In un'intervista il dottor Ivo Pulcini, il medico sociale della Lazio, si è schierato apertamente contro una norma in particolare del protocollo della Serie A, quella che prevede che in caso di calciatore contagiato finiscano in quarantena tutti i giocatori della rosa e lo staff tecnico: "Mettere in quarantena 50 persone nel caso ci sia un solo contagio è contro il codice deontologico. Mi potrebbero radiare dall’albo dei medici. Farò di tutto per far valere le mie ragioni e non metterò in quarantena un soggetto sano". Continua a leggere
Il cuore batte per Gigi Buffon, compagno nella vita e padre dei suoi figli, ma la fede sportiva di Ilaria D'Amico non è bianconera. La giornalista e conduttrice di Sky Sport non tifa per la Juventus, ha simpatie per un'altra squadra di Serie A di colore bianco e azzurro. "Avevo grandi simpatie per la Lazio in passato e anche oggi è così. Quella dei biancocelesti è una storia meravigliosa". Continua a leggere
La Federcalcio ha già dato il via ai controlli ai centri sportivi delle società di Serie A. I primi sotto esame sono stati quelli di Lazio e Napoli e dai primi riscontri non si sarebbero registrare violazioni al protocollo. Se per il club partenopeo non c'erano già dubbi, l'attenzione era rivolta a 'Formello' per il 'caso' partitelle vietate. Se gli ispettori Figc confermeranno tutto, non sarà aperto alcun fascicolo contro la Lazio. Continua a leggere
Il presidente della Lazio, Claudio Lotito ha delineato le linee guida del suo mandato e la crescita da parte della società sia per meriti sportivi che dirigenziali: "Oggi siamo un club di riferimento, autonomo, all'avanguardia in ogni settore. Dettiamo strategie nel calcio nazionale con autorevolezza e un altissimo senso di appartenenza alla nostra storia" Continua a leggere
Il direttore sportivo della Lazio Igli Tare non ha gradito la decisione del Governo di non far ripartire gli allenamenti di squadra il 4 maggio, ma rimandare il tutto al giorno 18 dello stesso mese: "Così non si aiuta il calcio, ci sentiamo discriminati". Il braccio destro di Lotito ha invitato Juventus e Inter a prendere posizione. Continua a leggere
Il difensore della Lazio non vede l'ora di ricominciare a giocare anche se senza tifosi non sarà la stessa cosa: "Sarà orrendo giocare a porte chiuse, i tifosi fanno la differenza". Acerbi è convinto che lui e i suoi compagni possano riuscire a conquistare il titolo: "Faremo di tutto per vincere lo scudetto". Continua a leggere
Il futuro di Zlatan Ibrahimovic è avvolto nell'incertezza. Il suo contratto con il Milan è in scadenza e i dissidi interni al club, a livello dirigenziale, lo allontanano dalla permanenza in rossonero. Nei piani di Ibra resta comunque la possibilità di continuare a giocare in Serie A: le soluzioni non mancano. Continua a leggere
Approfittando dello stop del calcio per l'emergenza Coronavirus Lucas Leiva, centrocampista brasiliano della Lazio, si è sottoposto ad un intervento chirurgico necessario per porre fine all'infiammazione al menisco che gli ha creato non pochi problemi. Tempi di recupero di circa un mese, e possibile ritorno in campo in caso di ripresa della Serie A. Continua a leggere
Francesco Acerbi in una diretta Instagram per SOS Fanta, ha parlato del calciatore più forte mai incrociato sul campo di calcio ovvero Robinho, dicendo la sua anche sui calciatori più promettenti dell'ultima stagione. Dal sorprendente Boga, ai giovani talenti Kulusevski e Tonali pronti per il grande salto. Continua a leggere
La Lazio avrebbe dovuto ritrovarsi lunedì 23 marzo, Lotito voleva che i calciatori si ritrovassero agli ordini di Inzaghi, ma non sarà così. Nessuna squadra di Serie A tornerà ad allenarsi prima del 3 aprile. Luis Alberto su Instagram ha mandato un messaggio ai tifosi: "Speriamo di tornare presto a giocare, ma prima dobbiamo pensare alla salute, forza Lazio". Continua a leggere
La bufera è scoppiata dopo l'annuncio apparso martedì 17 marzo sui profili social del club. A nulla è valso sottolineare come gli allenamenti verranno effettuati senza alcun contatto tra i giocatori e sotto controllo medico. Intanto in Serie A non accennano a diminuire i casi di positività tra giocatori. Continua a leggere
Juventus-Lazio si gioca a Riad dopo il precedente con polemiche di Gedda. Ma l'indignazione (anche se ipocrita) della precedente edizione è svanita. Eppure l'Arabia è sempre lo stesso Paese che calpesta i diritti umani. La Lega Serie A tira dritto e pensa ai guadagni.
Lo stadio dell’Università Re Sa’ud è pronto. Domenica 22 dicembre 2019 alle 17.45 (ora italiana) Riad ospita la Supercoppa italiana, per la seconda volta consecutiva in Arabia Saudita dopo il precedente di Gedda. E se a fine 2018 la vigilia della partita tra Juventus e Milan fu accompagnata da una lunga serie di polemiche, stavolta Juventus e Lazio si apprestano a vivere la loro sfida nel silenzio generale. L’indignazione che nemmeno 12 mesi prima si era sollevata per la scelta di andare a giocare in uno dei Paesi che più calpesta i diritti umani sembra svanita nel nulla.
ATTIVISTE FEMMINISTE IN CARCERE
Eppure l’Arabia Saudita è sempre l’Arabia Saudita, in un anno non è cambiato poi granché. È vero, le donne ora possono viaggiare e guidare un’auto, ma continuano ad aver bisogno del permesso di un tutore maschio per sposarsi, andare a scuola e ottenere un passaporto. Intanto le attiviste femministe continuano a essere chiuse in carcere, dove le pratiche che violano i diritti umani continuano a essere perpetrate. Gli arresti arbitrari sono ancora all’ordine del giorno, come quello di Anas al-Mazrou, professore della stessa università che dà il nome allo stadio in cui si giocherà Juventus-Lazio, che nel marzo 2019 è finito in cella per aver parlato in pubblico a sostegno degli attivisti per i diritti delle donne detenute.
LA SCALA E QUEL CONTRATTO STRACCIATO
Sempre a marzo, sull’onda lunga dell’indignazione per quella Supercoppa a cui le donne avrebbero avuto accesso soltanto in un settore speciale riservato a loro, occupante il 15% dello stadio, il Teatro alla Scala stracciò il contratto che portava all’ingresso nel consiglio d’amministrazione della sua Fondazione del governo saudita. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala annunciò la rinuncia a 15 milioni di euro in tre anni e la restituzione dei 3 già versati come acconto dagli arabi alla Fondazione. La Lega Serie A, per giocare la Supercoppa a Riad, di milioni ne prende esattamente la metà, 7,5 per tre edizioni, 2,5 l’anno, ma non ha mai pensato di poter rinunciare a una cifra che in realtà non sposta poi di molto il bilancio complessivo dei club partecipanti (a cui va il 90% della somma) e del calcio italiano in generale (alla Lega resta appena il 10%, 750 mila euro).
POLITICA DI ESPORTAZIONE PER LA SERIE A
Nemmeno l’omicidio di Jamal Khashoggi, giornalista saudita per il Washington Post, fortemente critico nei confronti del governo di Re Salman, torturato e massacrato nella sede del consolato arabo a Istanbul nell’ottobre del 2018, riuscì a cambiare lo stato delle cose. D’altra parte la Serie A aveva già intrapreso da anni la sua politica di esportazione della Supercoppa, con nove edizioni giocate all’estero prima di quella del gennaio 2019, spesso in Paesi non proprio celebri per il rispetto dei diritti umani (oltre a due negli Stati Uniti, se ne sono giocate infatti tre in Cina, due in Qatar e una Libia nel 2002, quando il Paese era ancora sotto il governo di Gheddafi, i rapporti del rais con Silvio Berlusconi erano ben oltre la semplice cordialità, e il figlio di Mu’ammar, Saadi, era appena diventato azionista della Juventus. In quelle edizioni la Lega guadagnò ancora meno dei 7,5 milioni che prende dall’Arabia Saudita: lo fece, piuttosto, per provare a rendere più globale il prodotto calcio italiano, ma verosimilmente anche in quanto strumento di diplomazia e geopolitica internazionale.
CONTINUIAMO A VENDERE ARMI AI SAUDITI
L’Italia che non vuole i sauditi alla Scala è la stessa che continua a vendere loro armi per la guerra contro lo Yemen, le bombe fabbricate in Sardegna dalla tedesca Rwm, ma non solo. Secondo la relazione annuale sulla vendita di armi verso paesi stranieri che il governo ha presentato in parlamento a giugno, solo nel 2018 l’Italia ha spedito a Riad 108 milioni di euro in armamenti. Il calcio, insomma, non è che lo specchio di un Paese ipocrita che continua a fare affari e siglare intese con uno Stato da cui a parole prende le distanze.
GERMANIA E FRANCIA HANNO REAGITO
Eppure una via diversa è possibile. L’ha indicata la Federcalcio tedesca nel decidere che la Germania non avrebbe più giocato amichevoli contro nazionali di Paesi in cui non vige la parità di genere. L’ha fatto, in parte, anche la Spagna, dove all’indignazione per un accordo della Liga del tutto analogo a quello concluso dalla Serie A (la Supercoppa di Spagna si gioca a Gedda per tre edizioni in un nuovo formato che prevede un quadrangolare) è seguita la netta presa di posizione della tivù di Stato, la Tve, che ha deciso di non trasmettere gli incontri sui suoi canali. La Figc, invece, si è limitata a invitare al Barbera di Palermo, per la partita tra Italia e Armenia del 18 novembre, una delegazione di donne iraniane, costrette ancora a forti limitazioni all’accesso agli stadi nel loro Paese.
L’ITALIA FATICA PURE CON L’ANTI-RAZZISMO
La Serie A, però, non cambia idea. E dopo essersi mossa goffamente e con estremo ritardo sul fronte della lotta al razzismo negli stadi, sembra del tutto sorda agli appelli per il rispetto dei diritti umani in Arabia Saudita. Con buona pace di Kashoggi, della parità di genere, del rispetto dei diritti umani. Che evidentemente contano meno di una manciata di milioni e dell’esportazione di un brand che persino Cristiano Ronaldo fa fatica a risollevare a livello globale.
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Veleni e polemiche per le date diverse tra le due sfidanti della Supercoppa che si gioca il 22 dicembre a Riad. Impossibile anticipare la sfida per i biancocelesti che sfideranno la Lazio il 5 febbraio.
Polemiche in vista della Supercoppa italiana che si giocherà il 22 dicembre al King Saud University Stadium di Riad. I veleni riguardano soprattutto la 17esima giornata di campionato prevista per il 18 e il 22. La Juventus scenderà in campo nell’anticipo di mercoledì 18 dicembre contro la Sampdoria, mentre per la Lazio si prospetta un rinvio al 5 febbraio 2020. Perché questa anomalia? Con scelte forse non del tutto ponderate in fase di stesura dei calendari.
SAMPDORIA UDINESE PREVISTA PER IL 18 DICEMBRE
Vista la gara fissata per il 22, la Lega di Serie A aveva iniziato a cercare la prima data libera e non essendoci impegni extra campionato era stato individuato il 18. Anche per evitare di spostare tutto al nuovo anno, quando la Juventus si troverà impegnata non solo in campionato ma anche in Europa e Coppa Italia
PERCHÈ LAZIO-VERONA SI GIOCA IL 5 FEBBRAIO
Per la Lega non è stato però possibile compiere la stessa operazione per la formazione biancoceleste. La squadra di Simone Inzaghi non ha potuto infatti anticipare il turno per colpa di un calendario che ha collocato il posticipo della 16esima giornata, Cagliari-Lazio al 16 dicembre, scelta dettata dall’impegno in Europa League del 12 dicembre contro il Rennes in Francia. Per evitare, quindi trasferte così ravvicinate, la prima data utile è arrivata in febbraio, dato che l’ipotesi dell’8 gennaio è saltata.
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Emesse 13 ordinanze di misure cautelari dal Gip Mara Mattioli: in due finiscono agli arresti domiciliari per gli incidenti del 15 maggio scorso.
La Digos di Roma ha eseguito in queste ore 13 ordinanze di misure cautelari nei confronti di appartenenti al gruppo degli ultrà laziali “Irriducibili” per gli scontri avvenuti il 15 maggio scorso durante la finale di Coppa Italia. Tra questi ci sono anche i responsabili dell’incendio dell’auto della polizia di Roma Capitale.
IN DUE AGLI ARRESTI DOMICILIARI
Le 13 ordinanze sono state emesse dal Gip,Mara Mattioli, su richiesta del pm Eugenio Albamonte. In particolare, Abramo Ettore e Marotta Aniello, entrambi vicini al defunto Fabrizio Piscitelli, con un ruolo di rilievo all’interno del gruppo, verranno sottoposti agli arresti domiciliari, mentre altri 11 verranno sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
LA RICOSTRUZIONE DEGLI SCONTRI
Le misure cautelari scaturiscono dai fatti accaduti il 15 maggio, prima dell’inizio della finale di Coppa ItaliaLazio-Atalanta quando in piazza Ponte Milvio, angolo Largo Maresciallo Diaz, una pattuglia della polizia locale veniva aggredita, con bottiglie, bombe molotov, fumogeni, sedie di plastica e torce accese, da un gruppo di tifosi laziali mascherati. Nella circostanza, due tifosi, a volto coperto per non consentire il riconoscimento e agire impuntiti, poi identificati per Ettore Abramo e Aniello Marotta, si avvicinarono all’auto della polizia locale e, dopo avere infranto il vetro del lunotto posteriore, vi gettarono all’interno una torcia accesa che incendiava il veicolo. Quasi contemporaneamente, un altro gruppo di tifosi laziali aggredì altro personale della polizia locale in abiti civili, ferendone un dirigente. Nel frattempo, un nutrito gruppo di tifosi, tutti con il volto coperto per non farsi riconoscere, raggiunta via Dei Robilant iniziò a lanciare fumogeni, petardi, sassi e bottiglie all’indirizzo degli agenti del reparto Mobile, che si erano attestati alla fine della via.
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