Consegnate le borse di studio promosse da Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus

In undici anni stanziati oltre 6,5 milioni e per il 2020 confermati 375mila euro. Oltre al diritto allo studio progetti a sostegno di dipendenti in difficoltà, mense e dormitori sociali.

La Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, continua l’attenzione e l’impegno per la formazione universitaria e il diritto allo studio. Ieri mattina ha consegnato cinque borse di studio destinate a dottorati e progetti di ricerca in materie umanistiche, per un ammontare complessivo di 375.000 euro. I progetti candidati in questa terza edizione sono stati 56 da 25 università italiane. Premiate le università di Basilicata, Camerino, Milano, Napoli Parthenope e Roma Tor Vergata.

In undici anni di attività della Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, sono stati erogati oltre 6,5 milioni di euro per il diritto allo studio universitario. Oltre 2.350 gli studenti che ne hanno beneficiato partecipando alle oltre 80 iniziative bandite in più di 40 Atenei statali italiani. Anche per il prossimo anno accademico, la Fondazione ha confermato lo stanziamento di 375.000 euro per supportare la quarta edizione dell’iniziativa.

Le borse di studio prevedono percorsi di ricerca della durata di tre anni finalizzati a valorizzare, promuovere e comunicare il patrimonio culturale italiano e la sua interconnessione con quello europeo, con particolare attenzione ai grandi temi dell’attualità come la coesione sociale e il dialogo tra diverse culture.

Il Presidente della Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, Claudio Angelo Graziano, ha dichiarato: “Siamo convinti che investire nell’alta formazione di giovani meritevoli significhi investire sul futuro del nostro Paese. In particolare, con il sostegno ai dottorati e ai progetti di ricerca in materie umanistiche, la Fondazione si prefigge di dare un segnale di attenzione nei confronti della ricchezza della nostra cultura che, oltre ad essere una grande eredità, può costituire anche un’importante opportunità di crescita e sviluppo professionale per i giovani”.

La Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, nata nel 2008, è uno dei pilastri del sistema integrato di welfare del Gruppo Intesa Sanpaolo ed opera con finalità di contrasto al disagio economico e sociale in assistenza ai dipendenti in stato di difficoltà, con borse di studio universitarie e di dottorato per giovani meritevoli e con attività di sostegno ad enti e progetti dedicati alla solidarietà verso le persone bisognose.

Nel corso del 2019 ha deliberato interventi relativi all’attività istituzionale per oltre 2,7 milioni di euro, di cui quasi 460 mila euro destinati a dipendenti, pensionati e loro familiari in situazione di svantaggio, 1 milione di euro con borse di studio universitarie e dottorato a favore di studenti meritevoli di supporto e oltre 1,2 milioni di euro per progetti benefici per i più bisognosi, come il sostegno a mense per i poveri e dormitori per indigenti.

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Il tentativo, inutile, di fermare Luciano Benetton

Fino all’ultimo alcuni dei suoi manager hanno cercato di fargli cambiare idea. Ma non c'è stato niente da fare. E alla fine la lettera ai giornali in cui il patron del gruppo ha scaricato i vertici di Autostrade si è rivelata un enorme boomerang.

Fino all’ultimo alcuni dei suoi manager hanno cercato di fargli cambiare idea. «Aspettiamo, facciamolo più avanti», era l’argomento usato nel tentativo di dissuadere Luciano Benetton dal mandare ai giornali la lettera pubblicata domenica primo dicembre in cui, prendendo le distanze dal management di Autostrade, denunciava una campagna di odio nei confronti della sua famiglia dopo i fatti del Ponte Morandi.

OLIVIERO TOSCANI, ASCOLTATISSIMO CONSIGLIERE

Ma è stato inutile. Il leader del gruppo non ha voluto sentire ragione. O meglio, ha dato ragione a quanti lo avevano incitato a prendere carta e penna. In primis Oliviero Toscani, l’artefice negli Anni 80 di famose e innovative campagne pubblicitarie che da quando Luciano ha ripreso le redini della United Colors è riapparso al suo fianco e gli fa da ascoltatissimo consigliere; la compagna Laura Pollini, e il figlio Alessandro.

UNA LETTERA TRASFORMATA IN BOOMERANG

Ma appena diffusa e ripresa dai giornali, quella lettera si è rivelata un boomerang come pochi. E il tentativo di scaricare su Castellucci, Cerchiai e gli altri top manager la totale responsabilità di quanto accaduto con la tragedia di Genova, con le pesanti negligenze di Autostrade che stanno emergendo dalle indagini della magistratura, salvaguardando l’azionista, ha avuto l’effetto contrario. In molti domenica nell’aprire i quotidiani si sono domandati come la famiglia potesse non sapere. Edizione, la holding che controlla Atlantia, nomina 12 consiglieri su 15, designa il presidente Fabio Cerchiai, che gode di stock option come tutti i manager di prima linea, e anche molti dei dirigenti più importanti hanno una carriera passata nelle aziende del gruppo di Ponzano. Forse Luciano se ne è sempre occupato poco, impegnato com’era a far tornare i conti della Benetton in rosso da anni. O forse ha voluto implicitamente addossare al fratello Gilberto, deceduto circa un anno fa e da sempre responsabile della diversificazione del business di Ponzano, il mancato controllo del lavoro dei manager?

L’IRRITAZIONE DELLA POLITICA

L’iniziativa ha destato subito sconcerto, perché non opportuna nei contenuti e nella tempistica. Ha fatto arrabbiare la politica, al punto da togliere argomenti al Pd, unica sponda che era rimasta al gruppo di Treviso per tentare di attenuare l’ostracismo dei 5 stelle che vogliono revocare le concessioni. Ed è suonata come uno schiaffo ai manager e dirigenti di Atlantia e Aspi, che tolto Castellucci sono per la gran parte gli stessi, che si sono sentiti accusati e non difesi. Il tutto a circa un mese dall’altra lettera del gruppo al governo nella quale chiedeva di mettere una pietra tombale sul tema concessione in cambio dell’impegno del gruppo su Alitalia. Anche allora la reazione politica fu dura al punto che anche la moderata Paola De Micheli, ministro Pd delle Infrastrutture, era intervenuta appoggiando la linea dura del M5s.

Quello di cui si occupa la rubrica Corridoi lo dice il nome. Una pillola al giorno: notizie, rumors, indiscrezioni, scontri, retroscena su fatti e personaggi del potere.

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Il nostro mercato del lavoro non è per donne

Nel 2018 le donne attive nel mercato del lavoro (occupate e disoccupate) tra i 15 e i 64 anni erano solo il 56,2% del totale a fronte del 68,3% medio nell'Unione.

Cresce la percentuale delle donne italiane al lavoro ma il gap con l’Europa è ancora amplissimo: nel 2018 – come risulta da Eurostat – le donne attive nel mercato del lavoro (occupate e disoccupate) tra i 15 e i 64 anni erano solo il 56,2% del totale a fronte del 68,3% medio in Ue, il dato peggiore in assoluto. Il gap tra uomini e donne sull’attività in Italia è a 18,9 punti, il peggiore dopo Malta. Se si guarda invece alle donne occupate in Italia sono il 49,5% di quelle in età da lavoro, il peggiore dopo la Grecia e circa 13,9 punti inferiore alla media Ue.

LAVORA MENO DELLA METÀ DELLA POPOLAZIONE FEMMINILE

Tra il 2009 e il 2018 c’è stata una crescita consistente per l’attività delle donne sul mercato italiano passata, sempre nella fascia tra i 15 e i 64 anni dal 51,1% al 56,2% (da 64% al 68,3% nell’Unione europea) ma resta comunque inferiore al 50% la quota delle donne occupate. Lavora infatti solo il 49,5% delle donne dal 46,4% del 2009 con appena 3,1 punti di crescita a fronte degli oltre cinque della media Ue. Se poi si guarda alla fascia tra i 25 e i 54 anni, quella centrale per il mercato del lavoro, le donne occupate in Italia sono appena il 59,4%, il dato peggiore dopo la Grecia (74,7% la media Ue), con un avanzamento di appena tre decimi di punto sul 2009 (3,3 punti la media Ue). In Italia oltre una persona su cinque tra i 25 e i 54 anni (il 22,1%) è fuori dal mercato del lavoro, quindi non è occupata e non cerca impiego, il dato più alto nell’Ue, ma la percentuale per le donne sale al 32,6%, al top in Europa.

UNA DONNA SU TRE A CASA SENZA CERCARE UN IMPIEGO

In pratica quasi una donna su tre è a casa e non interessata a entrare nel mercato mentre la media europea è inferiore al 20%. In Europa circa la metà delle donne che è fuori dal mercato del lavoro dichiara che è in questa situazione per le responsabilità familiari. È aumentato in modo consistente soprattutto il tasso di attività per la fascia più anziana, quella tra i 55 e i 64 anni: in Ue tra il 2002 e il 2018 ha guadagnato in media 21 punti, dal 41% al 62% mentre in Italia è avanzato di 22,5 punti (dal 34,5% al 57%), soprattutto grazie alla stretta sull’accesso al pensionamento. L’aumento dei requisiti per le donne ha portato ad un aumento del tasso di attività delle donne tra i 55 e i 64 anni dal 18,1% al 46,1% mentre per le donne occupate il passaggio è stato dal 17,3% del 2002 al 43,9% del 2008. Se si guarda ai dati del secondo trimestre del 2019 il tasso di attività delle donne italiane è aumentato ulteriormente raggiungendo il 56,8%, ma resta il più basso in Ue con oltre il 43% delle donne in età da lavoro fuori dal mercato. Tra i 25 e i 54 anni sono nel mercato il 68,3% delle donne italiane (l’80,5% è attiva in Ue) mentre quasi un terzo resta inattivo.

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Il nostro mercato del lavoro non è per donne

Nel 2018 le donne attive nel mercato del lavoro (occupate e disoccupate) tra i 15 e i 64 anni erano solo il 56,2% del totale a fronte del 68,3% medio nell'Unione.

Cresce la percentuale delle donne italiane al lavoro ma il gap con l’Europa è ancora amplissimo: nel 2018 – come risulta da Eurostat – le donne attive nel mercato del lavoro (occupate e disoccupate) tra i 15 e i 64 anni erano solo il 56,2% del totale a fronte del 68,3% medio in Ue, il dato peggiore in assoluto. Il gap tra uomini e donne sull’attività in Italia è a 18,9 punti, il peggiore dopo Malta. Se si guarda invece alle donne occupate in Italia sono il 49,5% di quelle in età da lavoro, il peggiore dopo la Grecia e circa 13,9 punti inferiore alla media Ue.

LAVORA MENO DELLA METÀ DELLA POPOLAZIONE FEMMINILE

Tra il 2009 e il 2018 c’è stata una crescita consistente per l’attività delle donne sul mercato italiano passata, sempre nella fascia tra i 15 e i 64 anni dal 51,1% al 56,2% (da 64% al 68,3% nell’Unione europea) ma resta comunque inferiore al 50% la quota delle donne occupate. Lavora infatti solo il 49,5% delle donne dal 46,4% del 2009 con appena 3,1 punti di crescita a fronte degli oltre cinque della media Ue. Se poi si guarda alla fascia tra i 25 e i 54 anni, quella centrale per il mercato del lavoro, le donne occupate in Italia sono appena il 59,4%, il dato peggiore dopo la Grecia (74,7% la media Ue), con un avanzamento di appena tre decimi di punto sul 2009 (3,3 punti la media Ue). In Italia oltre una persona su cinque tra i 25 e i 54 anni (il 22,1%) è fuori dal mercato del lavoro, quindi non è occupata e non cerca impiego, il dato più alto nell’Ue, ma la percentuale per le donne sale al 32,6%, al top in Europa.

UNA DONNA SU TRE A CASA SENZA CERCARE UN IMPIEGO

In pratica quasi una donna su tre è a casa e non interessata a entrare nel mercato mentre la media europea è inferiore al 20%. In Europa circa la metà delle donne che è fuori dal mercato del lavoro dichiara che è in questa situazione per le responsabilità familiari. È aumentato in modo consistente soprattutto il tasso di attività per la fascia più anziana, quella tra i 55 e i 64 anni: in Ue tra il 2002 e il 2018 ha guadagnato in media 21 punti, dal 41% al 62% mentre in Italia è avanzato di 22,5 punti (dal 34,5% al 57%), soprattutto grazie alla stretta sull’accesso al pensionamento. L’aumento dei requisiti per le donne ha portato ad un aumento del tasso di attività delle donne tra i 55 e i 64 anni dal 18,1% al 46,1% mentre per le donne occupate il passaggio è stato dal 17,3% del 2002 al 43,9% del 2008. Se si guarda ai dati del secondo trimestre del 2019 il tasso di attività delle donne italiane è aumentato ulteriormente raggiungendo il 56,8%, ma resta il più basso in Ue con oltre il 43% delle donne in età da lavoro fuori dal mercato. Tra i 25 e i 54 anni sono nel mercato il 68,3% delle donne italiane (l’80,5% è attiva in Ue) mentre quasi un terzo resta inattivo.

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Conte visita l’area Ricerca e Sviluppo Pirelli

Accordo con il Ministero della Giustizia per promuovere il lavoro fra i detenuti.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, accompagnato dal Vice Presidente Esecutivo e Amministratore Delegato di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, ha visitato il centro di Ricerca & Sviluppo di Pirelli situato nell’Headquarters della società. Alla visita hanno preso parte Andrea Casaluci, General Manager Operations Pirelli, e Maurizio Boiocchi, Executive Vice President and Strategic Advisor Technology and Innovation Pirelli.

IL CENTRO RICERCA E SVILUPPO

Il centro Ricerca & Sviluppo di Milano, a cui si affiancano altri 12 centri nel mondo, rappresenta il principale laboratorio di innovazione di Pirelli e si avvale della professionalità di circa 450 ingegneri e specialisti sugli oltre 1.900 impiegati a livello mondiale. La Ricerca & Sviluppo, cui viene destinato circa il 6% dei ricavi del segmento High Value su cui si concentra la produzione Pirelli, costituisce una fase centrale per la nascita di nuovi prodotti tecnologicamente avanzati e sempre più sostenibili, di processi produttivi all’avanguardia, di materiali innovativi e a basso impatto ambientale, contribuendo in modo determinante a rendere Pirelli un leader di sostenibilità del suo comparto, riconosciuto dalle maggiori società specializzate del settore.

ACCORDO CON IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA PER IL LAVORO AI DETENUTI

Nel corso della visita è stato anche firmato un protocollo d’intesa fra il Ministero della Giustizia -Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e Pirelli finalizzato alla promozione del lavoro per i detenuti da realizzarsi attraverso un programma formativo per la creazione di competenze spendibili nel mondo del lavoro. L’accordo, siglato da Francesco Basentini, Capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, e da Filippo Maria Grasso, Corporate Vice President Global Institutional Affairs & Sustainability di Pirelli, prevede l’impegno delle parti a individuare specifiche attività lavorative da realizzarsi in spazi dedicati all’interno degli istituti penitenziari con l’obiettivo di accrescere le competenze professionali dei detenuti coinvolti in progetti di pubblica utilità e per un futuro inserimento all’interno di Pirelli e, più in generale, nel mercato del lavoro. Il Protocollo d’intenti sottoscritto oggi, le cui modalità esecutive saranno definite entro giugno 2020, e i successivi accordi operativi avranno una validità di tre anni e, con l’accordo delle Parti, potranno essere replicati in collaborazione con soggetti internazionali.

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L’Italia dello zero virgola e della perenne fase di ristagno

L'Istat ha confermato il Pil a +0,1% nel terzo trimestre del 2019. Una situazione di stallo dell'attività economica che dura ormai da due anni. Così il nostro Paese colleziona solo aumenti consecutivi di un decimo di punto.

Una stagnazione lunga almeno due anni. Il Prodotto interno lordo (Pil) italiano è cresciuto nel terzo trimestre del 2019 dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti (quando era rimasto immobile). Lo ha confermato l’Istat, ribadendo anche la stima di un aumento su base annua dello 0,3%. Mentre la disoccupazione è leggermente calata. Cresce insomma il lavoro nonostante un’economia molto debole.

VARIAZIONE ACQUISITA DELLO 0,2%

La variazione acquisita del Pil per il 2019, cioè la crescita che si avrebbe a fine anno se l’ultimo trimestre presentasse un Pil fermo in termini congiunturali, è stata invece stimata allo 0,2%.

DAL 2018 OSCILLIAMO TRA ZERO E RECESSIONE

Nel nostro Paese dunque prosegue «la fase di quasi ristagno dell’attività economica che dura ormai da poco meno di due anni», ha sottolineato l’Istituto di statistica. Dall’inizio del 2018, infatti, il Pil è oscillato intorno allo zero virgola, collezionando aumenti consecutivi di un decimo di punto, interrotti solo dalla recessione tecnica tra il secondo e il terzo trimestre del 2018.

PEGGIO DI USA E FRANCIA, MA COME LA GERMANIA

Guardando a quanto accaduto fuori dai confini italiani, sempre nel terzo trimestre il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,5% negli Stati Uniti, dello 0,3% in Francia e dello 0,1% in Germania. Nel complesso, il Pil dei Paesi dell’area euro è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente.

MIGLIORANO I CONSUMI DELLE FAMIGLIE

L’Istat ha poi rilevato che la spesa delle famiglie è salita dello 0,4% nel terzo trimestre del 2019 rispetto al precedente trimestre. Un’accelerazione per i consumi (era +0,1% nel secondo trimestre). Si tratta del rialzo maggiore dall’inizio del 2018. Invece gli investimenti fissi lordi hanno segnato un calo dello 0,2% in termini congiunturali: la flessione ha interrotto una fase di crescita che proseguiva da tre trimestri. Ha pesato il negativo risultato, trimestre su trimestre, degli investimenti relativi ai mezzi di trasporto (-1,9%).

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Banca Generali e Lamborghini a confronto sull’innovazione

Al Politecnico di Milano un incontro per parlare di come la tecnologia influisce sul business dell’industria tradizionale italiana

Tecnologia, innovazione e industria tradizionale, questi i tre temi che hanno tenuto banco all’incontro tenutosi al Politecnico di Milano che ha visto tra i relatori due grandi eccellenze del Made in Italy: Banca Generali che torna al dialogo sull’innovazione portando questa volta tra i banchi dell’Università Lamborghini.

Un confronto nutrito ed interessante che ha scandagliato il mondo della produzione e del business che cambia nell’era del 3.0 nel momento in cui si accosta proprio alla tecnologia. Un parallelo dunque tra due pesi massimi del private banking e delle auto di lusso che ha delineato il ruolo della tecnologia nei rispettivi business, per arrivare poi alle sfide per l’evoluzione dei propri servizi con il tech che accelera la personalizzazione ai clienti nei servizi finanziari e nel made in Italy d’eccellenza.

L’ECOSISTEMA DIGITALE DI BANCA GENERALI

L’Ad di Banca Generali, Gian Maria Mossa, parlando di innovazione si è mostrato a suo agio con il contributo delle start up e delle piattaforme fintech per arricchire il proprio modello di ecosistema digitale aperto. «Banca Generali cresce di circa 5 miliardi di raccolta quest’anno nelle nostre stime raggiungendo nuovi picchi record di masse sopra i 67 miliardi – ha spiegato il numero uno della private bank – la tecnologia aiuta a risolvere tutto ciò che è transazionale, che è considerato ormai una commodity, ma quando si entra nei bisogni personali, nei progetti di vita, e nelle necessità di valutare delle proposte, le competenze e la professionalità di una relazione di fiducia guidano il supporto che ci arriva dal digitale”.

L’INNOVAZIONE NELLA NICCHIA DI LAMBORGHINI

Dal canto suo il numero uno del toro di Sant’Agata Bolognese, Stefano Domenicali, ha spiegato come l’innovazione riesca ad inserirsi anche in un prodotto di nicchia come Lamborghini, ma senza deludere le aspettative e i bisogni dei clienti. «Se la sfida del fintech non sembra scalfire la capacità delle realtà più dinamiche nel private banking di crescere a ritmi sostenuti, anche nel mondo delle auto più sportive la scure dell’innovazione del motore elettrico non sta ancora intaccando la forza della domanda. Quest’anno consegneremo oltre 8 mila vetture, un livello record, con una crescita che è quasi triplicata negli ultimi 5 anni – spiega Domenicali – Siamo in una nicchia di mercato con un prodotto aspirazionale dove la tecnologia gioca un ruolo importante per migliorare la distintività del prodotto e la tensione all’eccellenza».

LE CONSEGUENZE DELLA TECNOLOGIA

Ma qual è l’altra faccia della medaglia dell’impatto della tecnologia nell’industria tradizionale? Lo ha spiegato il professor Alessandro Perego, direttore del dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano: «La tecnologia aumenta le complessità e la concorrenza in tutti i settori – ha detto Perego – per fronteggiare queste sfide le aziende devono essere più agili, flessibili, imparare a gestire meglio il rischio, in sostanza a governare la tecnologia e non a subirla».

Su questa linea si muove l’approccio di Banca Generali che ha sviluppato un ecosistema digitale aperto in grado di implementare diverse piattaforme per l’operatività così come di servizi, con il plus di arricchire l’esperienza tra consulente e cliente andando a toccare l’analisi del rischio in tutta la sfera del patrimonio della famiglia o dell’imprenditore.

Più personalizzazione è la strada scelta anche di Lamborghini che resta ancorata ai propri motori a combustione, che si arricchiscono però di tecnologia nell’efficienza e nella ricerca dei materiali  perché come ha spiegato Domenicali  «per il cliente di una “Lambo” l’innovazione ha sì un peso, ma è soprattutto l’emozione di un gioiello del made in Italy che guida le loro scelte».

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CDP, primo Forum Multistakeholder

Valorizzare gli impegni assunti e rafforzare la capacità di ascolto e confronto con gli stakeholder, per individuare insieme le migliori soluzioni alle esigenze reali del Paese. Questi alcuni degli obiettivi del Forum.

Il Direttore Generale del Tesoro Alessandro Rivera (Mef) e il Presidente dell’ACRI Francesco Profumo hanno aperto ieri il primo Forum Multistakeholder di CDP, che ha ospitato nella propria sede i rappresentanti dei suoi principali portatori di interesse, insieme all’Amministratore delegato Fabrizio Palermo e il Presidente Giovanni Gorno Tempini. I due azionisti hanno sottolineato il ruolo centrale di CDP per lo sviluppo sostenibile del Paese rimarcando l’importanza del tema nel piano industriale di CDP.

Dopo la sessione introduttiva in plenaria, i partecipanti si sono riuniti in cinque tavoli di lavoro per approfondire il ruolo di CDP di fronte alle nuove sfide della sostenibilità, quali l’innovazione, la riqualificazione urbana in chiave smart e lo sviluppo delle infrastrutture sociali, restituendo i risultati delle riflessioni al management e ai vertici CDP: l’obiettivo è offrire una chiave di lettura costruttiva per contribuire a rendere le azioni di Cassa Depositi e Prestiti sempre più incisive per la crescita del territorio e delle comunità.

Il primo Forum Multistakeholder ha dunque rappresentato un’opportunità di confronto unica per CDP: l’impegno per la realizzazione di un modello di sviluppo sostenibile, passa infatti attraverso occasioni di riflessione e dialogo, in un’ottica di condivisione di intenti e azioni.

Per la prima volta CDP ha voluto guardare al futuro al fianco dei propri stakeholder, in coerenza con il Piano industriale 2019-2021 che, ponendo la sostenibilità al centro di tutte le scelte strategiche, individua nell’attività di ascolto strutturato uno degli elementi fondamentali per permettere a Cassa Depositi e Prestiti di rafforzare il proprio ruolo e diventare volano dello sviluppo sostenibile in Italia.

“In 170 anni CDP non ha mai tradito la sua missione a supporto della crescita sostenibile. Con il primo Forum Multistakeholder vogliamo rafforzare la consapevolezza sul ruolo che CDP può svolgere per guidare una nuova stagione di sviluppo dell’Italia” ha dichiarato l’AD di CDP Fabrizio Palermo.

Con questo nuovo percorso CDP non scopre una nuova sensibilità, ma rende esplicita la vocazione sostenibile presente nella propria missione storica da 170 anni, orientando consapevolmente il proprio business verso il raggiungimento degli obiettivi promossi dalle Nazioni Unite.

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Accordo tra SIA e Unicocampania per i pagamenti contactless a Napoli e sui mezzi di trasporto regionali

A partire dalla seconda metà del 2020, cittadini e turisti potranno pagare il biglietto direttamente ai terminali presenti nelle stazioni della rete metropolitana, ferroviaria, funicolare e degli autobus.

Il mondo del trasporto pubblico si prepara ad affrontare una nuova sfida. Grazie all’accordo siglato tra SIA e il Consorzio Unicocampania, dalla seconda metà del 2020 partirà la sperimentazione a Napoli, Salerno, Avellino e rispettive province per i pagamenti dei biglietti dei mezzi pubblici locali tramite carte di credito e di debito contactless.

Una vera e propria rivoluzione che, a regime, consentirà ai cittadini e ai turisti che si recheranno in Campania di pagare il biglietto della rete metropolitana, ferroviaria, funicolare e degli autobus con carte dotate di tecnologia NFC, anche virtualizzate su smartphone e dispositivi wearable, in modo facile, veloce e sicuro.

L’INFRASTRUTTURA TECNOLOGICA DI SIA

L’innovativo servizio si basa sull’infrastruttura tecnologica di SIA che collegherà tutti i terminali dove avvicinare le carte per accedere ai mezzi pubblici campani, nonché i circuiti di pagamento ed il sistema regionale per il calcolo delle tariffe.

Le avanzate funzionalità, a supporto dello sviluppo della Smart Mobility, permetteranno la gestione, l’autorizzazione, la contabilizzazione e la rendicontazione delle transazioni di pagamento e, al tempo stesso, consentiranno all’utente di beneficiare della miglior tariffa disponibile in base al numero di viaggi effettuati.

Grazie all’infrastruttura di SIA, inoltre, sarà possibile utilizzare la propria carta di credito come se fosse un abbonamento: una modalità innovativa a disposizione degli utenti che, dopo aver acquistato online l’abbonamento con una carta di credito contactless, potranno avvalersi della stessa carta per spostarsi sull’intera rete di trasporto pubblico campana.

INVESTIMENTI DELLA REGIONE CAMPANIA PER LO SVILUPPO TECNOLOGICO

“Il Consorzio Unicocampania è stato, fin dalla sua nascita, un precursore dell’integrazione tariffaria, realizzandone uno dei modelli più complessi, per numero di attori coinvolti ed estesi dal punto di vista territoriale – sottolinea il Presidente di Unicocampania, Gaetano Ratto – Quello spirito pioneristico non è mai andato perso e il Consorzio si appresta ad affrontare una nuova sfida, quella della EMV, in una realtà che, negli anni, è cresciuta diventando ancora più complessa visto che, accanto alla tariffa integrata, oggi il Consorzio gestisce anche gran parte di quella aziendale. Siamo pronti, quindi, nell’ambito dei più ampi investimenti che la Regione Campania sta stanziando per lo sviluppo tecnologico, ad affrontare – affiancati da un partner prestigioso come SIA – un nuovo capitolo nella lunga storia delle conquiste di Unicocampania”.

“Grazie alla tecnologia di SIA, la Campania sarà la prima regione in Italia ad adottare un sistema integrato di pagamento digitale nel trasporto pubblico. Ne siamo particolarmente fieri, perché è una ulteriore conferma del nostro contributo al percorso di innovazione che il nostro Paese ha intrapreso e su cui sta progressivamente accelerando. Presto Napoli e tutti i capoluoghi di provincia campani entreranno nel novero delle grandi città – come Milano, Venezia e Roma – che stanno utilizzando la nostra piattaforma per digitalizzare milioni di titoli di viaggio. Il pagamento elettronico entra così nella quotidianità dei cittadini e diventa, de facto, uno standard alternativo al contante”, ha dichiarato Eugenio Tornaghi, Direttore Marketing & Sales di SIA.

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Accordo tra SIA e Unicocampania per i pagamenti contactless a Napoli e sui mezzi di trasporto regionali

A partire dalla seconda metà del 2020, cittadini e turisti potranno pagare il biglietto direttamente ai terminali presenti nelle stazioni della rete metropolitana, ferroviaria, funicolare e degli autobus.

Il mondo del trasporto pubblico si prepara ad affrontare una nuova sfida. Grazie all’accordo siglato tra SIA e il Consorzio Unicocampania, dalla seconda metà del 2020 partirà la sperimentazione a Napoli, Salerno, Avellino e rispettive province per i pagamenti dei biglietti dei mezzi pubblici locali tramite carte di credito e di debito contactless.

Una vera e propria rivoluzione che, a regime, consentirà ai cittadini e ai turisti che si recheranno in Campania di pagare il biglietto della rete metropolitana, ferroviaria, funicolare e degli autobus con carte dotate di tecnologia NFC, anche virtualizzate su smartphone e dispositivi wearable, in modo facile, veloce e sicuro.

L’INFRASTRUTTURA TECNOLOGICA DI SIA

L’innovativo servizio si basa sull’infrastruttura tecnologica di SIA che collegherà tutti i terminali dove avvicinare le carte per accedere ai mezzi pubblici campani, nonché i circuiti di pagamento ed il sistema regionale per il calcolo delle tariffe.

Le avanzate funzionalità, a supporto dello sviluppo della Smart Mobility, permetteranno la gestione, l’autorizzazione, la contabilizzazione e la rendicontazione delle transazioni di pagamento e, al tempo stesso, consentiranno all’utente di beneficiare della miglior tariffa disponibile in base al numero di viaggi effettuati.

Grazie all’infrastruttura di SIA, inoltre, sarà possibile utilizzare la propria carta di credito come se fosse un abbonamento: una modalità innovativa a disposizione degli utenti che, dopo aver acquistato online l’abbonamento con una carta di credito contactless, potranno avvalersi della stessa carta per spostarsi sull’intera rete di trasporto pubblico campana.

INVESTIMENTI DELLA REGIONE CAMPANIA PER LO SVILUPPO TECNOLOGICO

“Il Consorzio Unicocampania è stato, fin dalla sua nascita, un precursore dell’integrazione tariffaria, realizzandone uno dei modelli più complessi, per numero di attori coinvolti ed estesi dal punto di vista territoriale – sottolinea il Presidente di Unicocampania, Gaetano Ratto – Quello spirito pioneristico non è mai andato perso e il Consorzio si appresta ad affrontare una nuova sfida, quella della EMV, in una realtà che, negli anni, è cresciuta diventando ancora più complessa visto che, accanto alla tariffa integrata, oggi il Consorzio gestisce anche gran parte di quella aziendale. Siamo pronti, quindi, nell’ambito dei più ampi investimenti che la Regione Campania sta stanziando per lo sviluppo tecnologico, ad affrontare – affiancati da un partner prestigioso come SIA – un nuovo capitolo nella lunga storia delle conquiste di Unicocampania”.

“Grazie alla tecnologia di SIA, la Campania sarà la prima regione in Italia ad adottare un sistema integrato di pagamento digitale nel trasporto pubblico. Ne siamo particolarmente fieri, perché è una ulteriore conferma del nostro contributo al percorso di innovazione che il nostro Paese ha intrapreso e su cui sta progressivamente accelerando. Presto Napoli e tutti i capoluoghi di provincia campani entreranno nel novero delle grandi città – come Milano, Venezia e Roma – che stanno utilizzando la nostra piattaforma per digitalizzare milioni di titoli di viaggio. Il pagamento elettronico entra così nella quotidianità dei cittadini e diventa, de facto, uno standard alternativo al contante”, ha dichiarato Eugenio Tornaghi, Direttore Marketing & Sales di SIA.

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Gualtieri difende il Mes: «Preoccupazioni infondate»

Il ministro dell'Economia in audizione: «Comico sostenere che minacci la stabilità. Successo per l'Italia».

Le preoccupazioni sul Meccanismo europeo di stabilità, che «adesso in alcuni settori sembra suscitare grande interesse», sono «del tutto infondate e basate su informazioni non precise e non corrette», ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri durante un’audizione alle commissioni riunite Finanze e politiche Ue a Palazzo Madama.

«RADDOPPIANO I FONDI PER SALVARE LE BANCHE»

Il ‘backstop‘, ossia la disponibilità del Meccanismo europeo di stabilità ad essere utilizzato dal fondo per le risoluzioni bancarie, «raddoppia» i fondi disponibili per salvare le banche: si tratta dunque «di un successo per l’Italia». Che la modifica alle linee di credito precauzionali introdotta dalla riforma del Meccanismo europeo di stabilità «rappresenti una terribile innovazione che definisce due categorie di Paesi, o attenti alla stabilità finanziaria dell’Italia, lo trovo comico».

«NESSUNA RISTRUTTURAZIONE AUTOMATICA DEL DEBITO»

«Chi scrive che la riforma del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) introduce una ristrutturazione automatica del debito dice una cosa falsa», ha detto Gualtieri riferendosi all’automatismo che avrebbero voluto alcuni Paesi falchi” e su cui «c’è stato il negoziato più duro, fortunatamente concluso con la vittoria dell’Italia e di altri che hanno detto no».

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Gualtieri difende il Mes: «Preoccupazioni infondate»

Il ministro dell'Economia in audizione: «Comico sostenere che minacci la stabilità. Successo per l'Italia».

Le preoccupazioni sul Meccanismo europeo di stabilità, che «adesso in alcuni settori sembra suscitare grande interesse», sono «del tutto infondate e basate su informazioni non precise e non corrette», ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri durante un’audizione alle commissioni riunite Finanze e politiche Ue a Palazzo Madama.

«RADDOPPIANO I FONDI PER SALVARE LE BANCHE»

Il ‘backstop‘, ossia la disponibilità del Meccanismo europeo di stabilità ad essere utilizzato dal fondo per le risoluzioni bancarie, «raddoppia» i fondi disponibili per salvare le banche: si tratta dunque «di un successo per l’Italia». Che la modifica alle linee di credito precauzionali introdotta dalla riforma del Meccanismo europeo di stabilità «rappresenti una terribile innovazione che definisce due categorie di Paesi, o attenti alla stabilità finanziaria dell’Italia, lo trovo comico».

«NESSUNA RISTRUTTURAZIONE AUTOMATICA DEL DEBITO»

«Chi scrive che la riforma del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) introduce una ristrutturazione automatica del debito dice una cosa falsa», ha detto Gualtieri riferendosi all’automatismo che avrebbero voluto alcuni Paesi falchi” e su cui «c’è stato il negoziato più duro, fortunatamente concluso con la vittoria dell’Italia e di altri che hanno detto no».

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Delrio contro lo spezzatino Alitalia

Si tratta della soluzione a cui Lufthansa punta da anni, anche prima dell'addio di Etihad. Ma l'ex ministro dei trasporti ora la boccia, E Buffagni annuncia: Cambieremo le norme per riorganizzarla.

«Alitalia dopo un anno e mezzo rimane ancora senza ipotesi industriali serie e si conferma quanto avevamo detto e cioè che Ferrovie dello Stato non dovevano partecipare a questa avventura. E si parla di spezzatino che sarebbe inaccettabile. Ho fiducia nel ministro ma spero che il governo ci faccia presto sapere come intende proseguire senza evocare nuove Iri», ha detto il presidente dei deputati del Pd ed ex ministro dei Trasporti Graziano Delrio.

IL VICEMINSITRO BUFFAGNI: «DOBBIAMO RIORGANIZZARLA»

L’ex ministro su questo punto va d’accordo coi Cinque stelle. «Noi siamo al lavoro anche per fare alcune modifiche legislative che ci garantiscano un cambio di strategia su Alitalia. È arrivato il momento di dire basta a un buco nero che per anni ha generato solo costi», ha detto a Matera il viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni. «Dobbiamo lavorare per salvare l’asset, i posti di lavoro, ma – ha aggiunto – dobbiamo riorganizzarla perché abbiamo da rispettare delle regole e degli accordi europei, ma soprattutto l’azienda ha bisogno di imprenditoria, non ha bisogno di commissari continuamente». Secondo il Viceministro, «non si può, ad esempio, non garantire il collegamento con le Isole, che oggi viene assicurato e tutta un’altra serie di peculiarità. Noi non vogliamo assolutamente fare un autogol, però non si può usare la strategia che si è usata fino ad oggi: credo che questo – ha concluso – sia largamente condiviso nel Paese».

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Accordo tra Snam e Accenture per innovazione e sostenibilità delle reti energetiche

Le due aziende studieranno insieme soluzioni per dispositivi connessi a Internet e altre tecnologie, per ottimizzare e rendere più sostenibili le infrastrutture.

Accenture, azienda leader a livello globale nel settore dei servizi professionali, e Snam, una delle principali aziende di infrastrutture energetiche al mondo, hanno siglato oggi un memorandum di intesa per studiare e valutare soluzioni basate su tecnologie IOT (Internet of Things) allo scopo di rafforzare l’innovazione e la sostenibilità delle reti energetiche nel contesto strategico mondiale di spinta verso la transizione energetica.

L’accordo è stato siglato alla presenza del CEO di Accenture, Julie Sweet, dell’amministratore delegato di Snam, Marco Alverà, e del presidente e amministratore delegato di Accenture Italia, Fabio Benasso.

La collaborazione rientra nell’ambito di un’ampia iniziativa portata avanti da Snam, “SnamTec, Tomorrow’s Energy Company”, che prevede al 2023 investimenti per oltre 1,4 miliardi di euro nell’innovazione e nella transizione energetica, dall’applicazione di nuove tecnologie per aumentare la sostenibilità delle reti all’impegno in settori “green” come la mobilità sostenibile, il gas rinnovabile, l’idrogeno e l’efficienza energetica.

Accenture e Snam studieranno e valuteranno soluzioni per dispositivi connessi a Internet e altre tecnologie, tra cui machine learning e intelligenza artificiale, edge e fog computing, ed advanced analytics, per ottimizzare il monitoraggio e la manutenzione delle infrastrutture e renderle più intelligenti e sostenibili, generando impatti positivi per i territori e le comunità.

Un altro obiettivo della collaborazione sarà effettuare analisi sul crescente ruolo dei gas rinnovabili come biometano e idrogeno nel mix energetico del futuro.

«La scelta della giusta strategia digitale è fondamentale per costruire un futuro a basse emissioni di CO2, aumentare la sicurezza e consolidare il coinvolgimento delle comunità locali» – afferma Julie Sweet, Ceo di Accenture. «Snam è un’azienda leader di settore e quest’iniziativa rappresenta un nuovo entusiasmante capitolo nel nostro rapporto di fiducia di lunga data. Siamo entusiasti di collaborare allo sviluppo di soluzioni che aiutino Snam e il settore ad accelerare l’innovazione e incrementare la sostenibilità.»

Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, dichiara «L’innovazione è un pilastro del progetto SnamTec, con il quale stiamo ponendo le basi dell’azienda energetica del futuro, anche attraverso accordi con operatori internazionali come Accenture. L’obiettivo è rendere la nostra rete sempre più moderna, sostenibile e integrata con i territori e le comunità, utilizzando sistemi innovativi come l’IOT per agevolare la manutenzione degli impianti e ridurre le emissioni. Proprio grazie all’impegno sull’innovazione, nel nostro nuovo piano prevediamo di ridurre del 40% le emissioni di metano al 2025 e del 40% le emissioni di CO2 equivalente entro il 2030».

Fabio Benasso, presidente e amministratore delegato di Accenture Italia, aggiunge: «Nel corso degli anni abbiamo costruito una solida relazione commerciale con Snam che ci ha permesso di raggiungere obiettivi ambiziosi a livello sia nazionale che internazionale. Continueremo a fornire le nostre competenze nel campo dell’energia e le nostre capacità tecnologiche per supportare il nostro partner nel complesso processo di transizione verso un’economia più moderna, prospera, competitiva e a impatto zero.»

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L’Italia spende in pensioni il 16% del Pil

Nel nostro Paese il reddito medio delle persone con più di 65 anni è simile a quello dell'intera popolazione mentre nella media Ocse è più basso del 13%.

Un Paese in cui la distribuzione dei redditi e la spesa sociale favorisce gli anziani che non lavorano. La fotografia scattata dall’Ocse nel suo rapporto Pension at a Glance presentato il 27 novembre è chiara. Secondo l’Ocse l’Italia spende per il sistema pensionistico il 16% del Pil, il secondo livello più alto nell’area Ocse.

REDDITO DEGLI ULTRA 65ENNI IN LINEA CON QUELLO DI CHI LAVORA

Secondo l’organizzazione con sede a Parigi nel nostro Paese inoltre il reddito medio delle persone con più di 65 anni è simile a quello dell’intera popolazione mentre nella media Ocse è più basso del 13%. L’Ocse sottolinea che l’età di ritiro legale è 67 anni, tre anni superiore a quella della media Ocse ma che di recente «è andata indietro rispetto alle recenti riforme introducendo Quota 100».

ALTA ETÁ PENSIONABILE E CONTRIBUZIONE, MA RITIRO PRECOCE

Nel sistema pensionistico italiano la priorità dovrebbe essere «aumentare l’età effettiva di ritiro dal lavoro» dato che al momento è a 62 anni, di due anni circa inferiore a quella media Ocse e di cinque più bassa rispetto all’età legale di vecchiaia (67), si legge nel Rapporto Ocse. L’Ocse sottolinea che l’Italia oltre ad aver introdotto Quota 100 che consente di ritirarsi in anticipo dal lavoro, ha bloccato l’aumento dei requisiti legati all’aspettativa di vita fino al 2026 per coloro che hanno almeno 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41 e 10 mesi se donne. Inoltre non è prevista una revisione per l’età di vecchiaia nel 2021 legata all’aspettativa di vita. «Il sistema italiano – scrive l’Organizzazione – combina un’alta età pensionabile obbligatoria con un tasso di contribuzione pensionistica elevato del 33%» e ciò comporterà un tasso di sostituzione netto futuro (quando si raggiungeranno i 71 anni, ndr) molto elevato, il 92% per i lavoratori con salario medio a carriera piena contro il 59% in media nell’Ocse.

«IL RISCHIO DI BASSE PENSIONI IN FUTURO»

L’Ocse segnala inoltre che la pensione di cittadinanza ha innalzato i benefici per la vecchiaia portandoli al di sopra della media Ocse per questi schemi. In particolare l’Organizzazione ricorda le difficoltà del mercato del lavoro italiano con una percentuale di lavoro temporaneo e part time che generalmente dà guadagni più bassi, più alto rispetto alla media dei paesi Ocse. «Queste forme di lavoro – avverte – aumentano il rischio di basse pensioni future dato che il sistema italiano collega strettamente le pensioni ai contributi. Inoltre i tassi di occupazione di giovani e anziani in Italia sono ancora bassi con il 31% di giovani tra i 20 e i 24 anni al lavoro contro il 59% medio Ocse e il 54% tra i 55 e i 64 anni contro il 61% della media Ocse. Anche questo rischio di carriere incomplete pesa sulla pensione futura strettamente legata ai contributi versati. Infine l’Ocse ricorda l’alta percentuale di lavoro autonomo nel nostro Paese «Più del 20% dei lavoratori sono autonomi – si legge – a fronte del 15% nei paesi Ocse». E se nella media Ocse questi lavoratori hanno pensioni mediamente più basse del 22% rispetto ai lavoratori dipendenti in Italia c’è il divario più grande con una differenza che supera il 30%.

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Resto al Sud si apre a professionisti e under 46

Dall’8 dicembre il decreto che allarga la platea sarà operativo. I progetti dovranno essere presentati online sulla piattaforma di Invitalia

È finalmente operativa l’estensione della platea dei beneficiari della misura Resto al Sud, l’incentivo che sostiene la nascita di nuove attività imprenditoriali nelle regioni del Mezzogiorno. Il decreto attuativo firmato lo scorso agosto dai ministri per il Sud, dell’Economia e dello Sviluppo economico, è stato sottoscritto e pubblicato sulla “Gazzetta ufficiale” sabato 23 novembre e dall’8 dicembre 2019 sarà dunque operativo.

A quasi un anno dalla legge di Bilancio che aveva previsto l’ampliamento della platea dei beneficiari diventa realtà. Così anche i professionisti e agli under 46 avranno la possibilità di partecipare alla misura che prevede una dotazione finanziaria complessiva è di 1.250 milioni di euro, presentando i progetti sulla piattaforma online di Invitalia che gestisce Resto al Sud per conto del Ministero dello Sviluppo economico.

A CHI SI RIVOLGE

Le agevolazioni previste da Resto al Sud sono rivolte agli under 46 residenti, al momento della presentazione della domanda, nel Mezzogiorno, più precisamente in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia oppure che trasferiscono la residenza nelle suddette regioni dopo la comunicazione di esito positivo. La misura si rivolge, inoltre, ai professionisti e under 46 che non hanno un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutta la durata del finanziamento e non sono già titolari di altra attività di impresa in esercizio. Per i liberi professionisti è importante che non risultino titolari di partita IVA, nei dodici mesi antecedenti alla presentazione della domanda, per lo svolgimento di un’attività analoga a quella per cui chiedono le agevolazioni

Possono presentare richiesta di finanziamento le società, anche cooperative, le ditte individuali costituite successivamente alla data del 21 giugno 2017, o i team di persone che si costituiscono entro 60 giorni (o 120 se residenti all’estero) dopo l’esito positivo della valutazione.

LE AGEVOLAZIONI

Il finanziamento previsto da Resto al Sud copre il 100% delle spese ammissibili (ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili, acquisto di impianti, macchinari, attrezzature, programmi informatici, spesa per l’avvio dell’attività) e consiste in un contributo a fondo perduto pari al 35% dell’investimento complessivo e un finanziamento bancario pari al 65% dell’investimento complessivo, garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI. Gli interessi del finanziamento sono interamente coperti da un contributo in conto interessi

COME PRESENTARE DOMANDA

Resto al Sud è un incentivo a sportello per cui le domande, che devono essere presentate esclusivamente online attraverso la piattaforma web di Invitalia, vengono esaminate senza graduatorie in base all’ordine cronologico di arrivo. 

Per procedere alla presentazione è necessario registrarsi ai servizi online di Invitalia compilando l’apposito form, disporre di una firma digitale e di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) valido e attivo. Tutte le comunicazioni tra l’Agenzia e i proponenti vengono, infatti, inviate, solo via PEC. Nella domanda bisogna inserire il progetto imprenditoriale, da compilare on line, e la documentazione necessaria da allegare. Per predisporre il progetto i proponenti possono richiedere assistenza gratuita a uno dei soggetti accreditati (pubbliche amministrazioni, università, associazioni o enti del terzo settore) con Invitalia.

Le domande vengono valutate in ordine cronologico di arrivo mediamente entro due mesi dalla presentazione. Invitalia verifica il possesso dei requisiti e poi esamina nel merito le iniziative, anche attraverso un colloquio con i proponenti.

IL ROADSHOW DI RESTO AL SUD

Quattro tappe in quattro università italiane per generare cambiamento nei territori del Sud Italia, portando innovazione, valore e impatto sociale attraverso le imprese. Questa la sfida del roadshow di Resto al Sud, l’iniziativa che prende il nome di Hackathon Tour che si propone di trovare le migliori idee imprenditoriali di giovani universitari tra i 18 e i 35 anni da sviluppare attraverso un hackathon di accelerazione da finanziare con gli incentivi Resto al Sud. La prima tappa si svolge a Bari, il 29 e 30 novembre, presso l’Università Aldo Moro mentre la seconda si ferma in Calabria, a Rende, il 10 e l’11 dicembre, presso l’Università della Calabria.

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Dal governo 27 milioni di euro a Fca contro gli esuberi

Si tratta di incentivi per lo sviluppo e la produzione di veicoli a motore ibrido ed elettrico negli stabilimenti di Melfi, Orbassano e Mirafiori. Lavoratori reintegrati e 100 assunzioni in Basilicata.

Il ministero dello Sviluppo economico stanzia 27 milioni di euro per lo sviluppo e la produzione di veicoli a motore ibrido ed elettrico negli stabilimenti di Melfi, Orbassano e Mirafiori. Lo prevede il decreto che autorizza l’accordo di Sviluppo tra Mise, Regioni Basilicata e Piemonte, Invitalia e Fca, firmato dal ministro Stefano Patuanelli. Gli investimenti ammontano a 136,6 milioni entro il 2022. L’accordo permetterà il graduale reintegro dei lavoratori in esubero (3.458) e 100 assunzioni a Melfi.

AGEVOLAZIONI LEGATE AL PIANO IMPRESA 4.0

I 27 milioni di euro messi a disposizione dal Mise sono agevolazioni per l’acquisto di macchinari e impianti coerenti al Piano Impresa 4.0. Fca e Centro Ricerche Fiat investiranno 98,7 milioni per l’ampliamento della capacità produttiva dello stabilimento di Melfi, attraverso la messa in produzione della Jeep Compass nella versione ibrida. La produzione di questo modello consentirà di incrementare i modelli elettrici prodotti a Melfi in un’ottica di efficientamento produttivo e di economie di scala. Altri 37,9 milioni di euro di investimenti riguarderanno il progetto di ricerca e sviluppo denominato «Ricarica – Soluzioni sostenibili ad elevata modularità e Configurabilità per veicoli mass mARket a propulsione puro elettrica», che si pone come obiettivo lo sviluppo di motori per veicoli a propulsione elettrica pura, consentendo di coniugare l’attenzione agli obiettivi di impatto ambientale (riduzione delle emissioni CO2 e consumi energetici) con la necessità di offrire al mercato prodotti a prezzi accessibili con prestazioni ottimizzate, in termini di affidabilità e sicurezza. Il progetto verrà realizzato negli stabilimenti di Fca e Crf di Melfi, Orbassano e Torino (Mirafiori Technical Center).

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Sace, Fintecna e Simest: raffica di nomine in Cdp

Pierfrancesco Latini scelto come ad di Sace, Antonino Turicchi di Fintecna. Donato Iacovone presidente della "nuova" Salini Impregilo.

Raffica di nomine a Cassa Depositi Prestiti. Il cda che si è riunito il 26 novembre ha designato i candidati cda di nove delle sue società partecipate. Tra gli altri sono stati indicati Pierfrancesco Latini a.d. di Sace e Rodolfo Errore nella carica di presidente; Mauro Alfonso a.d. di Simest e Pasquale Salzano presidente (con l’incarico anche di Chief International Affairs Officer di Cdp); Antonino Turicchi a.d. di Fintecna e Vincenzo delle Femmine Presidente; Donato Iacovone presidente nella “nuova” Salini Impregilo che è nata per il “Progetto Italia“.

TUTTE LE NOMINE DELLE CONTROLLATE

SACE – Rodolfo Errore (Presidente); Pierfrancesco Latini (Amministratore Delegato), Ilaria Bertizzolo, Elena Comparato, Filippo Giansante, Federico Merola, Monica Scipione, Mario Giro, Roberto Cociancich

SIMEST – Pasquale Salzano (Presidente che assumerà anche l’incarico di Chief International Affairs Officer di CDP), Roberto Rio (Vice Presidente), Mauro Alfonso (Amministratore Delegato), Gelsomina Vigliotti, Ilaria Bertizzolo, Pasquale Salzano.

FINTECNA – Vincenzo delle Femmine (Presidente), Antonino Turicchi (Amministratore Delegato).

CDP Immobiliare – Giorgio Righetti (Presidente), Marco Doglio (Vice Presidente), Emanuele Boni (Amministratore Delegato), Alessandra Ferone, Paolo Fontanelli, Silvia Viviani, Ada Lucia De Cesaris.

CDP Investimenti SGR – Raffaele Ranucci (Presidente), Marco Doglio (Amministratore Delegato), Manuela Sabbatini, Giorgio Righetti, Caterina Miscia.

Fondo Italiano d’Investimento SGR – Antonio Pace (Amministratore Delegato), Vito Lo Piccolo, Esedra Chiacchella, Simonetta Acri, Gianluca Lo Presti, Anna Chiara Sala, Cristina Pozzi.

Invitalia Ventures SGR – Enrico Resmini (Amministratore Delegato), Pierpaolo Di Stefano, Marco Bellezza, Isabella de Michelis di Slonghello, Lucia Calvosa, Antonio Margiotta.

SIA – Federico Lovadina (Presidente), Fabio Massoli, Andrea Pellegrini, Carmine Viola, Andrea Cardamone.

Salini Impregilo – Donato Iacovone (Presidente), Pierpaolo Di Stefano, Francesca Balzani, Giuseppe Marazzita, Marina Natale.

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Andrea Viero verso la presidenza di Invitalia

Accordo politico sulle due caselle più importanti della controllata del Mef. Al posto dell’uscente Tesauro potrebbe sedersi il manager Fincantieri. Confermato l’ad Domenico Arcuri. Sempre che dopo 14 assemblee si riescano a fare le nomine per il cda.

Tredici assemblee non sono state sufficienti a rinnovare i vertici di Invitalia, la holding per lo sviluppo del governo. La prima si è tenuta all’inizio di giugno. Non solo: da una decina di giorni la guida dell’azienda di proprietà del Mef e vigilata dal Mise, è affidata – come prevede la legge – al Collegio sindacale, che può occuparsi solo dell’ordinaria amministrazione.

Una situazione che di fatto ha sostanzialmente bloccato le attività dell’Agenzia e delle sue controllate, a partire da Mediocredito Centrale e Infratel, solo per citare quelle più importanti. Un dato per tutti: il gruppo, nell’ultimo anno ha movimentato circa 8 miliardi di euro in incentivi, gare e appalti pubblici. Ovvero mezzo punto di Pil. Oggi, l’ennesimo rinvio: l’assemblea si è aggiornata a venerdì 29 novembre, nella speranza che l’esecutivo trovi un’intesa.

Per la verità il tema era già arrivato a Palazzo Chigi giovedì 21 novembre, quasi al termine di una riunione del Consiglio dei ministri dedicata quasi per intero a Taranto e poco prima che il premier Giuseppe Conte invitasse a cena la squadra di governo. E, a quanto risulta, sarebbe stato raggiunto un accordo politico sulle due caselle più importanti. In particolare, sulla poltrona del presidente, al posto dell’uscente Claudio Tesauro, potrebbe sedersi un manager Fincantieri, Andrea Viero.

Confermato, invece, l’attuale amministratore delegato, Domenico Arcuri, fortemente voluto dal presidente del Consiglio, da Pd e da un’importante parte del M5s. Poi, però, tutto si è arenato quando si è passato a discutere gli altri tre nomi da scegliere per il nuovo Cda dell’Agenzia. Se ne parlerà, probabilmente, la prossima settimana. In tempo utile per la quattordicesima assemblea. Sperando che, finalmente, qualcuno decida di decidere.

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Massimo Perotti è l’Imprenditore dell’Anno

Ieri sera a Milano la cerimonia di consegna del premio nazionale giunto alla sua XXIII edizione organizzato da EY

È stato premiato a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana a Milano, Massimo Perotti,Executive Chairman di Sanlorenzo S.p.A., vincitore nazionale della XXIII edizione del Premio EY L’Imprenditore dell’Anno® che si è svolto con il supporto di Banca Akros (Gruppo Banco BPM) e Board International. Il riconoscimento conferito da EY, leader mondiale nei servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, assistenza fiscale e legale, transaction e consulenza, è riservato agli imprenditori italiani alla guida di aziende con un fatturato di almeno 25 milioni di euro che creano valore, con spirito innovativo e visione strategica, contribuendo alla crescita dell’economia.

Oltre a Perotti altri sei vincitori di categoria, più un Premio Speciale della Giuria e il Premio EY Start Up. Tutti i riconoscimenti sono stati assegnati dalla giuria che, presieduta da Gianni Mion, Presidente di Edizione, e composta dall’imprenditore Alberto Baban, da Paolo Boccardelli, Direttore di LUISS Business School; Guido Corbetta, Professore ordinario di Corporate Strategy presso l’Università Bocconi di Milano; Monica Mandelli, Managing Director in KKR &  Co. a New York; Marco Nocivelli, Presidente e Amministratore Delegato Gruppo Epta; Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di KIKO S.p.A.; Paolo Scudieri, Amministratore Delegato di Adler Plastic S.p.A. e Nunzio Tartaglia, Responsabile CDP Imprese, ha dichiarato specifiche motivazioni per ogni premio assegnato.

TUTTO SUL VINCITORE

La giuria ha decretato Massimo Perotti imprenditore dell’anno «per essere riuscito a trasformare una bella realtà italiana in un brand riconosciuto a livello mondiale come massima espressione dell’eleganza e dell’esclusività del Made in Italy, affrontando il percorso di crescita con coraggio e determinazione, investendo costantemente sul territorio e sulle persone».

Grande la soddisfazione da parte dell’imprenditore che appresa la notizia ha commentato: «È per me un grande onore ricevere questo riconoscimento che premia innanzitutto l’impegno e la dedizione che l’intera azienda ha profuso in questi anni – ha detto Perotti – All’origine di ogni successo c’è sempre un lavoro di squadra e se abbiamo raggiunto i vertici della produzione mondiale di yacht e superyacht, devo ringraziare gli uomini e le donne che lavorano in Sanlorenzo. È soprattutto merito loro se siamo in grado di realizzare progetti la cui qualità e cura ineguagliabile sono apprezzate in tutto il mondo grazie a una combinazione unica di artigianalità, tecnologia, design e passione».

LE IMPRESE ITALIANE DEVONO FARE SISTEMA

«L’Italia, nel corso della sua storia, ha continuato a creare imprese straordinarie, realtà imprenditoriali eccellenti e uniche che hanno saputo superare le difficoltà, crescere e spesso affermarsi anche su scala internazionale – ha precisato Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia e Managing Partner dell’area Mediterranea – EY le ha sostenute e, con questo Premio, celebrate. Oggi l’accresciuta competitività a livello globale impone nuove sfide. Per vincerle, le imprese italiane devono investire e fare sistema con l’obiettivo di recuperare produttività, puntando soprattutto sulle aree in cui siamo più distintivi, come la meccanica, il design, il manifatturiero e l’automazione. E devono agire da stimolo per il rinnovamento della Pubblica Amministrazione, fattore determinante per la progressione del sistema paese».

«Attraverso il Premio EY L’Imprenditore dell’Anno da ventitré anni premiamo le eccellenze italiane. Le storie di questa edizione includono Family Business longeve e imprenditori di prima generazione che in poco più di un decennio hanno saputo conquistare una leadership internazionale – ha puntualizzato Luca Pellizzoni, Partner EY, Responsabile italiano del Premio L’Imprenditore dell’Anno – Sono storie che testimoniano come l’imprenditoria italiana sia rinomata a livello mondiale per l’eccellenza delle proprie aziende capaci, creative e all’avanguardia».

SEI CATEGORIE, I PREMIATI

Perrotti non è stato l’unico ad ottenere un riconoscimento. Affianco a lui altri sei grandi imprenditori che si sono distinti nel loro lavoro.

Va ad Angelo Benedetti, Presidente e Amministratore Delegato di Unitec S.p.A ilpremioIndustrial & Diversified Products «per essere riuscito a creare un gruppo diventato leader nel proprio settore attraverso una lungimirante direzione strategica che ha sempre posto al centro innovazione e affidabilità». Per la categoria Food & Beverage, invece, premiato Michele Andriani, Presidente e Amministratore Delegato di Andriani S.p.A., «per il suo grande impegno per la sostenibilità che ha consentito di coniugare crescita economica con la salvaguardia dell’ambiente e della società».

Giancarlo e Alberto Zanatta, rispettivamente Fondatore e Presidente di Tecnica Group S.p.A., hanno ricevuto il Premio Fashion, Design & Luxury «per essere riusciti a costruire un gruppo riconosciuto a livello internazionale per i marchi di assoluta eccellenza simboli di qualità, innovazione, tecnologia e design italiano». Il Premio Innovation è andato a Emidio Zorzella e Massimo Bonardi, rispettivamente CEO e Founder e Managing Director e Founder di Antares Vision S.p.A., «per la passione, lo sviluppo tecnologico e la fiducia nelle persone che hanno consentito di trasformare in poco più di 10 anni un “laboratorio di idee” in un gruppo leader a livello internazionale nel proprio settore».

Si affianca il Premio Globalization che quest’anno è stato consegnato a Laura Colnaghi Calissoni, Presidente e Amministratore Delegato di Gruppo Carvico, «per la tenacia con cui è riuscita ad affermarsi a livello globale, attraverso importanti investimenti, sperimentazione continua e diversificazione dell’offerta, sempre all’insegna della più alta qualità». Chiudono la rosa dei premiati i fratelli Attilio Zanetti, Vice Presidente e Consigliere Delegato, Matteo Zanetti, Vice Presidente e Consigliere Delegato, e Paolo Zanetti, Consigliere Delegato, che rappresentano la quarta generazione alla guida dell’azienda di famiglia Zanetti S.p.A. a cui va il premio Family Business «per aver portato l’eccellenza italiana in tutto il mondo conciliando tradizione e innovazione, legame con il territorio e rispetto per l’ambiente. Un filo conduttore che si tramanda con grande passione di padre in figlio da oltre 100 anni».

PREMIO SPECIALE E EY START UP

La giuria 2019 ha, inoltre, assegnato altri due riconoscimenti. Il Premio Speciale della Giuria a Paolo Maggioli, Presidente e Amministratore Delegato di Maggioli S.p.A., «per l’importante contribuito alla trasformazione digitale, all’innovazione e alla semplificazione della Pubblica Amministrazione, delle aziende e dei professionisti» e il Premio EY Start Up, giunto alla quinta edizione e sostenuto da P10, a Mattia Capulli, Co-fondatore, e Andrea Riposati, Co-fondatore e CEO di Dante Labs «per aver portato la scienza alla portata di tutti, contribuendo allo sviluppo del territorio e all’affermazione dell’Italia in un settore all’avanguardia».

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Al via MySisal: nuovi servizi per il canale retail

L’azienda ha lanciato un’unica e innovativa piattaforma con un portafoglio ricchissimo pensato a misura dei rivenditori

Sisal lancia MySisal l’innovativo progetto ideato per supportare i rivenditori ed il loro business, per migliorare l’attrattività del punto vendita e la qualità di vita del titolare e dei suoi familiari. MySisal, tramite un’unica e innovativa piattaforma, offre un portafoglio ricco di servizi studiato a misura dei rivenditori per soddisfare le loro esigenze.

Il progetto di MySisal è stato studiato, nell’ambito della recente gara per l’aggiudicazione della concessione del SuperEnalotto e degli altri giochi numerici, per garantire a Sisal di consolidare il valore della propria rete, selezionando e qualificando i propri partner commerciali, migliorandone l’approccio al mercato. Un investimento che guarda al futuro e che punta alla crescita del canale retail sul quale Sisal ha sempre investito garantendo servizi all’avanguardia attraverso programmi di formazione, coinvolgimento e visibilità per i propri ricevitori.

Parte dunque una nuova fase per l’azienda che non solo lancia MySisal ma anche una rinnovata rete di ricevitorie: ad oggi sono già circa 4mila quelli che hanno accolto con interesse la proposta Sisal, confermandone la validità e convenienza.

TUTTO SULLA PIATTAFORMA

Tre le aree di interesse sulle quali la piattaforma MySisal si concentra realizzate grazie al costante ascolto delle necessità dei rivenditori. MY CUSTOMER è il servizio che consente di aumentare i clienti e il traffico presso il punto vendita grazie ad un’esclusiva territoriale, la visibilità sui siti del Gruppo e sul web con pagine dedicate. I rivenditori potranno inoltre richiedere e ricevere a domicilio materiali di marketing per il proprio punto di vendita e allestire il proprio locale per promozioni e iniziative in-store. MY BUSINESS,invece, è il canale che consente di incrementare i ricavi grazie alla copertura degli oneri relativi alla garanzia finanziaria e tecnologica legata alla concessione per il SuperEnalotto e gli altri giochi numerici, oltre che un’assicurazione a copertura delle principali esigenze del punto vendita. MY LIFE, infine, dà la possibilità ai rivenditori di accedere ad una polizza sanitaria permettendo loro di migliorare la propria vita privata e quella delle loro famiglie. È inclusa in questo servizio anche l’opportunità di vivere momenti di intrattenimento, occasioni di crescita culturale e altri benefit personali. 

Per aderire alla piattaforma MySisal i rivenditori possono chiamare il numero verde 800 778866, già attivo (digitando l’opzione 3).

Marco Caccavale, Direttore della Business Unit Lottery

LA PIATTAFORMA È PRONTA AD ARRICCHIRSI

«Sono particolarmente orgoglioso di annunciare l’avvio del percorso di selezione e qualificazione del nostro network di ricevitori, che integrato con il progetto MySisal, rappresenta un investimento sul futuro del retail nel nostro Paese – ha sottolineato Marco Caccavale, Direttore della Business Unit Lottery del Gruppo Sisal – Un’innovativa piattaforma che si arricchirà nel tempo, ideata e realizzata da un team interno di elevata professionalità, che certamente contribuirà a far evolvere il canale di prossimità nel suo complesso, migliorare la qualità del rapporto e consolidare la partnership tra Sisal e i punti vendita che aderiranno al progetto».

SISAL SI ESPANDE A LIVELLO INTERNAZIONALE

Un nuovo tassello quello di My Sisal per l’azienda che dopo l’aggiudicazione della concessione del business Giochi Numerici per altri nove anni, sta portando avanti una significativa espansione internazionale con una business purpose sempre più competitiva. Nel 2018, infatti, Sisal si è aggiudicata la gara indetta dalla Société de Gestion de la Loterie Nationale del Marocco che prevede, dal primo gennaio del 2019, la gestione delle Lotterie Nazionali in Marocco per ben 9 anni. Dal 2019, inoltre, il Gruppo è presente anche sul mercato spagnolo grazie alla licenza conseguita sul mercato del gioco online, traguardo che si affianca al contratto decennale per la gestione e lo sviluppo di un sistema giochi in Turchia.

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Poste Italiane, la comunicazione interna come chiave di successo aziendale

Un’app per 130 mila dipendenti. Una nazionale di calcio allenata da un ex campione. L’ascolto delle persone. E il piano al 2022 punta a fare anche di più.

Un’app che connette 130 mila dipendenti, una nazionale di calcio aziendale e poi ascolto, pari opportunità, servizi di welfare e iniziative che coinvolgono anche la famiglia. Nel piano industriale di Poste Italiane “Deliver 2022”, lanciato dall’amministratore delegato Matteo Del Fante a febbraio 2018, il coinvolgimento dei dipendenti, e dunque la comunicazione interna, diventa ancora più importante. Tante le iniziative originali. Basti pensare che i lavoratori possono perfino trasformarsi in reporter: così almeno è stato per 42 persone selezionate per il ruolo di corrispondenti dalle diverse regioni italiane. Il loro compito è condividere con la redazione di Poste News storie e notizie dal territorio di competenza. L’azienda sta anche per lanciare “Posteaperte tutto l’anno” una serie di iniziative, sia in presenza sia online, che prevedono il coinvolgimento dei dipendenti e dei loro figli.  

L’APP CHE METTE IN COMUNICAZIONE I 130 MILA DIPENDENTI

Tra le ultime novità c’è l’applicazione “NoidiPoste” che connette tutti i 130mila dipendenti. Viene usata per gestire le trasferte, segnalare le assenze per malattia o trovare i contatti dei colleghi, che sono diffusi in oltre 12.800 uffici postali. La funzione “Camera con vista” consente ai dipendenti che rispondono ad una serie di requisiti di prenotare alloggi per le vacanze gratuiti in località turistiche. Sull’app si può consultare il menù della mensa, esprimere opinioni su prodotti e servizi di Poste e leggere tutte le ultime notizie aziendali.

LA NAZIONALE DI CALCIO DI POSTE.

Per fare squadra tra colleghi, Poste Italiane ha creato la sua “Nazionale” di calcio. È formata da 30 dipendenti tesserati in società dilettantistiche che praticano il calcio a livello agonistico, scelti tra 700 candidati e allenati dall’ex campione di Padova, Juventus e Fiorentina Angelo Di Livio. La comunicazione interna ha gestito attraverso la intranet tutto il processo di ricerca e selezione dei calciatori candidati alla Nazionale Gialloblù. Un’iniziativa premiata dalla “Intranet Italia Champions” (il contest che premia le migliori iniziative intranet italiane) come una tra le più interessanti case history di successo.

LE INIZIATIVE DI ASCOLTO DEI DIPENDENTI.

Poste Italiane, inoltre, fa un ampio uso di sondaggi interni per valorizzare il punto di vista di tutti i dipendenti. Per esempio, ha messo in pista InEvidenza, un’indagine sulla valutazione della comunicazione interna. Poi c’è Valore, rivolta ad un target specifico di colleghi, tra cui i portalettere, per la rilevazione del grado di soddisfazione su alcuni aspetti rilevanti della propria attività lavorativa. #DaiVocealFuturo invece è un sondaggio d’opinione per la popolazione di BancoPosta e BancoPosta Fondi SGR, con l’obiettivo di ricevere opinioni e spunti per migliorare performance e soddisfazione. Infine, Progetto Sport, la survey dedicata agli sport praticati in Poste su tutto il territorio, con l’obiettivo di ragionare su nuove iniziative di aggregazione tra colleghi. 600 lavoratori sono stati inoltre coinvolti nell’iniziativa “Libera il tuo talento”, progetto di autopromozione di team di dipendenti con un’idea originale. Il dialogo ha avuto poi un ulteriore sbocco concreto con l’accordo raggiunto lo scorso giugno 2018 con le organizzazioni sindacali che prevede, per il triennio 2018-2020, il coinvolgimento di 6 mila lavoratori con nuove assunzioni, stabilizzazione dei rapporti a tempo determinato e conversione di “part time” in “full time”.

UN PIANO SANITARIO PER TUTTI I DIPENDENTI.

Altre iniziative di comunicazione interna sono poi legate ai progetti aziendali in tema di welfare. Nell’ultimo rinnovo del contratto di lavoro del personale, Poste ha istituito un Fondo di Assistenza sanitaria gratuito per i dipendenti. Al Piano possono iscriversi tutti i dipendenti con contratto a tempo indeterminato, compresi gli apprendisti e i neoassunti. Nell’ambito del progetto “Piano Salute”, inoltre, sono previsti seminari informativi, oltre a visite gratuite per la prevenzione oncologica realizzate in collaborazione con la Fondazione ANT (Assistenza Nazionale Tumori).

ATTENZIONE ALLE PARI OPPORTUNITÀ.

I servizi di welfare non si fermano però alla sanità: infatti, le lavoratrici del gruppo in congedo di maternità hanno diritto al 100% della retribuzione per tutti e cinque i mesi di assenza dal lavoro (meglio rispetto all’80% previsto per legge). Poste Italiane è attenta alle pari opportunità e allo sviluppo della managerialità femminile: al punto che il 44% dei componenti del CdA e il 45% dei quadri e dei dirigenti è donna (dati 2018). Una presenza resa possibile da iniziative di welfare come realizzazione di asili nido, adozione di modelli flessibili di organizzazione del lavoro e introduzione di percorsi formativi. La comunicazione interna, infine, è stata determinante per il successo di numerose iniziative di Poste Italiane legate alla solidarietà, come per esempio “Valori ritrovati”: un progetto di economia circolare realizzato in collaborazione con la Fondazione Caritas Roma Onlus, a cui vengono affidati i pacchi che non possono essere recapitati al destinatario per aiutare le famiglie socialmente svantaggiate.

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Tutto da rifare per Alitalia, commissari verso l’ottava proroga

Le tessere sul tavolo non sono sufficienti e per Alitalia è tutto da rifare. Il 21 novembre scade il termine..

Le tessere sul tavolo non sono sufficienti e per Alitalia è tutto da rifare. Il 21 novembre scade il termine per la presentazione delle offerte vincolanti, ma nessuno si è fatto avanti. E così Ferrovie dello Stato, tra Lufthansa che non intende aprire il portafoglio e Atlantia che si sfila, non può fare altro che constatare la mancanza delle «condizioni necessarie» per costituire il consorzio.

Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ritiene che ci sia ancora un margine nelle trattative con Delta e Lufthansa. Ma la palla adesso è destinata a tornare ai commissari, che con ogni probabilità decideranno l’ennesima proroga (l’ottava) per la presentazione di un’offerta finale per l’acquisto della compagnia. Una proroga di un paio di settimane, venti giorni al massimo, purché l’intera operazione venga chiusa entro marzo 2020.

Sullo sfondo resta sempre il rischio liquidazione. Il board di Fs, da 13 mesi capofila della cordata per la nuova Alitalia, si è riunito per fare il punto sulla posizione dei partner coinvolti nelle trattative: Delta ha “confermato la disponibilità a partecipare all’equity” con 100 milioni per una quota del 10%; Lufthansa nella lettera trasmessa ieri ha “prospettato la disponibilità ad un accordo commerciale, ma non ad un ingresso immediato nell’equity”; infine Atlantia, pur restando disponibile a proseguire il confronto, non vede ancora realizzate le condizioni per l’adesione al progetto.

Alla luce di tutto questo, nonostante non siano “ancora maturate le condizioni necessarie” per il consorzio, le Fs confermano “l’impegno e la disponibilità a proseguire le negoziazioni” e attendono le valutazioni dei commissari su come procedere. La strada tracciata sembra quella di una nuova proroga. La possibilità di un “minimo” slittamento è stata già ipotizzata nelle scorse settimane dai commissari in audizione alla Camera, fermo restando l’obiettivo di chiudere entro il primo trimestre del 2020. E anche il ministro dello sviluppo Patuanelli ha fatto capire che l’orientamento potrebbe essere questo: va mantenuto fisso “il closing entro marzo”, poi, “il fatto che ci sia una fase che si restringe tra il signing e il closing ci può essere, se si restringe quella fase per allungare la fase da oggi al signing”.

Patuanelli intravede anche dei margini nelle trattative con Delta e Lufthansa: i tedeschi, chiedono cose che si possono ottenere, devono “forse fare un piccolo sforzo iniziale e cioè compartecipare all’equity da subito, ma anche la proposta di Delta” è positiva, “con piccoli accorgimenti interessanti. Credo manchi quel quid in più che cercheremo creare nelle prossime ore”. Sull’intera vicenda resta il moderato ottimismo del Governo. “Ritengo ci siano le condizioni che mi fanno essere parzialmente ottimista per quello che succederà nelle prossime ore”, afferma Patuanelli.

Gli fa eco la titolare dei trasporti De Micheli: “Lufthansa o Delta, siamo, con un po’ di realismo, però ragionevolmente ottimisti e positivi per la chiusura positiva della vertenza”. Ma non mancano le critiche, con Salvini che non crede in una soluzione e Fassina (Leu) che dice no alla proroga e suggerisce il passaggio degli asset a una società controllata dallo Stato. Intanto la compagnia prosegue il trend in crescita dei ricavi. Alitalia chiuderà novembre con un aumento tra il +5,5% e +6%, mentre a dicembre la crescita sarà del 7%, spiega il Chief business officer Fabio Lazzerini, assicurando che “ad oggi Alitalia non è guarita ma sta meglio di prima”.

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Come il cibo è diventato uno status symbol anche per gli italiani

Uno studio fotografa il nuovo prototipo di consumatore 4.0. Mangia poco, ma bene. Non ha "fame", bensì appetito. Cerca il piacere e la salute. L'analisi delle evolute abitudini alimentari.

Non ditelo a Matteo Salvini, che ingurgita fiero piatti iper calorici a qualsiasi ora del giorno e della notte vantandosene su Twitter, per comunicare a quelli del “popolo”che lui è come loro, divora un po’ di tutto e male: ormai il cibo è uno status symbol, all’insegna del “dimmi come mangi e ti dirò chi sei”. E il consumatore è diventato 4.0, post-moderno e sempre più attento al rapporto con l’alimentazione.

TRA INNOVAZIONE E ACQUISTI CERTIFICATI

A delineare questo ritratto è stato l’Osservatorio cibi, produzioni, territorio (Cpt) di Eurispes, Uci e Univesitas Mercatorum, che ha raccolto dati, approfondito fenomeni e osservato come cambiano le abitudini dei consumatori nel position paper “I consumi alimentari: conoscere per agire”. Si parla di sempre di più di persone che non hanno “fame”, ma appetito, saziano la mente più che la pancia, sono sempre più informate e consapevoli, cercano l’innovazione e il piacere così come la salute, acquistano prodotti certificati ma non si fidano più solo di un bollino.

I CONSUMI ALIMENTARI SONO L’11% DEL PIL

I consumi delle famiglie rappresentano la quota più importante del Prodotto interno lordo (Pil) italiano e, in quest’ambito, quelli alimentari pesano l’11% (secondo dati Istat del 2018). Ma conoscere il consumo, spiega questo studio, significa capire le persone, i loro valori, i loro desideri. E il consumatore di oggi «è un misto di antico e contemporaneo, è un consumatore post moderno che sta ribaltando il suo rapporto con il consumo: dopo una lunga fase post bellica, nella quale il consumo ha sostanzialmente dominato sulla persona, è maturato un cambiamento di stato che mostra un altro soggetto, che ribalta i termini del proprio esistenziale socio-economico da consumatore-persona a persona-consumatore, attraverso alcuni atteggiamenti nuovi».

DA FATTO INDIVIDUALE A RELAZIONALE

Siamo al culmine, sostiene l’osservatorio, di un percorso di trasformazione intellettuale del cibo: da alimento a strumento di piacere, da fatto individuale a relazionale. «Una trasformazione a cui hanno contribuito i media innanzitutto con i format televisivi, l’ascesa dei cuochi star».

IL RIFERIMENTO: LA CERTIFICAZIONE BIOLOGICA

Il nuovo consumatore è inoltre molto attento alla qualità, che individua attraverso alcuni elementi come la sicurezza alimentare, e in questo senso l’etichetta è fondamentale per convogliare le informazioni necessarie a rassicurare il consumatore; la qualità ambientale della terra d’origine dei prodotti; la naturalità dei processi dei prodotti, la certificazione biologica che è un riferimento per molti. E l’aspetto salutistico: il cibo è di qualità se «svolge funzioni positive per l’organismo».

SI DIVENTA “PRODUTTORI DI SIGNIFICATI”

In definitiva, il consumatore è diventato «attraverso l’insieme delle proprie scelte di consumo, un “produttore di significati“». Perché «non è il singolo atto di scelta che definisce la persona, ma l’intero insieme delle scelte di acquisto che, nell’identità che le sottende, assurgono a “sistema”». E «il possesso, la proprietà e l’utilizzo di simboli è un tratto essenziale del consumo: ieri l’automobile era probabilmente il simbolo-guida, poi è divenuta la griffe della moda, oggi il focus è sui comportamenti alimentari». E se anche Salvini la smettesse di condividere cibo spazzatura sui social? Per adesso resta ancora un’utopia.

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Cultura Crea, 107 milioni per la filiera culturale e creativa

La misura gestita da Invitalia si rivolge alle micro, piccole e medie imprese del settore in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia

Tra i tanti incentivi alle imprese istituiti dal Governo c’è anche Cultura Crea, la misura di agevolazione, promossa dal Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) e gestita da Invitalia, che sostiene la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali e no profit nel settore della filiera culturale e creativa.

Un sostegno a tutte quelle realtà che puntano a valorizzare le risorse culturali del territorio di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia oltre che a consolidare i settori produttivi collegati, rafforzando la competitività delle micro, piccole e medie imprese in attuazione del PON FESR “Cultura e Sviluppo” 2014-2020 (Asse Prioritario II). Le risorse finanziarie stanziate ammontano a circa 107 milioni di euro. È prevista una dotazione aggiuntiva di 7 milioni di euro.

A CHI SI RIVOLGE

Cultura Crea si rivolge alle micro, piccole e medie imprese dell’industria culturale e creativa, inclusi i team di persone che vogliono costituire una società, e ai soggetti del terzo settore che vogliono realizzare i loro programmi di investimento in Basilicata, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.  

TRE SOTTOMISURE

Esistono tre sottomisure dI Cultura Crea, tutte rivolte alle PMI, che finanziano l’acquisizione di beni materiali ed immateriali, mai opere murarie. Le agevolazioni sono concesse nei limiti del regolamento de minimis

  1. TITOLO II per le newco:  imprese dell’industria culturale costituite da meno di 36 mesi, comprese, le cooperative. Si rivolge anche ai team di persone fisiche che vogliono costituire un’impresa ma la costituzione deve avvenire  entro i 30 giorni successivi alla comunicazione di ammissione alle agevolazioni. E’ possibile presentare domanda da tutti i Comuni delle cinque regioni oggetto dell’intervento. I programmi presentati possono prevedere spese fino a 400.000 euro, il 20% delle quali riferite alla gestione (consulenze specialistiche, costo del personale interno qualificato e spese per l’acquisizione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione). Cultura Crea finanzia iniziative che prevedono la creazione o l’introduzione di prodotti o servizi innovativi in specifiche aree tematiche: a) economia della conoscenza:  si intende lo sviluppo o l’applicazione di tecnologie che permettano di creare, organizzare, archiviare e accedere a dati e alle informazioni sull’industria culturale; b) conservazione:  indica lo sviluppo o l’applicazione di modalità e processi innovativi per le attività legate a restauro/manutenzione e recupero del patrimonio culturale; c) fruizione: si sviluppano modalità e strumenti innovativi di offerta di beni, anche in forma integrata con le risorse del territorio, processi innovativi per la gestione, acquisizione, classificazione, valorizzazione, diffusione del patrimonio culturale e risorse del territorio; piattaforme digitali, prodotti hardware e software per nuove modalità di fruizione e nuovi format narrativi, di comunicazione e promozione; d) gestione: indica lo sviluppo di strumenti e soluzioni applicative in grado di ingegnerizzare le attività di gestione di beni e attività culturali. Le agevolazioni prevedono congiuntamente: un finanziamento agevolato a tasso zero e un contributo a fondo perduto, entrambi fino al 40% della spesa ammessa.  In entrambi i casi il tetto delle agevolazioni è elevabile al 45% per i progetti presentati da imprese femminili, giovanili o in possesso del rating di legalità.
  • TITOLO III per il consolidamento di imprese già costituite: le proposte devono essere presentate da imprese costituite da più di 36 mesi. La localizzazione dell’impresa deve essere fissata in uno dei Comuni agevolati (quelli previsti dall’Allegato 1 sezione A del Decreto dell’11 Maggio del 2016 direttamente riferiti agli Attrattori); è interamente escluso il territorio della Regione Sicilia. I programmi presentati possono prevedere spese fino a 500.000 euro, il 20% delle quali riferite alla gestione (consulenze specialistiche e costo del personale interno qualificato, spese per l’acquisizione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione). In questa sottomisura è possibile presentare iniziative imprenditoriali che si riferiscano anche all’accoglienza turistica ed all’incoming, all’artigianato ed alla ristorazione, purché connesse agli attrattori individuati, oltre ai già citati interventi connessi all’industria culturale e creativa in senso stretto. Le agevolazioni prevedono congiuntamente: un finanziamento agevolato a tasso zero fino al 60% e un contributo a fondo perduto fino al 20% della spesa ammessa.  In entrambi i casi il tetto delle agevolazioni è elevabile rispettivamente al 65% ed al 25% per i progetti presentati da imprese femminili, giovanili o in possesso del rating di legalità.
  • TITOLO IV per il terzo settore: iniziative già costituite al momento della presentazione della domanda, programmid’investimento nel limite di 400.000 euro. Le imprese devono essere localizzate nel territorio dei Comuni agevolati (individuati dall’Allegato 1 sezione B del Decreto dell’11 Maggio del 2016 e direttamente riferiti agli Attrattori). Non è prevista l’agevolazione delle spese di gestione. Le tipologie di iniziative ammesse sono: attività culturali ed artistiche, ricreative e di socializzazione, di protezione dell’ambiente e degli animali, manifatturiere, alberghi e ristoranti.  L’agevolazione concessa è nell’ordine dell’80% delle spese ammesse, interamente sotto forma di fondo perduto. L’agevolazione sale al 90% in caso di compagine a prevalente titolarità giovanile o femminile o in possesso del rating di legalità.

COME PRESENTARE LA DOMANDA

La domanda può essere inviata esclusivamente online, attraverso la piattaforma informatica di Invitalia che gestisce l’incentivo e valuta i business plan, eroga i finanziamenti e monitora la realizzazione dei progetti d’impresa.

Lo sportello è aperto e le domande di finanziamento sono valutate, entro 60 giorni, secondo l’ordine cronologico di arrivo.

Per richiedere le agevolazioni è necessario registrarsi ai servizi online di Invitalia (www.invitalia.it) per compilare direttamente online la domanda, caricare il business plan e la documentazione da allegare. Per concludere la procedura di presentazione della domanda è necessario disporre di una firma digitale e di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).

TRE STORIE DI SUCCESSO

Tra le diverse attività finanziate con la misura Cultura Crea ci sono tre storie di successo che arrivano da Caserta, Napoli e Catania. Energreenup s.r.l., è la start-up innovativa di Caserta che realizza sistemi di monitoraggio ambientale per i musei ed i monumenti attraverso strumenti digitali che mettono in campo l’utilizzo di tecnologie efficienti e rinnovabili per garantire un reale abbattimento dei costi e migliorare le performances ambientali. Le mostre impossibili di Napoli realizza, invece, mostre di grandi artisti (Caravaggio, Leonardo, Botticelli etc.), con riproduzioni a dimensione reali ad altissima definizione in un unico luogo. Smartourism a Catania realizza applicazioni mobile per i Teatri dell’Opera che permettono agli spettatori di seguire su smartphone e tablet il libretto dell’Opera.

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Cultura Crea, 107 milioni per la filiera culturale e creativa

La misura gestita da Invitalia si rivolge alle micro, piccole e medie imprese del settore in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia

Tra i tanti incentivi alle imprese istituiti dal Governo c’è anche Cultura Crea, la misura di agevolazione, promossa dal Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) e gestita da Invitalia, che sostiene la nascita e la crescita di iniziative imprenditoriali e no profit nel settore della filiera culturale e creativa.

Un sostegno a tutte quelle realtà che puntano a valorizzare le risorse culturali del territorio di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia oltre che a consolidare i settori produttivi collegati, rafforzando la competitività delle micro, piccole e medie imprese in attuazione del PON FESR “Cultura e Sviluppo” 2014-2020 (Asse Prioritario II). Le risorse finanziarie stanziate ammontano a circa 107 milioni di euro. È prevista una dotazione aggiuntiva di 7 milioni di euro.

A CHI SI RIVOLGE

Cultura Crea si rivolge alle micro, piccole e medie imprese dell’industria culturale e creativa, inclusi i team di persone che vogliono costituire una società, e ai soggetti del terzo settore che vogliono realizzare i loro programmi di investimento in Basilicata, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.  

TRE SOTTOMISURE

Esistono tre sottomisure dI Cultura Crea, tutte rivolte alle PMI, che finanziano l’acquisizione di beni materiali ed immateriali, mai opere murarie. Le agevolazioni sono concesse nei limiti del regolamento de minimis

  1. TITOLO II per le newco:  imprese dell’industria culturale costituite da meno di 36 mesi, comprese, le cooperative. Si rivolge anche ai team di persone fisiche che vogliono costituire un’impresa ma la costituzione deve avvenire  entro i 30 giorni successivi alla comunicazione di ammissione alle agevolazioni. E’ possibile presentare domanda da tutti i Comuni delle cinque regioni oggetto dell’intervento. I programmi presentati possono prevedere spese fino a 400.000 euro, il 20% delle quali riferite alla gestione (consulenze specialistiche, costo del personale interno qualificato e spese per l’acquisizione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione). Cultura Crea finanzia iniziative che prevedono la creazione o l’introduzione di prodotti o servizi innovativi in specifiche aree tematiche: a) economia della conoscenza:  si intende lo sviluppo o l’applicazione di tecnologie che permettano di creare, organizzare, archiviare e accedere a dati e alle informazioni sull’industria culturale; b) conservazione:  indica lo sviluppo o l’applicazione di modalità e processi innovativi per le attività legate a restauro/manutenzione e recupero del patrimonio culturale; c) fruizione: si sviluppano modalità e strumenti innovativi di offerta di beni, anche in forma integrata con le risorse del territorio, processi innovativi per la gestione, acquisizione, classificazione, valorizzazione, diffusione del patrimonio culturale e risorse del territorio; piattaforme digitali, prodotti hardware e software per nuove modalità di fruizione e nuovi format narrativi, di comunicazione e promozione; d) gestione: indica lo sviluppo di strumenti e soluzioni applicative in grado di ingegnerizzare le attività di gestione di beni e attività culturali. Le agevolazioni prevedono congiuntamente: un finanziamento agevolato a tasso zero e un contributo a fondo perduto, entrambi fino al 40% della spesa ammessa.  In entrambi i casi il tetto delle agevolazioni è elevabile al 45% per i progetti presentati da imprese femminili, giovanili o in possesso del rating di legalità.
  • TITOLO III per il consolidamento di imprese già costituite: le proposte devono essere presentate da imprese costituite da più di 36 mesi. La localizzazione dell’impresa deve essere fissata in uno dei Comuni agevolati (quelli previsti dall’Allegato 1 sezione A del Decreto dell’11 Maggio del 2016 direttamente riferiti agli Attrattori); è interamente escluso il territorio della Regione Sicilia. I programmi presentati possono prevedere spese fino a 500.000 euro, il 20% delle quali riferite alla gestione (consulenze specialistiche e costo del personale interno qualificato, spese per l’acquisizione di tecnologie dell’informazione e della comunicazione). In questa sottomisura è possibile presentare iniziative imprenditoriali che si riferiscano anche all’accoglienza turistica ed all’incoming, all’artigianato ed alla ristorazione, purché connesse agli attrattori individuati, oltre ai già citati interventi connessi all’industria culturale e creativa in senso stretto. Le agevolazioni prevedono congiuntamente: un finanziamento agevolato a tasso zero fino al 60% e un contributo a fondo perduto fino al 20% della spesa ammessa.  In entrambi i casi il tetto delle agevolazioni è elevabile rispettivamente al 65% ed al 25% per i progetti presentati da imprese femminili, giovanili o in possesso del rating di legalità.
  • TITOLO IV per il terzo settore: iniziative già costituite al momento della presentazione della domanda, programmid’investimento nel limite di 400.000 euro. Le imprese devono essere localizzate nel territorio dei Comuni agevolati (individuati dall’Allegato 1 sezione B del Decreto dell’11 Maggio del 2016 e direttamente riferiti agli Attrattori). Non è prevista l’agevolazione delle spese di gestione. Le tipologie di iniziative ammesse sono: attività culturali ed artistiche, ricreative e di socializzazione, di protezione dell’ambiente e degli animali, manifatturiere, alberghi e ristoranti.  L’agevolazione concessa è nell’ordine dell’80% delle spese ammesse, interamente sotto forma di fondo perduto. L’agevolazione sale al 90% in caso di compagine a prevalente titolarità giovanile o femminile o in possesso del rating di legalità.

COME PRESENTARE LA DOMANDA

La domanda può essere inviata esclusivamente online, attraverso la piattaforma informatica di Invitalia che gestisce l’incentivo e valuta i business plan, eroga i finanziamenti e monitora la realizzazione dei progetti d’impresa.

Lo sportello è aperto e le domande di finanziamento sono valutate, entro 60 giorni, secondo l’ordine cronologico di arrivo.

Per richiedere le agevolazioni è necessario registrarsi ai servizi online di Invitalia (www.invitalia.it) per compilare direttamente online la domanda, caricare il business plan e la documentazione da allegare. Per concludere la procedura di presentazione della domanda è necessario disporre di una firma digitale e di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).

TRE STORIE DI SUCCESSO

Tra le diverse attività finanziate con la misura Cultura Crea ci sono tre storie di successo che arrivano da Caserta, Napoli e Catania. Energreenup s.r.l., è la start-up innovativa di Caserta che realizza sistemi di monitoraggio ambientale per i musei ed i monumenti attraverso strumenti digitali che mettono in campo l’utilizzo di tecnologie efficienti e rinnovabili per garantire un reale abbattimento dei costi e migliorare le performances ambientali. Le mostre impossibili di Napoli realizza, invece, mostre di grandi artisti (Caravaggio, Leonardo, Botticelli etc.), con riproduzioni a dimensione reali ad altissima definizione in un unico luogo. Smartourism a Catania realizza applicazioni mobile per i Teatri dell’Opera che permettono agli spettatori di seguire su smartphone e tablet il libretto dell’Opera.

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Sciopero di 24 ore del trasporto aereo il 13 dicembre

I sindacati hanno proclamato la sospensione dal lavoro per protestare contro la mancanza di sviluppi sul fronte Alitalia e la mancata applicazione del contratto e di nuovi finanziamenti per il fondo solidarietà.

Uno sciopero di 24 ore alle porte del periodo natalizio. Il 19 novembre i sindacati del trasporto aereo hanno annunciato la sospensione dal lavoro per la giornata del 13 dicembre. Le motivazioni? La crisi infinita di Alitalia – sul salvataggio della quale proprio lo stesso giorno Atlantia ha tirato il freno a mano -, e la mancanza di condizioni uguali per i lavoratori del settore. Per questo nell’annunciare lo sciopero Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo chiedono anche a tutte le aziende l’applicazione del contratto di settore, e il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà.

LEGGI ANCHE: Atlantia frena sull’offerta ad Alitalia

«I PROBLEMI DI ALITALIA SONO IMMUTATI»

Lo sciopero, che fa seguito a quello di 4 ore dello scorso 26 luglio, è proclamato «a seguito della grave crisi che imperversa nel settore del Trasporto aereo e per il proliferare di situazioni fallimentari, in alcuni casi della stessa impresa più volte nel tempo, come nella vicenda Alitalia». «Permangono immutate», si legge nella proclamazione, «tutte le problematiche che hanno determinato la crisi della principale compagnia italiana, ovvero il gruppo Alitalia in amministrazione straordinaria, e non sussistono al momento certezze, al di là delle dichiarazioni di intenti, circa il fatto che essa si possa concludere senza impatti sul fronte del lavoro, in termini di esuberi di lavoratori e lavoratrici e di paventati quanto insostenibili tagli al costo del lavoro, sia per i dipendenti diretti della compagnia che per quelli delle imprese dell‘indotto, effetti «inaccettabili» che i sindacati «ribadiscono ancora una volta di non voler minimamente accettare».

CHIESTA UNA RIFORMA COMPLESSIVA DEL COMPARTO

Alitalia «sta attualmente applicando la Cigs ad oltre 1000 lavoratori del personale di terra e di volo, oltre a presentare una serie di criticità contrattuali non risolte», ricordano i sindacati, evidenziando che questo aggrava «un quadro già altamente critico in termini di incertezza rispetto al futuro aziendale ed al piano industriale della nuova Alitalia» su cui le quattro sigle «chiedono, inascoltate, da mesi l’avvio di un confronto». Oltre a questo, c’è «la non più procrastinabile necessità di dare finalmente corso ad una profonda riforma del comparto del Trasporto Aereo, intervenendo sulle asimmetrie competitive che penalizzano da anni le imprese italiane». «Permane infine – concludono i sindacati – la necessità di prevedere una adeguata e strutturale alimentazione del Fondo di Solidarietà del Trasporto Aereo, in prospettiva dell’avvicinarsi di un altro possibile pesante aggravamento della crisi del settore».

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Sciopero di 24 ore del trasporto aereo il 13 dicembre

I sindacati hanno proclamato la sospensione dal lavoro per protestare contro la mancanza di sviluppi sul fronte Alitalia e la mancata applicazione del contratto e di nuovi finanziamenti per il fondo solidarietà.

Uno sciopero di 24 ore alle porte del periodo natalizio. Il 19 novembre i sindacati del trasporto aereo hanno annunciato la sospensione dal lavoro per la giornata del 13 dicembre. Le motivazioni? La crisi infinita di Alitalia – sul salvataggio della quale proprio lo stesso giorno Atlantia ha tirato il freno a mano -, e la mancanza di condizioni uguali per i lavoratori del settore. Per questo nell’annunciare lo sciopero Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo chiedono anche a tutte le aziende l’applicazione del contratto di settore, e il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà.

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«I PROBLEMI DI ALITALIA SONO IMMUTATI»

Lo sciopero, che fa seguito a quello di 4 ore dello scorso 26 luglio, è proclamato «a seguito della grave crisi che imperversa nel settore del Trasporto aereo e per il proliferare di situazioni fallimentari, in alcuni casi della stessa impresa più volte nel tempo, come nella vicenda Alitalia». «Permangono immutate», si legge nella proclamazione, «tutte le problematiche che hanno determinato la crisi della principale compagnia italiana, ovvero il gruppo Alitalia in amministrazione straordinaria, e non sussistono al momento certezze, al di là delle dichiarazioni di intenti, circa il fatto che essa si possa concludere senza impatti sul fronte del lavoro, in termini di esuberi di lavoratori e lavoratrici e di paventati quanto insostenibili tagli al costo del lavoro, sia per i dipendenti diretti della compagnia che per quelli delle imprese dell‘indotto, effetti «inaccettabili» che i sindacati «ribadiscono ancora una volta di non voler minimamente accettare».

CHIESTA UNA RIFORMA COMPLESSIVA DEL COMPARTO

Alitalia «sta attualmente applicando la Cigs ad oltre 1000 lavoratori del personale di terra e di volo, oltre a presentare una serie di criticità contrattuali non risolte», ricordano i sindacati, evidenziando che questo aggrava «un quadro già altamente critico in termini di incertezza rispetto al futuro aziendale ed al piano industriale della nuova Alitalia» su cui le quattro sigle «chiedono, inascoltate, da mesi l’avvio di un confronto». Oltre a questo, c’è «la non più procrastinabile necessità di dare finalmente corso ad una profonda riforma del comparto del Trasporto Aereo, intervenendo sulle asimmetrie competitive che penalizzano da anni le imprese italiane». «Permane infine – concludono i sindacati – la necessità di prevedere una adeguata e strutturale alimentazione del Fondo di Solidarietà del Trasporto Aereo, in prospettiva dell’avvicinarsi di un altro possibile pesante aggravamento della crisi del settore».

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Alitalia, Atlantia avverte il governo: «Non ci sono le condizioni per l’offerta»

Dura nota della società Benetton che, in «mancanza di significative evoluzioni», informa che per ora non aderisce al consorzio per rilanciare la compagnia di bandiera. Ma il confronto resta aperto.

Alitalia, storia infinita. In teoria ci si aspettava di chiudere la fase dell’offerta il 21 novembre. E invece a 48 dalla data prevista, uno dei tasselli principali e il più controverso per rimettere insieme il puzzle della compagnia di bandiera italiana tira il freno a mano. Atlantia, la società dei Benetton che controlla Autostrade per l’Italia, il 19 novembre ha diffuso una comunicazione che suona come un avvertimento al governo: «Preso atto della mancanza di significative evoluzioni» nelle problematiche rappresentate il 15 ottobre scorso, si legge nel comunicato, la società «informa che allo stato non si sono ancora realizzate le condizioni necessarie per l’adesione della società al Consorzio finalizzato alla presentazione di un’eventuale offerta vincolante su Alitalia». La nota precisa tuttavia che «resta in ogni caso ferma la disponibilità a proseguire il confronto per l’individuazione del partner industriale e per la definizione di un business plan condiviso, solido e di lungo periodo per il rilancio di Alitalia».

INDETTO LO SCIOPERO NAZIONALE DEL TRASPORTO AEREO IL 13/12

Il perdurare della crisi della compagnia aerea è anche alla base dello sciopero nazionale di 24 ore del trasporto aereo che i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl hanno indetto per venerdì 13 dicembre. Oltre ad Alitalia le organizzazioni dei lavoratori del comparto chiedono a tutte le aziende l’applicazione del contratto di settore, e il rifinanziamento del Fondo di Solidarietà del trasporto aereo.

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L’ad di Fs Battisti nominato Ambasciatore europeo per la diversità

La carica conferita all'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato dalla Commissaria Ue ai Trasporti Violetta Bulc.

Gianfranco Battisti, amministratore delegato e direttore generale di Ferrovie dello Stato Italiane, è stato nominato “Ambasciatore Europeo per la diversità“, con il ruolo di promuovere la strategia dell’inclusione nel settore dei trasporti. La nomina – spiega una nota di Ferrovie – è stata conferita da Violeta Bulc, Commissaria Europea ai Trasporti: «Il riconoscimento testimonia l’apprezzamento della Commissaria Bulc all’impegno e al contributo del Gruppo FS Italiane a sostegno della diversità e dell’inclusione nel settore dei trasporti, nell’ambito della Piattaforma per il Cambiamento (Platform for Change), istituita dalla Commissione Europea nel 2017».

«ORGOGLIOSI DEL RICONOSCIMENTO»

«Il riconoscimento testimonia il nostro impegno nel valorizzare i talenti professionali e nell’attuare best practices nei processi industriali», ha sottolineato Battisti. «Valori che ci consentiranno di essere leader nei mercati europei e, allo stesso tempo, di essere competitivi su quelli globali, cogliendo le opportunità di crescita e sviluppo grazie al contributo delle persone che fanno parte del Gruppo FS Italiane. È motivo d’orgoglio constatare che la Commissione Europea riconosca come il Gruppo abbia efficacemente coniugato, nel settore dei trasporti, lo sviluppo sostenibile con la creazione e il mantenimento di ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi delle diversità».

LA PIATTAFORMA UE PER IL CAMBIAMENTO

La Piattaforma per il Cambiamento (Platform for Change – Women in Transport) della Commissione Europea ha l’obiettivo di rafforzare l’occupazione femminile (al momento pari al 22% nel settore) e le pari opportunità per uomini e donne che lavorano nei trasporti.

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