Sinisa Mihajlovic, il piede è ancora magico: punizioni spettacolari in allenamento


Il sinistro di Sinisa Mihajlovic è ancora quello dei bei tempi. L'allenatore del Bologna nell'ultima sessione di allenamento ha calciato una serie di punizioni dal limite, per mettere alla prova il suo portiere Skoruspki, disegnando delle traiettorie perfette. Il serbo a distanza di anni si conferma uno dei migliori battitori di calci piazzati.
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Roberto Baggio ricorda Gazzoni Frascara: “Creò un grande Bologna. Gli sarò grato per sempre”


Roberto Baggio, che con il Bologna ha giocato nella stagione 1997-1998, ha ricordato e omaggiato Giuseppe Gazzoni Frascara, l'uomo che lo portò in rossoblu e che è morto all'età di 84 anni: "Buon viaggio presidente, nella luce tranquilla del riposo celeste. Il suo Bologna è stato un grande Bologna in una grande Bologna. Gli sarò sempre grato".
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“Uno dei pochi a denunciare”: Gazzoni Frascara è stato l’anti-Calciopoli


È morto Giuseppe Gazzoni Frascara presidente dell'ultimo "grande" Bologna, passato alla storia come uno dei principali accusatori dello scandalo Calciopoli. Un dossier per evidenziare il marcio del calcio italiano con il doping amministrativo di diversi club per posticipare i pagamenti di debiti verso l'erario e far quadrare i bilanci. Grazie a lui finirono sotto inchiesta anche le partite contro Juventus e Lazio.
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Perché vanno ascoltate le parole rivoluzionarie del cardinal Zuppi

In un'epoca caratterizzata dal furore di irresponsabili, Trump in testa, l'arcivescovo di Bologna propone un nuovo umanesimo. Base per una nuova politica.

Le parole di guerra che leggiamo o ascoltiamo in questi giorni lasciano annichiliti. L’Iran minaccia vendette sanguinose e Donald Trump, autore di questa crisi, parla di risposte militari che investiranno anche i luoghi d’arte, e, temo, di culto, in ogni caso «sproporzionate». Da anni non sentivamo da un leader di un Paese d’Occidente parole tanto infuocate e irresponsabili. Ovviamente Matteo Salvini è d’accordo con lui. In molti di noi si riaffaccia l’anti-americanismo degli anni del Vietnam a cui bisogna resistere perché non possiamo fare a meno dell’America, anche se oggi è piccola cosa, priva di egemonia, ridotta e isterica potenza militare guidata da un uomo senza qualità.

IL MONDO È IN MANO AL FURORE DI IRRESPONSABILI

L’ansia maggiore sta nella sensazione che nessuno di noi possa fare alcunché per proteggere il mondo dal furore di irresponsabili. Ci è capitato di vivere in questa stagione della storia in cui mancano personalità mondiali, a parte papa Francesco, e proliferano mezze calzette con troppo potere. Eppure non è vero che non si possa fare nulla. Non c’è ovviamente un gesto che può fermare questa corsa alla guerra mondiale, quella guerra mondiale «a pezzettini» come la definì il pontefice alcuni anni fa. Viviamo in un Paese che rifiuta di assumere un ruolo di pace e che rischia di essere diretto da uomini di guerra.

BISOGNA CREARE GRANDI MOVIMENTI CONTRO L’ODIO

Eppure noi sappiamo, perché è la storia del mondo che ce lo dice, che lo sviluppo di solidi movimenti di pace, che la rinascita di una opinione pubblica responsabile potranno fare il miracolo se le giovani generazioni ne diventeranno protagoniste. Oggi un movimento di pace non può esser sospettato di parteggiare per una parte contro un’altra. Il mondo non solo non è diviso in due ma la competizione vede contrapposti vecchi imperi, imperi che rinascono, e rinascenti suggestioni imperiali. Oggi scendere in campo ha il vantaggio di apparire ingenui, insospettabili, non strumentalizzabili. Si tratta di creare grandi movimenti contro l’odio. Se le ho capite bene,  anche le Sardine hanno questo come obiettivo, ma serve di più.

LA LEZIONE DEL CARDINALE DI BOLOGNA

Vorrei suggerire a chi mi legge un libro fondamentale scritto dal cardinale di Bologna, con il collega Loreno Fazzini, Matteo Maria Zuppi che su questo tema ci ha donato riflessioni importanti. Il libro non è riassumibile. Ogni frase vale come un suggerimento, come una esperienza di vita di un sacerdote che è stato sulla strada per tanti anni e che per anni con la comunità di Sant’Egidio si è occupato di mettere pace in Paesi come il Mozambico. Scrive monsignor Zuppi: «Per non odiare, ovvero sentirsi veramente amati, è necessario e indispensabile esser credenti, o meglio, cristiani?». Ecco la risposta: «Penso che sia una alleanza tra i credenti, quando prendono sul serio il Vangelo, e quanti non rinunciano alla sfida di restare umani anche in tempi difficili, animi nobili e alti, che per questo non cedono all’odio in nome dell’Umanità stessa».

VERSO UN NUOVO UMANESIMO

È l’idea di un nuovo umanesimo che comprenda tutte le fedi e anche chi non ha fede a illuminare l’ispirazione del cardinale Zuppi e a dargli la suggestione che si possa creare un movimento di pace che sia incentrato sul rifiuto dell’odio. Scrive ancora Zuppi: «Quante vite hanno rovinato l’isolamento dell’io e la schiavitù dell’io. Un’antropologia moderna, che proietta giudizi negativi sugli altri per proteggere se stessi, promette l’infinito e crea una vita dimezzata».

IL MALE DELL’ADORAZIONE DI SÉ

Zuppi affronta anche un tema che fu centrale nella riflessione degli «atei devoti» negli anni ratzingeriani, la critica del relativismo, e dice che «bisogna scoprire il valore positivo di un innovativo relativismo, cioè l’abbandono della assolutizzazione di sé per rendersi disponibili alla relazione…Ma vorrei usare questa parola popolare, relativismo, per cambiarne, prima o poi, il significato. Dobbiamo lottare in tanti modi contro il rischio di una idolatria che ci imprigiona: l’adorazione di sé, come fosse una divinità da servire e alla quale sacrificarsi. E contemporaneamente lottare contro la caduta di senso del limite, perché si fa fatica a contrastare una soggettività per la quale qualunque atto diventa lecito in base al principio della libertà dell’io, senza la considerazione del bene e dei rischi comuni. Relativizzare il sé e aprirci agli altri, non può, invece, che liberarci, sollevarci, calmarci, e orientare le nostre risorse interiori, dando senso al tutta la nostra esistenza. Ci aiuta e ricentrare davvero il nostro sé, il nostro essere».

SOLO L’AMORE PUÒ CONTRASTARE LA PAURA

E poi un concetto fondamentale: «La paura è un segnale che ci rende consapevoli di un pericolo. È una spia importante, un indicatore che occorre prendere in considerazione, e non ignorare per spavalderia, per leggerezza, per presunzione. È importante, quindi, prendere con serietà la paura, ma poi occorre contrastarla con l’unico atteggiamento capace di superarla: l’amore. Se la paura decide per noi diventa rabbia, rivalsa, diffidenza o aggressività. Contrastiamo la paura, invece, anzitutto aprendoci all’amore perché questo genera una forza inaspettata, nuova e creativa, che ci rende capaci di cose grandi».

LA DIFFERENZA SOSTANZIALE TRA BUONO E BUONISTA

Il cardinale ha scritto così un manifesto per il “buonismo”? Zuppi è schietto, e persino eccessivamente franco, come il suo papa e dice: «Buonismo è fermarsi ad una buona azione che serve a te e non a chi sta male, è credere di far pace con la propria coscienza solo per un buon sentimento di attenzione all’altro, come se volere bene non comportasse farsi carico. I cristiani sono i primi a non trovarsi bene nella casa dei buonisti. Il samaritano è buono, non buonista….La compassione che lui vive, e che siamo chiamati a sperimentare anche noi, è quella che si fa carico, fino a cercare di risolvere il problema della persona sofferente….Il buonismo non risolve, si compiace troppo di sé, non si misura con la fatica della ricerca di soluzioni». Il libro di Zuppi (Odierai il prossimo tuo, editore Piemme) è una miniera di pensieri forti qui solo in parte riassunti. Mi interessa solo che chi mi legge, e leggerà il libro, immagini che si può non stare inerti di fronte alle brutture del mondo, ma che si può iniziare la grande rivoluzione contro l’odio. Assumendo il bene degli altri come realizzazione di sé, si può creare la via maestra per un nuovo umanesimo e quindi per una nuova politica.

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Investe l’uomo che aveva rubato il cellulare al figlio

Dopo una serie di discussioni lo insegue e lo travolge con la sua Jeep. Accusato di omicidio volontario aggravato.

L’accusa è quella di omicidio volontario aggravato. Un operaio 44enne di Imola ha investito con l’auto e ucciso un marocchino 34enne, regolarmente residente in Italia, con cui aveva litigato nei primi giorni del 2020 per un cellulare rubato a suo figlio. Il fatto è successo verso le 22.30 in via Mameli e l’uomo si è costituito al commissariato di polizia poco dopo, dicendo però che non voleva investire la vittima.

FURTO E LITE

L’arresto è stato deciso in coordinamento con il pm di turno, Anna Cecilia Sessa, anche alla luce del pregresso tra i due. Tutto nasceva, appunto, da una diatriba per un cellulare rubato al figlio dell’italiano, residente a Imola. Due giorni prima c’era stata una lite finita con un’aggressione e una denuncia per lesioni.

INVESTITO IN UNA STRADA STRETTA

Il giovane è stato investito da una Jeep in una strada stretta, senza marciapiedi. Poco prima erano arrivate segnalazioni alla polizia di una macchina che girava per Imola a forte velocità. Secondo quanto raccontato dall’operaio, il 5 gennaio il giovane avrebbe di nuovo incontrato e minacciato suo figlio. Così lui avrebbe deciso di andare a cercarlo, inseguendolo in auto e colpendolo in via Mameli. Agli agenti che lo interrogavano ha detto che voleva soltanto sbarrare la strada al 34enne per affrontarlo faccia a faccia. Il 7 gennaio potrebbero essere disposte un’autopsia e una perizia cinematica sul luogo dell’incidente.

LA LINEA DELL’AVVOCATO

«Io credo che il mio assistito abbia collaborato fin da subito, ha chiamato il 118 ed è andato a costituirsi in commissariato», ha detto Luca Sebastiani, avvocato dell’accusato. «Ha avuto un comportamento corretto, è distrutto e pentito per quanto è successo, non voleva ucciderlo. La sua è stata la reazione di un padre dopo che il figlio era stato nuovamente minacciato di morte. Mi auguro che la procura valuti questi elementi. È un epilogo che non doveva accadere».

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Spara per aver sentito “armeggiare” davanti casa e uccide un uomo

È successo a Bazzano in Valsamoggia. La vittima non è ancora stata identificata.

Ha sentito «armeggiare» davanti alla porta di casa e ha sparato. Questo il racconto di una donna di Bazzano, in Valsamoggia nel bolognese, che ha chiamato il 112 dopo che suo marito ha aperto il fuoco dalla finestra. Uscendo in attesa dei carabinieri, i coniugi hanno trovato il cadavere di un uomo la cui morte è stata accertata dal 118. I carabinieri stanno indagando per chiarire quanto è accaduto. È

LA VITTIMA NON ANCORA IDENTIFICATA

Sul posto sono intervenuti i militari del nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Borgo Panigale insieme con quelli della stazione di Bazzano e del Nucleo investigativo del comando provinciale di Bologna. La salma dell’uomo non è ancora stata identificata. La pistola era regolarmente detenuta.

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Mattia Santori sulle sfide e il futuro delle Sardine di Bologna

Dopo il successo di Piazza Maggiore a Bologna, il flashmob trasloca nelle altre città emiliano-romagnole in vista delle elezioni di gennaio. «Se Salvini prende la nostra Regione», spiega uno degli organizzatori a L43, «vorrà dire che non ci sono più argini. E la gente deve rendersene conto».

Sono riusciti a portare in piazza Maggiore a Bologna 14 mila persone contro Matteo Salvini. E ora Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti, gli organizzatori di 6 mila Sardine, sono pronti a replicare il flashmob in tutte le città dell’Emilia-Romagna in vista delle Regionali del 26 gennaio. A partire, lunedì 18 novembre, da Modena. Manifestazioni senza bandiere e simboli di partito, ma aperte a tutti. «Per dimostrare», dice Santori a Lettera43.it, «che esiste un’alternativa. E per chiedere alle persone se sono davvero disposte a lasciare che le cose accadano senza fare niente».

Un’immagine tratta dal profilo Facebook di Mattia Santori.



DOMANDA: Intanto siete riusciti a battere Matteo Salvini: al Paladozza c’erano poco più di 5 mila simpatizzanti.
RISPOSTA. Matteo Salvini è il primo rappresentante di una politica populista fatta di slogan, che parla alla pancia delle persone. E, per quanto si sforzi di mostrarsi vicino alla gente, la sua è finzione. Costruisce un teatro al quale ci hanno già abituati sia Berlusconi sia Renzi. Riempie il PalaDozza, ma lo fa con trentini, lombardi e veneti. Quella non è politica, è marketing. Noi abbiamo voluto lanciare un modello diverso, fatto di partecipazione e di relazioni umane. 

Avete detto che non vi definite anti-politici né criticoni. Cosa significa?
La nostra piazza non è contro la politica, ma a favore della politica buona. Crediamo nel ritorno di una politica seria, articolata e complessa. Fatta di testa, non di pancia. Non a caso, l’inno delle sardine è Come è profondo il mare di Lucio Dalla. Una canzone bellissima, quasi poetica, ma che al contempo ha un testo lungo e non immediato. 

Crediamo nel ritorno di una politica seria, articolata e complessa. Fatta di testa, non di pancia. Non a caso, l’inno delle Sardine è Come è profondo il mare di Dalla

Molti politici, dal Pd al M5s, hanno messo il cappello sul vostro successo. Vi siete sentiti strumentalizzati?
Sinceramente non abbiamo percepito nulla del genere, né da parte dei partiti di centrosinistra né dal Movimento 5 stelle. A parte la Lega, che come al solito ha un modo di comunicare abbastanza bieco, abbiamo avuto l’impressione che il nostro messaggio sia passato in maniera netta. 

Il centrodestra e la Lega però alle urne sembrano inarrestabili. Cosa si aspetta in Emilia-Romagna?
Non lo so. Ci siamo limitati a lanciare un messaggio. Però vi sembra normale che contro anni di buon governo che parte da un radicamento sul territorio e da proposte concrete ci sia una candidata famosa soltanto per aver indossato in parlamento una maglietta con su scritto “Parlateci di Bibbiano”? Questo messaggio è arrivato così forte e chiaro che anche tanti nostri amici di destra, dopo aver visto ciò che abbiamo fatto, ci hanno detto: «Mai con la Lega». 

Qual è il futuro delle Sardine?
Questo dipenderà dalle Sardine. Dobbiamo capire che i primi responsabili della deriva populista siamo noi, in quanto cittadini. Se la risposta delle piazze sarà numerosa come quella di Bologna sicuramente andremo lontano. Ma dobbiamo mettere in conto che, essendo un movimento spontaneo, c’è il rischio che chi lo porta avanti commetta degli errori. 

Possiamo definire le Sardine un movimento di resistenza?
In qualche modo sì. Perché quella che stiamo subendo in Emilia-Romagna è un’invasione. Un’invasione dei messaggi di Salvini e della Lega. E sappiamo benissimo che se la nostra regione, che è una terra fatta di confronto, di volontariato e di associazionismo, capitola allora daremo un messaggio preciso a tutta Italia e anche a tutta Europa. Cioè che non c’è più un argine. E la gente deve rendersene conto. 

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FdI mette alla gogna gli stranieri nelle case popolari bolognesi

In un video il deputato Galeazzo Bignami fa nomi e cognomi: «Ci diranno che stiamo violando la privacy ma non ce ne frega assolutamente nulla».

Un video in cui si fanno nomi e cognomi di persone di origine straniera che abitano nelle case popolari a Bologna. L’iniziativa choc porta la firma del deputato Galeazzo Bignami, ex membro di Forza Italia da poco passato a Fratelli d’Italia, che ha effettuato un ‘blitz’ nel quartiere Bolognina del capoluogo emiliano in diretta Facebook insieme a Marco Lisei, consigliere comunale ex Fi e ora anch’egli entrato nel partito di Giorgia Meloni. L’episodio, di cui ha dato conto l’8 novembre l’edizione bolognese di Repubblica, risale a qualche giorno fa.

FDI PARLA DI «DISCRIMINAZIONE» AI DANNI DEGLI ITALIANI

Scopo del video, sostengono gli esponenti di Fratelli d’Italia, è quello di mostrare, raccogliendo «segnalazioni dei cittadini», che i criteri di assegnazione degli alloggi favoriscono i cittadini stranieri. I due parlano di «discriminazione» ai danni degli italiani. Bignami e Lisei, in particolare, si scagliano contro i criteri di assegnazione degli alloggi Erp di via Albani. «Il 59% delle assegnazioni delle case popolari vanno a cittadini stranieri», sostengono nel filmato. Mentre parlano, i due si aggirano tra i caseggiati appena ristrutturati e la videocamera inquadra chiaramente nomi e cognomi degli assegnatari degli alloggi sui campanelli delle case.

Se stai in un alloggio popolare e c’è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell’ottica che poi qualcuno può andare a vedere

Galeazzo Bignami, Fratelli d’Italia

Quanto alla riservatezza, «ci diranno che stiamo violando la privacy», dice Bignami, «ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c’è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell’ottica che poi qualcuno può andare a vedere». Durissimo il commento del dem Claudio Mazzanti: «Filmare i nomi degli stranieri che hanno legittimamente ricevuto dal Comune una casa rischia di diventare un incitamento all’odio razziale verso queste famiglie».

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