Che cosa hanno cercato gli italiani su Google nel 2019

Nadia Toffa e Notre Dame le parole più digitate sul motore di ricerca nell'anno che sta per chiudersi. Ma ai primi posti si trovano anche Sanremo, le elezioni europee e Luke Perry.

Nadia Toffa e Notre Dame sono le parole emergenti dell’anno per gli utenti italiani di Google. La conduttrice del programma televisivo Le Iene, venuta a mancare lo scorso agosto, è anche in cima alla lista dei personaggi del 2019. La domanda più digitata dagli utenti di Google nel corso dell’anno che sta finendo è «perché è caduto il governo», ma anche «perché si chiamano Sardine», riferito al movimento che sta riempiendo le piazze italiane.

NADIA TOFFA PRIMA TRA LE RICERCHE PER IL TERZO ANNO DI FILA

Google, come ogni anno, condivide i trend più interessanti dei 12 mesi passati dividendoli in liste: ci sono le parole emergenti, i personaggi, fai da te, come fare, cosa significa, i perché, le mete di vacanza, le ricette, i biglietti degli eventi. Nelle ricerche degli italiani al primo posto emerge per il terzo anno di seguito Nadia Toffa (tra i personaggi più popolari anche nell’analisi di Twitter): è dal 2017, anno in cui rese pubblica la sua malattia, che la conduttrice de Le Iene catalizza l’attenzione degli utenti. Nella lista delle parole emergenti di Google c’è anche Notre Dame, la cattedrale di Parigi che è stata devastata da un incendio il 15 aprile 2019.

AI PRIMI POSTI SANREMO, LUKE PERRY E IL VOTO EUROPEO

Seguono Sanremo, le elezioni europee, l’attore Luke Perry, morto il 4 marzo scorso, e noto per aver recitato nella serie televisiva Beverly Hills 90210. Poi il governo, Joker, personaggio del film interpretato da Joquin Phoenix che ha vinto Il Leone d’Oro a Venezia, Mia Martini, Mahmood (che ha vinto il Festival di Sanremo 2019 con il brano Soldi) e il personaggio dei fumetti Thanos. Tra le ricerche più curiose, segno dei tempi, come fare domanda per navigator (la nuova figura professionale prevista nel decreto del reddito di cittadinanza per aiutare i cittadini a trovare un lavoro); cosa significa Macchu Picchu; mentre la meta di vacanze al top è Zanzibar e la ricetta emergente è di nuovo la pastiera napoletana

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I fondatori di Google Page e Brin lasciano il controllo di Alphabet a Sundar Pichai

I creatori del motore di ricerca più usato al mondo hanno deciso di fare un passo indietro cedendo tutto all'attuale Ceo. I due manterranno il posto nel cda ma non avranno più voce in capitolo sulle strategie del gruppo.

Svolta storica per “Big G.” Larry Page e Sergey Brin, storici fondatori di Google, hanno deciso di lasciare la guida di Alphabet, Page era il Ceo mentre Brin ricopriva la carica di presidente. I due creatori del motore di ricerca più famoso del mondo hanno deciso di fare un passo indietro dopo la ristrutturazione societaria di quattro anni fa, cedendo il potere all’attuale amministratore delegato di Google Sundar Pichai. Secondo quanto scrive The Verge i due rimarranno comunque nella società e conserveranno i loro posti nel consiglio di amministrazione, ma non avranno più voce in capitolo nella gestione del gruppo.

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La stretta di Google contro le fake news negli spot elettorali

Mountain View ha vietato a politici e candidati di prendere di mira categorie di utenti sulla base della loro affiliazione. Anche Fb corre ai ripari.

Stretta di Google sugli spot elettorali. Nel tentativo di fermare il dilagare della fake news in vista degli appuntamenti elettorali in Gran Bretagna prima e negli Stati Uniti poi, Mountain View vieta a politici e candidati di prendere di mira intere categorie di utenti ed elettori sulla base della loro affiliazione politica. Ma anche di mirare gli spot sulla base degli interessi degli utenti captati dal loro navigare online. Resta invece ancora possibile mirare le proprie pubblicità sulla base del genere e dell’età. La mossa di Google punta a stemperare le critiche contro la Silicon Valley, accusata da più parti di non aver fermato le interferenze russe sulle elezioni americane del 2016. Critiche che hanno riguardato soprattutto Twitter e Facebook.

TWITTER ANTICIPA TUTTI

La società che cinguetta è corsa di recente ai ripari, decidendo di vietare del tutto gli spot elettorali sulla sua piattaforma. Una mossa che ha spiazzato e aumentato la pressione sul social di Mark Zuckerberg. Facebook ha finora resistito a ogni modifica ma sembrerebbe pronta a tornare sui suoi passi. Secondo indiscrezioni, il colosso sta infatti valutando modifiche e lo sta facendo in contatto con gli inserzionisti democratici e repubblicani. La campagna di Donald Trump è una delle più attive su Facebook: da quando è esploso lo scandalo dell’Ucraina il 18 settembre ha lanciato sulla piattaforma circa 5.500 spot, il 40% dei quali con almeno un riferimento all’impeachment.

L’INCONTRO TRUMP-ZUCKERBERG

Zuckerberg ha avuto di recente modo di incontrare privatamente il presidente americano: lo scorso ottobre è andato a cena alla Casa Bianca su invito dello stesso Trump. I contenuti dell’incontro non sono stati resi noti, ma non è escluso che i due si siano soffermati sugli spot elettorali su Facebook, tema caro ai democratici e soprattutto alla candidata Elizabeth Warren che, nella sua piattaforma, ha anche lo smembramento di Facebook e di altri big tecnologici divenuti troppo potenti e una minaccia della democrazia.

L’ALLARME DI AMNESTY INTERNATIONAL

Convinta della pericolosità di Facebook e Google è anche Amnesty International: la loro sorveglianza onnipresente è una minaccia sistemica per i diritti umani, denuncia l’associazione augurandosi un cambio radicale del loro modello di business. Le critiche di Amnesty vanno così ad alimentare il dibattito intorno ai social, che nei prossimi appuntamenti elettorali vedono un esame da dover superare a ogni costo.

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