Salvini tira la giacca di Mattarella sul Mes

Il leader della Lega in conferenza stampa: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Carta». Poi cita un messaggino che avrebbe inviato ai suoi a giugno: «Non firmiamo un cazzo».

L’offensiva della Lega sul Mes, il fondo salva-Stati che i Paesi membri dell’Unione europea si apprestano a riformare, continua. E Matteo Salvini, attaccando il premier Giuseppe Conte, tira per la giacca anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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«A giudizio nostro Conte ha commesso un atto gravissimo, un attentato ai danni del popolo italiano», ha detto infatti l’ex ministro dell’Interno durante una conferenza stampa alla Camera. Poi si è rivolto direttamente al capo dello Stato: «Chiederò al garante della Costituzione di far valere il dettato della Costituzione. Se il parlamento dice “A” il governo non può fare “B”. Finché il parlamento non si è pronunciato, bisogna stare fermi». Salvini è tornato quindi sulle parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: «Secondo lui il Mes è un “passo avanti”, un “successo per l’Italia” e non è più modificabile. Ha smentito il presidente del Consiglio, uno dei due mente».

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Il leader della Lega ha detto anche che esiste «un atto parlamentare votato il 19 giugno che invitava il governo a fermarsi e in democrazia il voto parlamentare è vincolante. Chi siede a questo tavolo ha amplissima documentazione di messaggi e WhatsApp, inviati al presidente Conte e al ministro dell’Economia, su quale fosse la posizione della Lega». Salvini ha quindi letto uno di tali messaggini, che avrebbe inviato ai suoi a giugno: «Non firmiamo un cazzo». E ha spiegato: «La Lega non ha cambiato idea. Se il M5s ha cambiato idea, occorre un altro atto parlamentare in cui danno a Conte e al ministro dell’Economia un mandato diverso da quello che hanno dato al governo a giugno. Chiederemo un incontro ai massimi livelli istituzionali. I nostri legali stanno seguendo un altro percorso

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Borghi minaccia di portare Conte in Tribunale per il Mes

Secondo il deputato della Lega, il premier avrebbe «approvato un testo definitivo senza informare il parlamento».

Il deputato della Lega Claudio Borghi minaccia di portare il premier Giuseppe Conte in Tribunale per la gestione del dossier Mes, il fondo salva-Stati che i Paesi membri dell’Unione europea si apprestano a riformare.

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Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel corso di un’audizione in parlamento ha detto che le preoccupazioni in merito sono «del tutto infondate», precisando che il testo di riforma «non è firmato» e che «le polemiche sono pretestuose». Per l’Italia, a suo giudizio, «non ci sono profili critici, dunque sarebbe bene concentrare l’attenzione sugli altri aspetti del pacchetto in linea con le indicazioni del parlamento».

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Ma secondo Borghi «quanto detto da Gualtieri sul Mes è gravissimo ed evidenzia comportamenti che potrebbero anche configurare eversione. Il premier Conte ha nei fatti approvato un testo definitivo e inemendabile senza informare il parlamento. Una cosa gravissima. È stato scavalcato il parlamento su un trattato internazionale da approvare a scatola chiusa. Questa è infedeltà in affari di Stato. Vogliamo che Conte riferisca subito in parlamento. Se non arriva, lo porteremo in Tribunale. L’avvocato del popolo si cerchi un avvocato».

AL SENATO APPUNTAMENTO FISSATO IL 10 DICEMBRE

L‘appuntamento di Conte con il parlamento, in ogni caso, è già fissato da tempo. Il 10 dicembre, come richiesto dalla Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, il premier riferirà in Senato. E il presidente della Camera, Roberto Fico, ha detto che l’esecutivo riferirà «a brevissimo» anche a Montecitorio.

CONTE SI È GIÀ DIFESO DAGLI ATTACCHI DELLA LEGA

Pochi giorni fa Conte si è difeso pubblicamente dagli attacchi della Lega: «Abbiamo scoperto che c’è un negoziato in corso da un anno. Il delirio collettivo sul Mes è stato suscitato dal leader dell’opposizione (Matteo Salvini, ndr), lo stesso che qualche mese fa partecipava ai tavoli discutendo di questo argomento. Abbiamo avuto vertici di maggioranza con i massimi esponenti della Lega, quattro incontri. E ora c’è chi scopre che era al tavolo a sua insaputa». I cittadini, ha aggiunto Conte, «pretendono dal governo un atteggiamento responsabile e io pretendo un’opposizione seria, credibile, perché difendiamo tutti gli interessi nazionali, altrimenti è un sovranismo da operetta».

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Borghi minaccia di portare Conte in Tribunale per il Mes

Secondo il deputato della Lega, il premier avrebbe «approvato un testo definitivo senza informare il parlamento».

Il deputato della Lega Claudio Borghi minaccia di portare il premier Giuseppe Conte in Tribunale per la gestione del dossier Mes, il fondo salva-Stati che i Paesi membri dell’Unione europea si apprestano a riformare.

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Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nel corso di un’audizione in parlamento ha detto che le preoccupazioni in merito sono «del tutto infondate», precisando che il testo di riforma «non è firmato» e che «le polemiche sono pretestuose». Per l’Italia, a suo giudizio, «non ci sono profili critici, dunque sarebbe bene concentrare l’attenzione sugli altri aspetti del pacchetto in linea con le indicazioni del parlamento».

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Ma secondo Borghi «quanto detto da Gualtieri sul Mes è gravissimo ed evidenzia comportamenti che potrebbero anche configurare eversione. Il premier Conte ha nei fatti approvato un testo definitivo e inemendabile senza informare il parlamento. Una cosa gravissima. È stato scavalcato il parlamento su un trattato internazionale da approvare a scatola chiusa. Questa è infedeltà in affari di Stato. Vogliamo che Conte riferisca subito in parlamento. Se non arriva, lo porteremo in Tribunale. L’avvocato del popolo si cerchi un avvocato».

AL SENATO APPUNTAMENTO FISSATO IL 10 DICEMBRE

L‘appuntamento di Conte con il parlamento, in ogni caso, è già fissato da tempo. Il 10 dicembre, come richiesto dalla Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, il premier riferirà in Senato. E il presidente della Camera, Roberto Fico, ha detto che l’esecutivo riferirà «a brevissimo» anche a Montecitorio.

CONTE SI È GIÀ DIFESO DAGLI ATTACCHI DELLA LEGA

Pochi giorni fa Conte si è difeso pubblicamente dagli attacchi della Lega: «Abbiamo scoperto che c’è un negoziato in corso da un anno. Il delirio collettivo sul Mes è stato suscitato dal leader dell’opposizione (Matteo Salvini, ndr), lo stesso che qualche mese fa partecipava ai tavoli discutendo di questo argomento. Abbiamo avuto vertici di maggioranza con i massimi esponenti della Lega, quattro incontri. E ora c’è chi scopre che era al tavolo a sua insaputa». I cittadini, ha aggiunto Conte, «pretendono dal governo un atteggiamento responsabile e io pretendo un’opposizione seria, credibile, perché difendiamo tutti gli interessi nazionali, altrimenti è un sovranismo da operetta».

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Il ministero dell’economia contro le fake news di Salvini sui conti correnti italiani

Il leader leghista: «Con l'accordo sul Mes risparmi a rischio». Ma Via XX settembre replica: «Ricostruzione priva di ogni logica, una notizia totalmente infondata».

Matteo Salvini ospite della puntata del Maurizio Costanzo Show destinata ad andare in onda mercoledì 27 novembre in seconda serata fa già discutere. Durante le registrazioni della trasmissione infatti il leader della Lega ha dichiarato: «Non sto qua a parlare del Mes ma se Conte firma quest’accordo sono a rischio i conti correnti italiani, che sono sacri». E ha aggiunto, ironizzando sul nome del premier: «Faccio le barricate contro il signor Conti».

PER IL GOVERNO «RICOSTRUZIONE PRIVA DI OGNI LOGICA»

Al segretario leghista hanno subito replicato fonti del ministero dell’Economia e delle finanze che di fatto accusano il leader leghista di diffondere fake news: «Sostenere, come fa l’articolo a cui fa riferimento il leader della Lega Matteo Salvini, che l’unica via per avere condizioni economiche e finanziarie forti e un debito pubblico sostenibile ‘è la sua preventiva ristrutturazione o la confisca nottetempo dei conti correnti italiani’ è una ricostruzione totalmente priva di logica». «La riforma del Mes non introduce in alcun modo la ristrutturazione preventiva del debito pubblico e tanto meno prevede la confisca dei conti correnti italiani», aggiungono le fonti.

MILANO FINANZA: «SI ANNIENTA IL 20 30% DEL RISPARMIO PRIVATO»

Quindi – proseguono le fonti del Mef – «è una notizia totalmente infondata e priva di ogni possibile riscontro, che continua a inquinare il dibattito con tesi fuorvianti e ingannevoli». L’articolo a cui fa riferimento Salvini nel video pubblicato sui social è di Milano Finanza ed è del 23 novembre: «a Bruxelles – dice il leader della Lega – quando ti devono fottere non lo mettono nel titolo ma nell’annesso tre: l’unica via è la ristrutturazione del debito‘, questo significa annientare il 20 o il 30% del risparmio privato. Cioè se avete Bot o Btp che valgono 10 vi tagliano il 20-30%. L’altra condizione è ‘la confisca notte-tempo dei conti correnti bancari italiani per un ammontare equivalente al contributo. «È questa la taciuta ignominiosa verità», dice Mf.

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L’insopportabile leggerezza del dibattito sul Mes

La polemica sovranista rischia di far dimenticare che si tratta di un’istituzione necessaria, soprattutto per un Paese con un debito monstre come l'Italia. E che a gridare «al lupo al lupo» sono gli stessi lupi: coloro che più di tutti hanno contribuito a rendere fragile il nostro Paese con parole a vanvera e azioni dissennate gridate dal balcone.

Il confuso dibattito sul Mes, dominato dalle grida dei sovranisti, rischia di far dimenticare che il Mes è un’istituzione molto utile, soprattutto per un Paese come l’Italia con il suo debito pubblico monstre

L’esigenza di dotare il sistema comunitario di un fondo in grado di sostenere le economie più deboli si manifestò prima con la crisi greca e poi con quelle di Cipro, Portogallo, Irlanda e Spagna. Proprio l’esperienza greca convinse l’Eurogruppo a costituire uno stabile sistema di salvaguardia, il Mes, dotato di un capitale molto consistente (704 miliardi sottoscritti, di cui 80 versati) e della possibilità di emettere una grande quantità di obbligazioni per finanziare a tassi di favore e con scadenze fino a 40 anni Paesi in difficoltà.

I prestiti del Mes sono inoltre la porta di accesso alle Omt (Outright Monetary Transaction), operazioni teoricamente illimitate a sostegno di un Paese che furono introdotte assieme alla famosa affermazione di Mario Draghi nel 2012 che l’euro sarebbe stato salvato con qualunque mezzo (whatever it takes).

IL MES È UNA RETE DI SICUREZZA PER I PAESI IN DIFFICOLTÀ

In sostanza il Mes è una rete di sicurezza a favore di Paesi in difficoltà; è proprio quel prestatore di ultima istanza di cui molti avevano denunciato l’assenza. È anche utile ricordare ai nostri sovranisti che il Mes è una manifestazione di solidarietà dei Paesi più solidi nei confronti degli altri: la Germania, con una quota del 27%, è infatti di gran lunga il principale contributore, anche se è del tutto improbabile che possa aver bisogno della sua assistenza. Anche se andassero in crisi le maggiori banche tedesche, la Germania, avendo un debito inferiore al 60% del Pil, sarebbe in grado di cavarsela sa sé. L’Italia invece contribuisce con il 17% (che corrisponde a 14 miliardi). 

LA RIFORMA NON STRITOLA IL NOSTRO PAESE

È anche sbagliato vedere la riforma come un modo per stritolare l’Italia, come è stato detto in questi giorni. Nessun leader europeo ha voglia di trovarsi a dover gestire il guaio immenso che sarebbe per l’intera Europa un default dell’Italia. La finalità della riforma è quella di rendere più solida l’Eurozona, attraverso il potenziamento dei prestiti precauzionali e l’introduzione del backstop bancario, ossia della rete di sicurezza per il Fondo di Risoluzione Unico delle banche; questi sono passi avanti, anche se abbastanza limitati. 

IL NODO DELLA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO

Il punto critico riguarda la possibile ristrutturazione dei debiti pubblici. Qui va subito chiarito che, come ha spiegato nei giorni scorsi l’ex-ministro Giovanni Tria, non è passata la linea oltranzista, sostenuta in particolare dall’Olanda, secondo cui un Paese che si rivolge al Mes per assistenza deve preventivamente ristrutturare il proprio debito. La proposta di revisione del Trattato, che dovrebbe essere approvata dai governi a dicembre e sottoposta successivamente alla ratifica dei parlamenti nazionali, prevede infatti una cosa diversa e cioè una preventiva analisi di sostenibilità del debito. Solo se l’esito di tale analisi è negativo si apre la strada della ristrutturazione. L’aver definito questa sequenza di adempimenti in modo assai prescrittivo è il motivo per il quale molti analisti economici, a cominciare dal governatore Visco, hanno espresso delle perplessità

GLI UNICI A PREOCCUPARSI SONO GLI ITALIANI

Il timore è che si replichi il guaio di Deauville, la cittadina francese in cui, a margine di vertice europeo, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, nell’ottobre del 2010, parlarono per la prima volta di «coinvolgimento del settore privato» che è una perifrasi per ristrutturazione del debito pubblico; il riferimento era alla Grecia, ma gli effetti di contagio furono notevoli sull’Italia e sugli altri Paesi della cosiddetta periferia dell’Eurozona. Ma anche qui è bene chiarire che queste preoccupazioni derivano dal fatto che l’Italia è un Paese che sta perennemente sull’orlo del baratro a causa dell’alto debito pubblico e della mancanza di politiche che possano rilanciare la crescita, migliorare l’avanzo primario e, in definitiva, porre su una traiettoria chiaramente discendente il rapporto debito/Pil. Non è un caso che gli unici che si preoccupano di questa riforma sono gli italiani; gli altri Paesi hanno fatto le riforme che erano necessarie e sono oggi tutti più solidi dell’Italia, come mostra il fatto che il nostro spread con la Germania è il più alto dell’intera Eurozona. 

I MOTIVI ALLA BASE DELLA RIFORMA

Se l’Italia fosse riuscita a fare le riforme che ha fatto per esempio la Spagna non si preoccuperebbe oggi del nuovo Trattato Mes le cui finalità, per quello che riguarda la gestione dei debiti pubblici, sono, di per sé, ragionevoli. La prima ragione della riforma riguarda l’azzardo morale. Si sostiene che occorre mantenere aperta la possibilità di una ristrutturazione, altrimenti viene meno qualunque incentivo a mettere ordine nei conti pubblici. Sapendo che tanto, in caso di crisi, interverrà il Fondo Salva Stati, i mercati non prezzano il rischio di un Paese e il governo può accumulare debiti quasi senza limiti. La seconda ragione della riforma nasce dall’esperienza della Grecia: nel periodo fra il 2010, quando scoppiò la crisi, e il 2012, quando fu attuata la ristrutturazione del debito, i prestiti dell’Efsf (l’istituzione temporanea che fu poi sostituita dal Mes) andarono in parte a rimborsare i creditori della Grecia e, fra questi, le banche tedesche e francesi che erano molto esposte con la Grecia. Per evitare questo esito e far sì che i prestiti vadano effettivamente ad aiutare la nazione in difficoltà, occorre aver attuato preventivamente una ristrutturazione del debito. È curioso che proprio coloro che sostengono che il Mes serve per salvare i creditori, allora le banche francesi e tedesche, ora strepitino contro l’unica soluzione che può effettivamente evitare che ciò avvenga.    

I TIMORI SONO LEGATI ALLE NOSTRE MANCANZE

In conclusione, i timori di un giudizio negativo sulla sostenibilità del nostro debito da parte di Mes e Commissione attengono più alla nostra incapacità di dotarci di una disciplina di bilancio che guardi alla crescita e alle riforme e meno agli sforamenti del deficit. A gridare «al lupo al lupo» sono gli stessi lupi, ossia coloro che più di tutti hanno contribuito a rendere fragile l’Italia, con parole a vanvera e azioni dissennate gridate dal balcone. 

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