviale e l’edificio amministrativo della Danube Shipping Company di Izmail sono stati distrutti e tutte le operazioni sono state sospese. Lo ha riferito l’Ukrainska Pravda citando fonti militari e della struttura industriale sul Danubio, nella oblast’ di Odessa. Il ministro ucraino delle Infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, ha dichiarato che quasi 40 mila tonnellate di cereali destinati a Cina, Israele e Paesi africani sono state danneggiate, nel crollo di un silo.

Romania a Russia: «Inaccettabili gli attacchi vicino al confine». Droni kamikaze hanno colpito il porto fluviale di Izmail, sul Danubio.
Cereali ucraini nel porto di Izmail (Getty Images).

Il porto di Izmail si trova dalla parte opposta del Danubio rispetto alla Romania, Paese membro della Nato, ed è stato usato come principale via alternativa dall’Ucraina per le esportazioni di grano da quando Mosca si è sganciata dall’accordo. A seguito della mancata proroga del patto, l’esercito di Mosca ha intensificato gli attacchi ai porti ucraini. E quello di Izmail era stato già colpito. Così aveva twittato infatti Iohannis il 24 luglio: «Condanno fermamente i recenti attacchi russi contro le infrastrutture civili ucraine sul Danubio, molto vicino alla Romania. Questa escalation pone seri rischi per la sicurezza nel Mar Nero. Colpisce anche l’ulteriore transito del grano ucraino e quindi la sicurezza alimentare globale». Secondo quanto dichiarato il ministero degli Esteri di Kyiv, ammontano a 180 mila tonnellate le scorte di cereali perse negli ultimi 10 giorni di luglio.

Romania a Russia: «Inaccettabili gli attacchi vicino al confine». Droni kamikaze hanno colpito il porto fluviale di Izmail, sul Danubio.
Izmail (Getty Images).

Il saluto della Juventus a Gigi Buffon

«Buffon si ritira, grazie Gigi». Titola così il saluto della Juventus, pubblicato sul sito ufficiale della squadra, dopo la recente diffusione della notizia sul ritiro dell’ex portiere. Come una lettera si apre poi con «Caro Gigi, oggi è molto difficile trovare le parole giuste. È molto difficile parlare di un calcio che oggi saluta il suo numero uno per eccellenza. Noi ci siamo già salutati, abbiamo già celebrato la storia irripetibile vissuta insieme, ma ogni volta avevamo la consapevolezza che tu avresti continuato a prendere in giro il tempo. Questa volta sappiamo che hai deciso di scrivere la parola fine e togliere per l’ultima volta quei guanti con cui hai saputo modellare una carriera straordinaria».

«Hai riscritto il concetto di insuperabile, imbattibile ed eterno»

La società ripercorre i suoi successi: «Oggi, ancora una volta, ti ringraziamo, sapendo che questo è uno di quei momenti che verranno ricordati nella storia del calcio. Perché non sei semplicemente stato il più forte, hai fatto di più. Hai dato un volto a un ruolo, sei diventato IL portiere. C’è chi si è avvicinato al calcio vedendoti già nell’Olimpo dei più grandi, magari ammaliato proprio da quello che tu eri in grado di fare tra i pali. C’è chi ti ha visto muovere i primi passi sul campo, scorgendo un talento incredibile e stupendosi poi per quanto quel talento fosse sconfinato, infinito. Perché, diciamo la verità, hai stupito tutti, anche chi aveva le aspettative più alte, perché quello che hai saputo fare era semplicemente inimmaginabile. C’è chi ha visto altri grandissimi e pensava di aver visto tutto, magari con la convinzione che il nuovo raramente possa avvicinarsi davvero alla storia, e invece ti ha visto cancellare convinzioni e riscrivere il concetto di insuperabile, imbattibile ed eterno».

La società bianconera: «Oggi finisce un’era»

Un lungo saluto che si conclude con queste parole: «Sei stato il giocatore che ha vestito più a lungo la nostra maglia, quello che ha vinto più titoli, il secondo in assoluto per numero di presenze, ovviamente il portiere con il maggior numero di clean sheet. Sei stato il nostro capitano e il nostro baluardo. Sei stato semplicemente Gigi. In questa giornata tutti ripenseremo alle tue parate incredibili, al modo in cui hai attraversato la storia, salutando fenomeni e vedendo emergere i loro eredi. E tu sempre lì. La costante, la certezza, il campione che con un sorriso sapeva scacciare via ogni paura e dare a tifosi e compagni la sensazione di poter essere davvero inviolabili. Hai fatto sognare e hai reso i sogni realtà. Oggi finisce un’era e siamo profondamente onorati di averla vissuta. Siamo stati parte della tua storia e tu sei stato parte della nostra. Grazie, Gigi! In bocca al lupo per la tua nuova vita».

Green Note, nella Foresta Umbra riparte il festival del jazz

Dal 5 al 26 agosto parte la terza edizione del Green Note – Gargano Jazz and Food, il jazz club esperienziale nel cuore del Parco del Gargano nella Foresta Umbra.

L’evento per promuovere tre eccellenze tutelate dall’Unesco

Ispirandosi al celebre Blue Note, il jazz club delle metropoli internazionali, il Green Note sveste i panni del contesto urbano e si cala negli scenari naturalistici per promuovere tre eccellenze tutelate dall’Unesco: la Foresta Umbra, il jazz e la dieta mediterranea. Si inizia il 5 agosto con GeGè Telesforo, compositore e produttore discografico foggiano che si esibirà con alcuni singoli dell’album Big Mama, un tributo al blues e al suono delle formazioni del periodo jazz – groovy fine Anni 50.

Presenti Corrado Tedeschi e Rita Marcotulli

Il 12 agosto è la volta di Corrado Tedeschi, ex volto Rai e oggi attore teatrale. Accompagnato da Pasquale Stafano al piano, racconterà l’incontro tra Miles David e Bill Evans nel testo scritto da Massimo Gagliardi. Si prosegue sabato 19 con l’esibizione al piano di Rita Marcotulli, tra omaggi a cantautori popolari italiani come Modugno e Pino Daniele e improvvisazioni. Ultimo appuntamento il 26 agosto con la compagnia di danza contemporanea Res Extensa e il Luca Giannotti Trio. I ballerini si esibiranno in uno spettacolo completamente immerso nella natura, creato unicamente per questa location da Elisa Barucchieri. L’evento è creato in collaborazione con Elda Hotel, Groove master edition e Teatro Pubblico Pugliese, con il patrocinio del Parco nazionale del Gargano e dei comuni di Monte Sant’Angelo, Vico del Gargano e Vieste.

L’Argentina protesta per le manovre militari della Gran Bretagna alle Falkland

Il governo argentino ha ribadito oggi il suo «rifiuto energico» degli esercizi militari organizzati dalla Gran Bretagna nelle isole Falkland, denominate Malvinas da Buenos Aires. In un comunicato ufficiale il ministero degli Esteri fa riferimento a «una nuova edizione in corso delle esercitazioni militari “Cape Bayonet”, che coinvolgono diverse forze britanniche» di quella che viene definita «l’occupazione illegale da parte del Regno Unito delle Isole Malvinas».

L’attacco: «La Gran Bretagna viola i regolamenti Onu»

Queste esercitazioni, si sostiene, «costituiscono una dimostrazione ingiustificata di forza che non tiene conto delle numerose risoluzioni delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali, che sollecitano Argentina e Gran Bretagna a riprendere i negoziati al fine di trovare una soluzione pacifica e definitiva alla controversia di sovranità sull’arcipelago». In particolare, si dice infine, «l’insistenza della Gran Bretagna nella realizzazione delle esercitazioni viola in modo specifico la risoluzione 31/49 dell’Assemblea generale dell’Onu che esorta entrambe le parti ad astenersi dall’adottare decisioni unilaterali che coinvolgono l’introduzione di modifiche alla situazione mentre le isole stanno attraversando il processo di negoziazione raccomandato».

Scontro tra Argentina e Gb sulle manovre militare alle isole Falkland
Il porto delle isole Falkland (Getty).

Gb e Ue si sono scontrate sul nome argentino delle isole

Due settimane fa, l’Unione Europea ha utilizzato il nome argentino delle isole, Malvinas, accanto a quello britannico, Falkland. Una scelta che non è piaciuta al premier del Regno Unito, Rishi Sunak, che ha parlato di «deplorevole scelta di parole». Il governo ha anche chiesto a Bruxelles un chiarimento e Peter Stano, portavoce dell’Alto Commissario per la Politica estera, ha spiegato che «la Ue non ha cambiato le sue opinioni sull’arcipelago conteso in quanto non vi era alcun mandato dal Consiglio degli Stati membri». Ad esultare è stata invece l’Argentina. Il ministro degli Esteri Santiago Cafiero ha parlato di «trionfo della diplomazia» mentre il presidente Alberto Fernandez di «storica vittoria diplomatica, in cui un popolo intero ha portato le Malvinas all’interno di una dichiarazione bi-regionale».

Scontro tra Argentina e Gb sulle manovre militare alle isole Falkland
Rishi Sunak (Getty).

Gli ippopotami di Escobar saranno trasferiti in India, Filippine e Messico

È stato finalmente deciso il destino degli ippopotami di Pablo Escobar. La Colombia invierà all’estero 85 esemplari: 60 saranno trasportati in India, 15 nelle Filippine e 10 in Messico. I restanti saranno invece in parte sterilizzati e in parte soppressi attraverso l’eutanasia. Il governo di Bogotà pone così la parole fine al dilemma di come gestire e ridurre il numero di questi enormi mammiferi africani, portati nel Paese negli Anni 80, nell’ambito delle stravaganze dell’allora re del narcotraffico.

Gli ippopotami di Escobar in India, Filippine e Messico. Sterilizzazione ed eutanasia per quelli che resteranno in Colombia.
L’ingresso dell’Hacienda Napoles, il ranch di Escobar (Getty Images).

Escobar aveva importato quattro esemplari, un maschio e tre femmine

Gli ippopotami originari facevano parte di una collezione di animali esotici che Escobar aveva accumulato negli Anni ’80 nella sua vasta tenuta-fortezza, la Hacienda Napoles, a circa 250 chilometri da Medellín. “Don Pablo” aveva fatto arrivare in Colombia quattro esemplari, un maschio e tre femmine: dopo la sua morte nel 1993, le autorità trasferirono la maggior parte degli altri animali dello zoo privato, ma non gli ippopotami, perché erano troppo difficili da trasportare. Da allora gli ippopotami hanno iniziato a riprodursi rapidamente, estendendo il loro habitat ben oltre i confini dell’ex ranch del signore della droga, lungo il bacino del fiume Magdalena.

Gli ippopotami di Escobar in India, Filippine e Messico. Sterilizzazione ed eutanasia per quelli che resteranno in Colombia.
Gli ippopotami di Escobar sono un problema per i residenti (Getty Images).

Gli ippopotami oggi sono un pericolo per l’ambiente e i residenti della zona

Secondo il governo colombiano oggi vivono nella zona tra 130 e 160 “ippopotami di Escobar”: considerati una specie invasiva, rappresentano non solo una sfida ambientale ma preoccupano anche i residenti delle aree vicine, in quanto possono diventare molto aggressivi. Nel 2021 le autorità avevano cercato di controllare la loro popolazione attraverso castrazioni e dardi contraccettivi, ma il piano aveva avuto un successo limitato. «Non ripeteremo la storia. Abbiamo l’obbligo di assicurarci che, quando la Colombia consegnerà questi ippopotami, chi li riceve abbia le condizioni legali per garantire la loro vita senza creare un problema ambientale in un altro Paese», ha detto la ministra dell’Ambiente e dello Sviluppo sostenibile, Susana Muhamad.

Buffon, il saluto al calcio su Instagram: «Finisce qua, mi hai dato tutto»

Ora è ufficiale. Gianluigi Buffon lascia il calcio a 45 anni, 28 dei quali trascorsi a difendere la porta di Parma, Juventus, Paris Saint-Germain e Nazionale italiana. «Finisce qua», ha postato l’ex numero 1 sui social. «Mi hai dato tutto, ti ho dato tutto. Abbiamo vinto insieme». Le sue parole accompagnano un breve video che, sulle note del brano Viva la vida dei Coldplay, ne ripercorre successi e giocate migliori. Si ritira così uno dei più forti portieri della storia del calcio, capace di vincere 10 Scudetti con la Juventus, record assoluto in Serie A, ma anche sei Coppe Italia, sette Supercoppe italiane, una Ligue 1 e una Supercoppa di Francia. A livello di club manca la Champions League, sfiorata tre volte ma persa in finale. Spicca però il Mondiale del 2006 con l’Italia di Marcello Lippi di cui fu indiscusso protagonista contro Germania e Francia. Suo anche il record di imbattibilità nel campionato italiano, fermo a 974 minuti nella stagione 2015-16.

Da Donnarumma a Candreva e Rakitic, gli omaggi del calcio mondiale

Centinaia i commenti al post, tra cui spiccano le parole di altri campioni del calcio italiano e internazionale. «Gigi sei unico», ha scritto Miralem Pjanic, centrocampista e suo ex compagno di squadra alla Juventus. «Grazie per tutto amico mio, sei leggenda». Gli ha fatto eco anche il croato Ivan Rakitic, avversario di tante partite fra club e nazionale: «Idolo, leggenda. Buona fortuna per questa tua nuova tappa della vita». Fra gli omaggi anche quello dell’account ufficiale della Lega Serie A che, giocando con il numero di maglia, ha solo scritto «G1G1». Per Joe Hart, ex portiere del Torino e della Nazionale inglese, Buffon è «indubbiamente il re della porta», per Antonio Candreva semplicemente un «campione». Gli hanno dedicato un messaggio anche l’ex Napoli Faouzi Ghoulam e il neo acquisto dell’Inter Marcus Thuram, figlio di Lilian che con Gigi ha trascorso parte della carriera.

Con un post sui social Buffon ha ufficializzato l'addio al calcio. Tra i commenti tanti ex compagni di squadra, da Pjanic a Candreva.
Gianluigi Buffon alza da capitano la Coppa Italia 2019 (Getty Images).

«Per sempre parte della nostra storia» è invece la didascalia di un post della Juventus che ha pubblicato un video con alcune interviste di Gigi in bianconero. «Gigi per sempre», ha scritto su Instagram il Parma, che ha ricordato l’esordio del portiere azzurro il 19 novembre 1995 proprio con i gialloblu, contro il Milan. La Nazionale, per cui Buffon ricoprirà il ruolo di capo delegazione, ha invece scritto semplicemente «grazie numero 1» con alcuni scatti del trionfo di Germania 2006. «Grazie di tutto Gigione», ha infine postato Gianluigi Donnarumma, che da Buffon ha ereditato la maglia da titolare con la Nazionale.

Rogo di Ciampino: «Finestre e porte chiuse» in otto comuni

Dopo l’incendio sviluppatosi sabato 29 luglio in un impianto di stoccaggio di rifiuti, a Ciampino, sono state diffuse le prescrizioni per otto comuni alle porte di Roma. Si tratta di Marino, Albano, Grottaferrata, Castel Gandolfo, Ariccia, Lanuvio, Frascati e naturalmente Ciampino. Si prescrive in particolare di tenere chiuse le porte e le finestre, limitare gli spostamenti e l’uso del condizionatore, e di lavare frutta e verdura.

Rocca: «La prudenza è il faro che deve guidarci»

A rendere note le prescrizioni è il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, durante la conferenza stampa dopo la convocazione della cabina di regia. Rocca ha precisato: «Il nostro dovere e quello di fare di tutto per proteggere la salute delle nostre comunità. Questa è la linea guida. Comunque la prudenza è il faro che deve guidarci».

Terzo polo ai ferri corti, Calenda: «Verificheremo le intenzioni di Iv sui gruppi comuni»

«Del Twiga non ci importa nulla. Di chi lo frequenta meno ancora. Se persone appartenenti al gruppo Azione/ItaliaViva vanno a cena con un ministro di cui abbiamo chiesto le dimissioni c’è un problema di opportunità evidente. Capalbio, Richetti e il grillismo non c’entrano nulla». Lo scrive su Twitter Carlo Calenda, leader di Azione. «Roberto Giachetti oggi ha chiesto la separazione dei gruppi parlamentari di Azione e Italia Viva. I gruppi lavorano bene insieme su molte questioni di merito. Ma non vi è dubbio dal salario minimo alla Commissione Covid e all’elezione diretta del premier stanno emergendo differenze rilevanti. Nei prossimi giorni verificheremo con i vertici di Italia Viva le loro intenzioni», scrive ancora Calenda.

Sul salario minimo attacca anche Benzoni

Insomma nel Terzo polo, o in quello che ne rimane, si respira aria da resa dei conti finale. Anche il deputato di Azione, Fabrizio Benzoni, attacca il partito di Matteo Renzi. L’argomento è sempre il salario minimo: «Agli amici di Italia Viva che motivano la scelta di non aver firmato il testo delle altre opposizioni sul salario minimo, affermando di non voler aumentare le tasse, suggerisco un supplemento di lettura. Leggendo il testo, non fermandosi alle sole firme, ci si accorge facilmente che è previsto un sostegno economico ai datori di lavoro e NON un aumento delle tasse», ha twittato. Risponde piccato il senatore Ivan Scalfarotto: «Interessante, Fabrizio. E come lo finanziamo, di grazia, questo fondo?».

Calenda parla delle divergenze con Renzi e Italia Viva: «Verificheremo le loro intenzioni»
Carlo Calenda e Matteo Renzi (Imagoeconomica).

Renzi sull’elezione diretta del premier: «Significa difendere le istituzioni»

Dal canto suo, per ora Matteo Renzi preferisce non reagire agli attacchi. Parla, invece, dell’elezione diretta del «sindaco d’Italia», scrivendo: «La proposta è semplice: il cittadino elegge il capo del governo come elegge il sindaco. Non è solo una mia proposta: è l’impegno che il Terzo polo, tutto unito, ha messo nel programma. Inutile lamentarsi dell’astensionismo se poi uno va a votare e il suo voto non conta. Eleggere direttamente il premier significa difendere le istituzioni in un momento di crisi della democrazia nel mondo».

Fassino e le voci della retribuzione da parlamentare che dimentica di citare

Le immagini e le parole di Piero Fassino che sostiene di non percepire uno «stipendio d’oro» sono destinate ad alimentare la memistica social per i prossimi mesi. E con buone ragioni. «L’indennità mensile di ciascun deputato è di 4.718 euro netti al mese. Si tratta certamente di una buona indennità, ma non è certamente uno stipendio d’oro», ha detto il deputato del Pd ex sindaco di Torino durante l’intervento in aula alla Camera sul bilancio interno.

Le voci che Fassino non cita: dalla diaria alle spese di esercizio fino ai trasporti 

Tutto vero. Ma Fassino ha omesso, chissà se per smemoratezza o volutamente, che quello è solo un pezzo della retribuzione. Ogni deputato ha infatti diritto a una diaria di 3.503,11 euro al mese, messa a disposizione per garantire il soggiorno a Roma. Si tratta di una parte variabile, perché viene decurtata 206,58 euro per ogni giorno di assenza dalle sedute dell’Assemblea. Solo che il concetto di assenza a Montecitorio è relativo: significa partecipare a meno del 30 per cento delle votazioni previste in una giornata (in una giornata con 10 voti, basta premere il tasto quattro volte e si è considerati presenti). Bisogna poi considerare che non tutti i giorni si tengono delle votazioni. Si applica un’eventuale e ulteriore diminuzione, fino a 500 euro mensili, sulla base delle percentuali di assenze dalle sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti e speciali, del Comitato per la legislazione, delle Commissioni bicamerali e d’inchiesta. Chi viene eletto alla Camera beneficia poi di altri 3.690 euro per le spese dell’esercizio di mandato, risorse che devono essere destinate all’attività politica. Di questa cifra bisogna rendicontare la spesa solo del 50 per cento: quindi 1.800 euro possono essere spesi a piacimento o restare in tasca. E per le spese di trasporto? No problem, paga la Camera di appartenenza, sia che si tratti di spostamenti in treno o in aereo. Senza contare le agevolazioni per le bollette telefoniche. Last but not least, il deputato a fine mandato riceve un corposo assegno di circa 45 mila euro.

Dua Lipa di nuovo accusata di violare il copyright con Levitating

Dua Lipa è stata accusata ancora una volta di violazione del copyright per la canzone Levitating, il suo successo del 2020 rimasto a lungo in vetta alle classifiche.

L’accusa viene da Bosko Kante, che chiede 20 milioni di dollari 

In questo caso, ad aver avviato un’azione legale contro la cantante britannica di origini kosovaro-albanesi è stato il musicista Bosko Kante, secondo cui è stata utilizzata senza permesso una sua registrazione nei remix del brano. Per il querelante la traccia realizzata tramite il talk box, un apparecchio che mediante il movimento della bocca consente di modificare il suono di uno strumento, poteva essere usata dall’artista pop solo nella canzone originale e non nelle versioni successive. La causa contro Dua Lipa è stata presentata a Los Angeles e sono stati chiesti 20 milioni di dollari da Kante per i danni subiti.

Dua Lipa, Bosko Kante la accusa di violazione del copyright
Bosko Kante (Facebook).

Anche L. Russell Brown e Sandy Linzer l’hanno accusata di plagio

Non è la prima volta che la cantante, attualmente in classifica con Dance the Night Away, deve affrontare rivendicazioni di copyright per Levitating. Nei mesi scorsi aveva intentato causa contro di lei la band Artikal Sound System, secondo cui la hit costituiva un plagio di una loro canzone del 2017, Live Your Life, ma l’azione legale era stata respinta in tribunale. Mentre è tuttora in corso quella dei compositori L. Russell Brown e Sandy Linzer, che avevano accusato l’artista britannica di aver copiato due loro canzoni, Wiggle and Giggle All Night e Don Diablo, rispettivamente del 1979 e 1980.

Myrta Merlino sul nuovo Pomeriggio 5: “Basta caccia al mostro, Alberto Matano mi ha dato consigli”


Myrta Merlino al settimanale Chi apre le porte della sua nuova avventura in tv. Da settembre prenderà il posto di Barbara D'Urso a Pomeriggio Cinque: "Con lei nessuna rivalità, è solo cambiata la linea editoriale". La conduttrice ha ricevuto preziosi consigli da Alberto Matano, ma soprattutto il sostegno del compagno Marco Tardelli: "Lui è persino più contento di me".
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