20 anni dal tremendo infortunio di Ronaldo: “Il ginocchio era grande quanto un pallone”


L'incredibile e drammatico infortunio a Ronaldo, 'compie' vent'anni. Era il 2000, durante la gara di Coppa Italia contro la Lazio quando il Fenomeno brasiliano si ruppe il ginocchio. Da allora nulla fu più come prima: "Subito dopo l'operazione era gonfio come una palla, piangeva e mi chiedeva morfina" ricorda il preparatore atletico Petrone, "mi chiese: 'No mentirmi, tornerò a giocare'"
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Messi vuole Lautaro, Guardiola ha pronti “soldi cash”: intrigo di mercato milionario


In Spagna sono convinti che Lautaro Martinez se lascerà l'Inter lo farà per raggiungere Messi al Barcellona. Dall'Inghilterra rilanciano che c'è un club in particolare pronto a fare follie per il "toro" argentino: è il Manchester City che, su indicazione di Pep Guardiola, può pagare la clausola di 111 milioni.
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L’agente di Lautaro Martinez: “Andrà in Spagna, al Barcellona. Inter? Comanda il mercato”


Sergio Zarate è uno degli agenti di Lautaro Martinez e le sue parole agitano il mercato dell'Inter in questo momento di calma piatta per la pausa del campionato. L'attaccante argentino è ambito dal Barcellona: "Chi decide è il giocatore... e siccome lì c'è Messi, la voglia di giocare accanto a uno dei più forti al mondo può fare la differenza. L'Inter può fare quello che vuole ma è il mercato che comanda.
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“Avrei potuto giocare con l’Inter”, la rivelazione di Paul Scholes


Paul Scholes ha legato tutta la sua carriera al Manchester United, con cui ha vinto 11 volte la Premier League e disputato oltre 700 partite. L'ex centrocampista quasi vent'anni fa divenne un obiettivo di mercato dell'Inter: "Una volta ricevetti la telefonata del vecchio agente di Bryan Robson. Mi chiamò mentre io ero ad Euro 2000 per chiedermi se fossi interessato ad andare all'Inter".
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Inter, richiamati in Italia i 7 stranieri che erano partiti per l’estero


Brozovic, Handanovic, Lukaku, Eriksen, Young, Moses e Godin. Sono i sette stranieri che hanno lasciato l'Italia e che l'Inter sta richiamando. Per chi torna sarà obbligatorio un ulteriore periodo di isolamento, di 14 giorni. Dunque, un segnale concreto di positività: tutto lascia intendere che per i primi di maggio si potrebbe tornare sui campi di allenamento.
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Obafemi Martins sbarca in Cina: l’ex Inter tornerà a giocare per lo Shanghai Shenhua


Reduce da una lunga inattività, l'ex attaccante nigeriano dell'Inter ha trovato l'accordo con la dirigenza dello Shenhua per tornare a vestire la maglia della squadra di Shanghai. Martins è già atterrato in Cina, seguendo tutti i controlli precauzionali per il Coronavirus, per firmare il suo nuovo contratto e iniziare la seconda avventura nella 'Chinese Super League'.
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Inter, parla Pastorello: “Vi spiego perché Lukaku è andato all’Inter e non alla Juventus”


Il procuratore dell'attaccante belga ha rivelato quali sono stati i motivi che hanno spinto Lukaku ad accettare l'Inter: "Voleva trasferirsi in un club dove si sentisse amato. Lui ha notato subito l’affetto e il calore dei tifosi dell’Inter rispetto a quelli della Juve, e questo ha fatto la differenza insieme al mancato passaggio di Paulo Dybala al Manchester United".
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Emergenza Coronavirus, Lukaku: “Perché giocare se è un rischio per la salute?”


L'attaccante dell'Inter, Romelu Lukaku, ha manifestato tutte le proprie perplessità nell'intervista a Bleacher Report: La salute generale è molto più importante del calcio adesso". La Serie A è pronta a far ripartire gli allenamenti a inizio aprile per tornare in campo a maggio ma la situazione di emergenza sanitaria per il contagio da Coronavirus resta preoccupante.
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Wanda Nara convinse Icardi a lasciare l’Inter l’ultima notte di calciomercato


Mauro Icardi avrebbe accettato di trasferirsi al Paris Saint-Germain la serata precedente della chiusura del mercato estivo dopo una lunga discussione con l'agente e moglie Wanda Nara. L'argentino sembra essere di nuovo fuori dai radar di Tuchel dopo essersi conquistato il posto da titolare a suon di gol e il suo futuro al PSG non è così certo.
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Wanda Nara convinse Icardi a lasciare l’Inter l’ultima notte di calciomercato


Mauro Icardi avrebbe accettato di trasferirsi al Paris Saint-Germain la serata precedente della chiusura del mercato estivo dopo una lunga discussione con l'agente e moglie Wanda Nara. L'argentino sembra essere di nuovo fuori dai radar di Tuchel dopo essersi conquistato il posto da titolare a suon di gol e il suo futuro al PSG non è così certo.
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Chi è Sebastiano Esposito, il 2002 da record in gol nell’Inter

Titolare più giovane in nerazzurro nel XXI secolo (superato Balotelli), rete più "verde" a San Siro (meglio di Bergomi). Storia dell'attaccante che ha segnato su rigore contro il Genoa e a fine partita è andato in lacrime dalla mamma.

E voi, a 17 anni, cosa facevate? Il liceo svogliatamente? La raccolta delle figurine Panini? Sebastiano Esposito, nato il 2 luglio 2002, su quelle figurine dei calciatori è già finito da inizio stagione e ora, a 17 anni, ha segnato il suo primo gol in Serie A in InterGenoa 4-0 del 21 dicembre.

SECONDO 2002 A SEGNO IN A DOPO TRAORÉ

L’allenatore Antonio Conte lo ha preferito a Matteo Politano – che proprio non rientra nei piani del tecnico – per sostituire lo squalificato Lautaro Martinez. Ed Esposito lo ha ripagato segnando (il secondo classe 2002 a farlo nel campionato italiano dopo Amad Diallo Traoré dell’Atalanta contro l’Udinese) su rigore gentilmente concesso dal compagno d’attacco Romelu Lukaku, tra il boato del pubblico nerazzurro di San Siro: grande freddezza e palla nell’angolino basso.

IN LACRIME DALLA MAMMA A FINE PARTITA

A fine partita il ragazzone (1,87) di Castellamare di Stabia è andato in lacrime dalla mamma e poi ha ringraziato proprio Lukaku: «È una persona fantastica oltre a essere un giocatore straordinario. Mi ha detto “vai convinto sulla palla e fai gol”». Così è stato. «Ho appena visto mia mamma, il gol è per lei. Non nego che stanotte non ho dormito, ho pensato a questa serata e non potevo sognarla nel modo migliore».

BATTUTI I RECORD DI BALOTELLI E BERGOMI

Esposito è diventato il più giovane giocatore dell’Inter a segnare in casa. Battendo Beppe Bergomi che fece gol in un derby Inter-Milan 2-2 del 6 settembre 1981 a 17 anni, 9 mesi e 15 giorni. Una carriera di record abbattuti: è il più giovane ad aver giocato titolare in Serie A con l’Inter nel XXI secolo, scavalcando Mario Balotelli.

CONTE: «È SVEGLIO, AVRÀ FUTURO»

Il presidente Steven Zhang gli ha dedicato una storia su Instagram: «Con il duro lavoro e con il coraggio, le belle storie possono nascere in giovane età». E gli applausi sono arrivati anche da Conte: «L’ho visto crescere, l’ho trovato in ritiro che anche nel volto era un ragazzino… È un ragazzo sveglio, avrà futuro».

Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini mangiati prima degli allenamenti


Sebastiano Esposito

Il baby centravanti ha commentato così la sua serata d’oro: «Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini mangiati prima degli allenamenti. Nella vita non bisogna mai mollare. Ma c’è ancora tanto da lavorare». I sacrifici di una famiglia trapiantata dalla Campania per seguire le ambizioni calcistiche dei figli. Sebastiano svettava tra i compagni nelle giovanili dell’Inter, poi la chiamata in prima squadra, la rinuncia al Mondiale Under 17, il debutto in Champions, la partita da titolare contro il Genoa.

sebastiano esposito romelu lukaku
Il passaggio di consegne tra Lukaku ed Esposito prima del rigore. (Ansa)

E L’INTER È IN TESTA ALLA CLASSIFICA CON LA JUVE

Il padre aveva detto di lui: «Deve restare con i piedi per terra». E lo farà seguendo insegnamenti e movimenti dei compagni più grandi e di giocatori del calibro di Lukaku, oggi un po’ maestro un po’ fratello maggiore. Dopo che l’arbitro ha concesso il rigore, ha preso palla, l’ha messa sul dischetto, poi si è avvicinato ad Esposito e, abbracciandolo, gli ha dato la carica per scrivere un pezzo di storia nerazzurra. Intanto l’Inter, tra parentesi ma non troppo, è tornata in testa alla classifica a quota 42 punti assieme alla Juventus. Una poltrona per due.

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Chi è Sebastiano Esposito, il 2002 da record in gol nell’Inter

Titolare più giovane in nerazzurro nel XXI secolo (superato Balotelli), rete più "verde" a San Siro (meglio di Bergomi). Storia dell'attaccante che ha segnato su rigore contro il Genoa e a fine partita è andato in lacrime dalla mamma.

E voi, a 17 anni, cosa facevate? Il liceo svogliatamente? La raccolta delle figurine Panini? Sebastiano Esposito, nato il 2 luglio 2002, su quelle figurine dei calciatori è già finito da inizio stagione e ora, a 17 anni, ha segnato il suo primo gol in Serie A in InterGenoa 4-0 del 21 dicembre.

SECONDO 2002 A SEGNO IN A DOPO TRAORÉ

L’allenatore Antonio Conte lo ha preferito a Matteo Politano – che proprio non rientra nei piani del tecnico – per sostituire lo squalificato Lautaro Martinez. Ed Esposito lo ha ripagato segnando (il secondo classe 2002 a farlo nel campionato italiano dopo Amad Diallo Traoré dell’Atalanta contro l’Udinese) su rigore gentilmente concesso dal compagno d’attacco Romelu Lukaku, tra il boato del pubblico nerazzurro di San Siro: grande freddezza e palla nell’angolino basso.

IN LACRIME DALLA MAMMA A FINE PARTITA

A fine partita il ragazzone (1,87) di Castellamare di Stabia è andato in lacrime dalla mamma e poi ha ringraziato proprio Lukaku: «È una persona fantastica oltre a essere un giocatore straordinario. Mi ha detto “vai convinto sulla palla e fai gol”». Così è stato. «Ho appena visto mia mamma, il gol è per lei. Non nego che stanotte non ho dormito, ho pensato a questa serata e non potevo sognarla nel modo migliore».

BATTUTI I RECORD DI BALOTELLI E BERGOMI

Esposito è diventato il più giovane giocatore dell’Inter a segnare in casa. Battendo Beppe Bergomi che fece gol in un derby Inter-Milan 2-2 del 6 settembre 1981 a 17 anni, 9 mesi e 15 giorni. Una carriera di record abbattuti: è il più giovane ad aver giocato titolare in Serie A con l’Inter nel XXI secolo, scavalcando Mario Balotelli.

CONTE: «È SVEGLIO, AVRÀ FUTURO»

Il presidente Steven Zhang gli ha dedicato una storia su Instagram: «Con il duro lavoro e con il coraggio, le belle storie possono nascere in giovane età». E gli applausi sono arrivati anche da Conte: «L’ho visto crescere, l’ho trovato in ritiro che anche nel volto era un ragazzino… È un ragazzo sveglio, avrà futuro».

Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini mangiati prima degli allenamenti


Sebastiano Esposito

Il baby centravanti ha commentato così la sua serata d’oro: «Sto raccogliendo i frutti del mio lavoro, di quei panini mangiati prima degli allenamenti. Nella vita non bisogna mai mollare. Ma c’è ancora tanto da lavorare». I sacrifici di una famiglia trapiantata dalla Campania per seguire le ambizioni calcistiche dei figli. Sebastiano svettava tra i compagni nelle giovanili dell’Inter, poi la chiamata in prima squadra, la rinuncia al Mondiale Under 17, il debutto in Champions, la partita da titolare contro il Genoa.

sebastiano esposito romelu lukaku
Il passaggio di consegne tra Lukaku ed Esposito prima del rigore. (Ansa)

E L’INTER È IN TESTA ALLA CLASSIFICA CON LA JUVE

Il padre aveva detto di lui: «Deve restare con i piedi per terra». E lo farà seguendo insegnamenti e movimenti dei compagni più grandi e di giocatori del calibro di Lukaku, oggi un po’ maestro un po’ fratello maggiore. Dopo che l’arbitro ha concesso il rigore, ha preso palla, l’ha messa sul dischetto, poi si è avvicinato ad Esposito e, abbracciandolo, gli ha dato la carica per scrivere un pezzo di storia nerazzurra. Intanto l’Inter, tra parentesi ma non troppo, è tornata in testa alla classifica a quota 42 punti assieme alla Juventus. Una poltrona per due.

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L’Inter annulla la conferenza stampa di Conte in polemica col Corriere dello Sport

Il quotidiano pubblica una lettera offensiva di un lettore. E Cucci risponde senza prendere le distanze. L'allenatore non parla coi giornalisti.

Colpirne centro per educarne uno. A due settimane di distanza dalla polemica sul titolo Black Friday su Romelu Lukaku e Chris Smalling, per cui l’Inter non aveva preso provvedimenti a differenza di Roma e Milan, la conferenza stampa dell’allenatore Antonio Conte viene annullata a causa di una lettera pubblicata dal Corriere dello Sport e alla risposta di Italo Cucci, entrambe ritenute «offensive» nei confronti dell’allenatore. «Ieri», scrive la nota, «dal Corriere dello Sport è stata pubblicata una lettera offensiva nei confronti del nostro allenatore, giustificando l’aggressione nel commento».

CONTE DEFINITO «ESAURITO»

Il 13 dicembre il quotidiano sportivo romano ha dedicato mezza pagina all’eliminazione dell’Inter dalla Champions League e pubblicato, nella pagina dedicata ai lettori, una mail di un tifoso del Bologna che contesta Conte offendendolo: «Godo nel vedere la Grande Inter surclassata dal Barcellona B che ha fatto vedere come si gioca a pallone a quell’esaurito del suo allenatore». Il tifoso ha contestato la «beatificazione» dell’allenatore nerazzurro che «nella sua carriera nonostante le vittorie, non ha mai fatto vedere un bel gioco» e «si è lamentato della campagna acquisti».

CUCCI RINCARA LA DOSE SU ICARDI

La risposta di Italo Cucci non ha certo gettata acqua sul fuoco: «Alla sua cattiveria aggiungo la mia che sono disposto a far diventare un tormentone: quando confesseranno, dirigenti (anche amici) e tifosi dell’Inter che senza Icardi hanno buttato via la Champions e forse anche il resto? Slogan: No Icardi, no party». L’Inter quindi, con un comunicato, ha annunciato l’annullamento della conferenza stampa della vigilia di Fiorentina-Udinese a pochi minuti dall’orario d’inizio con i giornalisti convenuti ad Appiano Gentile.

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Antonio Conte in Champions League non è un top manager

Lo dicono i numeri. Quattro partecipazioni da allenatore e due eliminazioni ai gironi. Un quarto di finale come miglior risultato. E una media punti di 1.46 contro i 2.28 del campionato. Storia di una maledizione.

La Champions League è una storia a parte, una competizione che ha logiche tutte sue, quasi un altro sport. Puoi essere grande, persino uno dei più grandi, quando ti giochi un campionato su 38 partite. Non mollare un centimetro e conquistare il titolo con squadre che alla vigilia non rientrerebbero nel novero delle favorite, eppure faticare da matti quando valichi il confine e ti ritrovi a giocare in Europa. Non è nemmeno una questione di valore dell’avversario che ti trovi di fronte, è proprio un problema di dinamiche e prospettive che mutano. E se non sei pronto, se non sei nato per quella cosa là, alla fine ti ci schianti.

L’Inter è apparsa simile in maniera inquietante a quella che l’anno scorso non riuscì a battere il Psv e si fermò allo stesso punto: l’ultima partita del girone

L’Inter è prima in classifica. In due mesi e mezzo Antonio Conte ha già messo da parte nove punti in più di quanti ne aveva Luciano Spalletti un anno fa di questi tempi. Ha il terzo miglior attacco del campionato e la miglior difesa e due punti di vantaggio sulla Juventus che l’anno scorso dopo 15 partite ne dava 14 di distacco ai nerazzurri. Ma il miracolo si è sciolto in una sera di Champions League in cui l’Inter è apparsa simile in maniera inquietante a quella che l’anno scorso non riuscì a battere il Psv Eindhoven e si fermò allo stesso punto: l’ultima partita del girone.

ELIMINATO DA UN BARCELLONA DI RISERVE E GIOVANISSIMI

Sì, stavolta di fronte c’era il Barcellona, ma era un Barcellona già agli ottavi e sicuro del primo posto, arrivato a Milano senza Leo Messi e Gerard Piqué, lasciati a riposo a casa, e con Suarez in panchina. Un Barcellona che ha schierato un solo titolare su 11, il difensore centrale Clément Lenglet, che ha mandato in porta Neto (all’esordio stagionale), ha schierato terzino destro della squadra B Moussa Wague (una sola presenza in Liga e un minuto in Champions prima di ieri), ha piazzato al centro della difesa Jean-Clair Todibo (77 minuti distribuiti su due partite di Liga), a centrocampo Carles Aleña (63 minuti in due partite di campionato) e in attacco Carles Pérez (457 minuti in Liga, un veterano al confronto degli altri compagni già citati). Un Barcellona che ha battuto l’Inter con un gol di Ansu Fati, un ragazzo di talento finissimo ma anche di 17 anni e 40 giorni entrato in campo un minuto prima.

Lautaro Martinez dopo un gol annullato per fuorigioco contro il Barcellona.

Alla vigilia della partita, leggendo la lista dei convocati e poi la formazione di Ernesto Valverde, in molti sogghignavano. Qualcuno persino ventilava il più classico dei biscotti, una partita farsa già acchitata per far passare il turno all’Inter. Al termine dei 90 minuti a ridere, ma di una risata ben diverse, sono rimasti solo i gufi. Di certo non ha riso Conte, che la Champions League l’ha vissuta da allenatore quattro volte, la metà delle quali terminate ai gironi e con un quarto di finale come miglior risultato in carriera. Un allenatore che ha confermato la sua allergia al contesto europeo persino in Europa League, quando nel 2013-14 si fece eliminare in semifinale dal Benfica, perdendo l’occasione di giocarsi la coppa nella finale davanti al pubblico dello Juventus Stadium.

QUELLE SIMILITUDINI TRA LE ELIMINAZIONI CON INTER E JUVE

Il confronto tra il Conte del campionato e quello della Champions League è oggettivamente impietoso. Basta vedere le medie punti nelle varie competizioni. In Serie A viaggia spedito a 2,28, in Premier scende a un 2,14 viziato dalla seconda stagione al Chelsea, in Champions a 1,46. Vince meno di una partita ogni due, non proprio statistiche da top manager. E la sconfitta del 10 dicembre assomiglia fin troppo a quella di sei anni fa a Istanbul, più per le condizioni in cui l’Inter si è costretta ad affrontare un ultimo scontro decisivo che per due partite diverse per blasone dell’avversario e condizioni ambientali. In casa del Galatasaray la neve aveva reso il campo impraticabile, a San Siro la palla viaggiava veloce, soprattutto quando veniva trasmessa dai piedi delle riserve del Barcellona, ma l’eliminazione di quella Juve fu figlia del pareggio di Copenaghen almeno quanto quella di quest’Inter lo è di quello con lo Slavia Praga.

UN’INTER FIGLIA DI CONTE, NEL BENE E NEL MALE

L’Inter non ha giocato male la sua Champions League, per nulla. A tratti ha persino dato l’impressione di essere forte, fortissima. All’andata al Camp Nou ha preso in giro il Barcellona per un tempo, al ritorno ha fatto lo stesso per i primi 45 minuti col Borussia Dortmund. In entrambi i casi, però, è stata rimontata sparendo dal campo. E l’impressione è che sia successo per limiti caratteriali prima ancora che tecnici, per una sorta di disegno calcistico più che per una condizione atletica inadeguata a reggere quei ritmi forsennati per più di un tempo. Se questa Inter è figlia di Conte, lo è nel bene e nel male. E se era possibile prevedere che in campionato avrebbe trovato risorse che nessuno pensava potesse avere, era altrettanto facile immaginare che in Champions non sarebbe durata a lungo. A prescindere da ogni discorso sulla complessità del girone in cui era stata sorteggiata.

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Le polemiche per il titolo del Corriere dello Sport su Lukaku e Smalling

Il quotidiano sportivo mette in prima pagina la scritta "Black Friday" con a fianco le foto dei giocatori neri. Anche Inter e Roma prendono le distanze. Il direttore Zazzaroni: «Non è razzista. Felice di quel che ho fatto, basta falsi moralismi».

Ha fatto molto discutere la prima pagina del Corriere dello Sport del 5 dicembre 2019. Il quotidiano, per presentare la sfida di campionato di venerdì tra Inter e Roma, ha deciso di titolare “Black Friday” con a fianco le foto dell’attaccante dei nerazzurri Romelu Lukaku il difensore giallorosso Chris Smalling. Subito dopo che la pagina ha iniziato a diffondersi sui social sono partite le polemiche.

LO SDEGNO DI TIFOSI E ADDETTI AI LAVORI

Il Daily Mail, sensibile al tema anche per il passato al Manchester United dei due giocatori, ha raccolto un po’ di reazioni da tifosi e addetti ai lavori. «Proprio quando pensavi che il calcio italiano non potesse raggiungere un nuovo minimo, il Corriere dello Sport ha lanciato con questa prima pagina», ha scritto un tifoso sui social. Dura anche la presa di posizione dei giornalisti. Matteo Bonetti, della Espn, ha attaccato il tono «sordo, ignorante e con la solita sfumatura razziale».

I COMMENTI SU TWITTER: «CHIEDETE SCUSA»

Per rendersi conto della polemica basta scorrere tutti i commenti sotto il tweet di presentazione della prima pagina. Da generici «vergognatevi» a post molto indignati: «Tanti anni fa era il mio quotidiano preferito. Oggi avete toccato davvero il fondo!! PRIMA PAGINA VERGOGNOSA!!! Chiedete scusa… ma solo chi ha un minimo di dignità lo farebbe…». E ancora «Se aveste un briciolo di dignità, il vostro direttore darebbe le dimissioni seduta stante».

ANCHE I CLUB PRENDONO LE DISTANZE

Roma e Inter anche altri club hanno preso le distanze coi loro profili. L’account in inglese della Roma ripostanto la prima pagina ha scritto che nessuno sarebbe arrivato a dire una cosa del genere tranne il titolista del Corriere dello Sport, mentre i nerazzurri hanno rilanciato un messaggio contro il razzismo: «l calcio è passione, cultura e fratellanza. Siamo e saremo sempre contro ogni forma discriminazione».

ZAZZARONI: «FALSO MORALISMO, FELICE DI QUEL TITOLO»

Il direttore del Corsport Ivan Zazzaroni ha detto la sua parlando alla trasmissione Tutti convocati su Radio 24. Senza fare passi indietro: «Sono felice di aver fatto questo titolo. Qualcuno mi spiega il significato razzista? Sai quanti ne ho fatti di titoli così in 40 anni? Perché devo spiegare questa cosa al web?». Forse perché questa volta i club hanno reagito via web. «Si sono passati il messaggio in chat: “Cosa facciamo? attacchiamo tutti insieme questo titolo?”. Non hanno letto il pezzo, non hanno capito, non hanno fatto nulla per decenni e si volevano lavare la coscienza», ha risposto Zazzaroni contrattaccando. E ancora: «Lukaku e Smalling in prima pagina sono due grandi giocatori, hanno giocato nel Manchester, il Black friday è di attualità. Perché no? Le battaglie razziste sono un’altra cosa, sono serie, questo titolo spiegato e chiarito non può essere indicato come razzista». Secondo il direttore insomma «sono quelli che dicono che i buu non sono razzisti a essere vergognosi. Questo è un titolo che ci sta in questo contesto. Se continuiamo a frenare tutto in funzione di un falso moralismo non scriviamo più nulla».

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San Siro non si tocca: Inter e Milan al lavoro su «nuove idee»

I due club incontrano il Comune. Il Meazza non si tocca. Scaroni polemico: «Scelta bella ma un po' stupida».

San Siro non si tocca, e anche Milan e Inter paiono lavorare in quella direzione nell’ambito del progetto per il nuovo stadio. «L’indicazione che abbiamo avuto è che comunque c’è un’idea di mantenimento della superficie di San Siro sui diversi scenari. L’obiettivo è quello ora di lavorare su queste varie ipotesi», ha detto l’ad dell’Inter Alessandro Antonello, al termine dell’incontro con Milan e Comune. «È stato un incontro utile. Ancora una volta i club si sono resi disponibili a proporre idee sul mantenimento di San Siro e a lavorare, come sempre fatto. Il punto di discussione era capire l’ingombro di San Siro come può essere reso compatibile con l’esistenza di un altro stadio a poche centinaia di metri. Oggi c’è una delibera e ci si deve attenere alla delibera che è stata emanata».

SCARONI: «DUE STADI? IDEA BELLA MA UN PO’ STUPIDA»

A stretto giro sono arrivate anche le parole del presidente del Milan, Paolo Scaroni, più polemico rispetto all’ad nerazzurro: «L’idea di avere due stadi vicini, vecchio e nuovo, uno accanto all’altro, è qualcosa che non ricordo di aver mai visto. Per carità, magari essere ‘first’, i primi, può essere anche bello, a volte però può essere un po’ stupido», ha detto. «Si è molto parlato di ingombro, perché che ci siano tre, due o un anello è abbastanza irrilevante da un punto di vista dell’occupazione dello spazio. Il Comune, come da sua delibera, ci terrebbe a mantenere una vocazione sportiva, ma a tenere l’ingombro. Noi analizzeremo questa come prima ipotesi. Un’ipotesi un po’, detta in termini positivi, innovativa, perché non si sono mai visti due stadi uno a cento metri dall’altro. Qualora questa ipotesi non sia percorribile, per quanto ci riguarda, il Comune si è dichiarato disponibile ad analizzare altre ipotesi che riducano l’ingombro».

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Busta con minacce e un proiettile indirizzata ad Antonio Conte

Minacce e una busta con all’interno un proiettile hanno fatto scattare la ‘vigilanza dinamica‘ (il livello più basso di tutela)..

Minacce e una busta con all’interno un proiettile hanno fatto scattare la ‘vigilanza dinamica‘ (il livello più basso di tutela) per l’allenatore dell’Inter Antonio Conte. Lo riportano sabato 16 novembre il Corriere della Sera e Il Giorno. Dopo la misura decisa dalla Prefettura di Milano, pattuglie di polizia e carabinieri passeranno in strada con più frequenza intorno allo stabile di Milano dove vive l’allenatore salentino, e agli uffici della società nerazzurra. Al momento l’ipotesi prevalente sarebbe «l’azione di un mitomane». Uno squilibrato che avrebbe preso di mira Conte per la sua esposizione mediatica.

REPERTI SOTTOPOSTI AD ACCERTAMENTI SCIENTIFICI

La busta e le minacce, secondo quanto riportato dai due quotidiani, sarebbero giunte qualche giorno fa. Al momento tutti i reperti sono stati sottoposti al vaglio di accertamenti scientifici. A chiamare le forze dell’ordine è stato lo stesso Conte che ha sporto denuncia contro ignoti. Da quanto riportato non esisterebbe alcuna frase, nelle minacce, che faccia pensare «a qualche ambiente di spessore criminale» o a «qualche frangia del tifo organizzato». Il livello di rischio verrebbe per questi motivi ritenuto «molto basso»

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