Coronavirus, primo prototipo dell’ospedale alla Fiera di Milano. Fontana: “Ci sono le condizioni”


Ci sono le condizioni per realizzare l'ospedale da campo alla Fiera di Milano con 400 posti di terapia intensiva. Lo ha assicurato il governatore lombardo Attilio Fontana dopo il sopralluogo nei padiglioni che ospiteranno la struttura. Per il momento è stato realizzato un prototipo con 10 letti: il progetto ne prevede venti in ognuno dei due padiglioni. L'ospedale avrà anche i servizi essenziali e una mensa per medici e infermieri. Si attende la risposta della Protezione civile per i macchinari necessari. Per i lavori ci vorranno una decina di giorni dal momento in cui arriveranno ventilatori e monitor.
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Coronavirus a Milano, corse ridotte e mezzi pubblici Atm pieni: così il contagio può dilagare


Mezzi pubblici pieni a Milano dove questa mattina sono stati in tanti i pendolari che hanno denunciato bus e metro affollate nell'ora di punta. Sono tanti i lavoratori che ancora utilizzano il trasporto pubblico cittadino per spostarsi così come concesso dal decreto del governo: Atm ha però ridotto le corse a partire da venerdì 13 marzo. "I mezzi sono pieni e non si può garantire la distanza interpersonale di sicurezza", scrivono i pendolari.
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Coronavirus, il Comune di Milano distribuirà 40mila mascherine arrivate dalla Cina


Il Comune di Milano ha ricevuto una fornitura di 40mila mascherine dalla Cina. Lo ha annunciato il sindaco Beppe Sala, spiegando che i dispositivi saranno distribuiti a medici di base, ai dipendenti del Comune ancora al lavoro e agli ospedali. Altre centinaia di migliaia di mascherine sono in arrivo: una parte sarà destinata anche ai cittadini, a partire dalle fasce più deboli.
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Coronavirus, controlli sul rispetto del decreto: 215 persone denunciate a Milano e provincia


Sono 215 le persone che sono state denunciate tra Milano e provincia per il mancato rispetto dei decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri sul contenimento del Coronavirus. Per sei di loro sono scattate le denunce anche per aver rilasciato false attestazioni o dichiarazioni a pubblico ufficiale o false dichiarazioni sulla identità. In totale le persone controllate nella giornata di ieri dalle forze dell'ordine sono state 4937.
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I sindaci in marcia contro l’odio e per Liliana Segre

Seicento primi cittadini in corteo a Milano per sostenere la senatrice sopravvissuta all'Olocausto. Da Gori ad Appendino, per la Lega c'è il responsabile degli enti locali Locatelli.

Seicento sindaci in marcia, con la fascia tricolore, in segno di solidarietà alla senatrice vittima dell’Olocausto Liliana Segre. È iniziato da piazza dei Mercanti, a Milano, il corteo di sostegno alla senatrice a vita sopravvissuta alla Shoah oggi sotto scorta per le ripetute minacce antisemite. Alla manifestazione, promossa dal sindaco di Milano Beppe Sala con il sindaco di Pesaro Matteo Ricci e organizzato da Anci, Ali e Upl, partecipano circa 600 sindaci in fascia tricolore delle grandi città ma anche delle medie e piccole amministrazioni, provenienti da tutta Italia e di diversi schieramenti politici.

Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, la senatrice Liliana Segre e il sindaco di Milano Beppe Sala. ANSA/FLAVIO LO SCALZO

UNA MARCIA SENZA SIMBOLI E BANDIERE

La marcia, senza bandiere o simboli di partito, si è mossa verso Piazza Duomo, ha attraversato la Galleria Vittorio Emanuele per poi fermarsi in Piazza Scala, davanti Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, dove ha preso la parola la senatrice Segre, unico intervento previsto.

«CANCELLIAMO ODIO E INDIFFERENZA»

«C’è una grande musica in questa piazza, il tempio della musica oggi è all’aperto. Siamo qui per parlare di amore e non di odio. Lasciamo l’odio agli anonimi della tastiera», ha detto Segre, al termine della marcia dei sindaci ‘L’odio non ha futuro’. Poi, rivolta proprio ai primi cittadini ha dichiarato: «Voi avete una missione difficile e apprezzo tantissimo che per qualche ora abbiate voluto lasciare i vostri compiti per questa occasione. Il vostro impegno può essere decisivo per la trasmissione delle memoria». Nel passaggio finale, la senatrice ha detto: «Stasera non c’è indifferenza, ma c’è un’atmosfera di festa, cancelliamo tutti le parole odio e indifferenza e abbracciamoci in un catena umana che trovi empatia e amore nel profondo del nostro essere».

Il corteo di solidarietà a Liliana Segre passa nella Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, 10 dicembre 2019.
ANSA/FLAVIO LO SCALZO

BELLA CIAO E APPLAUSI IN GALLERIA VITTORIO EMANUELE

Passando sotto la Galleria Vittorio Emanuele II, il corteo ha intonato Bella Ciao. Al passaggio del corteo le persone schierate ai lati della Galleria applaudono la senatrice a vita, affiancata dai sindaci di Milano e Pesaro, Giuseppe Sala e Matteo Ricci, e urlano il suo nome in segno di sostegno

DA APPENDINO A GORI, FINO AL RESPONSABILE ENTI LOCALI DELLA LEGA

Al corteo partecipano, tra gli altri, i sindaci di Milano Beppe Sala, di Torino Chiara Appendino, di Palermo Leoluca Orlando, di Bologna Virginio Merola, di Bari Antonio Decaro, di Parma Federico Pizzarotti e di Bergamo Giorgio Gori. In prima fila anche il responsabile enti locali della Lega, Stefano Locatelli, sindaco di Chiuduno (Bergamo). I sindaci reggono un striscione giallo con scritto «L’odio non ha futuro», titolo della manifestazione.

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Incidente tra bus e camion dell’Amsa a Milano

Un mezzo della linea 90 contro un camion dell'Amsa. Impatto fortissimo, numerosi feriti. La più grave è stata sbalzata fuori dal filobus.

Uno scontro tra un bus e un camion avvenuto la mattina del 7 dicembre in via Egisto Bezzi, a Milano, ha coinvolto 18 persone, di cui 12 in ospedale e altre sei curate sul posto, con la più grave finita in coma. Si tratta di una donna di 49 anni, passeggera sul filobus della linea 90, che è stata sbalzata dal mezzo dopo l’impatto ed è ricoverata in ospedale. Il conducente del bus, un uomo di 47 anni, secondo il 118 ha riportato un trauma cranico commotivo ma non è in condizioni gravi. Altre nove persone hanno subito contusioni e un’altra la sospetta frattura del femore.

SULLA 90 C’ERANO 15 PERSONE

Sul mezzo dell’Atm si trovavano 15 persone e l’autista di uno dei mezzi, per quanto cosciente, è rimasto incastrato nell’abitacolo. Il mezzo dell’Amsa, l’azienda municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti a Milano, è rimasto completamente distrutto. Il 118 che ha diffuso la notizia, ha dichiarato una maxiemergenza e ha inviato alcuni mezzi. Secondo quanto riferito dal 118, all’arrivo dei soccorritori una persona era in arresto cardiaco ed è stata rianimata sul posto e trasportata all’ospedale Sacco dove è in gravi condizioni. Altri quattro sono stati portati in ospedale e 12 sono in valutazione. Sul posto anche vigili del fuoco e agenti della Polizia locale.

BUS SBALZATO DALLA CORSIA PREFERENZIALE

L’impatto con il mezzo dell’Amsa sarebbe stato così forte che il filobus dell’Atm sarebbe stato sbalzato dalla corsia preferenziale su quella normale. È ancora da chiarire la dinamica dell’incidente che ha sconvolto il capoluogo lombardo nel giorno della festa del patrono Sant’Ambrogio.

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La Regione Lombardia ha limitato la libertà religiosa

Sentenza della Consulta contro la legge del 2005 che imponeva un piano per le attrezzature religiose e lo vincolava all'approvazione del piano del governo del territorio rendendo incerta la possibilità di aprire nuovi luoghi di culto.

La Lombardia ha limitato irragionevolmente la libertà di culto: lo ha stabilito la Consulta con una sentenza relativa agli spazi per le moschee e altri luoghi religiosi. Secondo la Corte, la libertà religiosa garantita dall’articolo 19 della Costituzione comprende anche la libertà di culto e, con essa, il diritto di disporre di spazi adeguati per poterla concretamente esercitare. Pertanto, quando disciplina l’uso del territorio, il legislatore deve tener conto della necessità di dare risposta a questa esigenza e non può comunque ostacolare l’insediamento di attrezzature religiose.

QUELLA RICHIESTA DI UN PIANO PER LE ATTREZZATURE RELIGIOSE

La Corte costituzionale, con la sentenza n. 254 depositata il 5 dicembre (relatrice Daria de Pretis) ha accolto le questioni sollevate dal Tar Lombardia e, conseguentemente, ha annullato due disposizioni in materia di localizzazione dei luoghi di culto introdotte nella disciplina urbanistica lombarda (legge 12/2005) dalla legge regionale della Lombardia n. 2 del 2015. La prima poneva come condizione per l’apertura di qualsiasi nuovo luogo di culto l’esistenza del piano per le attrezzature religiose (PAR).

«COMPRESSIONE DELLA LIBERTÀ CHE NON È BUON GOVERNO»

La Corte, riferisce l’ufficio stampa, «ha fatto riferimento al carattere assoluto della norma, che riguardava indistintamente tutte le nuove attrezzature religiose a prescindere dal loro impatto urbanistico, e al regime differenziato irragionevolmente riservato alle sole attrezzature religiose e non alle altre opere di urbanizzazione secondaria». In base alla seconda disposizione dichiarata incostituzionale, il PAR poteva essere adottato solo unitamente al piano di governo del territorio (PGT). Secondo la Corte, «questa necessaria contestualità e il carattere del tutto discrezionale del potere del Comune di procedere alla formazione del PGT rendevano assolutamente incerta e aleatoria la possibilità di realizzare nuovi luoghi di culto». Le norme censurate finivano così per «determinare una forte compressione della libertà religiosa senza che a ciò corrispondesse alcun reale interesse di buon governo del territorio».

SALVINI: «NON SI SENTE CERTO BISOGNO DI CONSULTA ISLAMICA»

Il segretario leghista Matteo Salvini ha commentato critico: «Reciprocità e rispetto delle nostre leggi e regole, per aprire moschee e altri luoghi di culto, chiediamo troppo? Non si sente certo il bisogno di un’altra Consulta islamica…».

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La pioggia non ferma le Sardine a Milano: invasa Piazza Duomo

La manifestazione si è spostata da Piazza dei Mercanti per la folla troppo numerosa. Tra gli ospiti Saviano: «Voi impedite l'erosione della democrazia».

La pioggia non ferma le Sardine a Milano: Piazza del Duomo è gremita di persone che hanno deciso di prendere parte alla manifestazione lanciata dal movimento delle Sardine per la prima volta anche nel capoluogo lombardo. Sul palco si sono alternati momenti di musica e altri in cui attori hanno recitato alcuni articoli della Costituzione. Nel frattempo la folla cantava ‘Bella Ciao‘ o scandiva ‘Milano non si Lega‘, o ancora ‘Ora e sempre Resistenza‘.

SAVIANO PARLA ALLA FOLLA

«Queste piazza non deve essere una piazza solo contro, ma sta andando verso la difesa dei diritti che sono prima di ogni cosa. Le Sardine impediscono l’erosione della democrazia»: così Roberto Saviano ha salutato le Sardine. «Questa piazza è bellissima perché non c’è nessun leader, nessuna volontà di dire vaffa o di fare rottamazioni», ha aggiunto, «ma questa è l’Italia che ha voglia di incontrarsi e ragionare».

LA MANIFESTAZIONE SPOSTATA IN DUOMO

La manifestazione è stata spostata dalla più piccola piazza dei Mercanti alla centrale piazza del Duomo. Questo, come hanno spiegato gli organizzatori perché la partecipazione è stata più ampia del previsto..

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Incendio in un sottotetto a Milano: morta una coppia

Le fiamme si sono sviluppate intorno alle 3 e mezza di notte. Le vittime, un uomo di 29 anni e una donna di 27, sorprese nel sonno. In corso gli accertamenti dei Vigili del fuoco.

Due persone sono morte, a Milano, a seguito dell’incendio di un sottotetto avvenuto la scorsa notte nella zona dei Navigli. Quando i pompieri hanno spento le fiamme hanno trovato un uomo e una donna deceduti. Una terza persona invece si è salvata e non ha avuto bisogno di cure mediche.

Secondo quanto riferito dai Vigili del fuoco le fiamme si sono sviluppate intorno alle tre e mezza di notte in una palazzina in alzaia Naviglio Grande 156, quando i due stavano dormendo profondamente. Secondo le prime informazioni di 118 la coppia sarebbe stata sorpresa nel sonno e sarebbe morta sia per l’intossicazione sia per le ustioni.

Si tratta di una donna di 27 anni e di un uomo di 29. La terza persona sarebbe, invece una parente della donna. L’autorità giudiziaria ha demandato gli accertamenti tecnici al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco mentre le indagini sono a cura dei Carabinieri.

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Crolla il pavimento dell’escape room, grave una donna

Doveva essere un enigma da risolvere, ma l’escape room la Casa Maledetta di Milano si è dimostrata davvero tale, e..

Doveva essere un enigma da risolvere, ma l’escape room la Casa Maledetta di Milano si è dimostrata davvero tale, e per una donna di 30 anni il gioco è diventato un vero incubo. La giovane è ricoverata in gravi condizioni, ma non è in pericolo di vita, dopo essere caduta dal secondo piano di una stanza in cui si svolgono giochi di ruolo, in via Brunetti a Milano, a causa del crollo della soletta. Secondo quanto ricostruito da 118 e vigili del fuoco, la donna il 19 novembre sera stava compiendo il percorso all’interno dell’escape room, così si chiama il locale, quando il pavimento è ceduto ed è caduta per alcuni metri. Ha subito vari traumi agli arti e alla schiena.

L’ingresso dell’escape room La Casa Maledetta dall’annuncio sul sito Groupon.

TRAUMI AD ARTI E SCHIENA

La ‘Casa maledetta’ è una villetta dei primi del ‘900 alla periferia nord ovest del capoluogo lombardo, gestita da un’associazione, in cui si tengono giochi di ruolo: i partecipanti devono risolvere enigmi e sfuggire a trabocchetti per poter uscire. Secondo quanto ricostruito da 118 e vigili dei fuoco, all’interno, nella serata del 19 novembrei, c’erano circa 10 persone. Il pavimento del secondo piano è crollato e la donna è precipitata per circa tre metri. Le sue condizioni sembravano inizialmente molto gravi ma, all’ospedale Sacco, sono migliorate. La palazzina è stata sequestrata in attesa dei provvedimenti della Procura.

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Busta con minacce e un proiettile indirizzata ad Antonio Conte

Minacce e una busta con all’interno un proiettile hanno fatto scattare la ‘vigilanza dinamica‘ (il livello più basso di tutela)..

Minacce e una busta con all’interno un proiettile hanno fatto scattare la ‘vigilanza dinamica‘ (il livello più basso di tutela) per l’allenatore dell’Inter Antonio Conte. Lo riportano sabato 16 novembre il Corriere della Sera e Il Giorno. Dopo la misura decisa dalla Prefettura di Milano, pattuglie di polizia e carabinieri passeranno in strada con più frequenza intorno allo stabile di Milano dove vive l’allenatore salentino, e agli uffici della società nerazzurra. Al momento l’ipotesi prevalente sarebbe «l’azione di un mitomane». Uno squilibrato che avrebbe preso di mira Conte per la sua esposizione mediatica.

REPERTI SOTTOPOSTI AD ACCERTAMENTI SCIENTIFICI

La busta e le minacce, secondo quanto riportato dai due quotidiani, sarebbero giunte qualche giorno fa. Al momento tutti i reperti sono stati sottoposti al vaglio di accertamenti scientifici. A chiamare le forze dell’ordine è stato lo stesso Conte che ha sporto denuncia contro ignoti. Da quanto riportato non esisterebbe alcuna frase, nelle minacce, che faccia pensare «a qualche ambiente di spessore criminale» o a «qualche frangia del tifo organizzato». Il livello di rischio verrebbe per questi motivi ritenuto «molto basso»

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Tangenti in Lombardia, arrestata Lara Comi

L'ex eurodeputata di Forza Italia è coinvolta nell'inchiesta Mensa dei Poveri. In carcere Giuseppe Zingale, direttore generale di Afol-Città metropolitana.

La Guardia di Finanza di Milano ha arrestato l’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, l’amministratore delegato dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni e il direttore generale di Afol-Città metropolitana Giuseppe Zingale. I primi due si trovano ai domiciliari, il secondo è stato portato in carcere.

L’operazione rientra in un filone dell’inchiesta ‘Mensa dei Poveri’ sulle tangenti in Lombardia. L’ordinanza è stata firmata dal gip Raffaella Mascarino su richiesta dei pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri.

Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e truffa.

QUELLE CONSULENZE SOSPETTE

I pm di Milano, nell’ambito dell’inchiesta dell’Antimafia sulle mazzette negli appalti pubblici, hanno indagato anche su contratti di consulenza per un valore di 38 mila euro ottenuti da «una società riconducibile a Lara Comi», coordinatrice provinciale di Forza Italia a Varese. Tali contratti di consulenza, secondo l’ipotesi degli inquirenti, sarebbero stati ottenuti attraverso Gioacchino Caianiello, ex coordinatore di Forza Italia nel capoluogo lombardo, ritenuto al centro del presunto sistema corruttivo scoperto dagli investigatori. Il committente delle consulenze finite sotto la lente dei magistrati è l’ente Afol-Città metropolitana.

CAIANIELLO FIGURA-CHIAVE DEL PRESUNTO SISTEMA CORRUTTIVO

A Caianiello, secondo l’accusa, avrebbero fatto capo senza alcun incarico ufficiale «le nomine delle principali società pubbliche della provincia» di Varese, come «raccolta rifiuti e servizio idrico integrato», facendo di lui l’«amministratore di fatto di Accam, Prealpi Servizi e Alfa Srl». Anche le consulenze alla società di Lara Comi sarebbero indicative di come Caianiello fosse riuscito, «grazie alla collaborazione di alcuni suoi uomini di stretta fiducia» come il direttore generale di Afol Giuseppe Zingale, «a estendere la sua influenza politica e parallelamente quella criminale ben oltre i confini della provincia di Varese».

LA CONTROPARTITA PER L’AFFIDAMENTO DELLE CONSULENZE

I 38 mila euro di consulenze, inoltre, rappresenterebbero solo una cifra «preliminare» al «conferimento di un più ampio incarico» del valore complessivo di 80 mila euro, che avrebbe avuto come contropartita «la promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi» a Caianiello e Zingale.

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Milano, un ergastolano in permesso premio accoltella un uomo

L'aggressore è Antonio Cianci che nel 1979 ha ucciso tre carabinieri dopo essere stato fermato ad un posto di blocco. La vittima non è in pericolo di vita.

Un uomo di 79 anni è stato ferito con una coltellata alla gola mentre si trovava nel parcheggio sotterraneo dell’ospedale San Raffaele di Milano. Le sue condizioni sono gravi, ma non sarebbe in pericolo di vita. A ferirlo è stato Antonio Cianci, il pregiudicato di 60 anni che nell’ottobre del 1979 aveva ucciso tre carabinieri a Melzo (Milano). Detenuto nel carcere di Bollate, Cianci aveva ottenuto, da quanto si è saputo, un permesso premio.

LA RICOSTRUZIONE DELL’AGGRESSIONE

L’episodio è avvenuto attorno alle 18 e poco dopo la polizia ha fermato Cianci con un taglierino sporco di sangue ancora in tasca. Secondo la prima ricostruzione fornita dalla polizia, l’uomo avrebbe ferito lo sconosciuto nel corso di una rapina.

CONDANNATO ALL’ERGASTOLO PER L’OMICIDIO DEL 1979

Cianci aveva 20 anni quando nella notte tra l’8 e il 9 ottobre del ’79 uccise tre carabinieri che lo avevano fermato ad un posto di blocco tra Liscate e Melzo, nel Milanese, a bordo di un’auto che risultava rubata. Mentre gli controllavano un documento, il giovane fece fuoco uccidendo il maresciallo Michele Campagnuolo, l’appuntato Pietro Lia e il carabiniere Federico Tempini. Quando venne arrestato Cianci, originario di Cerignola (Foggia), non confessò e disse, anzi, che a sparare ai militari erano stati alcuni sconosciuti a bordo di un’auto. Al processo di primo grado venne condannato all’ergastolo, confermato in appello nel 1983 (processo in cui con una lettera ai giudici finalmente confessò la strage) e poi anche in Cassazione.

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Imbrattato a Milano il Giardino dei Giusti

Scritte e vernice rossa contro lo spazio che celebra coloro che hanno lottato in difesa dei diritti umani e contro i genocidi e i totalitarismi. Era stato inaugurato da Liliana Segre.

Scritte e vernice rossa contro il Giardino dei Giusti a Milano, il luogo simbolo nato per celebrare gli uomini e le donne che hanno lottato in difesa dei diritti umani e contro i genocidi e i totalitarismi, che è stato inaugurato a ottobre 2019 dalla senatrice a vita e testimone della Shoah Liliana Segre, sotto scorta per le minacce e gli insulti ricevuti via social. I vandali hanno imbrattato l’illuminazione dell’anfiteatro e scritto sulla segnaletica «Via le ruspe dal Monte Stella». A denunciare l’accaduto è stato, la mattina del 9 novembre 2019, il presidente del Municipio 8, Simone Zambelli, annunciando un esposto contro ignoti.

FRANCESCHINI: «ATTACCO ALLA REPUBBLICA ITALIANA»

Non è la prima volta che nella zona compaiono scritte simili, dato che l’ampliamento del Giardino è stato sempre contestato da una parte dei cittadini del quartiere, ma per Gabriele Nassim, il presidente di Gariwo, l’associazione che lo gestisce, «non è un caso che questa provocazione sia avvenuta il giorno dopo la decisione del Prefetto di affidare una scorta alla senatrice», per mano di «quanti cercano di creare un clima d’odio nel Paese». Di «tempistica sospetta» ha parlato anche il Pd milanese, mentre l’assessore comunale all’Urbanistica Pierfrancesco Maran ha paragonato l’accaduto a un atto di fascismo. Dura anche la reazione del ministro della Cultura Dario Franceschini, secondo cui «ogni violenza, minaccia o atto vandalico contro persone e luoghi che rappresentano la diversità culturale e religiosa nel nostro Paese è un attacco alla Repubblica Italiana e non può essere sottovalutato».

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Striscione di Forza Nuova vicino all’evento con Liliana Segre

Il messaggio di critiche al sindaco di Milano Sala e agli antifascisti esposto non lontano dal teatro in cui era presente anche la senatrice a vita.

«Sala ordina, l’antifa agisce, il popolo subisce», è lo striscione a firma del partito di estrema destra Forza Nuova, comparso questa mattina davanti alla sede del Municipio 6 di Milano, non molto distante dal teatro di via Fezzan in cui è in corso un incontro a cui partecipa, tra gli altri, anche la senatrice a vita Liliana Segre. Ad annunciarlo dal palco dell’Ecoteatro è stato il presidente del Municipio 6 Santo Minniti, poco prima dell’inizio dell’incontro L’etica della responsabilità: dalla memoria all’universalità dei diritti. Per la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani, si tratta di una «provocazione inaccettabile e intollerabile di fronte ai cancelli del Municipio 6. L’oltraggio dei neofascisti di Forza Nuova è indegno, perché offende tutti noi e la memoria antifascista di Milano, città medaglia d’Oro alla Resistenza. A chi nutriva ancora dubbi, ecco le prove. I fascisti cercano di tornare a galla e lo fanno colpendo Liliana Segre».

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