Quali sono le cause dell’acqua alta che ha colpito Venezia

Un mix di scirocco e marea astronomica all'origine del fenomeno che ha messo in ginocchio la città lagunare. E gli esperti lanciano un nuovo allarme sugli eventi climatici estremi.

Un mix micidiale di forti venti di scirocco sull’Adriatico e marea astronomica è all’origine dell’acqua alta da record a Venezia.

Mentre potrebbero esserci i cambiamenti climatici dietro la violenta tromba d’aria che si è abbattuta nel Salento, nonché dietro le forti piogge e le raffiche di vento, dalla velocità paragonabile a quella dei venti di un uragano, in molte zone l’Italia.

Sulla Penisola è in arrivo una nuova ondata di maltempo che durerà fino a tutto il week end. Ancora una volta saranno possibili precipitazioni molto abbondanti, anche temporalesche, con il rischio di potenziali situazioni di criticità, non solo per le piogge ma anche per i forti venti.

IL MIX CHE HA MESSO IN GINOCCHIO VENEZIA

«La situazione di Venezia è stata determinata dalla combinazione di due fenomeni: i forti venti di scirocco, con raffiche fino a 100 chilometri orari che stanno soffiano su tutto l’Adriatico, sommati alla marea astronomica», ha spiegato Bernardo Gozzini, climatologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e direttore del consorzio Lamma fra Cnr e Regione Toscana. Il vento, ha spiegato, «crea un moto ondoso che fa alzare il livello del mare nella laguna. Sommato alla marea, questo fenomeno ha fatto aumentare in modo eccezionale il livello del mare a Venezia che non era così alto dal 1966, quando si alzò di 194 centimetri». Lo stesso fenomeno fa alzare anche il livello del Po negli ultimi tratti: «In pratica il fiume, quando sfocia in mare, trova una sorta di tappo, dovuto al mare agitato, che non gli permette di scaricare l’acqua».

I EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI SU TROMBE D’ARIA E PIOGGIA

Diverso invece è il caso della tromba d’aria che si è abbattuta su Porto Cesareo, nel Salento e le veloci raffiche di vento che hanno sferzato l’Italia e le forti piogge in molte zone (160 millimetri in 36 ore a Caltagirone, in Sicilia): secondo l’esperto, non è escluso che questi eventi estremi potrebbero essere collegati ai cambiamenti climatici. «Queste situazioni meteo, dalle trombe d’aria alle forti piogge», ha spiegato Gozzini, «sono abbastanza normali in autunno, ma il cambiamento climatico potrebbe farle diventare più esplosive, perché influisce sui meccanismi alla base della loro formazione, in pratica incrementa le differenze di temperatura tra quota e suolo e le differenze di pressione, creando un ambiente favorevole allo sviluppo di eventi estremi».

LA BASSA PRESSIONE FLAGELLA L’ITALIA

La situazione meteo in questi ultimi due giorni sulla Penisola, ha proseguito, «è dovuta alla bassa pressione che ha raggiunto valori molto bassi, dando origine a forti venti con raffiche paragonabili a quelle di un uragano. I venti infatti hanno superato 180 chilometri orari in alcune zone come Novara di Sicilia e hanno raggiunto 119 chilometri orari a Gallipoli». Quando ci sono condizioni di questo genere, ossia differenze di pressione, differenze di temperatura in quota (20 gradi sotto lo zero a 6.000 metri e 8-10 gradi al suolo), sommate al mare caldo che crea più evaporazione immettendo energia nel sistema, ha concluso Gozzini, possono verificarsi fenomeni localizzati ma molto forti.

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I danni dell’acqua alta a Venezia colpiscono turismo e hotel

In città problemi a strutture, ristoranti, caffè e locali storici. Senza nemmeno l'elettricità per azionare le pompe. Mentre per Natale incombono cancellazioni e cali di prenotazioni. Il n.1 Federalberghi: «Ora provvedimenti immediati, altrimenti i visitatori che guardano i telegiornali non verranno più».

E pensare che uno dei problemi storici di Venezia è l’overtourism, ossia il troppo turismo che quando si concentra in aree così piccole rischia persino di danneggiarle. Ma adesso, con l’acqua (quasi) alla gola, il problema per il settore è un altro. A onor del vero gli stranieri non si sono fermati e hanno continuato ad avventurarsi per le calli ricoperte d’acqua e a San Marco, scattando foto e selfie. Ma intanto ci sono interi piani di strutture ricettive e di ristorazione, caffè e locali storici, negozi di souvenir e di moda, che sono sommersi dai guai, senza nemmeno l’elettricità per azionare le pompe e i sistemi anti-incendio.

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La forte marea che ha invaso l’interno di un hotel a Venezia.

ACQUA CHE INVADE LA HALL DEGLI ALBERGHI

Le parole dell’emergenza fin qui sono state «disastro», con i video della città andata in tilt, e «apocalisse», come l’ha definita il governatore veneto Luca Zaia. Anche gli hotel contano i danni, a partire dal Gritti Palace che ha visto la sua hall invasa dall’acqua. Il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha detto che «ci si aspettava l’acqua alta, ma non di certo a questi livelli. Poi c’è stata anche una bora molto forte che ha aumentato il problema. Dal 1966 non si raggiungeva questa situazione. Ma bisogna dire che Venezia è una città delicata e sensibile a determinati problemi atmosferici. È una città sull’acqua, non è certo una frana che cade su un paese dove non si aspettava proprio».

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L’acqua alta nelle vie di Venezia. (Ansa)

Chi guarda le immagini dei telegiornali non ha voglia di venire a Venezia per Natale… se non saranno fatti degli interventi


Bocca di Federalberghi

Quindi, che fare? La crisi climatica incombe e il Mose, il sistema di barriere mobili per fermare l’acqua alta, resta un’opera incompiuta. Se per i Verdi l’unico modo di salvare la città è «sollevarla», il presidente di Federalberghi ha spiegato come ora sia determinante prendere velocemente provvedimenti e comunicarli all’esterno. Perché «chi guarda le immagini dei telegiornali non ha voglia di venire a Venezia per Natale… se non saranno fatti degli interventi».

RISCHIO DI CANCELLAZIONI E CALO DI PRENOTAZIONI

Dal punto di vista turistico a Venezia si sta entrando in bassa stagione: «Se fosse successo a maggio o a Natale sarebbe stato un vero disastro, ma è una città sempre piena di turisti e abbiamo già la certezza di cancellazioni e calo di prenotazioni», ha aggiunto Bocca.

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I danni per gli storici locali del centro di Venezia. (Ansa)

SCARSA FIDUCIA NEL FUNZIONAMENTO DEL MOSE

Marco Michielli, presidente di Confturismo e Federalberghi Veneto, nonché vicepresidente nazionale di entrambe le federazioni, ha parlato anche del Mose che «dovrebbe essere operativo in Laguna da 10 anni». E invece è bloccato: «Ho scarsissima fiducia che possa funzionare, ma spero di sbagliarmi e sono pronto a rimangiarmi quello che ho detto e anche a scusarmi. Ma devono dimostrare velocemente che funziona, collaudandolo nel giro di pochi mesi».

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Locali devastati per il doppio effetto acqua alta e bora. (Ansa)

DUE PROBLEMI: LA CITTÀ SPROFONDA, IL MARE SI ALZA

Venezia ha un duplice problema: «La subsidenza, e cioè il fatto che la città sprofonda, si sta abbassando, e il mare il cui livello si sta alzando. Quindi se il Mose funziona dobbiamo saperlo prestissimo, altrimenti dobbiamo trovare subito altri progetti alternativi. Siamo “letteralmente” con l’acqua alla gola. Senza contare i danni su tutta la costa da Bibione, “macellata” dal maltempo, a Jesolo e Chioggia».

Uno dei nostri associati aveva dei turisti nelle camere al piano terra che sono dovuti fuggire con le loro cose ai piani più alti


L’Associazione veneziana albergatori

Claudio Scarpa, presidente dell’Associazione veneziana albergatori, gli ha fatto eco: «È una devastazione, i danni sono ingentissimi e purtroppo non è finita qui. Stanno continuando le alte maree ed essendo saltati i quadri elettrici gli hotel non hanno nemmeno più le pompe disponibili per far uscire l’acqua. Molte le strutture che si sono trovate in gravi difficoltà la notte tra il 12 e il 13 novembre, con il picco di marea di 187 centimetri. Uno dei nostri associati aveva dei turisti nelle camere al piano terra che sono dovuti fuggire con le loro cose ai piani più alti». Ora l’obiettivo è non farli scappare definitivamente tutti.

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Mose, Bettin: «L’unico modo di salvare Venezia è sollevarla»

Secondo l'esponente dei Verdi, l'aumento del livello dei mari e la maggiore frequenza di fenomeni estremi hanno reso l'opera obsoleta e inutile: «Innalzare città e isole è l'unica via per risolvere un problema destinato a peggiorare».

Sono passati 35 anni dalla nascita del progetto Mose e Venezia resta ancora in balia delle mareggiate. Le paratie della diga mobile non entreranno in funzione prima del 2022, con un drammatico ritardo di sei anni rispetto al termine previsto del 2016.

Dal 1984, anno di fondazione del consorzio a tutela della Laguna, il mondo è cambiato e l’aqua granda che ha sommerso la città nel 1966 (record di 194 cm) è diventata l’innalzamento globale del livello del mare.

Il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacci non erano certo previsti negli Anni 80, e secondo molti l’idea stessa del Mose è diventata obsoleta nel frattempo. «Si è cominciato a discuterne negli Anni 80, a progettarlo negli Anni 90 e a costruirlo all’inizio degli anni 2000», ha detto a Lettera43 Gianfranco Bettin, ex deputato ed esponente dei Verdi, «nel frattempo è cambiato il mondo e bisogna attrezzarsi per un’alternativa più duratura». Attualmente presidente della Municipalità di Porto Marghera, Bettin è sempre stato portatore delle istanze ambientaliste contrarie al Mose.

Gianfranco Bettin.

DOMANDA: La marea record a Venezia ha riportato subito i fari sul Mose, che doveva essere in funzione già dal 2016. Come mai non è ancora operativa?
RISPOSTA: Al netto di tutti i discorsi relativi alla corruzione e alla storia giudiziaria che hanno circondato l’opera, sono subentrati problemi tecnici imprevisti come il continuo logoramento delle paratie, la corrosione e lo stato delle cerniere. Mentre si fanno gli ultimi sforzi per finire il lavoro ci si accorge di carenze che mettono in discussione la tenuta dell’opera, al di là del problema principale.

Ovvero?
Il Mose è stato studiato per fronteggiare le maree eccezionali, quelle sopra 1,10 metri, per qualche ora e qualche giorno all’anno. Ma tra gli Anni 80 e oggi ci sono di mezzo il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello del mare e l’aumento di fenomeni climatici estremi. La frequenza delle maree eccezionali a Venezia è aumentata in maniera imprevedibile, così come il generale innalzamento del livello del mare.

Quindi è diventata un’opera inutile?
Oggi l’urgenza è di capire se è possibile adeguare la struttura rispetto al progetto originario – che prevedeva di alzare le paratie solo in casi eccezionali – impiegandola decine di volte all’anno. Intanto bisogna riparare i guasti alla struttura e evitare che il giorno in cui lo si accenderà venga su solo a metà o crolli.

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La domanda che sorge spontanea è: quali potrebbero essere le alternative al Mose?
La strada da seguire comprende la protezione del litorale, ma soprattutto quella che è l’unica vera soluzione a un problema destinato a peggiorare: il sollevamento di Venezia.

Detta così sembra un’ipotesi fantascientifica.
È un’opera faraonica, ma è l’unica veramente necessaria a contrastare l’esposizione costante della struttura della città al mare. Una serie di sollevamenti delle isole della città era già stata tentata ed era la via maestra che molti suggerivano. Poi tutte le risorse sono state dirottate nel Mose.

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La mappa del maltempo del 13 novembre 2019

Marea record e danni gravissimi a Venezia. Caos sulle Dolomiti. Ancora allerta al Sud, in particolare in Basilicata.

Il maltempo iniziato ieri continuerà per tutta la giornata del 13 novembre, con l’acqua alta a Venezia arrivata a livelli disastrosi. Si registrano due morti in Laguna e danni anche alla Basilica di San Marco. Oggi il sindaco
Brugnaro chiederà lo stato di calamità e le scuole restano
chiuse.

CAOS SULLE DOLOMITI

Sulle Dolomiti si registrano forti problemi alla viabilità. In alcune zone dell’Alto Adige nel corso della notte sono caduti fino a 40 centimetri di neve. Numerose strade sono bloccate per alberi caduti, così anche la linea ferroviaria della val Pusteria. Oltre 200 gli interventi dei vigili del fuoco per liberare le strade, mentre a Bolzano si registrano cantine allagate. I maggiori problemi si registrano in val d’Ega, val Gardena e val Pusteria. Nel pomeriggio è previsto un miglioramento della situazione.

ANCORA ALLERTA AL SUD

Il maltempo ha flagellato anche il Sud. Oggi allerta arancione in Basilicata; gialla in Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Molise, Puglia e Veneto.

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Incubo a Venezia, previsto un nuovo picco di acqua alta

Il 13 novembre la città si è svegliata contando i danni, i morti - 2 a Pellestrina - e aspettando un nuovo picco di mareggiata,.

Venezia si è risvegliata il 13 novembre ancora nell’incubo: dopo l’acqua alta che il 12 novembre con il vento di scirocco a 100 chilometri orari ha sfiorato la paurosa soglia di 190 centimetri sul medio mare e è arrivata alla soglia di di un metro e 87, il 13 novembre si attende un’altra super-marea, vicina al metro e 45, prevista alle 10.20.

DUE MORTI A PELLESTRINA

Sono due le persone morte la sera del 12 novembre a Pellestrina mentre infuriava la mareggiata che ha devastato la città lagunare e le sue isole, con una punta di marea di 187 centimetri. All’anziano di 78 anni, rimasto fulminato mentre cercava di far ripartire le elettropompe nella sua casa allagata, si è aggiunto un secondo abitante dell’isola, trovato deceduto anche lui in casa, probabilmente per cause naturali.

SECONDO RECORD DI MAREGGIATA DELLA SERENISSIMA

Quella del 12 novembre è la seconda misura nella storia della Serenissima, subito dietro al record dei 194 centimetri del 1966. I danni in città sono gravi. Gondole e barche strappate dagli ormeggi e spinte sulle rive, tre vaporetti affondati, altre imbarcazioni alla deriva.

LA CRIPTA DI SAN MARCO SOMMERSA

Sul fronte culturale, c’è grande apprensione per la Basilica di San Marco, i cui danni dovranno essere valutati quando l’acqua si ritirerà del tutto. La cripta, ha riferito la polizia municipale, è stata sommersa completamente. Nel momento del picco, in Basilica si misurava un metro e 10 d’acqua. Tutto il centro storico è stato allagato, perchè su questi livelli non ci sono passerelle o paratoie che tengano. L’acqua, con il buio fitto e la pioggia battente, è entrata dappertutto. I veneziani hanno assistito attoniti, dalle finestre di casa, o collegati al web, alla laguna che entrava nelle calli, nelle piazze, si prendeva i masegni e sommergeva ogni cosa. Il rialzo improvviso è iniziato in serata, quando le previsioni – inizialmente di un metro e 45 – sono state riviste in modo peggiorativo dal Centro maree del Comune: 160 centimetri, poi 170, quindi 180, in una rincorsa che ha lasciato sbigottiti i tecnici e sembrava non finire mai. Fino a 187 centimetri sul medio mare. Una misura da far sfiorare il collasso a Venezia.

BRUGNARO: «QUESTO È UN DISASTRO»

A cambiare tutto è stato il vento di scirocco che, se al mattino girava da nord est raggiungendo le coste del Veneto, in serata si è incattivito. Lo scirocco ha iniziato a spirare con raffiche fino a 100 km/h, e ha gonfiato la laguna. Alle 22 Piazza San Marco si presentava deserta e spettrale, sommersa da quasi un metro d’acqua, le onde ad infrangersi sulle colonne di Palazzo Ducale, la Basilica di San Marco, indifesa davanti all’attacco del mare. «Questo è un disastro, questa volta bisognerà contare i danni», ha detto il sindaco Luigi Brugnaro, mentre in barca effettuava un sopralluogo nell’area marciana, accompagnato dalla polizia municipale e dal personale di Avm.

E SI ASPETTA ANCORA IL MOSE

La marea rilancia anche il tema del Mose, il colossale sistema di barriere mobili contro le acque alte che attende ancora di essere ultimato, e lascia Venezia in balia di catastrofi naturali come questa. Tutte le scuole di Venezia e delle isole domani resteranno chiuse. Il sindaco ha annunciato che chiederà lo stato di calamità naturale per la città. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha attivato l’unità di crisi della Protezione civile. Lo stesso Centro Maree è stato vittima della mareggiata, che ha danneggiato le linee telefoniche, e per questo – spiega – non è contattabile, se non con i canali Telegram Centro Maree Informa, Centro Maree avvisa, e il sito internet. La prossima massima era stata prima stimata a 155 centimetri, poi a 160, infine a 14.

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Dal Veneto alla Basilicata, Italia flagellata dal maltempo

Oltre 70 centimetri d'acqua a Venezia (e nella Basilica di San Marco). Piogge torrenziali su Matera, con le strade antiche trasformate in torrenti. La mappa dei disagi.

Ondata di maltempo sull’Italia. Il 12 novembre forti perturbazioni hanno colpito il Sud, in particolare Calabria, Basilicata, Sicilia e Puglia, ma disagi si sono registrati anche in altre zone dell’Italia, in primis a Venezia, dove è scattata l’allerta acqua alta, anche nella Basilica di San Marco.

TROMBE D’ARIA IN SALENTO

Piogge, venti di burrasca e onde alte anche cinque metri stanno investendo il Salento dalle prime ore del mattino, causando danni e disagi soprattutto sulla costa jonica, con pali della luce e alberi sradicati ovunque. A Porto Cesareo, si è abbattuta una tromba d’aria e il mare in burrasca ha disancorato alcune barche tra cui due cabinati a vela che sono stati scaraventati sugli scogli. A Torre Lapillo un maneggio è stato distrutto. Interrotta a lungo la circolazione sulla litoranea da Santa Cesarea a Castro. A Spongano la furia del vento e la forza della pioggia hanno distrutto il palazzetto dello sport pronto per essere consegnato nei prossimi giorni. A Taurisano invece un grosso pino è caduto sulla cancellata di recinzione della scuola elementare, abbattendola. In quasi tutta la Provincia le scuole sono chiuse. A Lecce è stato interdetto anche l’accesso ai parchi. In Prefettura a Lecce è in corso una riunione del centro di coordinamento della Protezione civile.

TEMPORALI E VENTO SULLA CALABRIA

La costa ionica della Calabria – dove per tutto il giorno è prevista l’allerta rossa della Protezione civile regionale – è stata investita da violenti temporali accompagnati da forti raffiche di vento che hanno provocato allagamenti di strade e scantinati, cadute di alberi, cartelloni pubblicitari e tegole. Al momento, tuttavia, ai vigili del fuoco non risultano né danni a persone né situazioni di particolari criticità. Numerosi sono comunque gli interventi. A Catanzaro, nella frazione marina, il lungomare è allagato, così come lo sono le strade in diverse località della costa. Violente raffiche di vento – tanto che gli abitanti parlano di tromba d’aria – hanno colpito la zona di Simeri e di Zagarise. Colpiti anche il Reggino, tra Bianco e Siderno, ed il Crotonese.

LE STRADE DI MATERA DIVENTANO TORRENTI

A Matera le antiche strade della città si sono trasformate in torrenti in piena. Acqua e fango sono entrati anche nelle abitazioni ai piani più bassi, provocando danni. I fiumi d’acqua non hanno risparmiato i Sassi e la parte antica della città. Ovviamente grandi problemi anche alla viabilità. Le scuole sono chiuse per l’ordinanza firmata dal sindaco della città.

OLTRE UN METRO DI MAREA A VENEZIA

A Venezia, l’alta marea ha raggiunto già alle ore 8 il livello di un metro, nel giorno in cui il picco è stato di 127 centimetri alle ore 10.20, alla stazione di rilevamento di Punta della Salute. Il massimo registrato in mare è stato di 137 centimetri. Settanta centimetri d’acqua anche all’interno della Basilica di San Marco. Per il 12 e 13 novembre sono stati chiusi gli asili nido e le scuole dell’infanzia.

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