Uno studio ha mostrato la presenza di fibre sintetiche nello stomaco dei gamberi, spesso accumulate e aggrovigliate in sfere di anche 1 centimetro di diametro. Differenze significative tra le diverse zone di pesca, con valori fino a 30 volte maggiori nel pescato al largo delle coste di Barcellona. Continua a leggere
Per proteggerci dal coronavirus SARS-CoV-2 e contrastare la diffusione della pandemia è doveroso utilizzare le mascherine laddove è richiesto, ma così come è importante indossarle, lo è anche il corretto smaltimento. Purtroppo l'inciviltà sta già causando un enorme problema ambientale, con DPI abbandonati ovunque e il rischio di uccidere moltissimi animali. Continua a leggere
Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) ha determinato che tra 1500 e i 2000 anni fa, durante il periodo della nascita, ascesa e caduta dell'Impero Romano, il Mar Mediterraneo era molto più caldo di oggi. La scoperta grazie all'analisi di campioni prelevati dai fondali. Continua a leggere
Un nuovo studio afferma che la produzione di olio di cocco ha un impatto fino a cinque volte più alto di altri oli vegetali. Per milione di tonnellate prodotte, minaccia l’estinzione di venti diverse specie tra animali e vegetali. Continua a leggere
Secondo un nuovo e corposo rapporto redatto da un comitato di esperti, nel Nuovo Galles del Sud i koala rischiano di estinguersi ben prima del 2050. Gli iconici marsupiali sono fortemente minacciati dalla distruzione del proprio habitat naturale, e gli incendi devastanti del 2019 hanno esacerbato una situazione già grave. La popolazione sarebbe molto inferiore ai 36mila esemplari stimati in precedenza. Continua a leggere
Gli strumenti che monitorano la radioattività hanno rilevato una misteriosa impennata nelle concentrazioni di alcuni radionuclidi nei Paesi del Nord Europa. Secondo gli esperti potrebbe esserci stato un problema col combustibile utilizzato in una centrale nucleare, ma al momento non ci sono conferme sull'origine del fenomeno. Continua a leggere
Grazie a sofisticati satelliti in orbita geostazionaria che monitorano i fulmini per 365 giorno all'anno, sono stati certificati due nuovi incredibili record da parte dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale: il fulmine più lungo, che si è esteso orizzontalmente per ben 709 chilometri, e quello più duraturo, che ha illuminato il cielo per 16,7 secondi. Continua a leggere
Analizzando i dati di circa 160mila persone tra i 35 e i 70 anni provenienti da Paesi ad alto, medio e basso reddito, un team di ricerca internazionale ha determinato che lo smog - e in particolar modo il particolato sottile PM 2.5 - è responsabile del 14 percento degli eventi cardiovascolari, come infarto e ictus. Continua a leggere
Grazie all'analisi delle ceneri raccolte in carote di ghiaccio, un team di ricerca internazionale ha determinato che una gigantesca eruzione del vulcano Okmok (isole Aleutine, Alaska) è legata al crollo della Repubblica Romana e del Regno Tolemaico d'Egitto. L'immissione in atmosfera di enormi quantità di ceneri, infatti, oscurò il sole ed ebbe effetti catastrofici su carestie e diffusione di malattie, catalizzando gli sconvolgimenti politici dell'epoca. Continua a leggere
La Siberia sta letteralmente bruciando a causa di roghi devastanti favoriti dalle temperature anomale che durano ormai da mesi. Nella città di Verchojansk, posta nei pressi del Circolo Polare Artico e considerata una delle più fredde in assoluto, sabato 20 giugno la colonnina di mercurio ha raggiunto il valore record di 38°C. Continua a leggere
In base ai dati diffusi dall'Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE) brasiliano, a maggio sono andati perduti oltre 800 chilometri quadrati di Foresta Amazzonica. È stato il maggio peggiore di sempre da quando vengono registrati i dati, così come lo sono stati i primi cinque mesi dell'anno. Per il 2020 si teme una perdita di ben 12mila chilometri quadrati. Continua a leggere
Grazie ai dati raccolti dal Copernicus Climate Change Service (C3S) della missione Copernicus, è stato rilevato che maggio 2020 è stato di 0,63° C più caldo rispetto alla media storica. Il dato peggiore in Siberia, dove sono stati registrati ben 10°C in più della media. A causa delle temperature estreme si sta sciogliendo anche il permafrost, il ghiaccio perenne. Continua a leggere
La dodicesima Giornata Mondiale degli Oceani, che si celebra ogni anni l'8 giugno, sarà dedicata al tema dell'innovazione, per rendere più sostenibile l'utilizzo delle risorse marine. L'attenzione sarà posta anche sul tema dell'inquinamento da plastica; in Italia centinaia di sub prenderanno parte all'"Operazione Spazzamare" per rimuovere rifiuti da porti, aree costiere e protette lungo lo Stivale. Continua a leggere
L'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) ha annunciato che la pandemia di coronavirus potrebbe avere effetti significativi anche sulla precisione delle previsioni meteo, a causa del crollo del traffico aereo e della mancata raccolta di dati nelle stazioni non ancora automatizzate. I sensori e i computer degli aerei di linea concorrono alla raccolta dei preziosi dati che gli scienziati inseriscono nei modelli atmosferici, utili a formulare le previsioni. Continua a leggere
Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università Tecnologica Nanyang di Singapore ha determinato che se non faremo nulla per contenere le emissioni dei gas a effetto serra, il livello del mare potrebbe salire di oltre un metro entro il 2100. Contenendole a 2°C l'innalzamento del mare sarebbe comunque di 0,5 metri. Continua a leggere
Le rilevazioni record che fino ad oggi sembravano non essere possibili sul nostro pianeta sono invece state rilevate per la prima volta in alcuni punti della superficie terrestre, indicando delle zone in cui gli umani non potrebbero sopravvivere. Continua a leggere
La scoperta è stata effettuata nel Mar Tirretno, dove le correnti hanno traportato e accumulato 1,9 milioni di pezzi di plastica per ogni metro quadrato del fondale marino. Continua a leggere
Nel rapporto "Effetti del lockdown sulle emissioni di Co2 in Italia, prima analisi congiunturale" messo a punto dagli esperti di Italy for Climate, è emerso che le misure di contenimento introdotte per contrastare la pandemia di coronavirus in soli due mesi hanno abbattuto del 35% le emissioni di anidride carbonica. Ma c'è un rischio impennata all'orizzonte. Continua a leggere
Ricercatori della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) hanno scoperto RNA virale del coronavirus SARS-CoV-2 sul particolato sottile PM10. Lo smog, dunque, può trasportare e diffondere il patogeno nell'aria. Ciò, tuttavia, non significa che si tratti di una carica virale sufficiente a scatenare l'infezione; dovrà essere dimostrato da studi ad hoc. Continua a leggere
Il rapporto European State of the Climate (ESOTC) pubblicato nel giorno della Terra ha confermato ufficialmente che il 2019 è stato l'anno più caldo di sempre in Europa, con una temperatura media di circa 2° C superiore rispetto all'epoca preindustriale. Il rapporto del Copernicus Climate Change Service (C3S) mostra anche che negli ultimi 20 anni ci sono stati 11 dei 12 anni più "roventi" della storia. Continua a leggere
Grazie ai rilevamenti dello strumento TROPOMI installato sul satellite Sentinel 5P, gli scienziati della missione Copernicus hanno osservato un drastico calo dell'inquinamento sull'Europa per vie delle restrizioni rese necessarie dalla pandemia di coronavirus. Rispetto ai mesi di marzo/aprile dello scorso anno, nel 2020 risultano dimezzate le concentrazioni del biossido di azoto nell'atmosfera. Continua a leggere
In India, per la prima volta in 30 anni, la catena montuosa del Dhauladhar è visibile a 200 km di distanza: la chiusura totale come protocollo di emergenza per fronteggiare l’epidemia di coronavirus sta facendo registrare un importante calo dell’inquinamento dell’aria nel Paese. Sui social lo stupore di alcuni residenti del Punjab che stanno condividendo foto e video del massiccio innevato. Continua a leggere
Una persona residente per decenni in una zona con alti livelli di inquinamento avrebbe il 15 percento di probabilità in più di morire per il coronavirus rispetto a qualcuno che ha vissuto per lo stesso tempo in una zona con aria più pulita. Continua a leggere
L'uomo è chiuso in casa e la Terra si riprende i suoi spazi. E si muove diversamente. Lo svela una ricerca belga, sottolineando che da quando è iniziato il periodo di quarantena il rumore generato dai movimenti terrestri è diminuito del 30%. Continua a leggere
Il 60 percento delle malattie umane emergenti deriva dalla fauna selvatica, come la COVID-19, la zoonosi scatenata dal coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2). Solo proteggendo gli ecosistemi e tutelando le specie che li popolano possiamo evitare il salto di specie di altri virus aggressivi e letali. Il report del WWF. Continua a leggere
La diffusione del coronavirus SARS-CoV-2 nel mondo sta determinando un significativo crollo dell'inquinamento atmosferico nei Paesi più colpiti dalla pandemia, come la Cina e l'Italia. I primi effetti si stanno osservando anche negli Stati Uniti. I cali più sensibili sono quelli legati al biossido di carbonio, un gas tossico derivato dai combustibili fossili. Continua a leggere
Una ricerca guidata da scienziati della Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha trovato un'associazione tra i picchi di polveri sottili PM10 e PM2,5 nel Nord Italia e una diffusione accelerata dei contagi di COVID-19. Secondo gli esperti le polveri sottili fanno da "carrier" al patogeno, garantendogli di diffondersi meglio e più rapidamente. Ciò spiegherebbe la pioggia di contagi nella Pianura Padana. Continua a leggere
Dall'abusivismo nella pesca di ricci al contrabbando dei datteri: viaggio tra divieti e consumi che mettono a rischio l'ecosistema.
Ormai più moda che tradizione: quel sapore di mare in pieno inverno scuote desideri di palato, coscienze ambientaliste ed economie nascoste – di contrabbando. La caccia ai frutti proibiti (o quasi) da Nord a Sud è infatti anche affare di soldi e conoscenze giuste. E talvolta di petizioni contro una pesca legale ma che mette a rischio il futuro dell’ecosistema. Spuma di mare, ricci, datteri: un viaggio tra divieti, consumi legali ma al limite e tam tam social.
RICCI DI MARE: LA PESCA È LEGALE, MA GLI ABUSIVI…
Nessuno stop imposto a ristoratori e pescatori professionisti, ma in Sardegna da Alghero a Cagliari – ben prima dei preparativi natalizi – è polemica. Attorno alla pesca e al consumo dei ricci di mare si sono scatenate fazioni contrapposte. La Regione, da prassi – tramite l’assessorato all’Agricoltura – ha autorizzato i circa 200 pescatori professionisti: 2 mila ricci al giorno da novembre fino al 15 aprile. Secondo una ricostruzione degli ambientalisti il prelievo potrebbe arrivare a 50 milioni di esemplari nell’intera stagione. In più, ci sono gli abusivi camuffati da hobbisti che si immergono per un bottino da rivendere ad amici e amiche, a bordo strada in città: ricci confezionati nei vasetti proibitissimi anche per il rispetto inesistente delle norme sulla conservazione. Sequestri e sanzioni amministrative delle forze dell’ordine non bloccano il giro: si tratta di un’entrata certa, una specie di ammortizzatore sociale in tempi di lavori precari o inesistenti.
L’unico ostacolo agli spaghetti ai ricci arriva dal boicottaggio personale o di chi li cucina
Al chilo la quotazione può superare i 200 euro. Eppure, come sottolineano gli ambientalisti del Gruppo d’intervento giuridico, alla Regione è noto lo stato dei mari e della specie: ricci sempre più piccoli, o con gusci vuoti, pescati anche sotto quota, piccolissimi. Così è partita di nuovo la campagna Nessun riccio nel mio piatto. Se vuoi mangiarne anche nel futuro (ideata dall’associazione Qui Etica) a cui hanno aderito alcuni ristoratori, con un tam tam sui social network e una petizione da 7 mila firme su charge.org. Grig e altri chiedono uno stop di tre anni, monitoraggi marini e aiuti per i pescatori ufficiali che non possono lavorare. Una presa di posizione condivisa anche da alcune amministrazioni del Sud-Ovest: Portoscuso, Calasetta, Sant’Antioco. Ma, nulla da fare: l’unico ostacolo agli spaghetti ai ricci arriva dal boicottaggio personale o di chi li cucina.
DATTERI MARE, DATTERI DI CONTRABBANDO
È il frutto proibito per eccellenza, non solo al Sud. Prelevarli è illegale in Italia dal 1988, dal 2006 in tutta Europa. I datteri di mare sono al centro di una recente inchiesta di Reportche ha dimostrato come si continui di notte, nonostante il divieto ormai trentennale, a spaccare le rocce in cui i molluschi – di forma allungata come quelli vegetali – si insediano in lunghi buchi cilindrici. Chi si immerge usa con forza martello e scalpello, ma anche esplosivi. Si stima che per averne un chilo si debba sacrificare un metro quadro di scogliera. Una distruzione irreversibile che si consuma nelle coste campane e lazionali – come dimostrano le immagini – ma non solo.
UNO SFIZIO SALATO ANCORA IN VOGA
Gustare datteri, quindi, non è mai passato di moda ed esiste una rete di contrabbando che paga bene e li fa arrivare nei vassoi dei ristoranti di lusso in tutta Italia. I costi per il consumatore finale – sempre consapevole – possono superare i 200 euro al chilo sotto le feste, un piatto di spaghetti con i datteri si può pagare fino a 70 euro. Il giro, con il supporto e il benestare dii nomi importanti della ristorazione, è ben avviato. Le squadre dei sub professionisti a caccia del ‘profumo di mare’ hanno un’organizzazione stabile e mezzi: barche, pali, vedette e personale per la consegna. Niente li ferma, se non i blitz della Finanza. Non il timore delle sanzioni: arresto da due mesi fino a due anni, confisca del pescato e dell’attrezzatura. E una multa da 200 fino a 2 mila euro.
LO STOP DELL’UE PER I MICRO-PESCI
Lì dove il buon senso non arriva, alla fine è intervenuta l’Unione europea con uno stop alla pesca per il novellame o bianchetto. È successo con un apposito regolamento nel 2006 per motivi di sostenibilità ambientale, prima di allora in Italia alcuni decreti ministeriali ne regolavano tempi parziali di pesca. Si tratta della schiuma di mare, ovvero neonata in Sicilia o gianchetti in Liguria: insomma la taglia micro di sardine e acciughe. Regione che vai, nome e ricetta che trovi. Ma la pesca blocca la crescita e lo sviluppo della specie: provoca un impoverimento per l’intero ecosistema che – se praticato con l’insistenza dei ritmi dei ristoratori – potrebbe portare alla scomparsa. Ragioni che non intaccano ancora convinzioni, abitudini e desiderio di guadagno dei bracconieri di mare. A monte il cliente paga, la domanda regge.
Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it
Nessun rallentamento nell'ultimo bollettino pubblicato dall'Organizzazione meteorologica mondiale. Ancora in crescita i livelli di anidride carbonica.
Nuovo, preoccupante record dei livelli di gas serra. Lo ha comunicato l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) nel bollettino pubblicato il 25 novembre. Questa tendenza a lungo termine, dicono gli esperti, si traduce in «impatti sempre più gravi dei cambiamenti climatici, con temperature in aumento, condizioni meteo più estreme, stress idrico, innalzamento del livello del mare e perturbazione degli ecosistemi marini e terrestri». Inoltre, «non vi è alcun segno di rallentamento, per non parlare di un calo», ha detto il segretario generale dell’Omm, Petteri Taalas.
ANCORA IN CRESCITA I LIVELLI DI ANIDRIDE CARBONICA
Il bollettino dei gas serra dell’Omm ha dimostrato che le concentrazioni medie globali di anidride carbonica (Co2) hanno raggiunto 407,8 parti per milione nel 2018, rispetto a 405,5 parti per milione (ppm) nel 2017. L’aumento di Co2 dal 2017 al 2018 è stato molto vicino a quello osservato dal 2016 al 2017 e appena sopra la media nell’ultimo decennio. I livelli globali di Co2, che resta in atmosfera per secoli e negli oceani ancora più a lungo, hanno attraversato il benchmark simbolico e significativo di 400 parti per milione nel 2015. Anche le concentrazioni di metano e protossido di azoto sono aumentate in misura maggiore rispetto allo scorso decennio, secondo le osservazioni della rete Global Atmosphere Watch che comprende stazioni nell’Artico remoto, aree montane e isole tropicali.
Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it
Nutrirsi ha un costo. Che ricade anche sull'ecosistema. Dall'avocado alle mandorle, un elenco degli alimenti che hanno forti ripercussioni sull'equilibrio del nostro pianeta.
Deforestazione, lavorominorile, inquinamento, spreco d’acqua. Conoscere i retroscena della produzione alimentare ha riempito di dubbi la nostra tavola. Le numerose informazioni su come vengono allevati gli animali o sull’impatto che hanno certi nostri vizi alimentari ha reso ogni boccone un po’ più controverso. E visto che separare la realtà dalle fake news non è sempre immediato, il Guardian ha stilato un elenco dei prodotti più “problematici” che oggi il mercato propone.
LO SPRECO D’ACQUA PER L’AVOCADO SICILIANO
Il Messico è il principale esportatore di avocado al mondo. Ma il consumo del frutto che va tanto di moda causa ogni anno la perdita di 700 ettari di foresta. Per rispondere alla crescente domanda gli agricoltori piantano sempre più alberi, sacrificando lo spazio dei pini secolari. Il surriscaldamento climatico, tuttavia, sta allargando le possibilità di acquistare il frutto tropicale a chilometro zero. L’aumento delle temperature ha, infatti, trasformato il Sud d’Italia in un habitat ideale per la produzione di avocado. In Sicilia esistono 100 ettari in cui è coltivato il frutto esotico. L’aspetto controverso? Per coltivare anche solo due o tre frutti sono richiesti oltre 272 litri di acqua.
LE EMISSIONI LEGATE AL CONSUMO DI CARNE
Lasciando da parte il tema etico sollevato dall’uccisione di animali, la discussione sul consumo della carne bovina ruota anche attorno ai gas serra. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), i bovini (allevati sia per la carne che per il latte) sono la specie animale maggiormente responsabile per le emissioni. Secondo i dati forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) l’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi in Italia è passato dal 10,2% (nel 2000) al 15,1% (nel 2016), diventando così la seconda fonte di inquinamento totale da polveri.
L’IMPATTO DELL’OLIO DI PALMA E DELLA FRUTTA SECCA
Le grandi piantagioni di olio di palma hanno trovato posto a discapito di ampie regioni in Indonesia (maggiore produttore di olio di palma) e in Malesia. Queste aree del mondo sono state coinvolte in pesanti operazioni di disboscamento. Per mantenere il mercato sono state rase al suolo migliaia di chilometri di foresta tropicale, anche attraverso dei roghi, che hanno liberato nell’atmosfera diversi gas serra. Anche le mandorle e la frutta secca hanno un pesante impatto ambientale, per via di tutta l’acqua che la loro coltivazione richiede. Una mandorla per maturare richiede più di tre litri di acqua, una noce 19 litri .
GIAGUARO E ARMADILLO MESSI IN PERICOLO DALLA SOIA
L’impennata che ha coinvolto la soia destinata all’alimentazione animale è una delle cause della scomparsa di significative porzioni di foreste, savane e praterie, tra cui l’Amazzonia, il Cerrado, la foresta Atlantica, la foresta Chaco e Chiquitano che caratterizzano gran parte del territorio di Brasile, Argentina, Bolivia e Paraguay e le praterie del nord America. La soia è uno dei vegetali più coltivati al mondo, anche se la sua produzione sta mettendo a repentaglio l’esistenza di specie come il giaguaro, il formichiere gigante, l’armadillo e l’ara macao.
IL POLPO MINACCIATO DALLA PESCA INTENSIVA
La popolazione globale di polpo è minacciata dalla pesca intensiva. Il Marocco è stato uno dei più grossi produttori di polpo al mondo, con quasi 100 mila tonnellate annue nel 2000, più del doppio della quantità pescata dal secondo Paese nella classifica, il Giappone (in Italia ogni anno se ne pescano 3 mila tonnellate). Ma, a prescindere dalla quantità, la scoperta dell’elevata sensibilità del polpo mette il popolo di consumatori davanti a un dilemma etico: il polpo rappresenta infatti un modello di invertebrato complesso, sensibile e dotato della capacità di risolvere problemi.
LE FORESTE DELLA COSTA D’AVORIO IN PERICOLO PER IL CIOCCOLATO
Più del 70% del cacao mondiale viene prodotto in Costa d’Avorio e in Ghana. La pianta arriva dalla foresta pluviale che, nella Costa d’Avorio è caratterizzata da una scomparsa più rapida rispetto a qualsiasi altro Paese africano. Sul suo territorio, infatti, si è ridotta di oltre l’80% negli ultimi 60 anni. Ma di questo passo, la crescente domanda di cioccolato potrebbe portare alla totale scomparsa della foresta.
LE MANGROVIE A RISCHIO A CAUSA DEI GAMBERI
I gamberi di grandi dimensioni – tigre e reale – sono allevati nelle acque calde dei Paesi come la Thailandia, lo Sri Lanka e il Madagascar, dove la produzione è spesso fortemente coinvolta nella distruzione delle paludi di mangrovie. Secondo la Fondazione per la giustizia smbientale, il 38% circa del disboscamento globale di queste piante è collegato alla crescita delle aziende per l’allevamento dei gamberi.
LA PRODUZIONE DI LATTE A RISCHIO PER GLI OGM
L’Italia ha una posizione di rilievo nel settore caseario europeo, rappresenta il maggior produttore di formaggi a denominazione di origine protetta. Ogni anno, nel Paese, si producono 11 milioni di tonnellate di latte vaccino, 500 mila tonnellate di latte di pecora, oltre 200 mila di latte di bufala e 60 mila di latte caprino. Ma, anche se queste cifre sono alte, il consumo sta calando. Una diminuzione che va rintracciata soprattutto nel calo della natalità. Ma anche nella diffusione di fake news sul cosiddetto “oro bianco“. Una delle più radicate è che nel latte ci siano sostanze inquinanti. Ma tutte le fasi di produzione sono sottoposte a controllo. L’uso di ormoni, inoltre, è vietato in Italia e in tutta Europa. La qualità del latte dipende molto dalla derivazione: diventa poco sicura per l’organismo se arriva da un allevamento intensivo e se gli animali vengono nutriti con Ogm.
Leggi tutte le notizie di Lettera43 su Google News oppure sul nostro sito Lettera43.it